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AMPHITRUO, PLAUTO
Uno dei testi più importanti di tutta la cultura occidentale perchè ha influito non solo sul teatro comico,
letteratura ma anche sul cinema, il romanzo, la psicanalisi e psichiatria (cfr sindrome psichiatrica
basata sul doppio, sindrome di Sosia o Capgras; una persona ha una fissa di uccidere le persone
attorno perchè pensa che siano dei doppi e non loro stessi). Testo che ha avuto un'influenza enorme.
Commedia celeberrima. Come è strutturata la commedia antica: la palliata , genere comico, dal
pallio, indumento greco che si usava nella commedia greca ed è una commedia di cultura e lingua
romana, ha un'ambientazione greca, ma deriva dai modelli greci → operazione di “ vortit barbare ”
(come la definisce Plauto nei suoi prologhi) una commedia greca; significa volgere, fare una
versione, tradurre in latino (i “barbaroi” erano coloro che non parlavano greco, Plauto si definisce con
ironia “barbarus” perchè non parla in greco). Tradurre in questo caso significa qualcosa di più
complesso di una traduzione letterale. Tipo di commedia che riproduce in ambiente latino, con lingua
latina e riferimenti al mondo romano uno schema drammaturgico tipico di una o più commedie
greche: Plauto, come Terenzio, partì dalle commedie di Menandro, Difilo → si parte da un modello e
sul modello si costruisce la commedia. Per secoli si è pensato che il teatro latino fosse una brutta
copia di quello greco; ma abbiamo più testimonianze del teatro latino; poi Plauto e Terenzio hanno
costruito commedie originali. Nel passaggio dai modelli greci avvenivano dei cambiamenti: parti
cantate presenti in Plauto (i “cantica”), ma non in Menandro. È un tipo di teatro la palliata pienamente
romano, nonostante prenda ispirazione dal mondo greco.
Nel mondo antico la dimensione della lettura del testo teatrale non esisteva; se si scriveva era solo
per la conservazione non perchè l'opera venisse letta. Il testo teatrale è quella cosa che si vede a
teatro , parole versi e musica sono detti e ascoltati, hic et nunc ; è fatto di cose che non stanno sulla
pagina: gestualità, musica, scenografia,...: la parte verbale è solo una componente del testo teatrale
che è quello che va in scena, e ogni volta che va in scena è diverso → dipende anche dal pubblico:
rapporto di interazione tra pubblico e attori nel teatro antico che influisce, andamento sinfonico della
recita con il pubblico. Al di là della fissità del testo sulla pagina esiste una sua estemporaneità e
variabilità legata alla sua dimensione vera, quella della scena. Quando leggiamo Plauto dobbiamo
immaginare a ciò che accade sulla scena, ad una dinamica di scena. Il testo ci è arrivato solo scritto
per ovvi motivi tecnici, ma esso manca di molte cose. Si è dovuto adattare il testo per la lettura
mettendoci delle cose che allo spettatore non servono, ma al lettore (curatori posteriori a Plauto nella
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tardo-antichità e nel medioevo) → paratesto: quello che sta attorno al testo ed è funzionale alla sua
comprensione (fa parte del libro ed è variabile); il testo teatrale è sottratto alla sua vera natura, di
essere agito (“agere” legato all'azione, “actor”, e al vedere, al mostrare, al far vedere qualcosa), visto:
il nome del personaggio che parla all'inizio di ogni scena, che non fa parte del testo originario; nomi
dei personaggi cfr pag. 66: “personae” = maschere, è l'elenco dei personaggi che appartengono alla
commedia con il loro ruolo, ovvero la maschera, la persona → sono personaggi che appartengono ad
una categoria, es. Sosia categoria dei servi; “argumenta” = riassunti in versi, in senari giambici
(giambo: ritmo ascendente; verso tipico del parlato, del recitato; distinguiamo le parti recitate da
quelle cantate per la metrica → Plauto ha una grande varietà di metri lirici che identificano le parti
cantate. Parti cantate con accompagnamento di strumenti musicali, come le “tibie”, ovvero un doppio
flauto suonato da una sola persona, o la “chitara”, ovvero la cetra, strumento a corda), che furono
scritti tre quattro secoli dopo Plauto e sono dei riassunti per i lettori; venivano composti imitando i
versi della commedia di Plauto. Secondo argomento è un argomento acrostico (=inizi dei versi) →
non può essere recitato sulla scena, riesce solo con l'impatto visivo (soglie testuali: parti di testo che
non appartengono al testo).
PROLOGO: segue il prologo, ovvero la premessa, la preparazione che andava in scena e serviva a
dare agli spettatori delle informazioni sulla trama e i personaggi essenziali per seguire la commedia
dal punto di vista che Plauto volesse che il pubblico la seguisse. Il pubblico deve essere messo in
una posizione di superiorità (deve sapere di più dei personaggi → funzione del prologo), ma a volte
deve sapere di meno perchè funzionino i colpi di scena. Prologo recitato a volte da un personaggio
non identificato che si chiamava prologo (spesso faceva una captatio benevolentiae al pubblico con
cui cerca di accattivarselo), o da un dio in qualche commedia (nell'Aulularia il Lar familiaris; nel
Rudens Arturus, la stella del mattino), ma mai da un personaggio della commedia. Il prologo
dell'Anfitrione è recitato da Mercurio che è un dio ma anche un personaggio della commedia →
particolarità dell'Anfitrione; nella palliata le vicende riguardano sempre gente comune, non ci sono
dei, invece nell'Anfitrione sì, sono tutti personaggi del mito e anche tragici (Anfitrione e Alcmena il cui
figlio fu Eracle), a parte gli schiavi. Mercurio ci porta davanti al concetto unico di tragicommedia:
Mercurio si rivolge agli spettatori: si presenta, è il dio dei commerci, il dio dei ladri e anche il dio
messaggero degli dei. Poi chiede la benevolenza del pubblico. Verso 51: tragedia? L'Anfitrione è una
tragedia o una commedia. Senza cambiare una parola da tragedia la fa diventare commedia → la
stessa commedia può essere vista come commedia o come tragedia, prepara gli spettatori a vedere
sì una commedia, ma anche qualcos'altro. Tragicommedia: prima volta che compare questo termine.
Spiega perchè è una tragicommedia: regole di genere. La commedia ha normalmente come
protagonisti gente normale, comune, non “re e dei”, personaggi di alto rango. Lo schiavo sta in una
commedia → l'Anfitrione è una tragicommedia. Gli antichi: nella commedia stanno le persone di tutti i
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giorni con cui abbiamo comunanza; nella tragedia gli eroi e gli dei che appartengono ad una
dimensione altra → qui i due aspetti si compensano. Passo innovativo: viene spiegato un genere
letterario davanti al pubblico per la prima volta. Incongruenza tra la dimensione storica e della
commedia: cita gli edili, ma alla commedia non importa di essere coerente → così funziona la battuta
comica (battuta interculturale fatta da Plauto). La maschera sovrappone un'identità a un personaggio
→ non c'è l'attore con la maschera di Iuppiter che recita, ma Iuppiter. Plauto mette enfasi sul fatto
che è una particolare commedia: Iuppiter reciterà in questa commedia, fatto anomalo. Scena di un
teatro antico: la scena era in muratura, ed era molto stabile (logèion, proscenio, cavea, orchestra,
sopra tre aperture che erano le entrate della reggia o delle case che davano su una strada o una
piazza), c'era solo qualcosa che richiamasse l'ambientazione. Gli antichi pensavano che
fisiologicamente il parto gemellare fosse frutto di due uomini diversi. Alcmena è una donna molto
fedele al marito: per questo Iuppiter si è dovuto travestire da Anfitrione. Ripete più volte che Iuppiter
si è trasformato in Anfitrione perchè è una fruizione orale e questo concetto doveva essere ben
presente allo spettatore. “ Versipellis ” = colui che cambia il suo aspetto esteriore, parola usata per la
prima volta da Plauto; e ha a che fare con la magia (cfr lupo mannaro in Petronio). Prologo costruito
benissimo perchè non solo parla direttamente agli spettatori, ma li trascina gradualmente dentro
l'azione scenica. Differenze tra le soglie testuali e quelle parti che venivano recitate pur avendo perso
gli elementi scenici diretti. Prologo: modello per la commedia europea a partire dall'Umanesimo in
poi. Nel prologo il personaggio parla solo con il pubblico → strategia comunicativa dando in modo
efficace le informazioni al pubblico: facendo battute, usando lo stile, la retorica e la poesia che esalta
delle capacità del linguaggio → elaborazione più formale del linguaggio, non solo denotativo,
necessaria per trasmettere dei concetti: dati fondamentali e funzionali che Plauto vuol far passare al
pubblico con il prologo: dice che ci sono dei doppi (informazioni strutturali); spiega tutto quello che è
successo prima (antefatti); informazioni su quello che si vede: dice cose puramente teatrali, ovvero
come distinguere i due doppi, comunica al pubblico dei dati visivi; genere → tragicommedia , attorno
a cui parla molto per spiegare che si tratta di una commedia molto particolare e introduce un concetto
che sarà molto usato dall'arte nei secoli successivi, e così spiega quali sono per gli antichi gli
elementi tragici e comici (per gli antichi è un fatto tipologico: dipende dai personaggi) con battute che
servono per far divertire il pubblico che così assimila queste notizie; viene introdotto il personaggio di
Alcmena: può essere vista come eroina tragica perchè colpita dalla sorte, compie una colpa senza
saperlo (come Edipo), ma nel prologo ci viene presentata in modo comico → Alcmena tradisce suo
marito senza saperlo e il pubblico (preinformato che ride di Sosia, Anfitrione e Alcmena) ne ride
sapendo che Anfitrione è in realtà Giove. Cose essenziali del prologo: approccio verso il pubblico;
giustificazione di ciò che stanno per vedere (captatio benevolentiae, “adeste”), una sorta di pubblicità
della commedia e dice questo perchè sta iniziando l'azione cui Mercurio ci introduce con i vv. 148-
150, inoltre dà delle informazioni geolocali e fa vedere i luoghi. Il prologo così sposta l'attenzione dal
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dialogo diretto con il pubblico a ciò che accade sulla scena → Mercurio inizia a diventare il
personaggio di ciò che accade sulla scena. Mercurio preannuncia l'arrivo di un altro personaggio,
Sosia che giunge dal porto (Tebe in realtà non è sul mare ma alla commedia non importa la
verosimiglianza) con una lanterna → tema della lanterna su cui torna spesso Plauto: è quasi una
didascalia interna → significa che è buio: Plauto lo deve dire perchè la comme