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Teoria dell'utilitarismo

X Y ZA 10 2,5 1B 10 4 6C 9 2,5 3,5generale dell’utilitarismo è che leL’idea azioni sono giuste in proporzione alla loro tendenza a promuovere lafelicità, ingiuste in proporzione alla loro tendenza a produrre il contrario della felicità. Secondo questa idea, lafelicità viene vista come soddisfazione degli interessi. Inoltre, Bentham propone il calcolo felicifico permatematizzare la felicità prodotta da un’azione: bisogna fare la somma dei valori di tutti i piaceri da un lato, e didall’altro. Se la bilancia pende dalla parte dei piaceri, la tendenza dell’atto risulteràtutti i dolori se dalla parte dei dolori, la tendenza dell’atto risulterà complessivamentecomplessivamente buona; cattiva.L’idea di Bentham sta alla base della teoria dell’utilitarismo della somma, secondo cui una distribuzione è giustase essa massimizza l’utilità complessiva, Un’altramassimizza

Cioè la somma di tutte le utilità individuali. La teoria dell'utilità attesa, da tenere in considerazione, è sicuramente quella che afferma che non bisogna tenere conto soltanto dell'utilità di certi risultati, ma anche della probabilità che essi si verifichino. Possiamo anche vedere la teoria dell'utilità attesa come una teoria esplicativa secondo cui l'azione si spiega nei termini delle preferenze che i soggetti hanno per certe prospettive, e dunque per certi risultati, alla luce dei loro atteggiamenti nei confronti del rischio. In particolare, un individuo può assumere tre atteggiamenti nei confronti del rischio: neutralità, avversione e attrazione. La teoria dell'utilità attesa è seguita dalla teoria di Bernoulli, ovvero una teoria sulla relazione tra l'utilità, cioè il valore psicologico o la desiderabilità del denaro, e la quantità concreta di denaro.

Possiamo quindi dire che la reazione psicologica alla ricchezza è inversamente proporzionale alla quantità. Il passaggio dall'utilità attesa all'utilità marginale si basa sul fatto che le persone in genere detestano il rischio (la probabilità di ricevere il risultato più basso possibile), e se viene loro offerta la scelta tra una scommessa e una somma uguale al suo valore atteso, scelgono la cosa sicura; anzi, talvolta scelgono anche la cosa sicura che è inferiore al valore atteso, pagando di fatto un premio per evitare l'incertezza. Quindi, secondo la teoria dell'utilità marginale, le scelte della gente non si basano sui valori effettivi attesi ma sui valori psicologici attesi, cioè sull'utilità del risultato, e l'utilità è utilità marginale decrescente, cioè è utilità inversamente proporzionale all'avversione al rischio.

livello di ricchezza. Il valore marginale decrescente della ricchezza spiegala comune preferenza che di solito la gente mostra per le cose sicure rispetto alle opzioni di rischio favorevoli divalore atteso uguale o leggermente superiore. utilizzare la teoria dell'utilità dellaQuindi per rispondere alla domanda riguardo il grafico, bisogna innanzituttola distribuzione migliore, dopodiché bisogna utilizzare la teoria dell'utilità attesa esomma per stabilire qual èprendere in considerazione anche la probabilità che esse hanno di realizzarsi. Faccio la somma di a, b e c inè chiaro che per la teoria dell'utilitàciascuno dei tre mondi e ottengo che x = 29, Y = 9, Z = 10,5. A questo puntoma, tenendo in considerazione anche la teoria dell'utilità attesa, otterremo che z>y>x.della somma x>z>y, Questorisultato viene ottenuto calcolando la percentuale di ogni distribuzione (z = (10,5/100) 60 = 6,3) (y =

(9/100) 25 =2,25) (x = (29/100) 15 = 4,35).

X Y ZA 15 0,5 1B 12,5 1,5 1,5C 11,5 0,2 1,9

L'idea generale dell'egualitarismo afferma che una distribuzione eguale è migliore di una distribuzione diseguale.

Mentre quando c'è eguaglianza nessuno ha ragione di protestare, in caso di diseguaglianza chi sta peggio di altri può farlo, quindi la diseguaglianza è ingiusta e va rettificata.

Possiamo però distinguere diversi tipi di diseguaglianza: la diseguaglianza come distanza dalla media, la quale afferma che in un mondo di n persone egualmente meritevoli, ognuno dovrebbe avere 1 n-esima parte del totale e chi sta sotto la media, può lamentarsi per questo; la diseguaglianza come distanza dal migliore, la quale afferma che in un mondo di n persone egualmente meritevoli, tutti tranne chi ha la migliore posizione si possono lamentare.

Da ciò deriva anche la gravità delle proteste, che meglio. L'egualitarismo sarà direttamente proporzionale alla distanza dalla media, dal migliore o da chiunque stia additivo suggerisce che: il risultato migliore è il risultato migliore in termini di eguaglianza; il risultato migliore in termini di eguaglianza è quello che massimizza l'eguaglianza; la massima eguaglianza coincide con la minima somma totale delle proteste individuali. Quindi, secondo il principio additivo di eguaglianza, la diseguaglianza si misura sommando ciascuna delle dall'utilitarismo proteste degli individui, e maggiore è la somma, maggiore è la diseguaglianza. Prende esempio il risultato migliore è il risultato migliore in termini di utilità (conta solo l'utilità, o gli della somma dove: il risultato migliore in termini di utilità è quello che massimizza l'utilità.

coincideinteressi); con(in questo caso però non tratta l' utilità ma il livello della massima somma totale delle utilità individuali.proteste individuali)

A questo punto, per calcolare quale distribuzione è la migliore secondo il principio additivo di eguaglianza, misurando l'eguaglianza in termini di distanza dal migliore, bisogna innanzitutto calcolare la distanza dal migliore in ogni distribuzione. Otteniamo così che: nella distribuzione x il migliore è a (15), b differisce da a per 2,5 e c per 3,5; nella distribuzione y il migliore è b (1,5), a differisce da b per 1 e c per 1,3; nella distribuzione z il migliore è c, a differisce da c per 0,9 e b per 0,4. Sommando i dati ottenuti otterremo che: x = 6, y = 2,3 e z = 1,3. Quindi, secondo il principio additivo di eguaglianza, misurando l'eguaglianza in termini di distanza dal migliore, è evidente che z>y>x.

Quale distribuzione è la migliore secondo

Il principio additivo di eguaglianza afferma che la diseguaglianza si misura sommando le proteste degli individui in base alla loro distanza dal migliore. Maggiore è la somma, maggiore è la diseguaglianza.

Quindi, innanzitutto dobbiamo calcolare le proteste individuali in A e B, che si ottengono calcolando la distanza dal migliore rispetto al singolo. Da questo calcolo, otteniamo che in A le proteste individuali sono 800 e 500, mentre in B sono 1100 e 200.

Successivamente, bisogna moltiplicare il numero ottenuto per il numero di persone, ottenendo così le proteste aggregate. Quindi, in A si ha (800 * 1) + (500 * 98) = 49800, mentre in B si ha (1100 * 1) + (200 * 98) = 20700.

È evidente che, secondo il principio additivo di eguaglianza, B è maggiore di A. A prima vista potremmo pensare che A sia maggiore di B, in quanto la diseguaglianza fra chi sta peggio e il migliore è minore in A. Tuttavia, prendendo in considerazione tutta la sequenza, notiamo subito che...

in B tutti, tranne l'unico chesta peggio (q), ricevono un beneficio maggiore. Possiamo rifarci al principio di differenza di Rawls per giustificare ciò: questo privilegia i miglioramenti, anche se implicano un aumento della diseguaglianza, ma solo sei benefici vanno a vantaggio dell'individuo che sta peggio, quindi anche per questo principio A > B. Possiamo anche usare il principio additivo ponderato di eguaglianza, che è leggermente diverso a quello precedente in quanto, secondo questo principio, la diseguaglianza si misura sommando le proteste degli individui, ma dando un peso extra (una ponderazione) in modo che più grande è la protesta, maggiore è il peso che le si dà. Questo principio risulta quindi come una combinazione fra il principio additivo e il principio egualitario di differenza. Dal punto di vista dell'eguaglianza, è evidente che A > B.

È importante notare che in B c'è un guadagno anche per chi sta peggio, anche se ottenerlo implica un aumento di diseguaglianza. Rawls ha proposto un principio che si concentra su chi sta peggio e privilegia i miglioramenti, principio che incorpora l'idea che anche quando questi implicano un aumento della diseguaglianza. Questo significa che discriminare è ingiusto, che la discriminazione è ciò che rende ingiuste certe diseguaglianze.

Secondo il principio di differenza di Rawls, le diseguaglianze sono accettabili solo se esse producono un più grande beneficio per i meno avvantaggiati (B > A). Questo principio è strettamente collegato alla cosiddetta connessione a catena: la diseguaglianza produce crescita economica, quindi se un vantaggio ha l'effetto di aumentare le aspettative della posizione più bassa, allora migliora quella di tutte le posizioni intermedie.

Il principio di differenza non è un principio egualitario, in

Quanto concilia tre valori: eguaglianza, poiché le disuguaglianze devono essere giustificate; la priorità di chi sta peggio, poiché solo i miglioramenti delle condizioni di chi sta peggio giustificano le disuguaglianze; utilità, poiché bisogna massimizzare gli interessi di chi sta peggio.

Può essere un principio egualitario vedendolo come un principio interessato alla disuguaglianza tra chi sta peggio e i risultati è direttamente proporzionale al livello di proteste medio di chi sta meglio. L'ordinamento chi sta peggio più grande questo livello, peggio è, più numerosi sono quelli che stanno peggio, a parità di livello di proteste, peggio è.

i. Massimizzare la posizione relativa di chi sta peggio;

ii. Minimizzare il numero di quelli che stanno peggio poi si faccia lo stesso per il gruppo di chi sta un po' meglio tranne che questo non aumenti il livello di proteste;

iii. Di chi stava peggio.

e così via, fino a che tutti non stanno meglio possibile, e il gruppo di chi sta peggio non è ilmeno numeroso possibile (leximin).Ob. Che il t

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A.A. 2020-2021
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SSD Scienze politiche e sociali SPS/01 Filosofia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Alessandro_Maria_Brenci di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia politica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Libera Università internazionale degli studi sociali Guido Carli - (LUISS) di Roma o del prof Pellegrino Gianfranco.