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Autoimmunità nel diabete mellito di tipo 1
Insulite con infiltrazione di linfociti CD8+ e linfociti T CD4 TH1
Citochine coinvolte: IFN-γ prodotta dai linfociti T, TNF e IL-1 prodotte dai macrofagi
Circa il 70-80% dei pazienti possiedono autoanticorpi contro le cellule insulari (antigeni cellulari):
- ICA (Islet Cell Antibodies)/ICSA (Islet Cell Surface Antibodies)
- decarbossilasi dell'acido glutammico (GAD) - compaiono precocemente
- autoantigene insulare di tipo 2 (IA-2)
- insulina (valore predittivo di malattia)
- gangliosidi di membrana
Diabete mellito di tipo 1: patogenesi
FATTORI AMBIENTALI
- Infezioni virali
- Coxsackie B
- Morbillo
- Parotite
- Danno diretto alle cellule (favorito dal background genetico, in specie da molecole MCH di classe II)
- Risposta autoimmune contro antigeni precedentemente sequestrati all'interno della cellula
- Mimetismo molecolare (es. GAD e complesso replicativo P2-C del virus Coxsackie B4)
Diabete mellito di tipo 2: patogenesi
AMBIENTE
PREDISPOSIZIONE GENETICA
Difetti genetici multipli
Obesità DIFETTO PRIMITIVO INSULINO RESISTENZA DEI TESSUTI PERIFERICI DELLA CELLULA Disregolazione della secrezione insulinica Inadeguato utilizzo del glucosio IPERGLICEMIA Esaurimento delle cellule DIABETE DI TIPO 2 INSULINO RESISTENZA L'insulino resistenza è spesso individuata 10-20 anni prima dell'insorgenza del diabete nei soggetti predisposti. In studi prospettici, l'insulino resistenza è il più importante fattore predittivo della successiva progressione a diabete. PRINCIPALI CAUSE DI INSULINO RESISTENZA - Prodotto di secrezione anomalo delle cellule (molecole di insulina anomale, conversione incompleta di pro-insulina a insulina) - Antagonisti circolanti dell'insulina (ormoni antagonisti quali GH, cortisolo, glucagone o catecolamine, oppure anticorpi anti-insulina per l'insulina o anti-recettori) - Alterazioni a livello dei tessuti bersaglio (difetti dei recettori per l'ormone o difetti dei meccanismi postrecettoriali) - Difetti deltrasportatore del glucosio (traslocazione di vescicole dideposito alla membrana plasmatica)OBESITA' E INSULINO RESISTENZA
Il legame tra obesità e diabete tipo 2 è mediato dall'insulinoresistenza.
Ruolo degli acidi grassi liberi (FFA)
Correlazione inversa tra FFA plasmatici a digiuno e sensibilità all'insulina.
L'accumulo di trigliceridi intracellulari nei muscoli e nel fegato dei Soggetti obesi inibisce l'effetto dell'insulina -> stato di insulino Resistenza acquisito
Ruolo delle adipochine
Leptina, adiponectina e resistina.
Animali con deficit di leptina mostrano una grave insulino resistenza
OBESITA' E INSULINO RESISTENZA )
Ruolo del peroxisome proliferator-activated receptor (PPAR e dei tiazolidinenioni (TDZ)
I TDZ sono una classe di composti antidiabetici che hanno come recettore bersaglio il PPAR, un recettore nucleare e fattore di trascrizione. È fortemente espresso nel tessuto adiposo e l'attivazione
PPARγ del recettore da parte dei TDZ provoca la modulazione della espressione genica e alla riduzione dell'insulino resistenza. I bersagli del PPARγ sono le adipochine. L'attivazione di PPARγ riduce inoltre il livello degli FFA.
DISFUNZIONE DELLE CELLULE BETA
Deficit qualitativo e quantitativo delle cellule beta
Deficit qualitativo: perdita del normale schema oscillante della secrezione di insulina
Disfunzione quantitativa: diminuzione della massa delle cellule beta, degenerazione insulare e deposito di amiloide insulare.
DIABETE GIOVANILE AD INSORGENZA NELL'ETA' MATURA (MODY)
- Ereditarietà autosomica dominante
- Insorgenza precoce (prima dei 25 anni)
- Difettosa secrezione di insulina, non accompagnata da perdita di cellule
- Peso normale, assenza di anticorpi anti-GAD e di sindrome da resistenza insulinica
DIABETE GIOVANILE AD INSORGENZA NELL'ETA' MATURA (MODY)
MODY2
La glucochinasi catalizza il trasferimento del fosfato dall'ATP al glucosio,
regolando il suo ingresso nel ciclo glicolitico che a suavolta si associa alla secrezione di insulina.Mutazioni inattivanti della glucochinasi aumentano la soglia di rilasciodell’insulina -> la secrezione di insulina è ridotta in rapporto ailivelli di iperglicemia.Gli altri tipi di MODY sono associati a geni che codificano per fattoridi trascrizione che controllano l’espressione dell’insulina e la massadelle cellule beta.L’Insulin Promoter Factor (IPF-1) riveste un ruolo essenziale nellosviluppo del pancreas.
Tipo 1 (IDDM) Tipo 2 (NIDDM)
CLINICA
Età di insorgenza
< 20 anni > 30 anni
Peso corporeo normale Obesità
Diminuiti livelli di insulina Livelli di insulina normalio aumentati
No anticorpi anti-insuleAnticorpi anti-insule Chetoacidosi raraChetoacidosi comune
GENETICA
50% di concordanza nei 90-100% di concordanzagemelli nei gemelli
Correlazione HLA-D No associazione HLA
PATOGENESI Autoimmunità Resistenza
chimiche e biologiche dei prodotti terminali dellaglicosilazione avanzata (AGE) Proprietà chimiche: - Capacità di formare legami crociati tra polipeptidi della stessa proteina (es. collageno) - Capacità di intrappolare proteine non glicosilate (es. LDL, Ig, complemento) - Capacità di conferire resistenza alla degradazione proteolitica - Capacità di indurre ossidazione dei lipidi - Capacità di inattivare l'ossido nitrico - Capacità di legare acidi nucleici - Spessimento della membrana basale di piccoli vasi (microangiopatia) Proprietà chimiche e biologiche dei prodotti terminali dellaglicosilazione avanzata (AGE)Capacità di:
- legarsi ai recettori (RAGE) su monociti e cellule mesenchimali
- generazione di ossigeno reattivo e attivazione di NF-kB
- indurre: migrazione monocitaria, secrezione citochine e fattori di crescita, aumentata permeabilità vascolare, attività procoagulante, aumentata proliferazione cellulare, aumentata produzione di ECM
Proprietà chimiche e biologiche dei prodotti terminali dellaglicosilazione avanzata (AGE)
- Proteine ad alto turnover:
- albumina: alterazioni della carica elettrica e aumentata filtrazione glomerulare
- membrana eritrocitaria: ridotta emivita globuli rossi
- fattore VIII della coagulazione: aumento dell'aggregabilità piastrinica
- Proteine a lento turnover:
- collageno: ridotta degradabilità con conseguente accumulo
ATTIVAZIONE DELLA PROTEIN-CHINASI CL'
Iperglicemia intracellulare può stimolare la sintesi ex novo di diacilglicerolo (DAG) dagli intermedi della glicolisi e causare l'attivazione della PKC.
Produzione del VEGF, implicato nella neovascolarizzazione che caratterizza la retinopatia diabetica
Aumento dell'endotelina 1 e riduzione dell'eNOS- con aumento dell'ECM e di materiale della membrana
Produzione di TGF-bbasale
Produzione del plasminogen activator inhibitor-1 (PAI-1) che porta a ridotta fibrinolisi e possibili episodi occlusivi vascolari da parte dell'endotelio vasale
Produzione di citochine pro-infiammatorie
ATTIVAZIONE DELLA VIA DEI POLIOLI
In alcuni tessuti che non richiedono insulina per il trasporto di glucosio (nervi, cristallino, reni, vasi sanguigni), l'iperglicemia porta ad un aumento del glucosio intracellulare che viene metabolizzato dallo enzima aldoso reduttasi a sorbitolo e infine a fruttosio.
L'aldoso reduttasi utilizza il NADPH come cofattore.
Poiché il NADPH è anche necessario come cofattore dell'enzima glutatione reduttasi per rigenerare il glutatione ridotto (GSH), si avrà un incremento della
suscettibilità cellulare allo stress ossidativo.
ATTIVAZIONE DELLA VIA DEI POLIOLIS
ORBITOLO
mioinositolo
effetto osmotico per
accumulo intracellulare
di sorbitolo
Na+/K+ ATPasi
DANNO TESSUTALE
CONSEGUENZE DELL’ACCUMULO
DI SORBITOLO INTRACELLULARE
• Danno a carico delle cellule di Schwann
Neuropatia periferica
• Danno a carico dei periciti dei capillari retinici
Microaneurismi retinici
Cataratta
CHETOGENESI NEL DIABETE INSULINO-DIPENDENTE
IPOINSULINEMIA
Mobilizzazione NEFA dal tessuto adiposo
GLUCAGONE
Ossidazione NEFA nel fegato
lipogenesi
CORPI CHETONICI
COMPLICANZE ACUTE
• Chetoacidosi (diabete tipo 1)
corpi chetonici (acidi organici forti) vengono neutralizzati
da sodio fornito da bicarbonato e fosfato del sangue
quando i sistemi tamponi diventano insufficienti il pH diminuisce
compare vomito con peggioramento della disidratazione
Fattori scatenanti:infezioni, chirurgia, disidratazione, stress, digiuno
Il coma sopraggiunge quando l’osmolalità plasmatica raggiunge
Supera il valore di 330 mOsm/kg
COMPLICANZE ACUTE
- Acidosi lattica in condizioni che diminuiscono l'apporto di ossigeno ai tessuti e/o riducono l'eliminazione di acido lattico a livello epatico
- Coma iperosmolare non chetosico (tipo 2) con iperglicemia di grado elevato (1 g/dl), glicosuria e marcata disidratazione. Viene scatenato in seguito a fleboclisi saline o zuccherine ipertoniche somministrate accidentalmente, ad es. per operazioni chirurgiche. Non è chetoacidosico in quanto si crede che l'insulina residua basti a contrastare la chetogenesi ma non la neoglucogenesi
COMPLICANZE CRONICHE
- Microangiopatiche
- Macroangiopatiche
Microangiopatiche: Retinopatia, nefropatia e neuropatia. L'occlusione capillare deriva da un alterato equilibrio dell'emostasi associato ad un aumento dell'adesione dei leucociti alla parete vascolare. Nel plasma dei soggetti diabetici vi è aumento di molecole di adesione: VCAM-1 e ICAM-1. Ispessimento della membrana
basale dei capillari per glicosilazionenon enzimatica del collageno
COMPLICANZE CRONICHE
- Macroangiopatie
- Cardiopatia ischemica
- Vasculopatia cerebrale e/o periferica
L'interessamento dei grossi vasi costituisce la causa di mor