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TOCQUEVILLE

Ne l'antico regime e la rivoluzione Alexis de Tocqueville osserva che tre verità sono caratteristiche del tempo rivoluzionario e post-rivoluzionario: La prima consiste nel fatto che tutti gli uomini del nostro tempo sono preda di una forza ignota che li porta verso la distruzione dell'aristocrazia. La seconda è che l'abolizione di questo ceto sociale crea la massima difficoltà di sottrarsi ai governi assoluti. La terza è che il dispotismo nascente favorirà sempre di più il rigoglio di tutti i vizi. Ciò perché la lotta spietata contro l'aristocrazia è stata condotta senza la minima preoccupazione di ricostruirla su basi diverse dal passato, in assenza della quale è inevitabile lo sviluppo di una collettività fondata solamente su un individualismo dove ogni virtù pubblica è destinata a perire. Infatti in ogni società in cui sono assenti dei corpi intermedi atti

Acircoscrivere e a controllare il potere pubblico, consentendo la partecipazione ad esso, sono destinate aperdere la libertà. La libertà nell'accezione in cui intende Tocqueville non è solo né soprattutto garanzia dei diritti individuali connessi allo spazio privato, ma è l'agire di concerto nei comuni affari che sottrae i cittadini all'isolamento. Il rischio della rivoluzione francese: è sviluppo di società democratiche ma non libere. Esse sono attirate, e alla fine disgregate dalla ricerca senza sosta della ricchezza, la massa vi domina e impedisce la nascita e il successo dei grandi cittadini. Afferma infatti che fra tutti i principi e sentimenti che prepararono la rivoluzione, l'idea e il desiderio della libertà politica sono affiorati per ultimi e sono stati i primi a sparire. Questa forma particolare di tirannia è appunto il dispotismo democratico = composto da un popolo di individui estremamente simili.

E uguali, privati di tutte le facoltà che potrebbero metterli in grado di sorvegliare i congegni del governo. Torna il tema concernente la crisi del concetto di natura umana secondo cui i governanti possono e devono plasmare gli uomini secondo i loro progetti pseudo-razionali, in modo da trasformarli in oggetti passivi della volontà dei capi. Il popolo è sovrano, ma soltanto astrattamente, in realtà il principio della sovranità popolare è in questo caso solo un modo per legittimare il dominio di chi sa qual è la vera volontà dei cittadini: sia esso il legislatore x Rousseau, o il partito guida per Marx e Lenin.

La conclusione è chiara: il movimento verso l'uguaglianza -> che appare a Tocqueville il vero destino della modernità, porta con sé il suo esatto contrario, cioè il livellamento imposto agli individui, ormai senza più legami organici fra loro e tutti indistintamente protesi alla ricerca.

del benessere materiale. • Però esiste una società in cui il rapporto tra uguaglianza e libertà è stato risolto facilmente. Tocqueville aveva ottenuto l'incarico dal governo francese di redigere un rapporto sulla condizione delle carceri negli Stati Uniti, e al ritorno inizia la stesura di uno dei suoi libri più rinomati. Democrazia in America solo in parte riguarda l'inchiesta sulle prigioni, infatti mentre fissa con attenzione la realtà di questo paese in cui la grande rivoluzione dell'uguaglianza, sembra quasi aver raggiunto i suoi limiti naturali prevede che, prima o poi, anche la Francia arriverà all'uguaglianza. Riflessione toquevilliana: l'uguaglianza è ambivalente: nel senso che può conciliarsi con la libertà, come negli Stati Uniti, oppure può soffocarla come avvenne nel periodo giacobino della rivoluzione francese. La questione è quindi imparare a saper percorrere questo difficile.cammino.
  • I popoli di antica tradizione cristiana sono quelli in cui l'avanzamento dell'uguaglianza appare come un destino, che è ancora nelle loro mani, ma ben presto sfuggirà.
Il compito che attende i governanti è educare alla democrazia, e a questo fine è necessaria una scienza politica nuova che si ricava dall'osservazione e critica delle istituzioni degli stati uniti. La chiave di volta in America è innanzitutto il decentramento del potere, che ha impedito il formarsi di un potere unico e dispotico. Troviamo anche la struttura federale dello stato e l'organizzazione di poteri intermedi. Allo stato compete di garantire l'unità della società attraverso la deliberazione sulle leggi, mentre la funzione dei corpi intermedi è di operare rispettando la legge. Il principio del decentramento è che ognuno è il miglior giudice di quello che lo riguarda direttamente.nella nascente democrazia statunitense, il rischio dello strozzamento che la burocrazia può imporre alle attività sociali e alla libera iniziativa dei cittadini= ma tale rischio è evitabile, c'è da dire innanzitutto che l'esistenza di due camere costituisce un modo per raggiungere deliberazioni maggiormente ponderate e per creare un equilibrio. La sovranità esiste negli stati uniti ma è divisa tra l'unione e gli stati, mentre in Francia è una e intera. Se sovranità è il diritto di fare leggi, allora il presidente americano non è neppure lontanamente paragonabile a un sovrano, perché non concorre a farle. Gli stati uniti sono dunque il modello di una sovranità limitata, al limite maggiore sta nella superiorità del potere giudiziario, cioè della corte suprema, su tutti gli altri poteri. • L'influenza della religione sulla quale si sofferma Tocqueville è quella indiretta.

La caratteristica delle religioni è di costituire un vantaggio contro la tendenza negativa dell'uguaglianza (ambivalente), infatti pur nella varietà dei culti pongono tutte il fine del desiderio umano oltre i beni materiali terreni e inoltre impongono sempre a ciascuno un qualche dovere verso la specie umana. Tocqueville parla del tipico esempio di religione civile, inoltre la religione è quindi separata dalla politica, nel senso che i sacerdoti non devono intromettersi nel governo. Questa efficacia va invece persa, quando le chiese si immischiano negli affari terreni e tendono a dominare con l'appoggio variabile del potere temporale. La religione si presenta, così non solo come un elemento di unità ma anche di stabilità, mentre lo spazio politico è quello degli esperimenti che la ragionevolezza suggerisce.

MillAppunti: punto di riferimento per il partito radicale in Italia nel ll dopoguerra. Appartiene all'utilitarismo=un

Paradigma che si afferma nel corso del 800, con bantam, gli utilitaristi sostenevano che le questioni di giustizia coincidono con quelle di utilità. Infatti, l'uomo è un essere che cerca il piacere e fugge dal dolore. I governanti si devono chiedere: quali dei provvedimenti che voglio mettere in campo genera più utilità/benessere in società? Il governante deve creare un ordine politico in cui si massimizza l'utilità individuale e collettiva. Mill è anche influenzato dalla lettura di Tocqueville che lo spinge nel fare entrare nel suo schema anche alcune istanze del socialismo e prende le distanze dal liberalismo tipico anglosassone. Mill fa propria la diagnosi di Tocqueville sulla tirannide della democrazia, dalla società di massa, osservando i processi in atto nella società moderna osserva il potere del popolo. Fa un discorso che riguarda il campo economico, studia l'economia classica, e si rende conto che

c'è un problema legato alla produzione e alla distribuzione della ricchezza, infatti le leggi di produzione della ricchezza sono naturali mentre i criteri di distribuzione sono culturali, ecco il socialismo. Chiaramente ogni società si dà propri criteri di distribuzione delle risorse. Opta per un'organizzazione liberal democratica dello stato, una prospettiva come quella di Locke. Con l'illiberalismo condivide l'idea di libero mercato e la difesa dei diritti civili e politici ma diversamente si pone il problema di una più giusta distribuzione delle risorse. Dal punto di vista culturale introduce il voto plurimo, ci sono persone destinate ad avere influenza politica maggiore di altri, per esempio gli studiosi ecc. dice questo per introdurre delle istanze qualitative nel dibattito pubblico. Si tratta di non appiattire tutto, perché altrimenti non ci sarebbe progresso morale. Mill dice che lo stato non deve intervenire, perché se lo

facesse noi non saremmo mai garantiti, chi è stato per dire che una certa azione fa il bene dell'individuo? , quindi ha una concezione di libertà negativa di non interferenza= la mia libertà ha come limite non intaccare la libertà dell'altro.- Legato a Tocqueville da amicizia, oltre che dalla condivisione di ideali, pubblica nel 1859 un testo molto importante per il liberalismo moderno e contemporaneo, "on liberty". Anche in questo caso lo spunto saliente è dato dalla riflessione critica sulla nazione francese: l'errore fatale della linea che va almeno da Rousseau a Robespierre è, a parere di Mill, aver creduto che affidare la sovranità al popolo consentisse di eliminare quei limiti e quei controlli del potere. L'errore maggiore è stato quello di credere che la nazione non avesse bisogno di essere protetta dalla sua stessa volontà in quanto non c'era da temere che potesse esercitare un

Potere tirannico su se stessa. Per Mill, infatti, la totalità dei cittadini, cioè il popolo è solo un'ingannevole astrazione. Infatti, quando si devono prendere decisioni nelle assemblee, il popolo non ha mai lo stesso punto di vista ma delibera quasi sempre mediante votazione a maggioranza. È evidente che la maggioranza può opprimere la minoranza. In tal caso subentra il rischio di tirannide della maggioranza. Questa ha dunque un duplice profilo: quello istituzionale il cui luogo è il parlamento e quello sociale nelle opinioni, nelle abitudini e nei costumi. La prima tirannia può essere evitata ristabilendo l'inviolabilità dei diritti individuali di parola, di stampa e di opinione. Quanto alla libertà individuale, che è il vero e proprio problema del saggio di Mill, l'unico fine in cui gli uomini sono autorizzati, individualmente o collettivamente a interferire con la libertà di azione di ciascuno,

ell'interesse collettivo.
Dettagli
Publisher
A.A. 2022-2023
28 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/01 Filosofia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher chivraaa di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia politica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Palermo o del prof Salvatore Muscolino.