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Filosofia del linguaggio - "Parola e oggetto" di Quine Pag. 1
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Dopo aver approfondito diversi aspetti inerenti la caratterizzazione delle stimolazioni e degli

enunciati, questioni definite da Quine stesso “ancillari” (pag.27) rispetto al tema principale del

capitolo, egli passa a sviluppare la sua tesi dell’indeterminatezza della traduzione illuminandola da

diversi punti di vista; questi possono essere raccolti intorno ai due problemi dell’informazione

collaterale e del parallelismo tra il livello pragmatico e semantico del linguaggio. Prima di

procedere sono però necessarie alcune definizioni preliminari, relative alla nozione di “significato

stimolo”, di “enunciati permanenti”in quanto contrapposti ai cosiddetti “enunciati d’occasione” e di

“gradi di osservabilità” degli enunciati. Con “significato stimolo” Quine intende l’insieme delle

stimolazioni che inducono il soggetto a rispondere agli enunciati propostigli o che al contrario non

comportano alcuna reazione; per questo motivo l’insieme dei significati stimolo si articola nei tre

sottoinsiemi “positivo”(risposta di assenso), “negativo” (risposta di dissenso) e “nullo” (assenza di

risposta). Con “enunciati permanenti” Quine intende quegli enunciati che non richiedono una

stimolazione determinata, invece necessaria nel caso degli “enunciati di occasione”; nel testo la

differenza viene esemplificata dai seguenti esempi: “Esiste un vento d’etere” e “Rosso”, ma in

realtà questi sono soltanto gli estremi di un continuum che ammette molti gradi intermedi,

individuati ad esempio dagli enunciati: “I crochi sono fioriti”(evento che si verifica una volta

l’anno), “Il ‘Times’ è arrivato” (evento che si verifica una volta al giorno) e “Coniglio” (o

“Gavagai”). Con “gradi di osservabilità” degli enunciati Quine intende infine la maggiore o minore

osservabilità delle stimolazioni che corrispondono ai significati stimolo di un certo enunciato; ad

esempio l’enunciato “Rosso” ha un alto grado di osservabilità perché è relativamente facile

ricondurlo alla stimolazione corrispondente, nonostante le difficoltà relative a una diversa

illuminazione o prospettiva, mentre un enunciato come “bachelor” (“scapolo”) non è di fatto

riconducibile alla stimolazione corrispondente se ci si trova in una prospettiva esterna al linguaggio

di cui fa parte (Quine fa riferimento alla figura di un marziano alle prese con questa espressione).

Non si devono comunque confondere gli enunciati caratterizzati da un basso grado di osservabilità

con gli enunciati permanenti, pur avendo entrambi sempre una bassa osservabilità, come mostra

proprio il caso di “bachelor”che è un enunciato d’occasione perché connesso a una stimolazione

relativamente determinata (e cioè quantomeno un individuo adulto di sesso maschile), ma ha nello

stesso tempo una bassa osservabilità proprio perché l’informazione che veicola non è riflessa nella

stimolazione in questione (che quell’individuo sia scapolo non traspare dalle sue caratteristiche

osservabili). Evidentemente gli enunciati con bassa osservabilità costituiscono una seria difficoltà

nel quadro di una traduzione radicale, e tuttavia questo è soltanto uno dei limiti in cui essa s’imbatte

e su cui Quine sviluppa la sua tesi dell’indeterminatezza della traduzione. Abbiamo già detto come

quest’ultima sia edificata sulle due questioni fondamentali dell’informazione collaterale e del

parallelismo tra livello pragmatico e semantico del linguaggio; vediamo ora più nel concreto i punti

in cui esse si articolano. Con informazione collaterale Quine intende tutte quelle stimolazioni che

non fanno direttamente parte del significato di un termine ma che nel suo contesto d’uso, cioè nel

momento in cui viene impiegato come enunciato, possono contribuire in modo determinante a una

reazione di assenso o dissenso, condizionando in questo modo l’insieme dei suoi significati stimoli.

In realtà Quine sottolinea più volte come questa distinzione tra un significato stretto e uno allargato

dell’enunciato, tra una stimolazione diretta e indiretta a suo fondamento sia del tutto illusoria e dia

un immagine fuorviante del processo di apprendimento linguistico; ciò nonostante essa risulta

particolarmente utile per comprendere alcune delle difficoltà in cui s’imbatte il progetto di una

traduzione radicale e sono questi fini espositivi a giustificarne il ricorso. Il concetto di informazione

collaterale può essere chiarito dal seguente esempio: immaginiamo che l’indigeno e il linguista di

cui abbiamo già parlato intravedano un movimento nell’erba e si verifichino i tre casi seguenti:

1) poco prima l’indigeno ma non il linguista aveva visto un coniglio nelle immediate vicinanze

del punto a cui ora entrambi guardano;

2) gli indigeni di quella zona sanno che una specie particolare di parassiti volanti vive in

simbiosi con i conigli e alcuni di essi si trovano ora sul posto;

3) un altro indigeno che si trova poco distante urla “Gavagai” indicando il punto in cui i due

hanno intravisto quel movimento nell’erba.

In tutti e tre i casi l’indigeno sarebbe portato a rispondere affermativamente a “Gavagai?” mentre il

linguista non lo farebbe se gli venisse chiesto “Coniglio?”, non avendo a disposizione le

informazioni accessibili al primo; i significati stimolo dei due enunciati sarebbero dunque differenti

ed essi non potrebbero essere detti stimolo-sinonimi anche nell’ipotesi che abbiano effettivamente

uno stesso significato, a causa degli effetti deformanti dell’informazione collaterale

sull’esperimento. Il 2° caso può essere esteso più in generale a tutti gli enunciati con un basso grado

di osservabilità, fino all’estremo rappresentato da “bachelor”e “unmarried man”. Questi enunciati

hanno infatti dei significati che non sono facilmente riflessi dalle stimolazioni osservabili ed è

dunque particolarmente difficile non soltanto tradurli ma anche solo cogliere il nesso di sinonimia

di stimoli che li lega l’uno all’altro, almeno finché si opera a un livello intersoggettivo

(interrogazione di più individui della stessa comunità linguistica); una soluzione è infatti

rappresentata dal restringimento dell’indagine a un livello intrasoggettivo (interrogazione di un

individuo soltanto di quella comunità linguistica). In questo caso sarà infatti possibile stabilire una

correlazione tra i due enunciati pur senza riuscire a identificare gli stimoli in presenza dei quali la

risposta è negativa, positiva o assente, semplicemente perché essi non sono accessibili a una

prospettiva esterna a quella del soggetto in questione. L’intrasoggettività sembra comunque

rappresentare un progresso rispetto all’intersoggettività in termini di resistenza alla bassa

osservabilità e all’informazione collaterale, anche sottoforma di stimoli linguistici. A questa

variante appartiene il terzo caso dell’esempio precedente, che può però essere esteso fino a

comprendere i cosiddetti “enunciati di seconda intenzione”. Con questa espressione Quine intende

quegli enunciati che oltre a consistere di parole sono anche relativi a parole; la particolarità di questi

enunciati è quella di incrinare la sinonimia di stimoli tra due enunciati quali potrebbero essere

“Bachelor” e “Unmarried man”. Egli immagina infatti che il linguista, prima di procedere con

l’interrogazione, agisca in uno dei seguenti modi:

1) fa lo spelling di “bachelor”;

2) afferma che fa rima con “harried man”;

3) presenta al test uno foto di un suo amico scapolo corredata dall’invito a dare una definizione

di “bachelor”.

Nel primo caso la risposta sarà verosimilmente positiva a “bachelor?” e negativa a “unmarried

man?”, nel secondo sarà positiva a “unmarried man?” e negativa a “bachelor?”, nel terzo infine sarà

ugualmente positiva a “unmarried man?” e negativa a “bachelor?”; da questi esperimenti non si può

assolutamente concludere che i due enunciati siano stimolo-sinonimi, essendo i loro significati

stimolo reciprocamente esclusivi. Evidentemente si tratta di situazioni difficilmente verificabili nel

quadro di una traduzione radicale, nella misura in cui sembra che il linguista debba invece

possedere una buona conoscenza della lingua in questione e sappia in certa misura padroneggiarne

gli usi; tuttavia esse sono indicative di un rischio che contrassegna tutte le stimolazioni linguistiche

anche a livello intrasoggettivo proprio perché il linguista non si trova nella condizione di

individuare quelle di seconda intenzione e può incorrere in esse in maniera del tutto casuale,

verificando dei nessi tra enunciati sentiti nel corso delle sue ricerche e senza conoscere il modo in

cui verranno intesi dal test. Del resto non è questo l’unico punto debole della soluzione

intrasoggettiva al problema della sinonimia di stimoli; al di là degli enunciati di seconda intenzione

abbiamo infatti difficoltà più comuni, in parte già evidenziate dall’esempio “bachelor”-“unmarried

man”. Già in quel caso era infatti emersa una dipendenza dei significati stimolo degli enunciati dalle

informazioni collaterali accessibili al soggetto, ma questo non rappresentava più un problema

perché a livello intrasoggettivo essi attestavano comunque una sinonimia di stimoli: ogni volta che

il soggetto dava il suo assenso a “bachelor” lo dava anche a “unmarried man”, e ugualmente per il

dissenso. La sinonimia di stimolo tra i due enunciati poteva quindi essere apprezzata anche a livello

intersoggettivo, come composizione dei risultati ottenuti a livello intrasoggettivo, per quanto questo

non permettesse poi una concreta determinazione degli stimoli che stavano dietro le risposte

positive e negative di ognuno. E’ però possibile che il condizionamento dell’informazione

collaterale sia tanto più consistente da intaccare proprio questa uniformità dei risultati a livello

sociale. L’esempio di Quine è quello di una stessa montagna che viene chiamata con due nomi

differenti a seconda del versante da cui viene osservata: dagli abitanti del Tibet viene chiamata

“Everest”, da quelli del Nepal “Gaurisanker”; a un certo punto un ricercatore si rende conto che in

realtà si tratta di un’unica montagna. L’aspetto interessante di questo discorso è ch

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A.A. 2011-2012
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/05 Filosofia e teoria dei linguaggi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Gennaro Caruso di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia del linguaggio e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma Tor Vergata o del prof Cosentino Maria Erica.