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Sviluppatosi nella tradizione italica, il teatro ebbe inizio con Livio Andronico, seguito da Nevio; I 2
poeti diedero avvio alla tradizione teatrale latina, in stretta dipendenza da quella greca. In ambito
comico, si fece largo uso della “contaminatio”, tecnica che consisteva nel fondere parti di
commedie greche diverse in un unico intreccio. Così nacquero 4 tipi di fabulae (Con questo termine
si intende un qualsiasi intreccio drammatico):
Fabula cothurnata: Tragedia di argomento mitologico e ambientazione greci; Gli attori
indossavano il coturno (Calzatura a suola alta);
Fabula praetexta: Tragedia che trattava vicende di argomento e ambientazione romani; Gli
attori indossavano la praetexta (Toga bordata di porpora);
Fabula palliata: Commedia di argomento e ambientazione greci, attinente ai temi e agli
intrecci della “commedia nuova” (Equivoci, riconoscimenti, scambi di persona, raggiri).
Personaggi tipici erano: Il vecchio (Senex) avaro e tradizionalista, il giovane (Adulescens)
innamorato e squattrinato, il servo (Servus) fedele e astuto, la matrona ricca che vessava il
vecchio marito spilorcio, la prostituta (Meretrix) che tentava di scroccare denaro al giovane
innamorato, la schiava (Ancilla), fedele alla meretrice e la fidicina, che rallegrava i
banchetti con la musica; Gli attori indossavano il pallio (Una mantellina squadrata in uso
presso i Greci);
Fabula togata: Commedia di argomento e ambientazione romani, così chiamata per la toga
che indossavano gli attori. Essa era una copia della palliata, perciò non ebbe mai successo:
La libertà creativa greca non era consentita nel rigido ambiente romano.
La tragedia arcaica
Il II secolo a.C. fu il “secolo d’oro” della tragedia (E, in parte, della fabula togata), genere
letterario che contribuì a creare il mito romano e il senso di appartenenza a una civiltà: Dopo che
Livio Andronico impostò il linguaggio tragico latino, Gneo Nevio introdusse la storia romana
come soggetto per il genere tragico (Fabula praetexta), Quinto Ennio ne fissò i metri lirici, i toni e
gli argomenti, Pacuvio e infine Accio la svilupparono ulteriormente. Dopo il III e il II secolo a.C.
tragedia e commedia iniziarono a declinare, lasciando spazio ad altri generi teatrali come l’atellana
e il mimo.
La tragedia passò in un primo tempo attraverso una spettacolarizzazione spinta all’eccesso, con
allestimenti scenici grandiosi; In un secondo tempo invece si ritirò nelle recitazioni antologiche,
veri e propri recital per un ristretto pubblico d’intenditori, perdendo il contatto vivo con la scena e
con il pubblico più vasto. Le cause della decadenza della tragedia e della commedia sono da
individuare forse nel fatto che la grande folla di spettatori di riversava su altre forme di spettacolo
provinciali come le gare ippiche e i giochi del circo; Dietro questa involuzione dei generi teatrali
letterari vi è dunque una progressiva divaricazione tra il gusto dell’élite culturale, che iniziò a
sentire questo linguaggio scenico come arcaico e superato, e quello della massa, più interessata a
spettacoli sportivi e brutali, che generavano una facile emotività: Segno del profondo cambiamento
sociale che stava maturando in Roma.
Il teatro nel Rinascimento
Tragedia e commedia dopo l’età arcaica declinarono e il teatro sparì durante il periodo medievale:
Le uniche rappresentazioni teatrali erano quelle sacre.
Con il Rinascimento e l’Umanesimo, che si sviluppa in Europa fra Quattro e Cinquecento, viene
riscoperta la cultura classica, ad opera degli umanisti, che ripropongono i modelli teatrali
dell’antichità: Plauto, Terenzio, Menandro e Filemone, per la commedia e Eschilo, Sofocle,
Euripide e Seneca per la tragedia.
Il teatro italiano si districa in un doppio binario: La cultura volgare o romanza resta legata al
teatro religioso medievale delle piazze; La cultura classicista si rivolge ad una ristretta élite di
spettatori, che nei palazzi cortigiani e signorili assiste a spettacoli laici, costruiti sui principi della
teatralità classica: Paradossalmente, la modernità è la divisa di chi ha scoperto e assimilato l’antico.
Gli umanisti riscoprono il valore fondante del teatro, cemento della comunità (Più in Grecia che a
Roma), e chiedono pertanto ai Principi teatri cittadini; Ma quest’ultimi rifiutano l’idea di teatro
come legame delle comunità, rimarcando la differenza di classe, e preferiscono fare spettacoli nella
ristretta cerchia della propria corte, 500-1000 persone. Il teatro moderno nasce nel cuore del
Rinascimento Italiano, ma esso è riservato ad un esiguo numero di spettatori colti e anche nei secoli
successivi i teatri saranno costruiti sempre per accogliere 1000/2000 persone, non i 15000 spettatori
del teatro greco. Autori teatrali del ‘400, ’500 italiano furono Angelo Poliziano, Niccolò
Macchiavelli e Ludovico Ariosto e gli unici teatri edificati furono: Il Teatro Olimpico di Venezia
e il Teatro Olimpico di Sabbioneta, vicino Mantova.
Il teatro dal Cinquecento al Settecento
Shakespeare fu il più grande autore teatrale del periodo: Seguì il gusto del pubblico medievale
inglese, e adattò a quello le suggestioni della cultura classica.
Il dramma pastorale fu forse la migliore espressione del teatro del ‘500: Notevole autore fu
Torquato Tasso.
Nel Seicento, il teatro preferì di gran lunga le rappresentazioni tragiche, segno del tormento e
dell’inquietudine propri dell’epoca; Il Seicento vide anche la diffusione della “Commedia
dell’Arte”, un nuovo modo di organizzare il lavoro teatrale affidato a compagnie di attori
professionisti, che curavano l’allestimento, l’organizzazione scenica, la recitazione.
Nel ‘700 Carlo Goldoni rivoluzionò il teatro, con rappresentazioni che rispecchiavano le
dinamiche sociali dell’ambiente borghese e del periodo illuminista; Inoltre le commedie goldoniane
avevano una valenza pedagogica. Il Seicento e il Settecento videro anche nascere e svilupparsi una
nuova forma di rappresentazione teatrale, il melodramma, che, come indica il nome stesso, si
origina da una mescolanza di testo teatrale e musica. Dal melodramma si sarebbe poi sviluppata
l’opera lirica, che ebbe il suo momento di maggior successo nell’Ottocento, con compositori come
Giuseppe Verdi, Giacomo Puccini, Pietro Mascagni, Vincenzo Bellini e molti altri. Altro autore
del Settecento, Vittorio Alfieri che rappresentò celebri tragedie imperniate nel drammatico
contrasto tra tiranno e uomo libero.
Il teatro dall’Ottocento a oggi
Alessandro Manzoni, nelle sue rappresentazioni, fu influenzato dalla nuova poetica romantica e
dagli ideali risorgimentali. L’autore più importante del Novecento fu Luigi Pirandello: A lui guardò
una folta schiera di drammaturghi italiani e americani, che diede vita alle nuove forme del teatro
contemporaneo.