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FILOSOFIA POLITICA

Nella “Repubblica” il tema centrale è la giustizia. Si divide in 10 libri:

1°libro è un’introduzione sulla giustizia;

2°-3°-4° libro spiega cos’è la giustizia e arriva alla definizione. Giustizia intesa a livello etico, nell’anima,

intesa come svolgere il proprio compito, la propria mansione e funzione così come nella polis;

5°-6°-7° libro sono più filosofici che politici, parla delle caratteristiche dei filosofi e della loro educazione,

dell’educazione dei figli, matematica, filosofica e dialettica;

8°-9° libro riprende il 4°libro spiegando quali sono le costituzioni ingiuste;

10° libro parla del mito di Er, l’ingiustizia nell’aldilà.

Esistono tre molle nell’anima come tre classi sociali.

Polemarco: polemos guerra, è un tipo combattivo.

Cefalo: testa, “la richezza mi ha permesso di essere giusto” 331b. da qui ha inizio l’introduzione alla

giustizia.

Le idee della Repubblica sono considerate un’utopia, mentre le idee delle Leggi sono più realizzabili.

Per Cefalo le ricchezze sono importanti solo per la persona moderata ed equilibrata. L’uomo giusto che si

avvicina alla vecchiaia non va nell’aldilà triste perché giusto e senza debiti. Dunque la giustizia è fedeltà,

sincerità e restituire agli altri ciò che ci è stato dato. Giusto è ciò che è dovuto.

331c viene introdotto il tema della giustizia e Socrate pone domande con ironia, per confutare l’opinione.

Socrate: se uno ha ricevuto armi in prestito e quando è impazzito chiede di riaverle, chiunque dovrebbe

dire che non è giusto ridarle. Ma non è questa la giustizia.

Polemarco: rendere ciò che è dovuto significa fare del bene agli amici (utilità) e del male ai nemici (danni). Il

giusto fa il bene nelle guerre e nelle alleanze.

Quindi a chi non è in guerra non è utile l’uomo giusto? No, è inaccettabile, la giustizia è utile anche in pace.

La giustizia serve anche nel maneggio del denaro, non quando devo comprarlo, ma quando devo

conservarlo e custodirlo. Dialogo tipicamente sofistico, perché mette in discussione Polemarco. Colui che è

abile a custodire una cosa è abile anche a rubarlo (medico-salute o denaro).

Protagora: relativismo, l’uomo è misura di tutte le cose.

Gorgia: retore, insegna a persuadere.

I sofisti permettevano la capacità, nelle assemblee e nei tribunali, di riuscire a persuadere. I cittadini così

ottenevano grande prestigio politico. Il sofista era il più sapiente, è più vero della verità, perché

convincevano rendendo un discorso falso più vero della verità. Interrogando porta l’interlocutore a mettere

in discussione la sua credenza.

Agorà: il parlamento.

Gli amici sono coloro che sembrano onesti o quelli che non lo sembrano? E i nemici? Per Polemarco gli

amici sono coloro ai quali voglio bene, i nemici chi giudico malvagi. Aiutare i giusti e danneggiare gli ingiusti.

È amico chi sembra ed è amico, mentre chi lo sembra ma non lo è è nemico. Per Socrate ogni arte ha il

potere di rendere migliori. Fare del male significa danneggiare la virtù propria di quell’essere (cavallo-

zampa-corsa). La virtù tipica dell’uomo è la possibilità di essere giusto, quindi per fare del male all’uomo

bisogna creare un danno per renderlo ingiusto. Dunque il potere della giustizia sarebbe quello di rendere

ingiusti. Ma aqnche questo è inaccettabile. Irrompe nel dialogo il “lupo” Trasimaco, che durante il dialogo

voleva intervenire ma le persone a lui vicine gli e l’hanno impedeito e come un animale selvaggio si mise ad

urlare davanti a tutti. Socrate e Polemarco ne sono spaventati. Trasimaco li accusa di aver detto

sciocchezze, e li ammonisce di non fare le domande, quindi critica il metodo sofista. Trasimaco vuole una

vera definizione di giustizia. Vuole fare vanto della sua sapienza, perché lui sa cos’è la giustizia. Con

Trasimaco si passa al piano filosofico: “la giustizia non è altro che l’utile del più forte”, perché le regole che

sono giuste sono dettate dal più forte.

338d-e la giustizia ricercata da Socrate è la rettitudine. Una volta fatte le regole del più forte, da chi detiene

il potere, si proclama con il giusto il suo utile, punendo chi va contro le regole e quindi contro la giustizia.

Trasimaco va contro la morale comune, e non ha paura di smascherare la morale tradizionale e ne derivano

conseguenze etiche e politiche. Si ricava la seconda tesi di Trasimaco che è implicita, secondo cui il potere

corrisponde alla sopraffazione. L’anima concubiscibile impone se stessa, sopraffà l’anima razionale. Homo

homini lupus, Hobbes. L’uomo è un animale sociale, Aristotele. L’uomo è un lupo, vuole sopraffare e

commettere ingiustizia, ma alla fine del libro Socrate sosterrà che è più felice l’uomo giusto, colui che

compie giustizia, commettere ingiustizia è il massimo dei mali e conduce all’infelicità.

339° Socrate discute la tesi di Trasimaco: anche chi possiede il potere può sbagliare, quindi potrebbe fare

leggi che mirano ai loro interessi, ma quella legge potrebbe non essere l’utile del più forte, perché si può

ritorcere loro contro. Per Trasimaco anche il medico può sbagliare ma non lo si chiama più tale. Il

governante, in quanto tale, non sbaglia e fa ciò che ritiene giusto, se no non sarebbe tale.

341c per Socrate il medico è colui che cura i malati, non è un uomo d’affari. Per ognuno esiste un utile

specifico determinato da ogni arte. La medicina mira all’utile del corpo, alla salute dei corpi malati. Da

questa osservazione critica emerge la seconda tesi, l’arte non procura un bene a sé ma agli altri, così il

governante rivolge il bene agli altri. Il medico è più forte del malato e a questo è mirato il bene e non a chi

detiene l’arte, la tecnica. Non ci sarà un punto d’accordo tra Socrate e Trasimaco. Quest’ultimo ammise

questa critica ma facendo confusione. Essere governanti significa preoccuparsi dei governati, tutte le sue

opere e azioni mirano a questo. Per Socrate quindi la giustizia, al contrario, è l’utile del più debole. Il

pastore si cura delle pecore, ma per poi cibarsene. Per Trasimaco dunque la giustizia è un bene per altri,

l’utile del forte, un danno del giusto che segue le regole, che non è felice, ma fa la felicità di chi gli impone

le regole. Quando si uniscono il giusto e l’ingiusto, il giusto ci perde sempre, l’ingiusto riesce a ottenere

sempre di più. Non è una necessità di avere bisogno di qualcosa da sottrarre all’altro, ma è un istinto a

sopraffare l’altro uomo. Bisogna esaminare il giusto assoluto e l’ingiusto assoluto per capire chi è realmente

felice. Il tiranno è realmente felice perché ha realizzato l’ingiustizia assoluta. Glaucone nel secondo libro

afferma che gli uomini per debolezza hanno creato la giustizia. Socrate torna al discorso dei governanti che

fanno il bene dei governati.

345c per Socrate il pastore è tale in quanto cura le pecore e non perché le ingrassa per cibarsene. Se il

medico non fa il bene del più debole, fa il suo bene attraverso l’arte del guadagno. Chiamerai mercenario

chi facendo il medico chiede il compenso? No, a fatica Trasimaco ammette. Dalla propria arte ognuno

guadagna mercede. Chi governa lo fa per onore, per mercede e per non essere governato da altri. Per

Glaucone comporta miglior profitto la vita del giusto. Il giusto vuole sopraffare l’ingiusto e questo sia il

giusto che l’ingiusto, l’ingiustizia renderà incapaci di agire perché si è ingiusti con se stessi.

La Democrazia è la migliore forma politica fra le peggiori.

La dimostrazione per Platone è la persuasione su base logica. Il trattato non convince nessuno, Platone con

i dialoghi persuadendo spinge a leggere, incurioscisce.

441e violenza perché il discorso è mosso dall’anima concubiscibile, insaziabile e tende sempre a

prevalicare.

2°libro

Compaiono Glaucono e Adimanto, fratellastri di Platone, membri dell’aristocrazia, principali interlocutori,

da un lato incantati dall’abilità di Trasimaco, dall’altro vorrebbero essere persuasi del contrario.

Abbiamo 3 tipi di beni: per sé, per sé e per i beni che produce e uno per il solo bene che produce.

E la giustizia? 358a è un bene per sé e per i vantaggi che produce.

359a la giustizia vista come bene. Glaucone fa altre obiezioni: quale potere ha la giustizia nell’anima. La

giustizia nasce per paura di subire ingiustizia, la si pratica perché costretti e l’ingiusto è più felice del giusto,

questa è la tesi di Trasimaco, Glaucone non ci vuole credere ma ne è affascinato. Si ritiene che l’ingiustizia è

un bene ma c’è più male a subirla che bene a commetterla, così ci si mette d’accordo per non compiere

ingiustizia e nasce la giustizia.

Il mito, il parlare per immagini, è ottimo per la persuasione. Si consente al giusto e all’ingiusto di fare quel

che vogliono. Si racconta il mito di Gige il pastore che colto da un terremoto entra in una voragine e trova

un corpo di uomo con un anello e lo prese. Andato dal re,girando il castone dell’anello divenne invisibile e

capì di avere con questo anello un grande potere. Recatosi a corte con questo potere fece innamorare la

moglie del re e insieme lo uccisero e diventa lui il re. Con questo dono poteva essere ingiusto non temendo

la punizione.

360b-d se ci sono due anelli il giusto può commettere ingiustizia e l’ingiusto continuare a farla. Ma se il

giusto continua a fare il bene da solo si considererebbe sciocco ma fuori lo esalterebbero.

360e bisogna considerarli perfetti nel loro sistema, la perfetta ingiustizia consiste nel dare l’immagine di sé

come giusto senza esserlo. Se il perfetto giusto apparirà tale riceverà doni e onori per questo, ma lui non

vuole apparire tale, il perfetto giusto vuole esserlo e non sembrare tale. Non volendo apparire giusto

sembrerà ingiusto.

362e la giustizia si loda per le conseguenze e i vantaggi, per la discendenza che i giusti lasciano.

364a la giustizia e la temperanza sono beni ma difficili

364b i disonesti sono fortunati, i giusti no.

365 che effetto ha questo discorso sui giovani dotati?la giustizia da pene e castighi, l’ingiustizia dona una

vita degna di un dio.

366e nessuno lodò mai l

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
7 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/01 Filosofia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher venera19 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia politica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Messina o del prof Vaiana Leonarda.