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IL DOVERE NEI PROGETTI DI RIORGANIZZAZIONE POLITICA DELL'ILLUMINISMO TEDESCO
G. GIAPPICCHELLI EDITORE - TORINO
1. GIUSNATURALISMO
Col termine giusnaturalismo si intendono in generale quelle dottrine filosofico-giuridiche che affermano l'esistenza di un diritto naturale, cioè di un insieme di norme di comportamento dedotte dalla "natura" e conoscibili dall'uomo.
Il giusnaturalismo si contrappone al cosiddetto positivismo giuridico e al diritto positivo, inteso quest'ultimo come corpus legislativo creato da una comunità umana nel corso della sua evoluzione storica.
L'attuale giusnaturalismo invece nacque nei secoli XVII e XVIII.
Si parla in questo caso di giusnaturalismo razionalistico moderno, divisibile in due filoni: quello derivato dal pensiero illuministico di fine '700 e quello che si sviluppa a partire dal pensiero di Thomas Hobbes, trovando la sua compiuta formulazione nel pensiero di Ugo Grozio.
Hobbes, per la verità considerava il
il diritto naturale è proprio solo allo stato di natura, ovvero alla condizione in cui l'uomo si trova prima di stipulare quel contratto sociale che porta all'istituzione dello stato; pertanto Hobbes non può ritenersi autenticamente un giusnaturalista. Invece, secondo la formulazione di Grozio e dei teorici razionalisti del giusnaturalismo, gli uomini, pur in presenza dello stato e del diritto positivo ovvero civile, restano titolari di alcuni diritti naturali, quali il diritto alla vita, alla proprietà etc., considerati come diritti inalienabili che non possono essere modificati dalle leggi. Questi diritti naturali sono tali perché razionalmente giusti, ma non sono istituiti per diritto divino; anzi, Dio li riconosce come diritti proprio in quanto corrispondenti alla ragione. Grozio rappresenta il primo momento di una riflessione laica sulla politica. Secondo Grozio, i diritti dell'uomo sono tali per natura e perciò sono inalienabili. Inoltre,Poiché la natura umana è la razionalità, l'origine del diritto naturale è la ragione. Il diritto quindi non deriva da Dio, ma dalla ragione, che è comune a tutti gli uomini. Comunque, poiché non tutti utilizzano la ragione allo stesso modo, occorre un controllo come le leggi e le sanzioni che garantisca il rispetto dei diritti di chiunque.
Cap. 1 La natura bifronte del potere: apparato coercitivo o ordine di valori? La soluzione di Ernst Ferdinand Klein La costruzione giusnaturalistica di Klein affida la garanzia degli eguali diritti alla libertà degli individui, cui fa riscontro una minimizzazione della coazione. Il senso più pregnante del termine "coazione" è quello della costrizione ad agire, o a pensare, contro la propria volontà. "Coazione" è anche termine giuridico indicante il costringimento.
Lo Stato descritto da Klein prevede che il rapporto privato sia fondato
sull'importanza dell'equilibrio tra sovrano e suddito nel contesto dei doveri civili e del rapporto politico. Secondo Klein, il dovere è la necessità morale di fare, tollerare o omettere qualcosa, e agire in base a questo principio significa soddisfare il proprio impulso razionale. Tuttavia, se il dovere viene imposto con la forza, diventa coercitivo e comporta inevitabilmente il diritto di autodifesa. Per Klein, il diritto è la conseguenza del dovere e il suo adempimento richiede l'uso della ragione. Inoltre, secondo Klein, la libertà è il potere di assolvere i propri doveri attraverso l'uso della ragione. Al contrario, la ragione limita i desideri secondo il principio del Neminem Laedere, che implica il rispetto per il benessere degli altri. Infine, Klein teorizza ulteriormente.un senso di dovere e responsabilità nei cittadini. Secondo Klein, la libertà individuale è limitata solo dalle capacità personali e la costrizione può essere giustificata solo se serve a proteggere la propria libertà. Tuttavia, Klein sostiene che la coercizione dovrebbe essere ridotta al minimo, soprattutto quando si tratta di punizioni. Egli crede che solo la costrizione imposta dalla ragione possa essere la base valida del dovere giuridico dei cittadini. Klein ritiene che la legislazione interna possa trasformare gli obblighi coercitivi in doveri indirettamente etici. Nella società politica, secondo Klein, essere libero significa essere pienamente umani, vincolati solo dalle leggi della ragione. Egli sostiene che è proprio il senso di giustizia che suscita un senso di dovere e responsabilità nei cittadini.Nel cittadino l'inclinazione morale a soddisfare la propria obbligazione giuridica verso la collettività. Difatti Klein sottolinea la contraddizione logica tra dovere e coercizione perché la coazione costringe soltanto ma non obbliga, mentre il criterio pufendorfiano cogere-obbligare rappresenta il sogno utopico di Klein: una società pensata senza Stato; Stato che come forza coercisce, come valore obbliga.
Per realizzare questo ideale il legislatore dovrebbe abituare i cittadini alla spontanea osservanza dell'ordine giuridico ed ogni cittadino dovrebbe agire come se non esistesse alcuna autorità che lo costringa a fare il proprio dovere. In tale contesto sarebbe impossibile il verificarsi della coercizione.
Il sogno di Klein non va però inteso alla stregua di un ideale anarchico perché in ogni ramo dell'amministrazione la giustizia rimane comunque il primo dovere del sovrano. Klein interpreta la salus pubblica come il benessere di tutti.
coloro che integrano lo Stato sicchè, essendo incentivati a promuovere il loro benessere, i cittadini rispettano le leggi ed assolvono i propri obblighi a cui corrispondono l'assegnazione di ampi diritti. Partendo da questi presupposti la rappresentanza dellanazione non è altro che l'artifizio volto a realizzare l'ideale di sovranità popolare. Klein è del parere che quanto più uno Stato sia grande e sprovvisto di forze, tanto più esso dovrà fare affidamento sulla buona volontà dei cittadini. Secondo Klein il tratto qualificante della società civile è da ravvisarsi nella presenza di obblighi civili, conversione dei preesistenti obblighi sociali, attinenti alla natura dell'uomo. Sentirsi vincolato ai fatti costituisce per Klein l'autentico cemento della società civile. Nella sua visione anche il comportamento del regnante verso la collettività deve essere guidato dall'idea di.dovere. Al pari dei cittadini, il sovrano deve eseguire i suoi obblighi come se fosse vincolato da un contratto. In tal modo, la figura del Sovrano esemplifica quella della "persona dello Stato". Questa scissione tra Stato e società conduce alla libertà civile, ma non alla libertà politica. Per Klein, il dovere del Sovrano consiste nel far rispettare i vicendevoli doveri dei cittadini ai quali sarà concesso di realizzare, nella società civile, il lato etico-materiale della giustizia (rispetto delle leggi). La libertà civile si definisce nel porre le condizioni del benessere personale del cittadino (libertà esterna), le quali consentano lo sviluppo della sua natura finalistica (libertà interna). La libertà civile è frutto di quella dinamica dei doveri che sostanzia il rapporto politico: mentre il cittadino deve attenersi al principio di subordinazione, il sovrano deve conformarsi all'obbligo di tutela della.libertà civile, preservando l'eguaglianza tra le sfere giuridiche individuali senza mai interagire in esse. Per Klein la funzione politica del cittadino deve risolversi all'interno della società civile, in uno spazio lontano dallo Stato. Il ruolo di controllo istituzionale svolto dalla partecipazione politica può essere compensato dall'autolimitazione, su basi morali, del potere sovrano, teso a realizzare gli scopi della libertà e dell'eguaglianza. La sfera della politica è definita e giustificata mediante un criterio etico sociale attraverso il quale Klein giunge ad una moralizzazione della politica all'interno della quale il dovere sociale si configura come l'essere vincolati alla validità. La costruzione teorica di Klein si pone sulla linea della tradizione del pensiero politico tedesco, dove obbligo e persona sono inevitabilmente collegati.SchannAdam Bergk
La dialettica obbligo-coazione di Bergk si fonda sul primato dei diritti umani fondamentali. Nel giacobinismo berghiano la categoria di dovere mira a rafforzare la tutela dei diritti dell'uomo e del cittadino consentendo la loro interazione sul piano politico.
Al binomio obbligo-coazione, si sostituisce quello dovere-diritto. L'essere umano è pensato come una creatura appartenente a due mondi, quello sensibile e quello moral-razionale, e quindi sottoposto alle leggi della causalità morale e della libertà ed è la ragione umana a farvi da ponte di collegamento.
Dall'interagire di esse scaturisce il concetto di libertà morale, la capacità, cioè, di determinare se stessi a favore o contro la legge etica.
Dalla ragione che detiene la sovranità su tutte le altre manifestazione dello spirito umano nasce il concetto di dovere, definito come la necessaria sottoposizione del desiderio alla ragione pratica, dove per
Desiderio si intende la tensione al soddisfacimento del nostro impulso egoistico. La religione esemplifica per Bergk la quintessenza delle verità morali alla quale spetta solo il compito morale di rinsaldare nell'individuo il senso del dovere, ma non può essere considerata come un bisogno che accomuni tutto il genere umano altrimenti coinciderebbe con il dovere.
Secondo Bergk la destinazione terrena dell'uomo come persona morale sta nella realizzazione delle finalità pratiche per cui il principale elemento distintivo della personalità è l'autonomia.
Il diritto scaturisce dalla conformità del dovere all'imperativo razionale. Nella filosofia berghkiana il diritto esterno oggettivo funge da parametro moral-razionale in base al quale deve orientarsi il comportamento sociale degli individui nel vantare diritti ed adempiere doveri.
Il diritto soggettivo si identifica con tutto ciò che si adegua alla legge della "ragione".
pratica, cioè il comando del diritto esterno oggettivo che si configura come il criterio razionale limitativo dell'interagire dei di