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LA SOCIETà E L’INDIVIDUO
Donne “nessun uomo è un’isola, completo in se stesso. Ogni uomo è un pezzo di continente, una
parte del tutto”
L’uomo non ha alcuna possibilità di connotarsi se non in relazione coi suoi simili.
Stuart Mill “allorché gli uomini si mettono insieme non si trasformano in una sostanza di tipo
diverso a ciò che ogni individuo vale x sé”.
Ogni essere umano in qualsiasi fase storica nasce da una società che lo plasma fin dalla nascita e
lo trasforma da unità biologica e unità sociale (x es. il linguaggio: non è un’eredità individuale, ma
acquisita dal gruppo in cui cresce).
Gli antropologi sostengono che l’uomo primitivo sia meno individualista e + modellato dalla società
rispetto a quello civilizzato: le società + elementari sono +uniformi, forniscono una gamma molto <
di attività e attitudini individuali. Ma non si deve considerare come assoluta antitesi xchè lo
sviluppo sociale e individuale procedono in modo parallelo, condizionandosi a vicenda. L’uomo
civilizzato, come quello primitivo, è plasmato dalla società. L’individuo è sociale x forza, non c’è
individuo analizzabile a partire da elementi puramente biologici.
2 genetisti (Luca Cavalli Sforzi e Alberto Piazza) hanno dimostrato che milioni di anni fa tutte le
popolazioni derivavano dallo stesso ceppo (africano).
Burckhardt “Civiltà del Rinascimento in Italia”: il culto dell’individuo comincia nel rinascimento
quando l’uomo, che fino ad allora aveva coscienza di sé solo come membro di una razza, popolo,
corporazione, diventa un’entità spirituale, individuale e si riconosce come tale.
Poi il culto dell’individuo si lega alla nascita del capitalismo, rivoluzione industriale, diritti dell’uomo,
filosofia utilitaristica (tipico di una società in progresso: una rivoluzione sociale porta nuovi gruppi in
posizione di potere e offre nuove possibilità di affermazione).
Oggi l’individualismo non è inteso come movimento sociale, ma diventa un ostacolo x la
comprensione della realtà.
Lo storico non studia individui isolati, ma sotto l’influsso di società.
Anche lo storico è un fenomeno sociale (prodotto e interprete della società cui appartiene) =
non si può comprendere e valutare il lavoro di uno storico senza cogliere prima il suo punto di
vista.
I fatti storici riguardano i rapporti che legano gli uni agli altri gli individui appartenenti a una società
e le forse sociali che, dalle varie azioni individuali, sviluppano spesso effetti diversi e opposti a
quelli che gli individui si proponevano di raggiungere.
Fig. del ribelle/anticonformista (andare contro il flusso degli eventi).
Hegel “il grand’uomo è l’unico in grado di esprimere la volontà del proprio t, di dire al proprio t
quale sia la sua volontà e di esaudirla. Ciò che egli compie è il cuore e l’essenza del proprio t. egli
realizza il proprio t”.
La storia è un processo di carattere sociale a cui gli individui partecipano come esseri sociali.
STORIA, SCIENZA E GIUDIZI MORALI
Fine 700: applicazione della scienza a società (metodo delle scienze naturali).
1. Prevale la tradizione newtoniana: società concepita in termini meccanicistici come il mondo
della natura
2. Organicismo di Darwin (importanza della biologia) + grande novità col conetto di
evoluzione, introduce nella scienza la dimensione storica. La scienza non ha + un ogg
statico e intemporale.
Nella storiografia di fine 800 c’è l’idea di progresso. Dopo la I guerra mondiale vacillano i tentativi
di dare uno statuto scientifico alla storia, la scienza subisce una nuova rivoluzione (assunzione di
categoria umanistiche da parte degli scienziati). Le leggi, a differenza dei secoli precedenti, non
sono + considerate scoperte e definitive. Gli scienziati iniziano a insinuare il dubbio (Poincarè – la
science e l’ipothese: le leggi formulate dagli scienziati sono ipotesi soggette a verifica.
Confutazione, non sono leggi immutabili).
Popper (confutazione e non verifica):
Circolarità: il campo della conoscenza non si amplia con formulazione di ipotesi, ma con
- ipotesi che aprano la possibilità a nuove ipotesi
Reciprocità: il risultato di un processo non ha un punto di partenza ma sempre nuovi punti
- di partenza
Allo stesso modo lo storico abbandona la ricerca di leggi fondamentali e si limita a ricostruire le
cose come si svolgono. Per es. le periodizzazioni storiche non sono una legge, ma un’ipotesi
necessaria, uno strumento conoscitivo che aiuta la ricerca, la cui validità dipende
dall’interpretazione adottata.
Perché la storia è diversa dalle scienze naturali:
1. La storia ha a che fare esclusivamente con l’individuale, la scienza col generale : Hobbes
“non c’è nulla al mondo che sia universale tranne i nomi giacché ognuna delle cose
nominate è individuale e singolare”. Discorso che vale x scienze naturali, ma anche x la
storia; xò insistere sull’unicità degli eventi storico ha un effetto paralizzante, l’uso stesso
della lingua porta lo storico a generalizzazioni. Lo storico ha a che fare di ciò che
nell’irrepetibile ha un carattere generale; la storia si nutre di generalizzazioni.
2. Dalla storia non si traggono insegnamenti di sorta : grazie alla generalizzazione si cerca di
imparare dalla storia, applicando lezioni tratte da un gruppo di eventi a un altro gruppo di
eventi. Imparare dalla storia non è mai un processo unilaterale. Imparare a intendere il pres
alla luce del pass significa anche imparare a intendere il pass alla luce del pres.
3. La storia è incapace di fare previsioni a differenza della scienza : oggi anche gli scienziati
non sono + inclini a parlare di leggi naturali, sono in realtà affermazioni a carattere
tendenziale riguardanti ciò che accadrà in condizioni di laboratorio. Oggi si afferma solo la
probabilità. Lo storico è portato a generalizzare e con ciò fornisce all’azione futura
indicazioni di carattere generale; non può prevedere eventi particolari xchè essi hanno un
carattere di assoluta singolarità in cui entra un elemento casuale (l’uomo ha imprevedibilità
costituzionale, è l’entità naturale + complessa, profondamente diversa dalla fisica).
4. La storia è necessariamente soggettiva , poiché l’uomo osserva se stesso: nelle scienze
sociali sogg e ogg della ricerca sono della stessa natura e agiscono reciprocamente uno
sull’altro. Lo storico deve analizzare dei tipi di comportamento umano in cui la volontà è
attivamente presente e accertare xchè gli uomini agirono in un dato modo. La nostra
interpretazione, osservazione, giudizio modificano l’ogg osservato: il punto di vista dello
studioso di scienze sociali entra inevitabilmente nelle sue osservazioni. Gli esseri umani, il
cui comportamento è ogg d’analisi e previsione possono essere messi di guardia
anticipatamente dalla previsione di conseguenze sfavorevoli ed essere indotti a modificare
il loro comportamento.
5. La storia, a differenza della scienza, implica problemi religiosi/morali : se si pensa alla storia
come disegno divino sfugge la possibilità di giungere a una conoscenza verosimile; ognuno
è libero di avere una fede religiosa ma nel momento in cui fa un lavoro analitico non può
mettere in gioco dio, è un’operazione laica. Inoltre allo storico non si chiede di esprimere
giudizi morali sulla vita dei personaggi, virtù e vizi non interessano finché non hanno una
certa influenza sugli eventi storici. Lo storico ha il dovere di emettere un giudizio morale
sulle istituzioni, ma non sui singoli individui che l’hanno create (Croce: gli uomini del pass
sono ogg solamente di storia e non di giudizio morale xchè hanno già sostenuto i tribunali
del pass e non possono essere assolti o condannati 2 volte). I concetti morali astratti
(giustizia, lealtà, uguaglianza) si riempono di un contenuto storico preciso. Formuliamo i
nostri giudizi morali in un quadro concettuale che a sua volta un’origine storica, il contenuto
cambia nel t, da periodo e luogo e il problema della loro applicazione può essere compreso
solo in termini storici. È impossibile erigere un criterio astratto e sovrastorico con cui
giudicare le azioni storiche.
LA CAUSALITA’ STORICA
Studiare storia significa studiare le cause degli avvenimenti.
• Erodoto (padre della storia): definisce l’intento della sua opera come preservare la memoria
dei greci e barbari e rintracciare le cause delle lotte.
• 700 storiografia moderna, Montesquieu “considerazioni sulla grandezza dei romani e la loro
decadenza”: esistono cause generali, morali, naturali che agiscono all’int di ogni monarchia
e ne provocano l’ascesa o rovina.
• Sec successivi: storici e filosofi cercano le cause degli avvenimenti storici e le leggi che le
governano (meccaniche, biologiche, economiche, psicologiche) = connessione coerente
causa/effetto.
Oggi non si parla + di leggi e cause, ma spiegazioni e interpretazioni. L’impostazione causale è
sostituita dall’impostazione funzionale (come una determinata cosa accade), quante e quali cause
concorrono a determinare un fenomeno x determinare le logiche che portano ad un avvenimento.
Atteggiamento tipico dello storico: attribuire + di una causa a un fenomeno, xò dopo aver elencato
le diverse cause dovrà introdurre un ordine, porre una gerarchia tra le cause stabilendo i rapporti
che le legano e decretando quale causa debba essere considerata la causa delle cause; ogni
discussione storica ruota attorno al problema della priorità delle cause.
2 pseudoproblemi che sbarrano il cammino:
1. Determinismo: convinzione che tutto ciò che accade ha una o + cause e avrebbe potuto
accadere in modo diverso solo se la causa fosse stata diversa. Spesso lo storico utilizza il
termine inevitabile, ma solo x indicare che i fattori che rendevano probabile sono
eccezionalmente efficaci. Nella storia non c’è nulla di inevitabile
2. Il caso: teoria x cui la storia è un susseguirsi di accidenti, una serie di eventi determinati da
coincidenze casuali e attribuibili solo a cause imprevedibili (x es. il naso di Cleopatra: la
battaglia di Azio causata dall’infatuazione di Antonio x Cleopatra)
= i fatti accidentali modificano il corso della storia, è inutile cercare di farli scomparire o fingere che
non abbiano avuto effetto, xò non rientrano nell’analisi razionale della storia o gerarchia di cause
determinanti