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T
R nel vincolo di bilancio intertemporale;
il vincolo futuro sarà uguale a (1+r)T.
In questa situazione quale sarà la
combinazione di consumo attuale e
futuro dell’individuo? Sarà sempre data
dal punto E1, cioè punto di tangenza tra
la curva di indifferenza e il vincolo di bilancio intertemporale.
La differenza è che mentre l’individuo all’inizio avrebbe risparmiato privatamente la differenza tra
I0-c*0, adesso il risparmio dopo il programma di provvidenza sociale si riduce alla quantità
I 0-c*0.
T effetto spiazzamento.
Il risparmio dopo il programma di provvidenza sociale si riduce:
L’entità di questa riduzione dipende dalla forma del vincolo di bilancio intertemporale e dalle
preferenze degli individui.
Lezione 16: 10/11
I diversi sitemi pensionistici:
- pensione di vecchiaia: prestazione pensionistica per le persone che hanno cessato l’attività
lavorativa per limiti di età, o pensionamento anticipato (pensione di anzianità): per i trattamenti
attribuiti a lavoratori che hanno un certo numero di anni di contribuzione 50
- pensione di invalidità: destinate alle persone che sono state vittima di un incidente per cui non
sono più in grado di svolgere l’attività che assicurava loro il reddito
- pensione per i superstiti: vanno a coloro che anche se non hanno svolto un’attività lavorativa,
sono legati da vincoli familiari a lavoratori che sono deceduti
- pensioni sociali: per le persone che sono prive di mezzi di sostentamento indipendentemente se
hanno lavorato o no
Noi ci concentreremo delle pensioni di vecchiaia.
L’Italia spende molto in prestazioni sociali. Le prime erano erogate dalle mutue create dalle singole
categorie di lavoratori. Poi passa al sistema pubblico con il processo di industrializzazione. Le
prime pensioni erogate erano pensioni di invalidità solo nel 1919 furono rese obbligatorie le
pensione di vecchiaia per operai e lavoratori non pubblici. Successivamente fu introdotta la
pensione dei superstiti. Nel dopoguerra la previdenza obbligatoria è stata estesa a tutti i lavoratori.
La spesa previdenziale fino alla fine degli anni ’70 si spiega con la progressiva estensione degli
interventi. I successivi disavanzi registrati sono da ricondurre al metodo di finanziamento degli enti
previdenziali.
Così si è formato un consistente debito previdenziale (differenza tra il valore attuale delle
prestazioni previdenziali che lo stato si impegnato a pagare e il valore attuale dei contributi sociali
che verranno versati).
Così per contenere la spesa il sistema previdenziale è stato radicalmente modificato con varie
riforme. L’ultima grande riforma è la riforma Fornero.
Classificazione dei sistemi pensionamento:
1. Modalità di finanziamento: le entrate degli istituti previdenziali pubblici sono i contributi versati
sa lavoratori e datori di lavoro e possono essere impiegati in maniera diversa a seconda che il
sistema di finanziamento sia a ripartizione o a capitalizzazione:
- sistema a ripartizione: il gettito contributivo riscosso in ogni periodo è destinato al
finanziamento delle prestazioni erogate in quello stesso periodo; ossia la generazione che
lavora paga le pensioni di coloro che hanno cessato di lavorare
- sistema a capitalizzazione i contributi versati dai lavoratori sono investiti nel mercato dei
capitali e al momento del pensionamento la pensione è pari ai contributi versati aumentati
del tassi di rendimento ottenuto dal loro impiego
Studiamo un modello a generazioni sovrapposte per capire da quali variabili dipendono i
due sistemi.
Ipotiziamo una società con due sole generazioni: i giovani (Nt+1) e gli anziani (Nt).
Ciascuna generazione vive due soli periodi (durante il primo lavora durante il secondo è in
pensione)
La popolazione cresce al tasso n, i giovani percepiscono un salario S e pagano un’aliquota
contributiva pari a c, la produttività del lavoro cresce ad un tasso costante m, che si riflette
interamente sui salari. Il tasso di interesse di mercato è pari a r ed è costammo per tutto il
periodo.
Il monte salari alla fine del periodo t è pari a StNt, il monte contributivo alla fine del periodo
t è pari a : cStNt
Ricordiamo che: St+1 = (St(1+m) Nt+1 = Nt(1+n) 51
2. Criteri di definizione delle prestazioni: l’ammontare della pensione, che può essere calcolata
facendo riferimento all’ammontare del salario del lavoratore o ai contributi versati
- sistema retributivo: il salario considerato per definire la pensione può essere quello
dell’ultimo periodo della attività lavorativa o una media di quanto ha guadagnato nell’intera
vita lavorativa. Indipendentemente dalle modalità di calcolo, l’idea alla base del sistema
retributivo è quella che lo Stato assicuri al pensionamento il mantenimento, nel secondo
periodo della sua vita, di uno standard di consumi simile a quello goduto durante il periodo
in cui lavorava. Infatti una delle principali giustificazioni dell’intervento delle Stato nella
previdenza è quello di garantire il valore reale delle pensioni
- sistema contributivo: l’intervento pubblico mira a vincolare i singoli a un risparmio forzoso in
vista del periodo di inattività. Il tasso di remunerazione del capitale risparmiato non è quello
di mercato come accade nei sistemi a capitalizzazione ma è definito dalla legge a priori
In Italia fino agli inizi degli anni ’90 il sistema previdenziale era a ripartizione di tipo retributivo e
caratterizzato non solo da un imponente debito previdenziale, ma anche da marcate
differenziazione di trattamento tra categorie di lavoratori e tra settori dell’economia. Inoltre per
lungo periodo è stato fatto un uso distorto di alcune prestazioni: le pensioni di anzianità e quelle di
invalidità sono state utilizzate al posto dei sussidi alla disoccupazione per gestire le fasi negative
del ciclo economico e i processi di trasformazione della produzione.
Effetti distributivi
Dal punto di vista distributivo, l’ammontare della spesa previdenziale è tale per cui gli effetti sulla
distribuzione del reddito sono senza dubbio pari a quelli prodotti con il sistema tributario.
In termini generali, possiamo dire che tutti i sistemi pensionistici pubblici si basano su un qualche
patto tra generazioni e che l’aspetto più delicato delle riforme è proprio il fatto che ridefinito questo
accordo tra lavoratori e anziani e il ruolo dello stato come garante di tale patto
Nei sistemi a capitalizzazione i trasferimenti di risorse tra generazioni sono determinati dalla
differenza tra il tasso di rimunerazione dei contributi versati che lo stato assicura ai pensionati e
l’andamenTo dei mercati finanziari. Se il tasso di remunerazione dei contributi versati supera quello
di mercato, è la generazione giovane che trasferisce risorse agli ansimai e viceversa quando la
remunerazione riconosciuta sia inferiore a quella di mercato.
Nei sistemi a ripartizione, l’analisi è un po più complessa e per capire i trasferimenti di risorse tra le
generazioni è necessario utilizzare il concetto di aliquota di equilibrio, quell’aliquota contributiva
che permette di mantenere in equilibrio il bilancio degli istituti previdenziali e impedisce la
formazione del debito previdenziale. 52
1) tasso di sostituzione tra pensione e retribuzione è fisso
La pensione è una percentuale k dell’ultima retribuzione Pt=kSt
Se n scende c cresce e l’onere è sopportato dai giovani (per cui si riduce il salario netto)
Se m cresce c diminuisce e ne beneficiano i giovani
La pensione degli anziani non è influenzato dai mutamenti nelle variabili m e n è fissa
2) rapporto monte pensioni/monte salari è fisso
3) rapporto tra pensione pro capite e salario netto è fisso 53
Se il tasso di crescita della popolazione (n) diminuisce, si verifica un aumento dell’aliquota di
equilibrio c —> riduzione del salario netto pro capite dei giovani e riduzione anche della tensione
pro capite degli anziani
Gli aspetti problematici del sistema pensionistico italiano prima delle riforme degli anni 90:
- ampio ricorso alle pensioni di anzianità
- Uso improprio delle pensioni di invalidità.
- Differenze marcate (per prestazioni assicurate contributi richiesti) tra categorie, settori, lavoratori
dipendenti autonomi.
- Era un sistema a ripartizione, di tipo retributivo e con un tasso di sostituzione fisso (la pensione
era una quota fissa di una media delle retribuzioni degli ultimi anni di lavoro).
- Poiché il tasso di crescita della popolazione e quello della produttività sono oggi fortemente
ridotti, rispetto i valori assunti negli anni 70, poteva essere tenuto in equilibrio solo aumentando
l'aliquota contributiva.
Riforma Amato (1992)
Con la riforma Amato è stata aumentata all'età (da 60 65 anni per gli uomini da 55 60 per le donne)
per avere diritto alla pensione di vecchiaia (per la quale necessario aver contribuito per almeno
vent'anni) o aver lavorato almeno 35 anni per avere la pensione di anzianità. Inoltre sono stati
modificati sia i criteri di determinazione della retribuzione pensionabile sia i criteri di indicizzazione,
questi ultimi non più riferiti ai salari ma ai prezzi: gli incrementi di produttività vengono esclusi dalle
pensioni. In particolare è stato stabilito che la pensione fosse calcolata moltiplicando una
percentuale detta tasso di rendimento per la cosiddetta retribuzione pensionabile. Il tasso di
rendimento era pari al 2% per ciascun anno di contribuzione, variando così da un minimo del 40%,
per coloro che avevano raggiunto i requisiti anagrafici e i vent'anni di contributi necessari ad avere
la pensione di vecchiaia, a un massimo dell'80% perché aveva quarant'anni di contributi. La
retribuzione pensionabile era una media delle retribuzioni imponibili di tutti gli anni in cui il
lavoratore aveva contribuito, riferita ad una vita lavorativa potendo escludere dalla media quelle
inferiori del 20%, a condizione che non superasse un quinto delle retribuzioni considerate. Nel fare
questa media le retribuzioni, percepite in diversi anni, erano resi omogenei nel tempo con un
calcolo di capitalizzazione che teneva conto del tasso di inflazione aumentato dell'1% per ogni
anno. La nuova disciplina pensionistica è stata allora applicata a chi era entrato nel mercato del
lavoro nel 1994, non ha interessato coloro che all'epoca erano già pensionati e solo
modestamente coloro che erano già in attività. Questa riforma ha favorito coloro che erano già in
pensione rispetto ai giovani, e soprattutto sfavorito i giovani in quanto esclusi e futuri pensionati
dagli incrementi di produt