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LA LEGGE E IL BENE COMUNE

La legge, in generale, secondo S. Tommaso è la misura delle azioni secondo un piano razionale. La

legge regola ciò che l'uomo deve fare affinché egli possa ottenere il fine per cui agisce. Lo scopo

ultimo delle leggi umane e della politica è il bene comune, cioè un tenore di vita che permetta ad

ogni membro della comunità di perseguire a pieno il suo bene personale.

I TRE ORDINI DI LEGGI

Esistono diversi tipi di legge. Innanzitutto Dio ha creato il mondo seguendo un ordine razionale e

distinguendo al suo interno un bene e un male. L'insieme delle disposizioni che regolano la totalità

del creato sono la legge eterna, che coincide con la volontà di Dio e che solo lui conosce.

La legge naturale è la parte della legge eterna che è manifesta all'uomo e che regola tutti i

fenomeni e tutte le cose che lo circondano. Pertanto, è razionalmente comprensibile nella sua

totalità; si estende dalle leggi fisiche fino ad arrivare alle norme etiche e morali. Tutto il creato

segue automaticamente la legge naturale perché, privo di libero arbitrio, compie il bene per sé

meccanicamente. L'uomo, che ha invece un'anima adatta a discernere il bene e il male, ha il

dovere di conformarsi alla legge naturale per condurre una vita pia e completa – seguendo

l'imperativo universale Perseguire il bene, evitare il male (Bonum faciendum, malum vitandum).

L'uomo sviluppa all'interno del mondo naturale i suoi piani di convivenza e le sue regole,

pensandole in maniera totalmente razionale e autonoma. L'insieme di tali norme del diritto umano

è la legge positiva.

LE LEGGI INGIUSTE

Le leggi positive sono efficienti, e quindi accettabili, solo nel momento in cui non contraddicono la

legge naturale – la verità dei fatti – ovvero nel momento in cui sono correttamente razionali. Se

non lo fossero, tra l'altro, non sarebbero più leggi per definizione.

Nel caso le leggi di un governo non siano razionali, il singolo dovrebbe impegnarsi a non rispettarle

– in questo senso, S. Tommaso una sorta di giusnaturalista prima del tempo. Tuttavia, il filosofo

ammonisce che per alcuni casi meno gravi è più saggio rispettare comunque delle norme

imprecise, per non creare polveroni e salvaguardare il bene della società. Esistono infatti delle

norme che sono moralmente indifferenti e sono così calate nella dimensione umana che non

hanno un vero legame con la legge naturale tanto da poter smentirla o confermarla. Di queste

ultime norme sono da disobbedire le leggi non solo qualora fossero irrazionali, ma qualora

trasgredissero anche la legge divina, cioè gli insegnamenti arazionali che Dio ha posto nelle

Scritture come sua volontà positiva diretta – per esempio, una legge che imponesse l'idolatria

sarebbe moralmente indifferente dal punto di vista razionale, ma sarebbe inaccettabile perché

trasgredirebbe proprio la legge divina. 18

IL MODO DI FARE LE LEGGI

Le leggi orientate a salvaguardare il bene comune rientrano nell'ambito della legge positiva. Una

buona legge razionale salvaguarda correttamente il bene comune, una irrazionale no. Nelle

decisioni politiche, la massima Perseguire il bene, evitare il male si declina in Assicurare la pace e la

giustizia, bandire le ingiustizie.

A ben vedere, l'istituzione moderna della Costituzione è una lettura laica della legge naturale. La

legge positiva è varata sempre in accordo con la Costituzione, che contiene delle norme che sono

presentate come valori universali di giustizia (diritti umani ), in base a cui letteralmente giudicare le

4

imposizioni successive. Se viene approvata una legge incostituzionale, non è riconosciuta perché è

ingiusta.

PRECURSORE DEL GIUSNATURALISMO

In questo senso Tommaso è fondatore del giusnaturalismo, l'idea secondo cui le leggi non sono tali

e dunque non sono rispettabili, se contraddicono dei valori universali superiori. Kant, l'ufficiale

fondatore della corrente secondo la tradizione, metteva semplicemente la ragione al posto della

legge naturale: una legge che non è correttamente razionale non è una legge. Nel Novecento,

Radbruch eleggeva a discrimine di ciò che è legge e di ciò che non lo è i diritti fondamentali

dell'essere umano in quanto tale.

DISTINZIONE TRA ETICA E DIRITTO

Il governo è espressione della convivenza umana, quindi esisterebbe anche se non bisognasse

redimere l'uomo dal male, anche se non esistesse il peccato originale. Le disposizioni della morale

e della religione non possono dunque diventare delle leggi positive accettabili: bisogna tenere

politica ed etica in due ambiti distinti con fini distinti. Tommaso per esempio si schierò contro ad

una legge a lui contemporanea che voleva vietare la prostituzione, perché questa sarebbe stata

un'applicazione dell'etica nel diritto ma non sarebbe stato nessun freno alla vita in società.

Il governo è fallibile e perciò non può farsi giudice della morale e interprete delle disposizioni

divine. Ha come unico fine il bene comune, non il bene individuale, altrimenti è tirannico. Sta a Dio

il diritto di punire o di graziare i “criminali” dal punto di vista della grazia – la misericordia deve

convivere separatamente con la giustizia. Nelle società odierne, questo stesso diritto è esercitato

dal garante della Costituzione, il Presidente.

IL TIRANNICIDIO

Parlando di politica, Tommaso teneva buona la distinzione delle costituzioni secondo Aristotele. Tra

quelle, la peggiore di tutte e la tirannide, tanto peggiore che il filosofo arrivò persino a giustificare

eticamente il tirannicidio per evitare il male minore. Le condizioni a cui sostenere il tirannicidio

sono tre:

Il tiranno dev'essere oggettivamente un tiranno, cioè deve esercitare il dominio

• esplicitamente contro il bene comune,

L'uccisione del tiranno implicherà la creazione di condizioni sociali certamente migliori di

• quelle precedenti,

Un'occasione plausibile di uccidere il tiranno abbastanza sicuramente e precisamente .

5

4 - A questo proposito, è nata la concezione di un diritto umanitario internazionale per un motivo essenzialmente storico: nel processo di Norimberga,

ci si rese conto che i nazisti non erano giuridicamente imputabili, perché obbedivano in tutto e per tutto alla legge. Infatti, Hitler aveva esplicitamente

disposto che ogni sua parola fosse automaticamente resa legge. Si è quindi dovuto pensare ad una dichiarazione universale che definisse come

ingiuste le leggi naziste e che quindi in un certo senso le annullasse, perché essi potessero essere ritenuti dei criminali.

5 - Appunto per evitare omicidio di innocenti e disordini sociali. 19

Il tiranno dev'essere eliminato tempestivamente, perché un vero dittatore crea un ordine

ineffettivo, letteralmente inesistente, che diffonde nella società la discordia, l'anarchia, dunque la

cattiveria e l'immoralità.

POTERE REGIO E PAPALE

Secondo San Tommaso, la monarchia è la migliore costituzione possibile e il potere del monarca

dovrebbe essere senza dubbio assoluto. Tuttavia, è bene che il monarca sottostia sempre alle

disposizioni del pontefice. Il re pensa a procurare il bene comune, mentre il papa diffonde gli

insegnamenti affinché ognuno possa realizzare il bene personale: è necessario che il direttore del

bene comune non intralci quello del bene particolare per servire cui il bene comune stesso è stato

pensato.

DEFINIZIONE DI GIUSTIZIA

San Tommaso riprende la definizione classica di giustizia come disposizione dell'animo perpetua e

costante con cui si attribuisce a ciascuno il suo diritto. A differenza che nella tradizione, però, il

filosofo finalmente intravede questa virtù come qualcosa di esclusivamente sociale, una proprietà

espressa solo nel confronto con gli altri: il senso con cui la giustizia può riferirsi ad un solo

individuo è essenzialmente metaforico. Il ruolo della giustizia è insomma fornire la guida per

interpretare la legge in generale verso il fine del bene comune. 20

LA RIFORMA PROTESTANTE

PREAMBOLO: REAZIONI ALL'INGERENZA DELLA CHIESA

Da quando Gregorio VII e Innocenzo III neutralizzarono definitivamente ogni pericolo di ingerenza

da parte dei governi secolari, la Chiesa si sentì sempre in qualche modo l'autorità più alta sul

pianeta. Questa sensazione si elevò alle stelle quando Bonifacio VIII cercò esplicitamente di

sottomettere alla sua mercé il re di Francia Filippo il Bello, senza successo. Da quell'episodio, le

reazioni a partire dal XIV secolo andarono tutte nella stessa direzione: non è ammissibile che la

Chiesa pretenda di comandare il potere politico, perché lo stesso potere politico non può accettare

alcuna sovranità sopra la sua per definizione.

Come osservò Marsilio da Padova nel Defensor pacis (1324), sfera politica e spirituale devono

rimanere assolutamente indipendenti, perché le leggi di un governante che debba rendere conto a

qualche altro potere non possono rappresentare in modo genuino l'interesse dei cittadini. La

stessa posizione fu ripetuta in uno scritto apposito da Guglielmo da Ockham dalla parte della

Chiesa.

LA CRISI DEGLI UNIVERSALISMI

Il XIV secolo fu estremamente burrascoso per impero e papato, i due universalismi che si

contendevano il predominio in Europa. La Chiesa dovette affrontare prima la Cattività Avignonese

e poi lo Scisma d'Occidente; i regni cominciavano ad assumere il ruolo di veri e propri Stati e

mettevano in discussione l'ingerenza di un qualsiasi imperatore.

Era solo questione di tempo prima che Lutero, nel 1517, diede voce alla corruzione della Chiesa

romana del suo tempo e annunciò la Riforma Protestante. Ora la Chiesa di Roma non era più

l'autorità divina incarnata per tutta l'umanità, ma era semplicemente una fonte di opinioni

spirituali.

LA TEOLOGIA DI LUTERO

Lutero distrusse esplicitamente ogni gerarchia all'interno della Chiesa e, di conseguenza, ogni

rapporto di potere certo che era mai stato sperimentato nel millennio precedente:

Sostenne la tesi del sacerdozio universale e quindi negò qualunque mandato dalla Chiesa,

• Ridusse i sacramenti ai soli tre che trovavano base scritturale, rifiutando l'autorità

• ecclesiastica nel decidere sulla fede degli individui,

Sollecitò il libero esame delle Scritture e tradusse la Bibbia in tedesco a tal fine, mettendo

• in dubbio in generale qualsiasi ruolo temporale di Roma.

A questo ribaltamento si contrappone il pensiero luterano sull'obbedienza ai governi politici locali,

che dev'essere to

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A.A. 2015-2016
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SSD Scienze politiche e sociali SPS/01 Filosofia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher EmanueleMartinelli di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia politica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Pontificia Università Lateranense - PUL o del prof Krienke Markus.