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HERONEA

La dissoluzione progressiva dello spazio pubblico nella Grecia classica, unito alla politica culturale alessandrina,

aperta alla fusione della cultura greca con quella orientale,

Si afferma nell’età ellenistica una concezione non politica della libertà, legata all’idea dell’autosufficienza del

saggio (idea che contrasta con l’idea aristotelica di politicità):

- non più libertà nella polis,

- ma libertà interiore

Questa nuova idea di libertà si può anche proiettare nella polis (come accade per gli STOICI) ovvero realizzarsi solo

col ritiro dalla politica (come negli EPICUREI),

ma in ogni caso si esplica come pratica interiore dell’autocontrollo in vista di un fine “individuale” di virtù, come

«terapia del desiderio»

Il greco essendo stato invaso da popoli orientali, viene inondato dalla cultura orientale.

L’uomo greco si chiude in una dimensione non politica, la libertà diventa quella interiore. Tali teorie lasciano spazio al

pensiero Stoico (proiezione pubblica anche se dolorosa) o quello Epicureo (no proiezione pubblica perché crea

dolore).

Il disimpegno epicureo non significa rifiuto dell’ordine politico come tale,

ma piuttosto estraneità dal filosofo alla questione della giustizia politica.

Punto di partenza dell’argomentazione degli EPICUREI è che il fine della felicità, diversamente da quanto era stato

in Aristotele, consiste nell’assenza di turbamento,

non conciliabile come tale con la lotta e le ansie connesse alla ricerca di onori e di fama nella sfera pubblica, né con

la fatica ed i rischi di un impegno virtuoso per realizzare una maggiore giustizia politica.

Il saggio epicureo deve ricercare un moderato uso dei piaceri volto a minimizzare il dolore. Il piacere Epicureo si

trova nell’evitare qualsiasi dolore; se non si può avere un ruolo rilevante nel dibattito politico ci si deve astenere. Tale

teoria del desiderio è dominante nel pensiero ellenistico, porta l’uomo greco ad estraniarsi dalle questioni della

giustizia politica.

La questione della felicità era stata affrontata da Aristotele il quale la individuava nella ricerca della conoscenza del

saggio. La saggezza degli epicurei è la capacità di perseguire l’assenza di turbamento, “non si deve ricercare troppo

altrimenti viene l’ansia”. L’immagine epicurea è quella di amici che discutono in un giardino ristretto, recintato, con

un numero di persone amiche tra le quali non vi è confronto tra opinioni (poiché tutti hanno la stessa opinione), in un

luogo armeno, lontano dalle passioni dirompenti della politica. Tutta questa prudenza può portare al suicidio.

A differenza degli Epicurei, gli STOICI assumono come punto di partenza della loro argomentazione il riferimento ad

una ragione universale, che si manifesta nella coscienza senza la necessità del confronto nello spazio pubblico.

Il saggio stoico si riferisce ad una comunità non politica, ma ideale, nella quale tutti gli uomini che si adeguano alla

divina razionalità sono uniti in un rapporto di uguaglianza.

Per gli stoici cadono le distinzioni del diritto di cittadinanza e quindi le esclusioni ma anche i vincoli di

appartenenza a una comunità politica determinata.

Questa comunità universale priva di confini determinati (kosmopolis), che ha la sua collocazione propria nella

coscienza dei saggi, non implica attribuzioni di diritti né richiede pratiche politiche;

si può per questo affermare che la sua dimensione resta privata, anche se ne derivano doveri di carattere pubblico.

La comunità universale è un luogo in cui tutti gli uomini sono partecipi in quanto uomini indipendentemente dal

confronto pubblico. Il saggio Stoico conserva un’idea di comunità politica ideale composta da uomini che partecipano

alla ragione e che con essa possono rinnovarsi. Il pensatore stoico vive la vita della propria comunità, non come se

fosse l’unica dimensione possibile ma come conseguenza a questa universalità (non essendoci più una cittadinanza

[carattere inclusivo ed esclusivo]si è tutti parteci della vita pubblica).

Il pensatore stoico divinizza la “ragione”, la quale è il carattere inclusivo comune a tutti gli uomini. Questa

caratteristica permette l’apertura della vita in comunità a tutti (poi si può liberamente scegliere di non parteciparvi. La

vita nella comunità non è l’unica dimensione possibile ma è la conseguenza dell’applicazione della razionalità

universale. La comunità particolare è la manifestazione contingente di quello che il pensiero stoico considera una

cosmopolis. È una comunità di saggi che vivono dentro di sé l’appartenenza dentro una comunità senza bisogno di un

vero dibattito, è una comunità senza conflitti.

Il saggio stoico se per qualche ragione non può compiere la sua ragione si deve ritirare. Se costretto a non perseguire il

proprio fine il saggio stoico sa sempre che può morire. La pratica del suicidio è l’aspetto tragico di tale condizione

dell’uomo ellenistico.

La Constitutio Antoniniana di Caracalla del 212, che attribuiva a tutti i cittadini dell’impero romano il diritto di

cittadinanza, può essere considerata il punto culminante del processo storico, nel quale l’identificazione esclusiva

del cittadino dell’età antica viene a perdere ogni significato.

Si tratta di una transizione durata secoli con cui si erano poste le basi per un nuovo significato dell’identità,

dell’appartenere e del differire.

Durante l’età ellenistica la visione politica dominante appare improntata all’indifferenza, il suddito imperiale

sostituisce il cittadino e le coscienze ripiegano in una ricerca di identificazione privata, sostenuta dall’aspettativa

soteriologica delle religioni misteriche.

Nel Pantheon della Roma imperiale tutti i molteplici culti dell’Impero trovano indistinta accoglienza, purché

accettino di convivere col culto del numen (o genio) dell’imperatore:

il ritrarsi della filosofia dall’esperienza politica lascia spazio alle pretese del potere ed alla sua ideologia che

dissolve ogni identificazione etnico-religiosa.

La religione in Grecia

Dimensioni:

Pubblica:

 È caratterizzata dal culto degli Dei olimpici.

 È riservata ai soli cittadini.

 Gli Dei olimpici sono la proiezione sul piano divino dell’appartenenza ad una comunità politica. Es. Atena è

la dimensione divinizzata di Atene.

 Gli uomini davano attestazione di culto e non di fede. Infatti il rapporto con gli Dei è di appartenenza ovvero

d’appartenenza ad una determinata comunità della quale la divinità è la personificazione divina.

 Es. Quando Socrate viene accusato di corrompere i giovani, si difende asserendo di aver fatto sacrifici e non

dicendo “che ci crede”.

 Es. Importare nuovi Dei significa “alto tradimento” poiché equivale a riconoscersi parte di un'altra comunità

Privata

 Religione misterica.

 Coinvolge tutti gli appartenenti ad una comunità.

 Si sviluppa, ad esempio, andando a fare sacrifici al tempio di Delfi. Un esempio della nuova religione si trova

alla piazza del Pantheon a Roma.

La religione a Roma

 Un esempio lampante dell’utilizzo della religione in età imperiale è la costruzione del Pantheon che è una

chiesa circolare, fatta dall’imperatore Romano per una finalità politica precisa.

 L’impero romano poiché coinvolge diversi popoli, trova al suo interno diverse religioni. Le religioni sono

attestazioni di ubbidienza ad una determinata divinità.

 L’imperatore allora fece costruire il Pantheon dove i muri sono circolari e vi sono diversi altari dedicati alle

diverse che sono confluite nell’impero romano. Infatti, nell’Impero, almeno inizialmente, è aperto al culto

religioso di diversi dei.

 Al centro, c’è un altare che è del genio dell’imperatore o meglio della divinità specifica che rappresenta la

proiezione divina della personalità dell’imperatore.

 I sudditi che vanno a pregare il Dio della propria religione, sono in un certo senso costretti a rivolgersi anche

verso l’altare posto al centro che è quello dedicato appunto all’imperatore.

 L’imperatore è quindi la massima divinità riconosciuta all’interno dell’impero a cui tutti devono osservare

ubbidienza.

 La religione è mista ancora una volta alla politica. Nello stesso modo in la palla di Atena era la proiezione

divina della comunità.

È significativo che il pantheon sia circolare, l’unico Dio comune è il genio dell’imperatore. In tutta l’antichità non c'è

l’idea di una divinità universale.

Il centro della verità nell’età antica era dato dalla ricerca del vero e del giusto politico nel confronto dialettico che

avveniva nell’agorà. La verità assumeva una dimensione politico/ pubblica. La verità era parresia ovvero Il diritto-

dovere di dire la verità, dire apertamente la propria opinione sul vero e confrontarsi pubblicamente.

La rivoluzione nel modo di pensare avverrà con il cristianesimo dove il punto di partenza non sarà più la piazza e il

confronto al suo interno ma sarà il nuovo concetto di individuo. Il centro dell’elaborazione politica non sarà più la

piazza ma l’individuo. Es. se prima del cristianesimo si vedeva la morte come elemento conclusivo della propria vita e

la si guardava con rimpianto, con un senso di mancanza; con il cristianesimo tale prospettiva si rovescia. La vita dopo

la morte diventa la vera vita, nella quale si può realizzare ciò che non si è potuto realizzare in questo mondo.

Il concetto moderno di individuo si sviluppa a partire dalle caratteristiche che gli sono proprie e non in virtù di una

relazione con altri simili. L’individuo è tale poiché essendo un’entità singolare ha delle caratteristiche proprie che lo

identificano.

26/3/2018

“L’appartenenza ultramondana”

Il Cristo ha portato un messaggio di salvezza aperto a tutti gli uomini in quanto tutti figli di Dio. Tale messaggio pone

gli uomini in una uguale condizione di partenza. “I chiamati” sono tutti gli uomini poiché ciascuno singolarmente è

responsabile della recezione del messaggio salvifico e di seguire la verità che è ivi espressa.

“Il luogo della verità non è il discorso pubblico”

I vangeli sono:

 Sinottici: so

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A.A. 2017-2018
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SSD Scienze politiche e sociali SPS/01 Filosofia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher r.deluchi96 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia politica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Padova o del prof Fiaschi Giovanni.