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CAP. 4 USO E SIGNIFICATO DI PAROLE ED ENUNCIATI

Situazione da esaminare

1.

Sia al livello delle parole e di altre unità linguistiche, sia al livello degli enunciati, cioè delle frasi

compiute, incontriamo dei significati: in particolare, le parole, con i loro usi o significati,

intervengono nella costruzione degli enunciati, esse, però, hanno un uso o significato anche al

di fuori degli enunciati. Quando pronunciamo uno stesso enunciato in due o più contesti

diversi, l'uso o significato delle parole che lo compongono resta lo stesso anche nel caso in cui

il significato globale dell'enunciato, cioè la proposizione che esso enuncia, non è più la stessa.

Ad esempio, la domanda "Mi può prestare un milione?" assume significati diversi a seconda se

viene posta a un passante fermato per strada, a un amico di famiglia o a un direttore di banca.

Allo stesso modo, la proposizione può variare anche in enunciazioni molto semplici, come per

esempio "l'acqua calda" che esprime solitamente compiacimento quando si deve notare,

mentre esprime disappunto se la beviamo quando fa caldo. Allo stesso modo l'enunciato "Le

acque sono fredde" può essere impiegato in senso metaforico, ad esempio per esprimere un

raffreddarsi dei rapporti fra certe persone. Anche in questo caso l'enunciato viene usato in

maniera diversa, pertanto enuncia una diversa proposizione, ma con una differenza

sostanziale: infatti vengono usate in maniera diversa anche le parole. Allo stesso tempo

nell'uso metaforico di un enunciato si trovano una serie di difficoltà: infatti se la proposizione

enunciata non è la stessa anche quando l'uso o significato delle parole che compongono

l'enunciato non cambia, e se questo avviene usando lo stesso enunciato in due o più contesti

diversi, in questo caso si ha un'evitabile confusione e contraddizione tra le nozioni di uso e

significato delle parole e degli enunciati.

Per fronteggiare questo problema dei rapporti tra significato e uso sono state avanzate due

posizioni principali: la corrente "analitica" che rivendica la predominanza del significato nei

confronti dell'uso, e la corrente "operativa", che invece ritiene che venga prima l'uso e poi il

significato. Secondo Rossi Landi, entrambe le correnti commettono l’errore di non fare

riferimento all'enunciato come frutto del lavoro sociale. Il significato delle parole, infatti, è

anche la possibilità di usarle all'interno di un dato contesto, pertanto non riguarda solo la loro

sfera semantica.

Uso e significato a due diversi livelli

2.

Un enunciato è dunque composto dalle parole che sono concorse a costruirlo. Pertanto, se

esso viene usato in maniera diversa, rimanendo lo stesso nei termini delle parole che lo

costituiscono, ad essere usate in maniera diversa saranno anche queste parole. Il loro

significato, però, non cambia, in quanto resta lo stesso sul piano paradigmatico. Da ciò si

deduce che il significato delle parole non è riducibile al loro uso, pertanto le parole hanno

prima un significato e poi vengono usate in maniere diverse. Tuttavia, è possibile muovere

delle contestazioni a questa idea, cioè all'idea che il significato delle parole non è riducibile al

loro uso. Infatti, se si ammette che esistono significati indipendenti dall'uso, questo equivale a

trovarsi di fronte a qualcosa di non-prodotto; in questo modo il significato viene interpretato

come ente che accompagna quegli oggetti fisici che sono i suoni o le grafie: in tal senso,

producendo i suoni attraverso fonazioni e riproducendoli mediante strumenti grafici, l'uomo

otterrebbe come risultato quello di evocare al tempo stesso qualcosa di non-fisico, per cui la

comunicazione consisterebbe in questa evocazione. Questa tesi non è chiaramente

accettabile, pertanto bisogna ammettere che non si può parlare di significati indipendenti

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dall'uso, che il significato delle parole è riducibile al loro uso e che, siccome le parole vengono

usate nell'enunciato, il loro significato consiste proprio in questo. A ciò, tuttavia, si potrebbe

ribattere affermando che gli oggetti presi in esame sono pur sempre quelle parole, mentre ad

essere usato diversamente è il loro insieme, cioè l'enunciato. Affermare però che le parole

sono state usate esse stesse nella costruzione di un enunciato risulta altamente equivoco, in

quanto significa ammettere indirettamente che esse siano state usate con il fine di costruire

l'enunciato. Le parole, in realtà, vengono usate dentro l'enunciato e con esso; il fine, invece, è

quello di comunicare e non quello di costruire enunciati.

Chiaramente se non ci fossero le parole, non ci sarebbe nemmeno l'enunciato e quindi

nemmeno qualcosa da usare; allo stesso modo l'enunciato può essere usato in modi diversi, a

seconda del contesto. Questi diversi modi, però, non cambiano il significato delle parole

proprio perché, considerate le singole parole, non ne mutano l'uso. Il diverso uso che si può

fare di un enunciato, quindi, non si ripercuote anche sulle sue parti. Da questo si deduce

anche che c'è un significato delle parole, indipendente dal loro uso nell'enunciato e che non

può essere in alcun modo riducibile ad esso. A tal proposito, Rossi Landi avanza una nuova

ipotesi di ricerca che consiste nel considerare qualsiasi oggetto linguistico come una sintesi

che deriva da oggetti precedenti, cioè come una specie di prodotto materiale. In tal senso, va

introdotta anche la nozione del lavoro sociale attraverso il quale i "pezzi" vengono combinati

nei modi richiesti per ottenere il prodotto in esame. Il concetto dell'oggetto linguistico come

prodotto e del lavoro che lo produce permette inoltre di impiegare nello studio del linguaggio la

terminologia del lavoro, pertanto, oltre che di produzione, si potrà parlare anche di processo

lavorativo, materiali e strumenti linguistici. Il lavoro linguistico, in particolare, non è inteso come

un'attività interiore del soggetto, cioè come un’operazione mentale che si svolge nella psiche

conscia o inconscia dei singoli individui. Sulla scorta della tesi hegeliana e marxiana, Rossi

Landi intende invece il lavoro in esame come prassi sociale da un lato e modellistica dall'altro.

Si tratta di una prassi sociale, sovraindividuale, nel senso che, allontanando gli ominidi dagli

altri animali, ha prodotto gli uomini e insieme ad essi la storia; si tratta invece di modellistica, in

quanto si presenta come una costruzione teorica di modelli che aiutano a comprendere e ad

interpretare la prassi stessa. Questa modellistica cerca quindi di individuare le condizioni

necessarie e sufficienti affinché, dati quei materiali e quegli strumenti, si abbia quel prodotto:

ad esempio, dati quei fonemi e morfemi, si abbiano quelle parole e locuzioni, mentre date

quelle parole e locuzioni, si abbiano quegli enunciati.

Significato, uso e lavoro

3.

La prima riflessione di Rossi Landi è che esistono due livelli più uno: quello delle parole,

dell’enunciato e della proposizione. L'enunciato cambia significato a seconda dell'uso che se

ne fa. Da un lato, il significato dipende dall'uso dell'enunciato, dall'altro lato l'uso dipende dal

significato. Questa doppia direzione, Rossi Landi la chiarisce cercando di collegare il

significato e l’uso attraverso il lavoro. Sia l'uso che il significato, in particolare, si trovano

entrambi a ciascun livello della produzione linguistica: infatti, ad avere significato è tutto ciò

che viene prodotto dal lavoro umano; inoltre qualsiasi prodotto può essere usato sia in nuove

lavorazioni sia "di per se stesso", cioè non come materiale o strumento facente direttamente

parte di una nuova lavorazione. Quando però si scende di livello e si vanno a vedere le parti

da cui è costituita la frase, ovvero le parole, il lavoro si fa più complicato. Nello schema della

produzione (produzione-scambio-consumo) il prodotto di questo schema può venire o

immediatamente utilizzato oppure può essere accumulato per poi farne qualcos'altro. La

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stessa cosa può accadere per le parole. Esse, infatti, in quanto prodotti di lavoro umano,

proprio perché prodotti hanno già un significato e possono servire per essere consumate

immediatamente come pezzi per formare una frase, un enunciato, più complesso oppure

possono essere usate di per se stesse. In entrambi i casi, la parola serve per significare

qualcosa. L'uso di una parola è quindi il suo significato. Anche gli enunciati, in quanto prodotti,

hanno un significato e possono a loro volta essere usati di per sé stessi, cioè nella produzione

di organizzazioni linguistiche di più alto livello. Per trovare una soluzione alle difficoltà che

emergono considerando la dialettica di uso e significato riferiti a unità linguistiche di diverso

livello, come quello delle parole e degli enunciati, è necessario distinguere l'uso dal lavoro e il

significato da entrambi. Basti pensare a tal proposito a tutte le difficoltà che potrebbero

sorgere, nel caso in cui non fossimo in grado di distinguere fra l'uso di un manico per fare un

martello e l'uso di un manico come parte di un martello già costituito; oppure fra il lavoro con

cui si produce il martello e il lavoro con cui si produce il manico. Bisogna pertanto considerare

che né l'enunciato né l'utensile costituiscono la mera somma delle loro parti. Al contrario, essi

rappresentano delle totalità, cioè delle somme dialettiche, mentre fra gli addendi di tali somme

bisogna annoverare anche il lavoro che li ha messi insieme e che si è "cristallizzato" in quei

prodotti.

Appendice terminologica

4.

Parole, enunciati, proposizioni e contesti sono tutti termini che vanno presi e considerati

individualmente. Le parole, in particolare, sono le unità linguistiche di primo livello in cui

troviamo già un significato: sono la prima unità significativa di una lingua; rappresentano cioè i

lemmi elencati alfabeticamente nei vocabolari oppure i vocaboli in cui si può articolare il

discorso. L'enunciato, invece, è un composto di parole, già direttamente calato in un contesto,

a differenza della frase. Quest’ultima, infatti, è "la cellula morta" del discorso, un insieme di

parole che non ha nessun rapporto con il contesto; l'enunciato, invece, è "la cellula viva" del

discorso che si rivolge a qualcuno o a qualcun altro all'interno del discorso e che provoca un

atteggiamento critico. L'enunciato è quindi sostanzialmente una struttura

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Publisher
A.A. 2011-2012
41 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/05 Filosofia e teoria dei linguaggi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Valja di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia del linguaggio e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bari o del prof Ponzio Julia.