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I MITI DELLA GIOVINEZZA1337 visita Roma: è impressionato dalla bellezza delle sue rovine.
Maturerà il proposito di rifondare il prestigio di Roma classica.
Da Avignone, divenuta tropo caotica per lui, passa in Valchiusa che diventa luogo di ispirazione e luogo di eccellenza per la solitudine intellettuale. Consulta la biblioteca assiduamente e qui comincia ad instaurare un dialogo con i classici da cui cerca di trarre esempi virtuosi da cui trarre valore da poter applicare. Questa sua scientificità di approccio ai testi rappresenta l'umanesimo petrarchesco.
Si dedica alla filologia, restaura l'Ab urbe condita libri di Tito Livio. Nel codice Virgilio Ambrosiano raccoglie le opere virgiliane, con un commento di Servio, a cui si aggiungono opere di altri autori. La miniatura fu commissionata a Simone Martini. Porterà tale manoscritto sempre con sé.
Tra il 1338 e 1339 comincia a lavorare alle sue prime opere: il poema epico in esametri Africa.
la raccolta di biografie De viris illustribus. Nel 1340 riceve due inviti per essere insignito da laurea poetica: Roma e Parigi. Sceglie Roma perché "caput mundi" del mondo classico (Parigi è il centro della cultura acc. Medievale) e può quindi porsi come successore della grande poesia latina. Leggerà una collatio laureationis dove rivelerà il suo volersi porre come prosecutore di quella poesia. AFRICA - Poema epico incompiuto (9 su 12 libri). Modelli Livio e Virgilio. Il classicismo petrarchesco non è in opposizione con lo spirito cristiano, ma anzi cerca di offrirgli un modello universale della natura umana: il recupero del classico è la faccia di un cristianesimo più aperto. RERUM MEMORANDUM LIBRI - Comincia nel 1342 ad Avignone. Aneddoti, suddivisi sulla base delle 4 virtù cardinali (prudenza, fortezza, giustizia e temperanza), su personaggi illustri del passato e presente. Per ogni virtù.Vi è un exempla antico e uno moderno. 1343 due eventi traumatici: muore Roberto d'Angiò re di Napoli e suo fratello Gherardo entra nell'ordine dei certosini. L'inquietudine per la fugacità del tempo e per il timor di morte entra nelle sue opere.
DE VITA SOLITARIA - 1345, Valchiusa, prima versione che arricchirà e rivedrà per oltre 2 decenni. Difende l'ideale di una vita appartata sotto forma di trattato filosofico; l'antica sapienza pagana acquista validità solo in un quadro ideologico che preveda la Rivelazione di Cristo.
Si affacciano temi importanti della maturità: solitudine, dedizione alle lettere, studio degli antichi, coscienza del valore transitorio delle cose, anelito verso Dio, memoria come unica possibilità di vivere il presente.
DE OTIO RELIGIOSO - 1347, rivisto molte volte. Al centro è l'apologia della vita monastica. Tenta ancora la sintesi fra sapienza antica e
Verità cristiana attraverso citazioni bibliche e classiche. Riflessione: il monaco può resistere alle tentazioni mondane solo se resiste ai vizi dedicandosi ad una meditazione sulla morte che gli libererà l'anima. Questa meditatio mortis permette la sintesi del suo pensiero fra pagano-cristiano. Il precetto pagano "nosci te ipsum" può completarsi solo se visto in un orizzonte di conoscenza di Dio.
PETRARCA, ITALIA E PESTE DEL 1348
20 maggio 1347 Cola di Rienzo convoca un'assemblea popolare in Campidoglio e fa approvare una costituzione che assegna alle mani del popolo romano il governo della città. Petrarca gli scrive una missiva dove esprime il suo ideale politico di ricostituire la grandezza dell'impero, restaurando i suoi antichi ordinamenti. Un'utopia: poco dopo il Papato riprenderà il potere.
Per la peste muoiono Giovanni Colonna e Laura, attorno a cui la sua vita aveva girato, oltre ad alcuni suoi amici.
E’ forse qui che decide di raccolliere le liriche sulla donna. Sul Virgilio Ambrosiano appunta il monito che gli ricorda come il passato è fatto di sole inutili cure e vane speranze, che la meditazione sul tempo che passa soltanto può conferirgli la pace. E’ un momento di svolta: nel 1350 si lega a Boccaccio. SECRETUM – cominciato nel 1347 in Valchiusa, narra di eventi del 1342 e 1343, ed è un fulcro per i progetti di raccolta di poesie (soprattutto i Fragmenta). Concepito come confessione personale. Il segreto che richiama il titolo è che questo doveva essere senza pubblico, per i posteri, o altrimenti per il poeta stesso per analizzare le proprie tensioni. Inscena un dialogo fra Petrarca e Agostino, il quale appare mentre il primo medita sulla morte per aiutarlo a superare la sua malattia, il suo dannarsi. Appare anche l’ipostasi della Verità, la quale rimane soltanto un testimone. Agostino lo interroga sui suoi mali perPotersene liberare. È come se lo scrittore si fosse sdoppiato in entrambi i personaggi: da un lato Agostino, guida spirituale, è razionale e morale, formula giudizi e interroga Francesco, il quale, dall'altra parte, segue il maestro affinché possa risolvere il conflitto fra l'attaccamento alle cose mondane e l'aspirazione a innalzare l'animo alla virtù.
Nel LIBRO I Petrarca si lamenta degli affanni che lo imprigionano nella sofferenza. Agostino lo rimprovera di non avere una reale volontà per superarli. Agostino chiarisce la natura della malattia di Petrarca: insiste sul dissidio fra contraddittori turbamenti che lo distraggono dalla conduzione della vita rettamente. Solo la meditazione sulla morte può portarlo in salvo, ma serve fermezza che non ha.
Nel LIBRO II Agostino analizza i suoi peccati fra cui l'accidia è il peggiore, che lo paralizza, non gli lascia riconoscere valore di ciò di cui
dispone. Nel LIBRO III si parla dei valori a cui Petrarca dedicò la sua vita, peccati
per Agostino: amore per Laura e brama di gloria. Francesco difende
l'amore per Laura, la cui bellezza e virtù sono i mezzi per elevare la sua
conoscenza. Agostino afferma che il suo sentimento è la prima causa di
traviamento morale: il desiderio di un corpo lo allontana da Dio.
Sulla brama di gloria afferma Agostino come in realtà non abbia mai
seguito le lezioni degli autori del passato e che si è presentato come
modello nuovo erudito solo per eccesso di superbia. Nel finale (ambiguo)
Agostino dice di abbandonare le imprese poetiche da cui crede di
ricavare immortalità della fama e mettere se stesso al centro delle sue
scelte.
Francesco sa tutto questo, ma non sa fare a meno del desiderio. Non si
converte definitivamente. È un dissidio che non si risolve il suo. È un
animo frammentato.
FAMILIARES ED EPYSTOLE – Al 13 gennaio 1350 è
Datato il progetto di raccogliere una parte consistente delle corrispondenze epistolari dalla sua giovinezza. L'ispirazione venne dalle epistole ritrovate a Verona di Cicerone.
FAMILIARES - Come per il Canzoniere, le Familiares sono frammenti autonomi riuniti a formare un lavoro unitario. Delle sue lettere Francesco teneva una copia per sé e una veniva spedita. Egli intervenne massicciamente per correggere le epistole: nella loro forma; tagliando particolari superflui, le ripetizioni; unendo pezzi; stesura di lettere fittizie. 350 lettere in 24 libri.
Organizza le lettere in modo da dare una coerenza interna all'opera, un effetto di realtà d'insieme. Devono concorrere alla ricostruzione autobiografica.
L'epistola proemiale a Socrate, a cui è dedicata l'opera, ha una funzione programmatica.
È la peste che muove la scrittura. Da Agostino ha imparato che il tempo è inconsistente e se deve esserci memoria.
Allora la scrittura è soggetta a questa funzione. La molteplicità di cose narrate rende il lavoro eterogeneo, ma coerente, talvolta contraddittorio, influenzato dalle circostanze di scrittura.
Obiettivo: far conoscere l'effigie dell'animo del poeta, ripercorrendo varie fasi.
Il testo si regge sull'immagine dell'autore-naufrago, lontano dalla tranquillità del porto e soggetto ai rivolgimenti del tempo.
È il libro più riuscito per mostrare il proprio dialogo con gli antichi, la biblioteca di Petrarca, la sua conoscenza degli antichi autori.
EPYSTOLE - Sono 66 lettere in versi, esametri, in 3 libri.
Architettura è meno coerente, più variegata. L'intento è far conoscere i sentimenti, ciò che prova Petrarca nei vari momenti della sua vita.
SINE NOMINE - altre lettere contro la polemica antiavignonesca. Satirizza contro la corruzione dei costumi.
LE OPERE DELLA MATURITÀ
di cambiamenti. Torna in Italia. Vuole trovare protezione presso delle corti che gli permettano indipendenza e libertà di studi. Si stabilisce a Milano dai Visconti; poi a Padova.
SENILES – Nuova raccolta epistolare. Lettera proemiale a Francesco Nelli, suo amico, del 1361. 127 lettere in 17 libri. Stesso procedimento delle Familiares, interrotte alla morte del dedicatario Socrate. Privilegia argomenti della vecchiaia e morte. La politica ha un ruolo importante.
Le più importanti sono forse quelle indirizzate a Boccaccio.
DE REMEDIIS UTRIUSQUE FORTUNAE – 1366-1367, ultima grande opera di carattere morale. Tema: libertà dell'individuo di esercitare la virtus, realizzando la sua essenza liberamente rispetto alla fortuna. Ricerca dell'uomo che deve sforzarsi di trovare in sé l'antidoto da opporre alle agitazioni che influiscono dall'esterno. 2 libri, ognuno con più di 100 capitoli: nel primo c'è
dialogo fra la Ragione e la Gioia e la Speranza, queste ultime due passioni umane determinate dalla fortuna propizia (la Ragione interviene a correggere l'ottimismo della Gioia e della Speranza):
Nel secondo il dialogo fra Ragione e Dolore e Paura, passioni della fortuna ostile (Ragione risponde alle pene che affliggono Dolore e Paura).
Si richiama la sintesi fra etica pagana (richiamare in sé il centro proprio per proteggersi dalla fortuna) e cristiana (non potendosi liberare delle passioni, le deve indirizzare).
UN UMANESIMO CRISTIANO: LE POLEMICHE
Vi è una serie di opere che hanno al centro la polemica filosofica, in particolare l'avversione verso l'aristotelismo. Gli oppone lo stoicismo secondo cui la filosofia deve insegnare la retta maniera di vivere, integrata con l'etica agostiniana che indirizza l'azione umana verso la felicità.