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I)”

Che differenza produce il fatto di filtrare rispetto a non filtrare?

Con il filtraggio andiamo oltre alla sensazione di ciò che è piacere e ciò che è dolore.

L’uomo è l’unico ad avere la nozione del bene e del male.

La città sta in piedi su due condizioni con la consapevolezza che l’uomo non è

autosufficiente e che bisogna condividere la costruzione del sapere rispetto a ciò che è

utile e ciò che è nocivo.

Le sue caratteristiche: ciò che è

- Astrazione: dimensione simbolica del

- Universalità

Il logos è profondamente interessato a suscitare una reazione nei confronti di chi

ascolta.

Un vero dialogo c’è quando l’uso della parola fonda uno spazio comunicativo.

Informazione monodirezionale: il messaggio non torna indietro.

La comunicazione è bidirezinale.

Se la risposta dell’altro non avviene, non vi è comunicazione.

phoné logos

La consente solo di trasmettere informazioni, mentre il consente di

comunicare.

Trasmissione fàtica: Assicura che vi sia il canale di comunicazione (espressioni per

rompere il ghiaccio) dentro il canale di comunicazione passa ció che vogliamo dire.

La voce trasmette un messaggio, la comunicazione sta in piedi solo se è bidirezionale.

La comunicazione: implica due attori (quindi una bidirezionalitá)

Due aspetti:

- Essere insieme

- Fare all’altro il propri ragionamento

I. Principio di non autosufficienza:

II. La comunità viene prima dell’individuo:

Il co-sentire degli uomini si forma nel co-vivere e nel partecipare-comunicarsi discorsi e

ragionamenti: questo infatti sembra che sia per gli uomini il co-vivere e non . Come per il

gregge. Il pascolare nello stesso luogo (Aristotele, Etica Nicomachea)

Aristotele è convinto che gli animali non abbiano logos, per loro è impossibile …

Immagina un ambiente politico in cui le persone non perdano il mettersi in discussione

di Socrate

Tutti noi abbiamo bisogno della poleis perché non possiamo stare da soli (principio di

non autosufficienza) quando ce ne dimentichiamo pretendiamo di essere ciò che non

siamo

Attraverso l’uso della parola (logos) <ci insegnamo qualcosa reciprocamente e discriminano le

cose nel modo in cui sono.> (Platone, cratilo)

<Perciò chi non può entrare a far parte di una comunità (koinonìa) o chi non ha bisogno di

nulla, bastano a se stesso, non è parte di una città, ma o è belva o è un dio> [Aristotele,

Politica, I]

Gli dei hanno tutti il sapere quindi non fanno la fatica di mettersi in dubbio e non

creano città, anzi sono tra loro litigiosi o indifferenti e non hanno bisogno di

confrontarsi.

Le bestie invece sono solite vivere per conto loro, salvo quelle gregarie.

idiotes

È l’uomo che si fa i fatti propri

Due possibili patologie antisociali:

1. L’uomo che si prende per un Dio (narcisismo) > Alcibiade

2. L’uomo che diventa belva

<Senza leggi, ne giustizia […] l’uomo è il più empio e il più feroce degli esseri, dedito solo ai

piaceri d’amore e del ventre>[Aristotele, Politica, I]

koinonìa?

Qual è il fine della

<Poiché vediamo che ogni città è una comunità e che ogni comunità è costituita in vista di un

qualche bene (perché tutti compiono ogni loro azione per raggiungere ciò che ad essi sembra

essere un bene), è chiaro che tutte vendono a qualche bene, ma soprattutto vi tende, e tende

al più importante di tutti i beni, la comunità che è la più importante di tutte e comprende in se

tutte le altre: e questa è quella che si chiama città e comunità politica> [Aristotele, Politica, I]

Bisogna prefiggersi uno scopo nella vita, ogni comunità è costruita per raggiungere

quello che pare il bene di tutti.

La comunità politica per Aristotele è la più importante di tutte perché è quella che ci

permette di realizzare ciò che siamo, lo spazio deliberativo in cui possiamo realizzare il

logos e realizzare ciò che siamo.

Aristotele introdusse per primo la moneta, che servì a sostituire il baratto (che a volte

si rivelava utile per entrambe le parti, ma a volte non vi era necessità). Non avrò

quindi più bisogno di andare al mercato con un certo di lana sperando che qualcuno

che ha qualcosa che mi serve ne abbia bisogno, vado con le monete e scambio

qualsiasi cosa perché sono sempre utili.

Se il fine fosse la ricchezza?

La vera ricchezza consiste nel raccogliere i mezzi necessari alla vita che sono utili alla

comunità politica e familiare. (Mito di Re Mida, gli viene chiesto dagli dei cosa di più

desiderasse e disse che voleva trasformare in protetto quello che toccava, questo

prima soddisfa il suo desiderio di accumulo. In una versione lui muore di fame, in

un’altra scopre di non riuscire a nutrirsi, ma poi abbraccia la viglia che si trasforma in

una statua d’oro e muore)

“Ben strana ricchezza quella la cui abbondanza (senza limiti) non salvasse dalla morte di fame”

(Aristotele, Politica, I)

Pleonexia= avidità , Aristotele dice che uccide la giustizia e l'uguaglianza. Il desiderio

di possedere sempre di più non ha solo quelle conseguenze, ma è anche disastroso

per la governante di se, distruzione dei legami sociali (come pensa Marx)

Il capitalismo è una sorta di bulimia.

Riferimento a 007goldfinger dove la donna muore sommersa nella vernice oro per

asfissia

<Se le comunità si fossero costituite per l’accumulo di ricchezza, allora la partecipazione ai

diritti politici sarebbe proporzionata alla ricchezza e gli oligarchi potrebbero avere ragione>

[Aristotele, Politica, III]

MARX: che cosa fa il denaro quando diventa l’obbiettivo principale della comunità

politica? Mercifica tutto con tutto e distrugge i legami sociali.

Da sapere le conseguenze:

- psicologiche (pleonexia)

- sociologiche (disugualianza)

- politiche (oligarchia)

- cosa vuol dire comunità per aristotele?

K. Marx, manoscritti economico-filosofici 1844, cita Shakespeare, timone di Atene

Il denaro ci fa perdere l’amore inteso come legame sociale.

Se il fine fosse il potere?

Il potere “degenerato” dei padroni:

“Il potere padronale si esercita per il vantaggio del padrone e solo accidentalmente soddisfa

anche gli interessi dello schiavo, in quanto la sopravvivenza dello schiavo, è essenziale per la

sussistenza dell’autorità padronale” (Aristotele, Politica III).

Per Aristotele l’accumulo del potere porta degenerazioni, esattamente come

l’accumulo di ricchezza distrugge i legami sociali.

Il potere padronale è degenerato perché è autoreferenziale e solo accidentalmente

(perché è sovrabbondante) un po’ di questo potere cade anche a beneficio degli

schiavi.

Nell’ipotesi di una città che funziona con questa divisione di classe (chi ha il potere e

chi è sottomesso) l’accumulo di potere è soltanto il bene di pochi, ciò crea una società

disuguale che è una forma degenerata dello stare insieme.

Di certo Aristotele non vede di buon occhi la concentrazione di potere nelle mani di

pochi.

Il perseguimento e il mantenimento del potere nelle mani di una o poche persone è

Koinonìa.

illegittimo perché distrugge la

La disuguaglianza servo-padrone costituisce un attentato alla condizione di possibilità

Koinonìa

della stessa.

Le città dispotiche

L’unica costituzione che rappresenta la Kononìa è la comunità.

La città-Kononìa, come ha già detto Aristotele, è “partecipare-comunicarsi discorsi e

ragionamenti”.

Il potere padronale distrugge lo spazio condiviso (pervenendo la natura comunicativa

del logos)

“Le costituzioni che hanno di mira l’interesse dei governanti sono errate e rappresentano delle

degenerazioni rispetto alle costituzioni rette, mentre la città è una comunità di liberi”

(Aristotele, Politica III)

Per l’essere umano in quanto tale la libertà è fondamentale.

Degenerazione istituzionalizzata (già nel IV a.C)

“Ma ora i titolari dei pubblici uffici, per i vantaggi che derivano dal trarre gli interessi pubblici e

dall’esercizio del potere, desiderano restare in carica senza interruzione, come se il potere

desse la salute anche ai malaticci, e forse solo questa virtù delle cariche potrebbe spiegare

l’ardore con cui si dà ad esse la caccia” (Aristotele, Politica III)

Perché tutti vogliono il potere?

Per lo stesso motivo per cui Achille cerca la gloria, per illuderci di essere come Dio.

Preoccupante per Aristotele è l’accumulo di potere e ricchezza = attentato

all’uguaglianza.

Chi ha il potere e lo vuole ardentemente: sta negando di essere un mortale e questo fa

Koinonìa

saltare la prima condizione della e della poleis (non autosufficienza e potere)

Il potere è l’oscuro e inconscio bisogno di negare e di rimuovere la nostra stessa

mortalità.

“governa meglio chi è meno smanioso del potere” perché vuol dire che ha a cuore

altre cose piuttosto che soltanto del potere.

Se il potere e la ricchezza diventano un fine, tutto il resto diventa un mezzo, anche noi

stessi.

Per vedere se un fine è legittimo bisogna vedere se coinvolge tutti e se lo fa a livello

dell’istanza della libertà (fondamentale).

Governare con saggezza

‘unica virtù propria di chi esercita il comando’ (Aristotele, Politica III)

La saggezza è

La saggezza è l’agire con giustizia in vista dell’interesse comune, non è un accumulo

di sapere.

A differenza di Platone, Aristotele non vuole il partito degli intellettuali, ma vuole

persone sagge e capace di comportarsi con giustizia.

Come ci si comporta con giustizia? Lasciando la possibilità di parola e garantire che

tutti abbiano accesso allo spazio pubblico e a quello di parola, ascoltandolo.

Aristotele e Socrate vogliono persone che imparino a comportarsi con giustizia

(innamorarsi di ciò che si ha in comune = la nostra condizione umana di essere finiti e

mortali) ed è per questo motivo che bisogna andare in città.

Socrate: l’anima si cura con discorsi belli che insegnano saggezza e insegnano alle

persone a comportarsi con giustizia.

Qual è il fine se possiamo raggiungerlo solo se ci comportiamo con giustizia?

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Dettagli
A.A. 2018-2019
37 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/06 Storia della filosofia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher amministratricesara1997 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Gomarasca Paolo.