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CAP.3-FONDAMENTI BIOLOGICIE STRUTTURE EVOLUTIVE DEL
LINGUAGGIO
L’osso ioide è una struttura ossea sesamoide,cioè non articolata con altre
ossa,cui si agganciano i muscoli laringali e quelli mandibolari. Il suo
movimento tramite il legamento tiro-ioideo e i muscoli genio-ioidei che lo
legano alla mandibola,permette la variazione della geometria del tratto
vocale,fondamentale per la generazione di frequenze formantiche tipiche
della produzione del sapiens. Determinerebbe anche la posizione abbassata
della laringe. Gli studi di Lieberman avevano condotto all’ipotesi secondo la
quale in Homo Sapiens l’osso ioide si troverebbe in posizione più alta rispetto
a quella degli altri ominidi e avrebbe una forma differente che consente un
migliore aggancio dei tendini funzionali al suo movimento. La critica rivolta
alla ricostruzione dei correlati morfologici del linguaggio di Lieberman
riguardava in sostanza l’evidenza di come fosse improbabile che una
struttura come il tratto vocale sopralaringeo potesse essere comparsa
all’improvviso nel sapiens. Etologi hanno detto che è possibile ottenere il
tratto anche da altre specie mediante sforzi muscolari spostando la differenza
funzionale dall’uso in se all’uso che un organismo ne fa: l’uomo sarebbe in
grado di articolare grazie al controllo volontario di strutture presenti anche in
altre specie animali,ma con funzionamento automatico. L’OSSO IOIDE:IL
DEMARCATORE FUNZIONALE: il caso dell’osso ioide e del suo presunto
ruolo di demarcatore funzionale ed evolutivo mostra che attraverso questa
sinergia può emergere una spiegazione che permette dir ivalutare l’attuale
continuità fra le strutture e le funzioni del sapiens e quelle presenti in altre
specie animali,e consente di considerare la peculiarità di ogni specie senza
cadere nell’antropocentrismo. L’evoluzionismo ha cercato di mettere in
discussione in ambito biologico e cognitivo la tendenza isolazionista e
riduttiva delle parti degli organismi. Cercare di attribuire ad attività a ogni
singolo costituente strutturale espone la spiegazione evolutiva a critiche
relative ai cosiddetti stadi incipienti. Darwin ha formulato un’ipotesi con
soluzione possibile al problema della complessività irriducibile: è possibile
che la selezione naturale agisca positivamente su un organo per più di una
funzione iniziale,oppure che una funzione venga assolta da più organi.
L’ipotesi darwiniana della cooptazione funzionale riduce la lente
d’ingrandimento dell’indagine strutturale e la posiziona sull’organismo
considerato nella sua interezza. Anche in ambito cognitivo si è verificato un
processo analogo. E’ necessario capire la storia dei cambiamenti continui che
hanno prodotto ricalibrazioni strutturali e funzionali. Ogni specie è frutto di
una storia di cambiamenti continui che l’ambiente in cui vive e le conseguenti
relazioni ecologiche necessarie vagliano positivamente. In virtù di questa
dialettica tra possibilità genetiche e manifestazioni casuali adattive viene
costruita la UMWELT specie-specifica di ogni specie animale. Il confronto
etologico interspecifico non ha senso; la storia delle funzioni non segue
sempre un percorso strettamente vincolato all’adattività immediata delle
strutture; la selezione rimaneggia gli elementi strutturali ridondanti e li rende
disponibili per altre funzioni che vengono manifestate casualmente e variano
in base all’uso ambientale che se ne fa. La prospettiva biologica recente ha
reso più complesso il quadro della differenziazione della cognizione umana e
del suo funzionamento fisiologico portando ad una valutazione più ricca e
meno riduttiva delle capacità umane. LE VIE PERIFERICHE: il linguaggio
articolato è frutto del funzionamento coordinato di diverse strutture
anatomiche periferiche ognuna delle quali concorre alla produzione dei suoni
propri di una lingua. Nei membri adulti di una specie è presente una
configurazione del canale faringeo con la laringe in posizione
permanentemente bassa che consente di ampliare la lunghezza della cavità
orale. Si ottiene una cassa di risonanza in più in cui modulare maggiormente
il tono prima che questo esca dalla bocca. I suoni vengono prodotti dalla
vibrazione dell’aria che emessa dai polmoni attraversa il tratto vocale
incontrando alcuni ostacoli anatomici di cui il soggetto parlante dispone.
Grazie a tale abbassamento l’homo sapiens è in grado di produrre le
frequenze formantiche e si determina rispetto ai primati un cambiamento
nella geometria del tratto oro-vocale. Aumento delle dimensioni della cavità
faringale che incrementa a sua volta lo spettro delle possibilità articolatorie
umane. LA TESI DI LIEBERMAN: sostiene che l’uomo sia il solo essere
vivente ad avere la laringe bassa,sulla base del rischio per la sopravvivenza
essendo condiviso un tratto del canale per il passaggio di aria e cibo. Durante
la deglutizione il canale viene chiuso tramite l’epiglottide per impedire che
qualcosa possa ostruire la trachea e portare a soffocamento. Il vantaggio
secondo Lieberman consiste nella possibilità di comunicare
verbalmente,quindi l’abbassamento della laringe sarebbe un adattamento per
il linguaggio. Recentemente è stata messa in discussione l’idea di
adattamento per la funzione, che parte da un presupposto non sempre
verificato da un punto di vista evolutivo. Si rischia di considerare adattamento
tutto ciò che viene prodotto dalla selezione naturale e quindi di banalizzare
una teoria scienticamente fondata come quella di Darwin,che considerava
determinanti per la comprensione dei processi evolutivi le imperfezioni. La
conservazione di alcuni tratti evidentemente non adattivi o neutri all’interno di
una specie è segno dell’eredità filogenetica delle forme precedenti e la
premessa di nuovi riutilizzi possibili. LA TESI DI FITCH: sostiene che il tratto
vocale sopralaringeo sia presente anche in altri specie animali lontane
filogeneticamente dal sapiens. Si basa sull’osservazione del fatto che diverse
specie come il cervo o i cani,hanno la possibilità di ottenere tramite variazioni
fisiche, una struttura anatomica del tratto vocale sopralaringeo simile a quella
umana. Secondo Fitch il tratto avrebbe avuto una prima funzione immediata
nell’uomo: economizzare gli sforzi per ingrandire la percezione della propria
stazza. Poiché esiste una correlazione positiva tra dimensioni corporee e
capacità di emettere suoni gravi e definiti,l’abbassamento della laringe con la
conseguente produzione di formanti viene impiegato per fingere l’aumento
delle proprie dimensioni corporee e ciò vale anche per l’uomo
originariamente. I meccanismi di rifunzionalizzazione hanno prodotto un
riadattamento di tale struttura che una volta selezionata positivamente grazie
a un certo vantaggio evolutivo ha consentito l’articolazione e la modulazione
fine di suoni in sequenze più o meno complesse con frequenze formantiche
tipiche. La funzione secondaria sarebbe quella fonatoria. Si tratterebbe di un
caso di coevoluzione di strutture anatomiche vantaggiose e di possibilità
emergenti che una volta stabilizzata la funzione immediata hanno potuto
manifestarsi grazie alla liberazione dai vincoli evolutivo-strutturali precedenti.
Resta discutibile la confrontabilità anatomico-funzionale dei tratti vocali di
diverse specie. Fitch che invece ritiene più interessante l’uso di una
determinata struttura anatomica che una specie fa,ritiene ci si debba spostare
dagli aspetti morfologici alle componenti del sistema nervoso che permettono
di controllare in maniera flessibile una determinata struttura. Incompletezza
perché oltre le strutture anatomiche da sole,anche le modalità attraverso cui
si realizza il controllo di tali strutture non vincolano necessariamente la
presenza delle capacità associate. L’evoluzione delle funzioni non segue gli
stessi tempi adattivi dell’evoluzione delle strutture. Una specie può
presentare strutture virtualmente adatte a una funzione ma se non si verifica
un esattamento tale funzione non potrà manifestarsi. In questa prospettiva le
strutture anatomiche in se non sarebbero garanti della presenza di una
funzione complessa come il linguaggio. A livello periferico per esempio
l’articolazione verbale implica anche la rifunzionalizzazione di una serie di
strutture che svolgono funzioni primarie vitali per la sopravvivenza
dell’organismo: approfitta dei meccanismi della respirazione. I principi del
riassestamento funzionale costituiscono un nodo centrale per la valutazione
delle capacità che definiamo unicamente umane in quanto consentono di
ottenere un quadro complessivo delle connessioni tra strutture e funzioni ed
in questo quadro vanno inseriti anche gli studi sulle componenti morfologiche
centrali del linguaggio. LE VIE CENTRALI: circa nella metà dell’800 si
vennero a formare 2 posizioni contrapposte: il localizzazionismo,i cui fautori
sostenevano la possibilità di rintracciare una corrispondenza diretta tra aree
cerebrali e funzioni associate; l’olismo,i cui fautori ipotizzavano che la vita
mentale fosse l’esito dell’attività complessiva del nostro cervello. Un punto di
svolta fu segnato dalle indagini di Broca che individuò una corrispondenza tra
un’area cerebrale(di Broca) e la capacità produttiva. In seguito Wernicke
completò il quadro della localizzazione cerebrale della funzione linguistica
rintracciando le aree deputate alla comprensione del linguaggio e studi
successivi confermarono quello che oggi chiamiamo modello classico: si
basa sull’assunto per il quale ogni componente del linguaggio è elaborata da
differenti aree cerebrali,area broca della produzione e quella di wernicke della
comprensione. Le 2 aree sarebbero connesse da un fascio di neuroni
responsabile della conduzione all’area di broca delle info decodificate
nell’area di wernicke. Geshwind descrive un modello di funzionamento che da
risalto soprattutto agli aspetti comunicativi del linguaggio,che sarebbe
prodotto da un insieme di attivazioni cerebrali specifiche,ognuna delle quali
contribuirebbe alla produzione di un atto comunicativo(ricezione e
trasmissione di info). Nell’ipotesi di Geshwind è possibile rintracciare una
corrispondenza biunuvoca tra aree cerebrali e competenze specifiche della
capacità comunicativa umana: la comprensione del linguaggio verrebbe
identificata con la capacità di decodifica del messaggio udito e la produzione
con la capaità di programmazione dell’articolazione verbale. Le info
provenienti da vie visive verrebbero decodificate