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2. NATURA UMANA E ORDINE POLITICO

1. Premessa

Ogni posizione filosofica riguardante la politica implica un’antropologia, cioè una concezione

dell’uomo che la indirizza. Se si accetta questo presupposto, è possibile individuare alcuni gradi

modelli di ordine politico e ordine della città: Platone

2. Ordine dell’anima (428/27-348/47)

Nel II libro della Repubblica Platone dichiara che la polis nasce dall’insufficienza dei singoli a

provvedere ai propri bisogni. Nella città c’è una divisione del lavoro secondo le attitudini di

ciascuno e cominciano a emergere dei bisogni più sofisticati, per cui diventa necessario allargare il

territorio e introdurre gente la cui presenza non è più imposta dalla stretta necessità.

La polis intraprende inoltre attività belliche, per cui necessita di guerrieri, i quali devono essere

dotati di coraggio. 6

Il compito del filosofo è raggiungere la sapienza per poi ordinare le parti della città, riflesso

dell’ordine delle parti dell’anime (razionale, animosa, appetitiva). La virtù sta nell’equilibrio tra le

parti.

Importante è anche la virtù della temperanza, che consente di interiorizzare le norme della

convivenza conforme a giustizia.

Per Platone l’unico fondamento per un buon governo è l’accesso alla verità da parte di un numero

esiguo di eletti, che la natura dispone a compiere la lunga navigazione attraverso l’itinerario della

paideia; il mito della caverna, nel libro VII illustra la navigazione dove l’ascesa attraverso i vari

gradi di conoscenza (congettura, opinione, scienza, filosofia) raffigura l’itinerario dell’educazione

dei governanti. Inoltre non è tanto la salita il punto importante, ma il ritorno nella caverna per

liberare gli altri prigionieri.

L’ideale congiungimento nella stessa persona di potenza politica e filosofia sta a significare l’ideale

del governo della ragione, avvicinabile asintoticamente ma non realizzabile in modo compiuto da

parte di un essere finito. La politica è un male nel senso che rende necessari i fenomeni della

scienza e dell’arte di creare ordine; la vita politica andrebbe plasmata muovendo da quanto non è

politico, cioè dalla Verità nella sua unicità e unità.

“Il Aristotele

3. governo dei liberi è più bello”: (384/83-322/1)

Politico per Aristotele è l’ordine delle relazioni cui gli uomini danno luogo, a partire dall’unione di

maschio e femmina, dall’unione delle famiglie in villaggi e dall’unione di più villaggi in comunità.

La comunità è ciò che consente all’uomo di vivere in modo bello e felice, cioè secondo virtù.

L’uomo è per natura un essere socievole, solo nella comunità politica perviene alla realizzazione

delle sue potenzialità. Il fine dello stato è vivere bene.

Non basta perciò che gli uomini si uniscano per la preservazione della mera vita, in grazia delle

ricchezze o per la contiguità del luogo, perché si possa parlare di polis. La vita comune deve essere

cementata attorno all’amicizia, questa è la differenza fondamentale con Hobbes.

Nell’ambito di questo si colloca la teoria dei regimi politici con le rispettive degenerazioni:

- monarchia tirannide

- aristocrazia oligarchia

- politia democrazia

Aristotele, a differenza di Platone, crede nella superiorità del potere dei più rispetto a uno, sebbene

il migliore; in questo senso giustifica anche la partecipazione della massa dei cittadini all’attività

politica: ci sono lavori che devono essere valutati anche chi non ha l’arte di produrli ma li utilizza,

come il banchetto non viene giudicato meglio da cuoco che dagli invitati).

7

La politia è perciò il regime migliore: sintetizza i caratteri dell’oligarchia (elezione delle cariche) e

della democrazia (esclusione dell’elemento censitario).

Aristotele è antiplatonico anche nel pensare che il governo delle leggi migliori è migliore del

governo dei singoli migliori, in quanto il governo di uno solo certamente incorrerebbe negli

inconvenienti connessi alla sua natura finita (la passione sconvolge anche gli uomini migliori).

Nella legge per Aristotele si manifesta l’esempio della ragione pratica come saggezza, distinta dalla

scienza, che studia l’incontrovertibile. Nel capitolo VII del libro VI dell’Etica Nicomachea è la

virtù la parte dell’anima operante: genera un sapere centrato sulla verosimiglianza piuttosto che

sulla verità e parte dalle opinioni più accreditate più che da principi incontrovertibili.

A garantire la tenuta dell’ethos comune sta sempre l’opera educativa dei nomoteti, il cui fine è

creare e cementare l’abitudine ai retti comportamenti mediante le leggi.

Un’altra critica al platonismo è che lo stato per Aristotele non deve tendere sempre più all’uno nel

suo processo di unificazione, poiché non sarà più neppure uno stato. Lo stato infatti è pluralità per

natura.

Al comunismo dei beni di Platone, Aristotele contrappone la difesa della proprietà, che deve esser

come regola generale privata, ma comune nell’uso, in modo tale che i frutti della proprietà possano

essere destinati agli altri. Il possesso privato non è un ostacolo, ma anzi la condizione che permette

“compiacere

di e soccorrere gli amici o gli stranieri o i compagni”.

Come il comunismo dei beni impedisce l’esercizio della liberalità degli averi, così come la

comunità delle donne e dei figli ipotizzata da Platone annulla il sentimento della cura.

4. Felicità e beatitudine: Tommaso d’Aquino (1225-1274)

È stato sottolineato che la filosofia politica aristotelica contiene una concezione dell’uomo e della

società che ha prolungato per secoli la sua influenza: è stata considerata la filosofia socio-politica

normale dell’Europa pre-rivoluzionaria.

Ovviamente la recezione del pensiero aristotelico ha fatto subire a quest’ultimo molte

trasformazioni: Tommaso per esempio rielabora Aristotele mutandone talvolta il senso in relazione

alla rivelazione cristiana.

Anche per Tommaso l’essere umano è animale sociale e politico; la socievolezza distingue l’uomo

dall’animale. Agli animali la natura fornisce ciò che è indispensabile, all’uomo, privo di questi

stessi strumenti, è data la ragione per mezzo di cui può soddisfare i suoi bisogni, con l’opera delle

sua mani ma mai da solo: la relazione è una necessità naturale.

La forma ideale di governo per Tommaso è la monarchia, poiché garantisce una superiore unità di

decisione e azione. 8

Da un lato l’uomo rispetto alla comunità è come la parte rispetto al tutto, dall’altro ogni singolo

eccede la Città del mondo , eccedenza che fissa il limite della politica: essa, come ogni altra realtà

terrena, viene relativizzata di fronte a un Bene che la trascende e la fonda. Perciò:

- l’escatologia cristiana, rispetto alla concezione classica, risospinge la politica entro determinati

confini

- ogni individuo ha due autorità: una temporale (Stato), una spirituale (Chiesa). C’è perciò la

rivendicazione di uno spazio intangibile da parte dell’autorità politica.

Contrariamente ad Aristotele, qui la realizzazione del bene comune implica la consapevolezza dei

limiti delle virtù civiche e richiede la coscienza dell’assoluta superiorità della beatitudo

(contemplazione di Dio) su ogni possibile pratica virtuosa riferita al mondo.

Questa idea della misura come elemento della politica segna anche la teoria della legge naturale

espressa nella Summa Teologica: la legge è definita una regola o misura dell’agire (dal verbo legare,

perché nella legge è insito l’obbligo di agire). Misura dell’azione è la ragione: alla legge obbediamo

non per un’imposizione forzata ma perché è giusto secondo ragione.

La legge di natura è la partecipazione dell’uomo alla legge eterna: è attraverso la legge umana che

la legge naturale si incarna nello spazio e nel tempo; per questo la legge naturale contiene solo

prescrizioni molto generali, conformi ai fini fondamentali dell’uomo; tali prescrizioni seguono le

inclinazioni naturali. Poiché il bene è il fine dell’uomo, la prima di esse è il perseguimento del bene

e la fuga dal male.

Le inclinazioni sono comuni a uomo e a bestie; lo specifico dell’uomo è che l’inclinazione verso il

bene è conforme alla natura della ragione.

Rifacendosi a S. Agostino, per Tommaso non è legge una norma non giusta e la ragione porta a

individuare il giusto; per i giusti c’è una volontaria conformità alle leggi.

Le leggi umane possono derivare dalla legge naturale in due modi:

- come conclusione dai principi

- come determinazione di cose indeterminate

Le leggi umane sono ingiuste quando sono contrarie al bene comune umano o al Bene divino.

5. Per una sintesi

Oltre a quanto già detto, si deve aggiungere che il fatto che l’imperfezione umana renda necessario

il ricorso alla coercizione non intacca l’idea che la società politica sia prima di tutto non un

ordinamento politico basato sulla forza, ma una comunità imperniata sulla condivisione di un

compito morale e cementata di un bene comune rispetto al quale ciascuno ha responsabilità.

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6. Individualismo e politica: da Machiavelli a Locke

6.1. “frenare” o “correggere” l’uomo? Machiavelli (1469-1527)

Machiavelli incarna i due percorsi che condurranno alla frattura con la precedente tradizione

diversi ma convivono all’interno del suo pensiero:

aristotelico-tomista; questi due percorsi sono

1. tecnicizzazione della politica: si esclude da essa ogni intento normativo. La riflessione politica si

riduce ai suggerimenti per conquistare e mantenere il potere (ciò emerge chiaramente ne Il

La politica è anestetizzata da riferimenti valoriali, con l’unico obiettivo di insegnare la

Principe).

virtù; quest’ultima non è classicamente intesa ma è la previsione delle conseguenze rispetto al fine

della conservazione del potere). Alla virtù concepita come accortezza strategica fa da contrappunto

la fortuna (intesa come l’incombere imperscrutabile del caso).

In tale contesto l’immutabilità della natura umana conferisce allo studio della storia l’importanza di

calcolare gli effetti futuri studiando il p

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Publisher
A.A. 2013-2014
51 pagine
24 download
SSD Scienze politiche e sociali SPS/01 Filosofia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Giulia.Rossi di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia politica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi Ca' Foscari di Venezia o del prof Goisis Giuseppe.