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La libertà negativa quella sfera di indipendenza degli individui all'interno della quale possono agire

senza interferenze da parte degli altri. Si concentra su l'assenza ed è considerata come una libertà

da qualcosa.

11. Il diritto di proprietà in Locke e se ha limiti

Deriva dal proprio diritto alla vita anche il diritto a proprietà: bisogna avere diritti di proprietà su

risorse per poter conservare la propria vita. Quando si parla di diritto di proprietà ci sono rilevanti

distinzioni tra l'intenderle in un modo o nell'altro. Per Locke Dio ha creato la terra e la dà in comune

agli esseri umani.

Le risorse sono in comune, ma essendo queste ritenute necessarie per il sostentamento allora ci

deve essere un qualche meccanismo che ci permetta di appropriarcene.

Ogni singolo uomo ha diritti di proprietà privata sulla propria persona, ciò comporta che l'opera

delle sue mani, il frutto del suo lavoro, siano propriamente suoi.

Gli individui sono dotati della proprietà di sé, ossia hanno diritto di uso e controllo esclusivo su

corpo, talenti e per estensione sui frutti del proprio lavoro.

Il meccanismo che consente di acquisire in modo legittimo i diritti di proprietà consiste nel

mescolare il proprio lavoro con la risorsa naturale, perché stiamo infondendo su quest'ultimo

qualcosa che è nostro (che è del singolo individuo, non comune a tutti) e in questo modo

modifichiamo status della risorsa. Per essere legittima un'appropriazione deve però rispettare

alcuni vincoli (clausola lockiana): “fino a che ci siano beni sufficienti e altrettanto buoni lasciati agli

altri”.

12. Lo stato di natura di Rousseau è uno stato di conflitto? E se sì perché?

Secondo la concezione di Rousseau l'uomo naturale è libero, ha cuore in pace (perché bisogni

primari sono soddisfatti), corpo in buona salute (natura offre le capacità fisiche necessarie).

Non è così evidente l'indesiderabilità dello stato originario.

Non si fa altro che vedere persone che si lamentano riguardo allo stato civile, alla loro esistenza e

moltissime altre che addirittura si privano della loro vita, pur vivendo nello stato civile.

Rousseau sta dimostrando come lo stato di natura non sia per niente miserabile e non vi sia

alcuna ragione per la quale risulti meglio uscire dallo stato di natura. Solamente capita per una

serie di fattori che si combinano e portano l'essere umano a uscirne.

Quindi per Rousseau lo stato di natura non è uno stato di conflitto.

13. Terza legge di natura e funzione strumentale della ragione ( (32)

Le leggi di natura sono precetti che valgono in modo uguale per ogni individuo, che tutti posso

recepire perché sono dettate dalla ragione stessa.

La terza legge di natura afferma che gli uomini devono necessariamente mantenere i patti che

stipulano. Senza questa legge i patti sono solamente parola vuote e sono nulli. Nello stato di

natura i patti sono nulli perché non esiste un’autorità che garantisce delle sanzioni per chi non li

rispetta.

Importante nel capire questa terza legge è il discorso nel capitolo 15 del Leviatano, tra Hobbes e lo

stolto. Lo stolto dice che è razionale fare ciò che è nel proprio interesse, sarebbe quindi razionale

violare patti. Hobbes risponde che è irrazionale compiere azioni contrarie ai propri interessi, chi

inganna individui con i quali ha stabilito patto, dimostra di non essere affidabile, può quindi contare

solo sul proprio potere perché non potrà contare sui benefici della cooperazione. È quindi

irrazionale violare patti e si pone secondo ragione eseguirli.

14. Differenza stato di natura per Hobbes e Rousseau (34)

Hobbes utilizza lo stato di natura per dare una rappresentazione teorica della guerra civile.

Lo stato di natura si identifica in quella condizione in cui l'autorità politica è assente (definizione

formale varrà anche per altri).

Per Hobbes lo stato di natura è uno stato di guerra, che non consiste necessariamente nel

combattimento in sé, ma che si dà anche nel caso in cui il conflitto fosse solo latente e vi fossero

solo attitudini conflittuali negli attori. Lo stato di guerra hobbesiano consiste in un conflitto radicale:

guerra di tutti contro tutti, in cui ogni singolo individuo viene opposto ad un altro.

Per Rousseau le concezioni dello stato di natura di altri contrattualisti sono problematiche, perché:

- utilizzo di categorie morali, senza però spiegare cosa servano

- diritto naturale e proprietà, senza spiegare perché il diritto sia rilevante

- passaggio immediato dalla condizione di radicale indipendenza a corpo politico e stato

Simili concezioni sono inappropriate perché:

- proiettano impropriamente su esseri umani naturali caratteristiche osservabili solo su

individui che vivono in contesti sociali

- descrivono “uomo civile” in assenza di autorità politica e non “uomo selvaggio” nella

condizione originaria: vengono modificati solo fattori esterni e non riescono a cogliere come

sia l'uomo selvaggio nella sua condizione originaria

C'è una differenza tra essere uomo naturale e individuo socializzato.

Se si risalisse allo stato originario (evitando l'errore), allora si scopre che questo non risulterebbe

essere affatto una condizione miserabile: l'uomo naturale è libero, ha cuore in pace (perché

bisogni primari sono soddisfatti), corpo in buona salute (natura offre le capacità fisiche necessarie).

Non è così evidente l'indesiderabilità dello stato originario.

15. Prerogativa di Locke (chiesta più volte)

Sebbene il potere prevalente all'interno di uno stato ben ordinato sia quello legislativo, Locke è

consapevole del fatto che un'applicazione pedante della legge potrebbe essere in certi casi

controproducente, perciò al potere esecutivo spetta la prerogativa di agire o dove è legittimo non si

pronunciano o in violazione della legge se di ciò ne beneficia il bene pubblico.

Se succede qualcosa non è possibile fare riferimento immediato al potere legislativo ma è

necessario prendere decisioni rapide, senza dover passare attraverso la convocazione del potere

legislativo. Ci sono inoltre situazioni che richiedono intervento immediato e non si può passare

attraverso il potere legislativo (assemblea che delibera in tempi meno rapidi perché costituita da un

maggior numero di individui). Anche volendo è impossibile prevedere tutte le circostanze rilevanti

in cui ci si ritroverà nella necessità di dover prendere decisioni: diventa rilevante la

prerogativa.

Le leggi devono avere valore generale (devono valere per tutti in modo uguale), ma ci sono

circostanze in cui l'applicazione alla lettera della legge non sembrerebbe garantire tutela ai diritti

individuali, anzi mina il bene pubblico. la valutazione dell'operato dell'esecutivo quando esercita la

propria prerogativa spetta a ogni singolo individuo e questa valutazione dovrà essere condotta

sulla base di un appello al cielo (regole indipendenti dal legislativo e dalle decisioni dell'esecutivo).

16. Perché per Kant uscire dallo Stato di natura è un dovere per l'uomo? (30)

Per Kant, uscire dallo stato di natura e stabilirsi in uno stato civile organizzato è un dovere morale

per l’uomo per diverse ragioni:

- Legge morale universale: Kant sostiene che l’uomo è soggetto a una legge morale universale,

cioè il dovere di agire secondo il precetto dell’imperativo categorico, che impone il rispetto per la

dignità umana e la razionalità. Questa legge morale prescrive agli individui di agire in modo tale da

permettere una convivenza pacifica e rispettosa all’interno di una comunità.

- Limiti dello stato di natura: Secondo Kant, lo stato di natura è caratterizzato dalla mancanza di

un’autorità giuridica e dalla prevalenza della legge del più forte. Questa condizione porta

inevitabilmente a conflitti e violazioni dei diritti degli individui. Perciò, per evitare tale situazione, è

necessario uscire dallo stato di natura e stabilire un ordinamento giuridico che garantisca il rispetto

reciproco dei diritti e delle libertà.

- Rispetto per la dignità umana: Kant ritiene che l’essenza della dignità umana risieda nella

capacità di razionalità e autonomia morale. Lo stato civile offre un contesto in cui l’individuo può

esercitare pienamente queste facoltà, partecipando alla vita politica e contribuendo alla formazione

delle leggi che regolano la convivenza sociale.

In sintesi, per Kant, uscire dallo stato di natura e vivere in uno stato civile organizzato è un dovere

morale perché promuove il rispetto reciproco, protegge i diritti fondamentali degli individui e

permette loro di realizzare appieno la loro dignità come esseri razionali e autonomi.

17. Nozione di libertà naturale per Rousseau? È una nozione positiva o negativa?

L a libertà naturale coincide con la capacità di non essere dominati esclusivamente da appetiti

naturali (istinto), sono capaci di scartare dall'istinto e prendere vie diverse rispetto a quelle indicate

loro dall'istinto naturale. Gli esseri non umani seguono sempre una legge determinata dalla natura,

mentre gli esseri umani sono dotati di istinti che li possono spingere in una direzione piuttosto che

un altra, ma sono anche in grado di deviare rispetto alla spinta naturale. Gli animali fanno quello

che dice loro l'istinto anche quando ciò va a loro svantaggio, gli esseri umani invece deviano e

questo va spesso a loro danno.

18. Secondo rousseau è possibile disobbedire alla volontà generale e perché?

Secondo Jean-Jacques Rousseau, l’autore del “Contratto sociale”, la volontà generale rappresenta

l’interesse comune o il bene pubblico di una società, che è distinto dagli interessi particolari o

individuali. Rousseau sostiene che la volontà generale deve essere sempre rispettata e seguita,

poiché è l’espressione della sovranità popolare e del contratto sociale.

Tuttavia, Rousseau riconosce che ci possono essere casi in cui l’autorità della volontà generale

può essere messa in discussione. Ad esempio, se la volontà generale viene distorta o manipolata

da individui o gruppi che cercano di perseguire i loro interessi personali, allora Rousseau ritiene

che la disobbedienza possa essere giustificata. In altre parole, se ciò che viene presentato come

volontà generale non rispecchia veramente gli interessi comuni della società, ma piuttosto

favorisce alcuni a discapito degli altri, al

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Publisher
A.A. 2023-2024
13 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/01 Filosofia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Alicelana di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia politica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Ferrante Pasquale.