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Introduzione (teoria gascinetica)

  • Macroscopico: metodo trattato come continuo senza alcuna ipotesi sulla motura microscopica del sistema. I leggi di conservazione utilizzate sono più semplificate; e dunque devono essere impostate con relazioni empiriche per descrivere proprietà interne il fluido.
  • Microscopico (approcci statistici)
    • Teoria Gascinetica
    • Termodinamica Statistica
  1. Il sistema è costituito da nuclei molecole: la più piccola unità al di sotto della quale non sono mantenute le proprietà fisiche-chimiche delle singole specie del sistema. (Secondo questa definizione sono "molecole" anche le molecole poliatomiche, i gruppi atomici, gli ioni, gli elettroni, ...)
  2. Il moto delle molecole è descritto dalla meccanica classica nel caso della teoria Gascinetica e dalla meccanica quantistica nella termodinamica statistica.
  3. Il sistema è costituito da un numero grandissimo di molecole (1 m3 in 1 mm3 di aria in condizioni standard (298 K, 0.1 MPa) sono contenuti circa 2,5 x 1019 molecole) e le sue proprietà macroscopiche si ottengono applicando metodi statistici.

Nella Gascinetica vedremo come passare alle proprietà macroscopiche partendo da quelle microscopiche introducendo uno spazio a 6 dimensioni (R6) e la funzione di distribuzione fα (r, v, t).

Inoltre consideriamo ciascuna molecola come punti materiali di massa "M" che possiedono 3 gradi di libertà traslazionali.

N.B. I gradi di libertà interni (rotazione, vibrazione, ...) richiedono in genere una trattazione attraverso le leggi della meccanica quantistica.

Lo Spazio delle Fasi

Abbiamo già definito e introdotto la "densità molecolare" come :

dove Δ³N = # di molecole in un volume Δ³r attorno a .

Se il sistema è costituito da una singola specie e se "m" è la massa della molecola, ovviamente possiamo definire :

ρ(r,t) = m • n (r,t)

N.B. Il moto di una molecola è definito istante per istante da due vettori (,) e dunque da 6 componenti reali. Questo è l'input per il passaggio a uno spazio R⁶ ➔ Phase Space

Nello spazio delle fasi il moto della singola molecola è identificato da un vettore Γ* = (x, y, z, x, y, z). Anche se questo spazio non trova rappresentazione visiva (geometrica), possiamo pensarlo come :

Definiamo ora, per analogia ad M(r,t), la "funzione di distribuzione" nello spazio delle fasi :

Def. Fx (r, v, t) = lim (ΔN/Δε) = lim(ΔN/Δ³rΔ³v)

dN = Fx (r, v, t) d³r d³v = # molecole che, all'istante t, fra r ∈ Γ + dΓ, hanno velocità compresa fra v ∈ ε + dγ.

Essendo... d³N = n(r, t) d³r = # molecole che, all'istante t, si trovano fra r ∈ Γ + dΓ

Se il verso n non dipendendo dalla velocità può esser portato fuori della media, quindi fuori dell'intergale triplo in dv3. Quindi:

Se H(x, y, t) è SCALARE ⇒

Φȡm (x) può essere interpretato come la componente l'uns il verso n di un vettore di flusso Φȡ(x) :

Φȡm = Φȡ (x) ⋅

dove Φȡ (x) = mȡ < x (...)

Se H(x, y, t) è UN VETTORE ⇒

Φȡ = mȡ < (2ℓy)x˳

"DIADICO (TENSORE) DI FLUSSO" ⇒ Φȡ = mȡ (< xκ xλ xκ xλ >)

N.B. Se κ(x, y, t) fosse una matrice sterni un TENSORE DI FLUSSO (vector di ordine 3)!

N.B. In molte situazioni c'è conveniente considerare separatamente gli effetti dovuti della velocità media e dovuti alla "VELocINIA PECULIARE" (random), essando v = vH + ζx dove ζx = "RANDOM VELOCITY":

Φȡm (x) = mȡ < x ζx . + mȡ < x ζκ .

Def.Φȡ = mȡ x ζκ .

FUSSO DOVUTO At MOTI RANDOM DELLE MOLECOLE

Φȡm(x) ≡ Φȡm(x) quando hκ = 0 (MEDIAMENTE FERICO)

ricordiamo che: < z > = hκ

< (ζx) = 0 per definizione!

BOLTZMANN EQUATION:

Consideriamo un volume di fluido (gas) soggetto particella per particella ad una forzaf (per esempio un campo di forza elettromagnetica). Ricordiamo che nellospazio delle fasi definiamo

dNt(r,v,t) = ft(r,v,t)dr3dv3 = n particelle che all’instante t appartengono nello spazio dellefasi al volume d3rd3v3 intorno alla posizione (r,v)

dntB - dnG = (dn2dnt/d2t)due interactioni fra particelle

fa (r’,v’,t+dt)d3rv’d3v’ - fa (r,v,t)d3rd3v = (∂fa/∂t)d3rd3vdt

dove {r’=r+vdtv’=v+(f/mt)dt}

Il volume modificato e quello iniziale sono legati del Jacobiano della trasformazione:

d3rv’d3v’ = |J| d3rd3v dove J= ∂(r’,v’)/∂(r,v) (MATRICE 6x6)

In generale dobbiamo:

|J|= (J1 J2) dove {∂xi/∂xj=∂ij∂vi/∂xj=dt/mα (dfi/dxj)}J3 J4 ∂x’i/∂vj=∂ijdt∂v’i/∂vj=∂ij+dt/mα (dfi/dvj)}

**Note**: Se F non dipende dalla velocità v o se ne dipende (come per esempio V (campo magnetico))∴ Posso trascurare nel determinante i termini superiori di (dt)2 ∴ |J|=|⎡⎤|=1

|J|=1 ⇒ d3r’v’d3v’ = d3rd3v

Data f(x) e g(x), prendiamo m = {g(x) = cst.} e x₀ un punto dello spazio vettoriale, x₀, tale che:

  • x₀ ∈ m
  • ∇g(x₀) ≠ 0
  • f(x₀) sia il max/min relativo di f(x) su m

∃ λ ∈ ℝ (moltiplicatore di Lagrange) tale che:

∇f(x₀) = λ∇g(x₀)

Occorre quindi svolgere il sistema ⇒

  • ∇f(x) - λ∇g(x₀) = 0
  • g(x₀) = 0

Ricordando che siamo nello spazio delle velocità...

∇f(V) = 0 ⇒

  • ddVx(fxptₓ) ; ddVy(fyptᵧ) ; ddVz(fzptz) = 0

g(V) = Vₓ² + Vᵧ² + Vz² - 0 ⇒ Vg(V) = [2Vₓ ; 2Vᵧ ; 2Vz]

⇒ ∇f(1) + λ∇g(1) = 0 = fx tᵧ tz

dividendo per fx tᵧ tz e ponendo β := λ ⁄ fx tᵧ tz (fx tᵧ tz = cost.) =

  • ddVx + 2βVₓ = 0 => 1fx dpx = -2βVₓdVx
  • d(ml px) = -βd(Vₓ²)
  • fx(Vₓ) = Ax e⁻βVx²
Dettagli
A.A. 2017-2018
50 pagine
2 download
SSD Ingegneria industriale e dell'informazione ING-IND/32 Convertitori, macchine e azionamenti elettrici

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher gabriele_unipi di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Electric Propulsion 1 e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Pisa o del prof Paganucci Fabrizio.