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Il mio Life, del 1985 - ristampata nell'aprile 2000, dove Quine fa emergere la sua presa di distanza dal neopositivismo logico. Perché se da un lato egli ha contribuito in modo fondamentale al consolidarsi della tradizione neopositivista negli Stati Uniti, ne ha insieme determinato un nuovo orientamento, originale e radicale: il recupero di quell'ontologia che per Carnap e gli altri neopositivisti era soltanto una "questione metafisica". Negli scritti che vanno dagli anni '50 (Two Dogmas of Empiricism) agli anni '60 (Word and Object), Quine argomentò la sua critica radicale all'empirismo logico, ovvero allo stesso neopositivismo, osservando come esso si fondi su due dogmi non giustificati: il primo è la totale separazione tra verità analitiche e verità sintetiche. Anche le verità analitiche, infatti, hanno un elemento sintetico, che suppone un qualche rapporto con l'esperienza. La verità analitica di enunciati
come "tutti gli scapoli sono non sposati", ad esempio, non risulta dalla semplice analisi del significato dei termini. Il concetto di scapolo non coincide infatti con quello di non sposato, perché quest'ultimo si può attribuire anche ad un bambino, mentre il primo no. Non essendo il concetto di "proposizione analitica" o "vera in tutti i mondi possibili" suscettibile di chiarificazione senza ricorrere a petizioni di principio, la distinzione tra proposizioni sintetiche e proposizioni analitiche si rivela un "dogma non empirico degli empiristi, un metafisico articolo di fede". Il secondo dogma dell'empirismo, ovvero il "riduzionismo", consiste nella tesi secondo la quale ogni enunciato dotato di significato è equivalente ad un complesso logico di termini osservativi che rimandano all'esperienza. All'epistemologia riduzionista del neopositivismo Quine contrappone un "empirismo senza dogmi" che siFonda sulla tesi secondo la quale tutti gli enunciati scientifici non sono in linea di principio immuni da correzioni empiriche e di carattere pratico. Dunque, per sfuggire ai dogmi dell'empirismo Quine accetta coraggiosamente la prospettiva del pragmatismo più integrale che lo avrebbe portato a una visione relazionata e unitaria dell'attività conoscitiva.
In Parola e oggetto (1960) aveva elaborato ulteriormente la sua concezione del linguaggio, sviluppando una teoria comportamentista dell'apprendimento linguistico da cui era derivata una delle sue tesi più discusse e originali sull'"indeterminatezza della traduzione". È in questo contesto che egli presentò l'esperimento mentale della traduzione radicale: esso riguarda l'impresa di un linguista il quale, venuto a contatto con esseri umani che si esprimono in una lingua a lui ignota, deve fondare le proprie traduzioni solo sull'osservazione del
comportamento linguistico dei parlanti nativi. Con un esame dettagliato delle procedure di traduzione degli enunciati indigeni, Quine mostra che il linguista può legittimamente elaborare un numero indeterminato di manuali di traduzione diversi, tutti compatibili con i dati a disposizione, ma incompatibili tra loro. La corretta traduzione degli enunciati indigeni non è determinabile dunque in modo assoluto, ma solo relativamente a uno tra i possibili manuali di traduzione. Tra le implicazioni fondamentali di questa conclusione vi è quella per cui i singoli enunciati hanno un significato determinato non isolatamente ma solo in quanto parte di un più vasto sistema linguistico (olismo). Da queste idee, Quine giunse a riprendere quell'aspetto dell'indagine logica che il Circolo di Vienna aveva bandito: quello dell'ontologia. Sempre a seguito della distinzione analitico-sintetico, interno-esterno, Carnap identificava lo scienziato con colui che indaga il comportamento linguistico dei parlanti nativi.mondo e il filosofo con colui che approfondisce la struttura logica del linguaggio sul mondo. Per Quine, invece, le riflessioni sull'ontologia del discorso scientifico non possono essere disgiunte dalle stesse teorie scientifiche: proprio l'indagine ontologica è ciò che può provare un sistema esplicativo e irriducibile. E l'impegno ontologico non può essere fondato solo sull'esperienza: dal punto di vista dell'empirismo di Quine gli oggetti fisici sono infatti dei semplici "postulati".