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Estratto del documento

L'obiettivo di questi autori è quello di riabilitare la filosfia pratica, ciò si riconduce ad un tentativo

unitario di individuare una forma di razionalità diversa da quella scientifica. Si tratta di un tipo di

razionalità aperta non costrittiva ma democratica in cui non si impone niente a nessuno tenendo

comunque conto del contributo di tutti(Arendt). Si tenta quindi di ricostruire un rapporto tra etica e

politica riscattando la prima dall'irrazionalismo e la seconda dal decisionismo. Gli autori esaminati

si muovono nel campo della ragionevolezza (Perelman, Rawls), oltre che ad un tipo di giustizia

globale(Habermas). E' importante che la filosofia politica sia una valutazione morale delle

istituzioni, delle regole, delle scelte collettive,tuttavia può essere limitante asserire che questo

compito fornisca lo sfondo migliore per la cooperazione o per la comunicazione razionale tra gli

esseri umani. CAPITOLO 2:Natura Umana e Ordine Politico alcuni

modelli nella tradizione occidentale

Premessa

La filosofia implica come parte integrante un antropologia filosofica cioè una concezione dell'uomo

che lo spinge verso la politica. I filosofi che si sono occupati di politica a partire dall'epoca della

Grecia Classica hanno posto interrogativi costanti che riguardano: l'origine dell'ordine politico, il

suo fine, il principio di legittimità dell'ordine politico, il miglior regime possibile, significato e ruolo

della filosofia nella politica. Quando questi punti sono stati oggetto di discussione la filosofia

politica ha dovuto affrontare un passaggio di complessa ridiscussione.

Ordine dell'anima e ordine delle città

Secondo Platone la polis nasce dall'insiufficienza dei singoli a provvedere ai propri molteplici

bisogni. Poiché nessun individuo è in grado di svolgere da solo tutti i compiti richiesti questo

comporta la coabitazione politicamente organizzata e la divisione delle attitudini e dei talenti.

Tuttavia questo tipo di società cosi' organizzata non raggiunge la pienezza della vita civile che

richiede l'appagamento di bisogni più sviluppati che superino la mera necessità come ad esempio

l'effetto all'ampliamento territoriale. Ciò richiede un tipo di educazione che imprima la capacità di

salvaguardare se stessi, attenndosi ad una educazione del Bene. Secondo Platone la giustizia si

realizza quando l'individuo si dedica ad una attività per cui è naturalmente predisposto, occupandosi

solo di quella specifica mansione. L'ingiustizia consiste appunto nel venire meno a questo ordine

scambaindosi ad esempio le classi sociali in quanto la giustizia è considerata come armonia tra le

parti della Città che riflette l'ordine delle parti dell'anima. Un uomo è giusto se ciascuno dei suoi

elementi adempie ai propri compiti, la virtù è il raggiunto equilibrio delle parti dell'anima, il

concetto di temperanza è fondamentale sul piano politico sia su quello della Polis. Platone precisa

che l'adempimento dei compiti di ciascuna classe non deve essere solo esteriore ma ance interiore e

deve coinvolgere personalità e carattere, solo chi opera cosi' può essere definito uomo giusto.

L'esercizio della temperanza che consente l'interiorizzazione delle norme di convivenza in quanto

essa racchiude in se coraggio e sapienza, essa induce all'unità di opinione e ad un accordo su quale

degli elementi abbia il diritto di governare ogni individuo. Tale diritto si identifica con la scienza

che è soggetta alla certezza. La condizione del filosofo è paragonabile a quella della veglia in cui si

coglie la realtà delle cose, per Platone quindi l'unico fondamento per un governo stabile è l'accesso

alla verità da parte di un numero esiguo di eletti. Un esempio classico è quello del mito della

caverna che è l'espressione della connessione tra metafisica e politica, l'ascesa dell'uomo ormai

libero dalla catena che lo porta alla visione della luce del sole cioè la verità può essere considerato

come la salita nei diversi gradi della conoscenza: congettura, opinione, intelligenza scientifica e

ragione filosofica. Il secondo punto cruciale è il ritorno alla caverna in cui l'uomo libero prova pietà

per chi è rimasto dentro e nellos tesso tempo è in grado di poter giudicare il mondo sensibile da un

giusto angolo visuale. Quindi la temperanza dovrebbe disporre ognuno ad obbedire al governo dei

migliori, tuttavia c'è la possibilità che essi non siano riconosciuti come tali. L'ideale unità nella

stessa persona di potenza politica e filosofia rispecchia l'ideale del governo della ragione, tuttavia

essa non è possbile in quanto l'uomo ha dei limiti. Un altro concetto importante è quello di

imperfezione ovvero tutto ciò che ostacola l'introduzione e il mantenimento dell'ordine come ad

esempio l'unità delle classi. Sheldon Wolin afferma che Platone concepisce la filosofia politica

come una forma di consapevolezza riguardante la vita pubblica mentre il governo politico viene

visto come la gestione degli affari pubblici della comunità. Il politico ha quindi a che fare con ciò

che è pubblico nella società, la sua idea di politica invece può essere riassunta come lotta per il

vantaggio competitivo del problema della distribuzione dei beni tra i vari gruppi sociali e

dall'instabilità derivante dal mutamento dei rapporti economici. In questo senso la politica è

considerata come il male ed è compito della filosofia liberare la politica da questa accezione . La

fragilità della filosofia platonica sta nel fatto che non vi è una distinzione netta tra idea di politico e

idea di politica.

Il governo dei liberi è più bello:Aristotele

Secondo Aristotele la destinazione dell'uomo alla politica emerge nella facoltà della ragione e nella

capacità del linguaggio attraverso il quale l'uomo consoce e comunica il bene e il male,

giustificando l'affermazione che l'uomo è per natura un essere socievole. Secondo Aristotele il fine

dello Stato è il vivere bene, il buon governo è quindi quello in cui si bada alla virtù e alla cattiveria

esistenti nell'ambito dello stato. Egli applica una distinzione tra società politiche e quelle che lo

sono in maniera estrinseca. Secondo Aristotele non basta avere delle convenzioni per garantire la

giustizia. Ciò può avvenire soltanto mediante le relazioni esterne come scambi di prodotti e alleanza

militare. In questo ambito si delinea la cornice dei regimi politici e delle rispettive degenerazioni, è

infatti argomentata la superiorità del potere dei più rispetto a quello di uno soltanto, Aristotele

promuove la partecipazione della massa dei cittadini all'attività politica. Si passa poi alla trattazione

della politia come miglior regime che sintetizza i caratteri dell'oligarchia e della democrazia e si

basa sull'elezione delle cariche e sull'esclusione dell'elemento censitario. Si rifiuta l'idea platonica

dell'uomo regio e giusto in quanto avendo nelle sue mani il potere potrebbe incorrere nei limiti della

sua natura umana. Queste due argomentazioni sono in linea con l'argomentazione della ragione

pratica aristotelica. Secondo Aristotele la saggezza è la capacità di deliberare inotrno al non

necessario, la critica a Platone riguarda la tesi che sapienza e politica siano la stessa cosa infatti per

Aristotele la saggezza è la disposizione a deliberare su beni umani nella sua mutevolezza e

variabilità, per questom motivo il giovane non è adatto alla politica in quanto inesperto della vita,

qquindi occorre che siano gli uomini più saggi ad occuparsene mediante le elezioni. E' importante

impartire una corretta educazione ai giovani per tutta lavita. L'autonomia guadagnata a livello

gnoseologico giustifica l'espansione a livello politico dei soggetti che salgono al potere. Un

ulteriore critica a Platone sta nel concetto di unità dell'ordine politico, secondo Aristotele l'unità non

si conquista riducendo la pluralità ma facendo si che in abse ad essa si creino dei legami, inoltre egli

afferma che la proprietà deve essere privata ma comune nell'uso. Il possesso del privato non è un

ostacolo ma anzi è la condizione che consente di compiacere e soccorrere gli amici. L'ordine

politico quindi tende all'unità attraverso la pluralità, l'agorà delimita questo spazio di libertà in cui si

attua il processo comunicativo, la politica è quindi “architettonica” nell'ambito delle scienze

speculative.

Sintesi

La filosofia politica aristotelica è stata considerata per lungo tempo uno dei cardini dell'Europa

prerivoluzionaria. In questo capitolo viene posta l'attenzione alla nascita della polis dovuta ad un

insieme di bisogni che hanno portato alla sua formazione, essa sorge per un fine morale ovvero la

convivenza ordinata che deriva da un intreccio di istituzioni, costumi, leggi, strumenti educativi. E'

imprtante sottolineare che solo emdiante le relazioni si costituisce il profilo morale della persona.

Taylor afferma che l'uomo trae dalla società la possibilità di essere un attore che cerca il bene. Il

raggiungimento del bene comune costituisce il perno attorno al quale ruota la teoria politica e fissa

il criterio di demarcazione tra regimi corrotti e non corrotti. E' importante che nella società

fioriscano attività e istitizioni che consentono all'uomo di acquisire il tono morale di una certa

società. Il bene comune va ricercato nella complessità delle circostanze che contraddistingue le

relazioni umane, l'agire guidato dalla saggezza è la fonte primaria per realizzare l'obiettivo.

L'uomo come individuo antipolitico:Da Machiavelli a Locke

4.1Machiavelli

Machiavelli infatti traccia due percorsi che condurranno alla frattura con la precedente tradizione

matrice aristotelico-tomistica. Pur essendo diversi, questi due percorsi convivono -peraltro non

senza contraddizioni all’interno del suo pensiero.Il primo conduce alla radicale tecnicizzazione

della politica e si basa sulla programmatica esclusione di ogni intento normativo, riducendo così la

riflessione sulle cose politiche ai suggerimenti per conquistare e, soprattutto, per mantenere il

potere. Machiavelli introduce il concetto di political science in cui l'obiettivo principale è il

mantenimento del potere mediante l'insegnamento della virtù come fine, la virtù viene concepita

come accortezza strategica che dipende dalla fortuna intesa come l'incombere imperscrutabile del

caso

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
28 pagine
2 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/06 Storia della filosofia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher r.greco di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia politica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Perugia o del prof Gatti Roberto.