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Francesco Petrarca nacque ad Arezzo nel 1304 da genitori fiorentini. Padre notaio e impiegato presso la curia pontificia. In seguito al

trasferimento della sede papale ad Avignone (1309), nel 1312 tutta la famiglia si trasferì in Provenza. Nel 1316 si iscrisse alla facoltà di

legge dell’università di Montpellier e nel 1320 si spostò a Bologna con il fratello Gherardo. Nel 1326 in seguito alla morte improvvisa del

padre fu costretto a tornare ad Avignone. Grazie all’amicizia con Giacomo Colonna compagno di studi a Bologna e membro di una

delle famiglie nobili romane piu potenti, riuscì ad entrare nelle ricche biblioteche della città papale e iniziò ad appassionarsi per la

letteratura, basata sull’amore per la cultura classica e da una profonda spiritualità cristiana. Nel 1327, durante un venerdì santo, nella

Chiesa di Santa Chiara ad Avignone, Francesco vide per la prima volta Laura de Noves, la donna da cui avrebbe tratto ispirazione

per il suo Canzoniere. Nel 1330 Petrarca divenne chierico ed entrò al servizio dei Colonna. Tra il 1331 e 1332 fece un lungo viaggio in cui

visitò la Francia, le Fiandre e varie città tedesche, alla ricerca di opere di scrittori latini nelle biblioteche dei monasteri e delle abbazie.

Nel 1336 si recò a Roma, dove soggiornò per alcune settimane per ammirare i resti della civiltà romana. Nel 1337 si stabilì a Valchiria

dedicandosi per circa tre anni alla scrittura. Nel 1340 gli fu offerta la laurea poetica dalla città di Roma, e l’8 Aprile 1341 fu incoronato

poeta dal re di Napoli, Roberto d’Angiò il Saggio. Gli anni 1342-1343 segnarono una profonda crisi religiosa e spirituale. Nel 1347

appoggiò apertamente la rivolta promossa a Roma da Cola di Rienzo, con l’obbiettivo di ripristinare le istituzioni repubblicane di

Roma antica, e questo causò l’interruzione del rapporto con i Colonna. Nel 1348 a causa della Peste perse Laura e molti cari amici e

conoscenti. Nel 1350 Conobbe Boccaccio. In seguito lasciò definitivamente Avignone e si trasferì in Italia, dove fu prima a Milano, al

servizio dei Visconti, poi a Venezia e infine a Padova. Morì ad Arquà, nel 1374. Tra le principali Opere poetiche in latino ricordiamo

l’Africa (1338), poema epico che celebra Scipione l’Africano . Opere

Opere in prosa latina

il De virus illustribus (1338), raccolta di biografie di famosi personaggi romani.

il De vita solitaria (1346), in cui l’autore esalta l’isolamento dell’intellettuale.

il De odio religioso (1347).

Il Secretum (1347-1353), immaginaria conversazione del poeta con sant’Agostino.

L’epistolario, anch’esso in latino, oltre che di epistole in versi, è composto di 3 raccolte

Familiares (1325-1366)

Sine nomine (1342-1358)

Seniles (1361-1374)

Le opere in volgare:

i Trionfi (1353), poema allegorico e il Canzoniere (1348-1374), raccolta di liriche definita da Petrarca << frammenti sparsi della mia anima >>, che celebrano l’amore del poeta per Laura.

Il Canzoniere

Il Canzoniere, il cui titolo originale è Rerum vulgarium fragmenta (“Frammenti di cose volgari”), è una raccolta di liriche in volgare, frutto di una infaticabile ricerca di soluzioni

stilistiche. Contiene 366 testi, ordinati secondo un criterio principalmente cronologico e tematico, divisi in due parti:

• la prima comprende il gruppo di liriche 1-263 (liriche “in vita di Laura”)

• la seconda raccoglie il gruppo di liriche 264-366 (liriche “in morte di Laura”).

La maggior parte dei componimenti sono sonetti, ma compaiono anche canzoni, ballate, madrigali e sestine. La prima parte è centrata prevalentemente sulla passione per

Laura ma contiene anche componimenti riguardanti il tema politico. Nella seconda parte si fa strada una riflessione sulla caducità dei beni terreni, della gloria e dell’amore ed

è caratterizzata dalla presa di coscienza, da parte del poeta, del proprio asservimento alla tirannia delle passioni e dal desiderio di purificazione e di anelito al cielo.

La figura di Laura

La maggior parte delle Liriche del Canzoniere ruota intorno alla Figura di Laura, due cui si innamorò Petrarca. Il nome << Laura >>, che si collega a << lauro >> (alloro), la

pianta sacra di Apollo, dio della poesia. Laura rappresenta un desiderio irraggiungibile con il quale si misura il poeta, non eleva il suo animo, ma lo sconforta e lo abbatte.

Solo nella seconda parte si fa donna pietosa e, dalla sua visione in paradiso, il poeta riceve conforto, in attesa di riunirsi all’amata. Anche qui c’è l’importanza della

simbologia dei numeri, tra la data del primo incontro di Petrarca con Laura (6 Aprile 1327) e la data della morte di lei (6 Aprile 1348). L’amore di Petrarca per Laura è

desiderio e passione ed è soggetto di dolorosa riflessione da parte del poeta. Non è una creatura celeste e non ha qualità soprannaturali, è una donna affascinante, un

essere umano e, come tale, soggetta all’azione distruttrice del tempo. L’amore per lei , anziché elevare l’animo del poeta alla contemplazione ella perfezione divina, lo

allontana da Dio e lo precipita nella sofferenza, l’amore terreno è in contrato con l’amore per il Creatore.

I Temi nella prima parte del Canzoniere

l’amore per Laura, sempre non contrapposto e tormentato.

• il dissidio tra passione d’amore, il richiamo al pentimento e alla purificazione interiore.

• le tragiche condizioni dell’Italia del tempo.

I Temi nella seconda parte del Canzoniere

La consapevolezza della schiavitù delle passioni, perdere il controllo di se stessi, le emozioni prendono il sopravvento.

• La vanità della gloria e dell’amore

• Il desiderio di purificazione e di pace

Lo Stile

La rigorosa selezione a cui Petrarca sottopone il reale invece si traduce in una lingua che impiega un numero ristrettissimo di vocaboli; non solo ma il linguaggio petrarchismo è

anche rigorosamente uniforme: i pochi termini ammessi sono attinti tra quelli più pani e generici. Petrarca rifiuta ogni parola troppo corposa e precisa, troppo realistica ed

espressiva, troppo aulica, ed evita ogni scontro violento tra livelli stilistici, ogni stridore di suono e significato per questo si parla di Unilinguismo. Le figure attraverso le quali il

poeta rappresenta il suo conflitto interiore: l’antitesi e l’ossimoro. La prima esprime la perenne oscillazione di Petrarca fra stati d’animo opposti, (“riso/pianto”), (“pace/

guerra”). L’ossimoro collo in un medesimo nesso sintattico elementi di significato opposto, quindi l’amore diventa “dolce pena”. Nella lirica petrarchesca ci sono anche i

chiasmi, le metafore, le perifrasi, le allitterazioni, che impreziosiscono la strutta delle liriche e il discorso poetico. La sintassi è semplice ma nasconde un grande controllo

costruttivo, basato su richiami strutturali e semantici. Ampio l’uso di polisindeti, che coordinano, in armoniosa sequenza, i vari elementi del discorso.

Novesi il vecchierello canuto et biancho

Era il giorno ch’al sol si scolorato Novesi il vecchierello canuto et bianchi

del dolce loco oc’a sua età fornita

Era il giorno ch’ala sol si scolorato per la pietà del suo favore i rai, quando e della famigliuola sbigottita

i’fui preso, et non me ne guardai ché i be’ vostr’occhi, donna, mi legano. che vede il caro padre venir manco

Tempo non mi parea da far riparo contra’ colpi d’Amor: però m’andai secur, indi tradendo poi l’antiquo fianco

senza sospetto; onde i miei guai nel commune dolor s’incominciaro. per l’extreme giornate di sua vita

quanto più po' col buon voler s’alta,

Trovòmmi Amor del tutto disarmato ed parte la via per gli occhi al core che di rotto dagli anni, et dal cammino stanco;

lacrime sono fatti uscio e varco: et viene a Roma, seguendo ‘l desio,

per mirar la sembianza di Colui

però al mio parer non i fu onore ferir me de saetta in quello stato, a voi ch’ancor lassù nel ciel vedere spera:

armata non mostrar pur l’arco

_________________________________________________ così, lasso!, talora vo cerchand’io,

donna, quanto è possibile in altrui

Era il giorno in cui si oscurarono i raggi del sole, per il dolore di veder la visita vostra forma vera.

morire il suo creatore. Quando fui catturato, da amore, e non me ne difesi _________________________________________________

perchè i vostri begli occhi, mi legarono a voi. Si allontana il vecchietto dai cappelli bianchi,

L’occasione non sembrava tale da dover stare in guardia contro dal dolce luogo dove ha trascorso la sua vita

l’assalto d’amore; perciò andai sicuro senza sospettare niente. e dalla sua famiglia sgomenta

Per questo i miei lamenti ebbero inizio in mezzo al dolore universale. che vede il caro padre andar via.

Amore mi sorprese privo completamente di difese e trovò aperta la via Da lì trascinando le vecchie membra

che porta al cuore attraverso gli occhi, i quali sono diventati porta e per gli ultimi giorni della sua vita si aiuta

quanto più può con la forza di volontà se bene

passaggio alle lacrime sia disfatto dagli anni e stanco per il cammino.

Perciò a mio giudizio non fu onorevole per Amore ferire ma con una Seguendo il suo desiderio, viene a Roma

freccia mentre ero in quella condizione e a voi, che invece eravate armata, per ammirare il volto della veronica

non mostrare nemmeno l’arco. così io, misero me, cerco nei volti di altre donne, il tuo volto.

Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono

Solo et pensoso i più deserti campi Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono di quei sospiri ond’io nutriva’l core in

Solo et pensoso i già deserti campi vo misurando a passi tardi et lenti, et gli sul mio primo giovanile errore, quand’era in parte altr’uom da quel ch’i sono:

occhi porto per fuggire intenti ove vestigio human l’arena stampi. del vario stile in ch’io piango et ragiono, fra le vane speranze e’l van dolore,

Altro schermo non trovo che mi scampi dal manifesto accorger de le genti, ove sia chi per prova intenda amore, spero trovar pietà, nonché perdono.

perché negli atti d’allegrezza spenti di fuor si legge com’io dentro avvampi. Ma ben veggio or si come al popolo tutto favola fui gran tempo, onde

si ch’io mi credo ormai che monti et piagge et fiumi et selve sappia di che sovente di me medesimo meno mi vergogno;

tempre sia la mia vita, ch’è celata altrui. et del mio vaneggiar vergogna è ‘l frutto e ‘l pentirsi, e ‘l conoscer

ma pur si aspre vie né si selvaggi cercar non so, ch’Amo non venga sempre chiaramente che quanto piace al mondo è b

Dettagli
A.A. 2018-2019
8 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher prisonbreak.91 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura umanistica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Alonge Roberto.