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Vediamo un caso emblematico cui Gilliéron ha dedicato un celebre saggio. Per
designare l’ape, nel francese dell’Ile de France e, quindi, nel francese corrente si
usa il termine abeille, una parola diminutiva dall’evidente fonetica meridionale.
Come mai?? Nell’esame della prima carta dell’ALF, quella relativa appunto all’ape,
Gilliéron mostra come l’espansione della forma meridionale abeille (prov. abeio <
APICULA "piccola ape") al nord dev’essere stata favorita dalla riduzione del corpo
fonetico dell’esito del latino APIS, che dà in francese ef e è, pl. és. Non solo la
parola era brevissima (lo è anche eau "acqua" che si pronuncia o), ma generava
contemporaneamente un conflitto omofonico, questa volta con l’esito del latino
AVIS "uccello", che è pure ef (e anche qui c’è stata sostituzione). Gilliéron trova
effettivamente nel proprio atlante, in alcune aree laterali del territorio francese, la
documentazione delle fasi superate, cioè gli ultimi testimoni di lotte lessicali che si
sono altrove decise. Le forme è, és, a permangono in zone periferiche e separate
della Francia del nord e della Svizzera romanda, e rappresentano i minuscoli resti di
un’area un tempo compatta, la terapia non è stata unica: nel territorio della Francia
si trovano, con abeille, i tipi: mouche à miel (una perifrasi: mosca da miele), avette
(un diminutivo, ma dalla fonetica settentrionale: come nella stessa forma abeille,
come in poisson "pesce", soleil "sole", ..) e altri ancora.
Gilliéron ha messo anche in rilievo un ulteriore fenomeno che disturba la normale
evoluzione delle forme dal latino alle lingue romanze, ossia il ruolo dell’etimologia
popolare: il francese fumier "letamaio" deriva dal latino *FĬMARIUM (FĬMUS +
ə
suffisso), ma con un’anomalia fonetica, perché Ĭ dovrebbe dare e (cioè [ ]), non u.
L’esito u è spiegato attraverso l’incrocio con fumée "fumo": l’opinione popolare ha
infatti messo in rapporto le 2 parole, perché i letamai fumano.
La classificazione delle lingue romanze.
Per quello che riguarda la somiglianza, bisogna osservare che la contiguità
geografica porta sempre con sé degli elementi di affinità, evidente soprattutto nel
lessico ereditario →patrimonio di parole che risalgono al latino volgare in uso
presso una determinata regione dell’Impero romano (in questo caso le province
iberiche) e alle relative lingue di sostrato (basco) e di superstrato (visigotico, arabo
Ancora più interessanti, però, sono le somiglianze e gli accoppiamenti tra varietà
linguistiche che non sono vicine, ma che si trovano agli estremi della Romània: già
Gilliéron aveva osservato che spesso forme un tempo comuni a tutto il dominio
romanzo, che più tardi sono state sostituite da forme più recenti nell’area centrale,
sono conservate nelle aree più periferiche, dette aree laterali.
portoghese e spagnolo: rogar, il romeno a ruga < latino ROGARE. Mentre nella
zona centrale della Romania francese prier e l’italiano pregare < latino più recente
PRECARE.
lo studioso italiano Bartoli ha elaborato una serie di norme (cioè di regolarità, non
assolute però) per interpretare queste ed altre apparenti anomalie nella
distribuzione spaziale dei fenomeni osservati da Gilliéron. La teoria di Bartoli
prende il nome di linguistica spaziale.
Neolinguistica→contro i neogrammatici che riducevano cambiamento fonetico a una
legge e vedevano la lingua come fattore chiuso e immutabile, mentre Bartoli vuole
unire diacronia e sincronia: da un dato sincronico. Geografico dove si sviluppa
innovazione linguistica acquista significato diacronico.
La forma antica, afferma una delle norme stabilite da Bartoli, era un tempo diffusa
in tutta l’area, ma ha poi subito la concorrenza di un’innovazione partita dal
centro, che NON ha guadagnato tutta l’area, non riuscendo a raggiungere le aree
più lontane, che si trovano così oggi a coincidere tra di loro benché, anzi proprio
perché, lontane.
non potremmo agevolmente raggiungere una classificazione delle lingue romanze,
le forme da osservare, appartenendo al lessico, sono moltissime, infinite o quasi.
Ci baseremo allora su un altro criterio, di natura grammaticale. Le principali varietà
romanze saranno raggruppate in base al modo in cui vi sono rappresentati alcuni
importanti fenomeni morfologici e sintattici CHE presentano sempre (anche nella
diversità) degli elementi di somiglianza che ne rendono più facile il confronto.
Il dominio romanzo apparirà anzitutto diviso in:
una Romània geograficamente continua, che rappresenta la massa
quantitativamente maggiore delle lingue romanze
2 grossi spezzoni separati: quello costituito dal romeno (spesso conservativo, ma
anche con certe novità in proprio) e quello del francese (estremamente innovativo)
Vedremo poi che il romeno presenta alcune caratteristiche comuni ai dialetti
dell’Italia centromeridionale e, alle volte, alla Sardegna: questa comunanza è di
carattere negativo: queste lingue non prendono sempre parte, infatti, a fenomeni
innovatori che hanno interessato la gran parte del dominio romanzo.
Si dimostrerà infine l’esistenza di un raggruppamento gallo-romanzo caratterizzato
da alcuni fenomeni innovatori, che vede assieme il francese, il provenzale e i dialetti
italiani settentrionali gallo-italici (piemontese, lombardo, ligure, emiliano e
romagnolo), ma qualche volta anche il veneto e il friulano.
Le norme che hanno reso il Bartoli celebre sono state fissate grazie ai suoi
ragionamenti sull'Atlante Linguistico Francese di Gilliéron, e sono le seguenti:
Norma dell'Area Isolata
Solitamente nelle aree isolate (e quindi meno esposte al commercio, e alla
comunicazione) si trova una forma linguistica anteriore.
Esempio: ʧ
Italiano: cena [ ena] > Sardo: cena [kena]
La Sardegna è un'area isolata, e mantiene la pronuncia velare di c + i/e ([ki], [ke])
Norma dell'Area Centrale
Solitamente nelle aree laterali si conserva una fase più antica rispetto a quella
presente nelle aree intermedie.
Esempio:
portoghese e spagnolo: rogar, il romeno a ruga < latino ROGARE.
zona centrale della Romania francese prier e l’italiano pregare <latinopiù recente
PRECARE.
Spagna e Romania furono aree laterali dell'Impero Romano
Norma dell'Area Vasta
Solitamente nell'area maggiore si conserva una fase più antica rispetto a zone più
ristrette.
Esempio:
Latino: et (forma più antica) > Francese: et / Italiano: e
Latino: sic (forma più recente) > Rumeno: si
Questa regola vale solo se l'area non è troppo esposta
Norma dell'Area Seriore
Nelle zone in cui la lingua è arrivata più tardi, tende a conservarsi la fase più antica.
Esempio: 2
Latino: edĕre > Spagnolo : (comedere) > comer
In italiano il verbo si è perso a favore del tardo latino manducare (mangiare
scompostamente)
Latino: manducāre > Italiano: mangiare
2
In Spagna, già area laterale dell'Impero Romano, il latino è stato ovviamente portato
dopo rispetto all'Italia, dove ha avuto origine.
Mittelzone o area Lausberg
dal nome del linguista tedesco che l’ha individuata nel 1939.
comprende la Lucania meridionale e la Calabria settentrionale.
Ha un vocalismo molto conservativo, simile al vocalismo sardo e rumeno. Tutte e tre
queste zone linguistiche sono marginali rispetto alla diffusione del vocalismo
romanzo, la zona Lausberg è inoltre interna e montuosa e per questo in essa il
vocalismo si è mantenuto molto statico.
Caratteristica della zona Lausberg è l’isolamento e la mancanza di comunicazioni; le
aree interne sono più lente a recepire i cambiamenti e col tempo diventano sempre
più conservative
Varvaro sostiene che l’isolamento è dovuto a cause oggettive, naturali più che sociali
e culturali. Bartoli sosteneva il contrario, facendo derivare da impostazioni
geografiche linguistiche. Nella comunità di parlanti vi è un sensibile grado di entità
sociale tale da essere essa stessa fulcro del suo isolamento.
Varvaro sosteneva inoltre che non fosse così isolata perché attraversata dalle due
arterie romane Aurelia e Appia; ma in realtà la toccano solo marginalmente.
È un’area di rilevante presenza greca fino a epoca basso-medievale, per questo si è
avuto un ripiegamento della lingua su se stessa.
L’unica cosa indubbia è l’arcaicità dei fenomeni linguistici:
Processo di defonologizzazione nel sistema vocalico sardo arcaico e mittlezone
I sistemi vocalici di tutte le varietà moderne del sardo presentano almeno alcune
innovazioni rispetto al sardo antico. Un innovazione presente in tutti i dialetti del
sardo è il fenomeno definito tradizionalmente come Metafonesi: le vocali medio-
basse diventano medio-alte quando sono seguite dalle vocali alte /u/ e /i/. Le vocali
medie assimilano parte delle caratteristiche delle vocali alte che seguono. Il termine
Wartburg ha diviso Romania occ e orientale:
mentre nelle altre lingue romanze la s finale latina (plu dei sostantivi, per la seconda
pers dei verbi) è caduta; si è conservata nella coniugazione in queste zone:
kantas sardo
kantasi con la i paragogica Diversi dialetti dell'area Lausberg mantengono -S e -T
finali nella coniugazione verbale, attraverso lo sviluppo di una vocale paragogica (ad
esempio, ad Oriolo càntësë '(tu) canti'.
mentre nelle altre lingue romanze la t finale latina è caduta; si è conservata nella
coniugazione in queste zone:
vocale di appoggio i o e in zona Lausberg→ videt→videti.
Sardo: cantat→cantat
Fenomeni conservativi nel lessico in area centrale:
Sardo:latino cras (domani)→ cras(a), cras(i),
latino caseu(m)→casu. Formaggio
AIS: ATLANTE ITALO-SVIZZERO 1928-40 = il solo atlante linguistico completo sui
dialetti italiani redatto presso le Univ di Zurigo e Berna sotto la direzione di Karl
Jaberg e Jakob Jud.
AIS ≠ ALF: concetti riuniti per sfere concettuali ( nomi attrezzature, piante, usnze) e
non alfabeticamente -> osservazione non solo linguistica ma anche etnologica
dell'Italia.
l'influenza dell'orientamento di Worter und Sachen ([rapporti tra]Parole e cose),
inizio del 900.
L'AIS + concreto dell’ALF :non esclude dai punti d'osservazione le città →x Gilleron.
le città erano so