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COMUNICARE UN HANDICAP E’ UTILE PER SOPRAVVIVERE: secondo
Zahavi la maggioranza delle teorie sulla comunicazione animale è viziata
dall’errore di considerare questi atti sociali dal punto di vista del ricevente,
condizionando così l’interpretazione dei processi comunicativi e del loro
valore adattivo per le specie animali. La tesi fondamentale della teoria di
Zahavi è che una comunicazione tra animali è definibile tale se i soggetti di
questa relazione presentano un interesse comune. Le comunicazioni
interspecifiche invece sono finalizzate alla realizzazione di un principio
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evolutivo fortissimo: l’economizzazione degli sforzi. Consideriamo i segnali
d’allarme: secondo gli etologi sono importanti perché spingono chi li “fa” ad
adottare strategie comportamentali per sfuggire ai predatori. Tali messaggi
possono avere anche valenza interspecifica, ma quelli più indagati sono quelli
intraspecifici prodotti tramite vocalizzazioni. Esempio cercopitechi che in base
al predatore emettono un richiamo diverso. Cheney e Seyfarth hanno
ipotizzato che gli allarmi non sono generici,ma segnali referenziali che
comportano una risposta comportamentale adeguata. Il sistema comunicativo
dei cercopitechi grigio-verdi è diventato l’emblema dell’esistenza di
precedenti evolutivi della capacità linguistica umana. Zahavi ha individuato
nel comportamento di alcune specie animali (garrulo d’Arabia, un
passeriforme) sociali degli elementi incoerenti rispetto alla visione classica sui
segnali d’allarme. Non sembra modello richiamo altruistico: il segnale viene
emesso dalla sentinella prima che il predatore li noti e ciò potrebbe essere
controproducente come il caso in cui tutti si riuniscano sul ramo ad emettere
vocalizzi contro il predatore. Secondo Zahavi se un segnale è emesso a forti
toni non può che essere rivolto a chi sta lontano, al predatore non ai con
specifici spazzando ogni tentazione antropomorfica. Il vantaggio comune tra
preda e predatore del segnalare la presenza di quest’ultimo è di
economizzare gli sforzi di una caccia prolungata per il predatore e di non
essere attaccati per la preda. Zahavi dice che la comunicazione, soprattutto
quella interspecifica è attendibile se connessa a rischio. Inoltre
comportamenti che sembrano segnali d’allarme rivolti alla propria specie se
interpretati come azioni dirette al predatore possono rientrare nei modelli
darwiniani di selezione individuale: è il singolo ad avere vantaggio e solo
tramite lui, l’intera specie. In questa prospettiva la selezione ritorna al suo
luogo elettivo d’azione che è il singolo. Nella comunicazione interspecifica tra
preda e predatore è la selezione naturale che favorisce chi adotta un certo
tipo di comportamenti comunicativi e sfavorisce chi non lo adotta. Alcuni
animali provano a mimetizzarsi piuttosto che scappare o comunicare col
proprio nemico. Se il predatore non desiste lo costringono ad atterrare e poi i
garruli lo accerchiano emettendo vocalizzazioni fragorosissime. Si avvicinano
rischiando moltissimo (mobbing: mettono il predatore in pericolo
richiamandone più grandi). Il mobbing viene impiegato da molte specie
animali contro i predatori e viene eseguito a distanza così ravvicinata da
costituire un sovrainvestimento spiegabile solo con la dimostrazione di
attendibilità del contenuto del messaggio. Tra preda e predatore si instaura
una comunicazione: la preda invia dei messaggi chiari e inequivocabili al
predatore che cerca di valutarne l’attendibilità. L’esibizione dell’esagerazione
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avrebbe risvolti persino nella gestione delle relazioni sociali di dominanza
all’interno di un determinato gruppo. Il pellicano bianco vive in colonie
numerose che necessitano di organizzazione. Gli individui maturi, rivelati per
protuberanza sulla fronte crescente nel periodo riproduttivo, assumono ruoli
centrali nella gestione delle risorse. L’accrescimento della protuberanza
diventa segnale per indicare status sociale. Zahavi ha dimostrato che molte
attività dei garruli sono esibite per accrescere il prestigio sociale: sfama
pulcini altrui, rischia la vita per altri membri del gruppo,ecc. Ma competono
per essere altruisti spesso impedendo a coloro che si trovano in una
posizione sociale più bassa di essere altruisti inferendo con le loro attività.
Organizzazione sociale, azioni altruistiche, prestigio, possono essere così
spiegati come frutto di una selezione individuale che premia chi, mettendo a
rischio la propria vita, comunica un messaggio. Mostrare un handicap è un
vantaggio perché più sei in salute più sei in grado di resistere a situazioni
rischiose. 2.2.RILEGGERE LA SELEZIONE NATURALE: SELEZIONE DEL
SEGNALE VS SELEZIONE SESSUALE: la selezione sessuale, di solito
chiamata in causa per motivare la presenza di tratti contro adattivi, secondo
Zahavi costituisce una spiegazione debole e a volte inadeguata. Darwin nel
1871 aveva proposto l’esistenza di un meccanismo selettivo che non segue
gli stessi criteri della selezione naturale. Darwin enfatizzava il ruolo della
correlazione tra attrattività dei caratteri estrosi e vigore, possanza fisica, ma
non spiegava come mai le femmine non avrebbero potuto scegliere
semplicemente i maschi più vigorosi, anziché altri. Secondo Zahavi sono
presenti incoerenze come l’includere nell’azione della selezione sessuale la
lotta tra rivali dello stesso sesso tramite minacce, la lotta per
l’accoppiamento, ecc. Il successo riproduttivo di un individuo,negli organismi
che si riproducono per via sessuata, nella prospettiva darwiniana viene
determinato dalla scelta del partner, di norma direzionata dalle femmine della
specie: i caratteri contro adattivi sarebbero selezionati a causa della scelta
femminile di aspetti forse dannosi per la selezione naturale. I maschi
investirebbero nell’attrazione delle femmine, che hanno il potere di
selezionarli. Fisher ha cercato di spiegare il costo dei caratteri maschili
formulando la teoria della selezione galoppante, un modello in 3 stadi in cui la
preferenza femminile si discosterebbe nel corso dell’evoluzione dal vantaggio
effettivo per cui la femmina ha selezionato il tratto (evoluzione coda pavone).
Anche ciò per Zahavi presenta qualche punto debole: è difficile sostenere che
il carattere svantaggioso non sia più connesso con le qualità del soggetto e
che le peggiori; poi se il segnale non fosse collegato con le qualità
dell’individuo, non si capirebbe come l’esibizione del tratto abbia effetto sulla
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scelta del partner e sui rivali. Zahavi propone che l’azione della selezione
naturale agisca su 2 processi distinti: efficienza del singolo tratto e funziona
sulla base dell’efficacia, l’altro agisce sulla selezione di quei segnali che
apparentemente indicano uno spreco, ma comunque connessi alle qualità
individuali e consentono selezione differenziale tra individui dello stesso
gruppo. La prima selezione utilitaristica, l’altra selezione del segnale. La
selezione è diretta al vantaggio del singolo e solo tramite mediazione della
riproduzione alla specie. 2.3.UNA INTELLIGENZA MACHIAVELLICA?
COMUNICAZIONE, INGANNO E PREZZI DA PAGARE: Marler e colleghi
sostengono che il gallo domestico è in grado di fornire info errate sulla qualità
del cibo quando sono presenti femmine non familiari con cui accoppiarsi. Non
si è soliti assegnare intenzionalità a ciò. Il camuffamento sull’omocromia non
può essere considerato volontario (anche il mimetismo). Il piviere finge di
avere l’ala spezzata e lo fa anche quando il predatore ha consumato il suo
lauto pasto con le uova dimostrando rigidità di un’attività innata. Secondo
Zahavi anche le colorazioni aposematiche costituiscono un segnale e i mimi
hanno una possibilità di sopravvivenza non legata alla genuinità del segnale
ma alla disponibilità di risorse. Se in un ambiente i predatori dei mimi hanno
risorse alternative a disposizione,non tentano di riconoscere se la colorazione
è aposematica o mimata, altrimenti i tentativi vengono eseguiti, mettendo in
pericolo la sopravvivenza del mimo che, per difendersi, aveva assunto una
colorazione sgargiante. Perché ci sia un segnale bisogna almeno che ci sia
una non volontà, ma una necessità di informare il ricevente di una qualità che
non è immediatamente accessibile. Il principio della credibilità degli atti
comunicativi sostenuto da Zahavi viene messo in crisi soprattutto dal
cosiddetto inganno tattico. Secondo Whiten e Byrne sarebbe la capacità di
primati non umani di utilizzare con specifici come oggetti manipolabili o
strumenti sociali per manipolare altri membri. Hanno dimostrato che i primati
sono in grado di trarre in inganno i conspecifici quando cercano di ottenere
cibo che non potrebbero consumare per primi per motivi legati
all’appartenenza di rango o emettono segnali per fuggire. Riconoscere la
presenza di capacità mentali oggettive in animali non umani non è così
scontato soprattutto quando si ha a che fare con specie molto vicine a noi
evolutivamente. Al di là delle possibili critiche derivanti da criteri matematici
con cui è stato modellato il principio dell’handicap sembra singolare che tale
principio venga applicato a tutti i campi cognitivi che implicano qualche forma
di comunicazione. Della proposta di Zahavi stupisce la tendenza ad eludere
la specie-specificità dei comportamenti. Questo concetto è mutuato da
Lorenz dalla biologia dove indica il fatto che certi organismi sarebbero attivi
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solo verso una determinata specie animale o vegetale. In etologia indica il
vincolo di un comportamento alla sua esecuzione. Un comportamento specie-
specifico: anatroccolo appena uscito dal guscio cerca la madre e inizia a
beccare sistematicamente il suolo anche in assenza di cibo. Non vengono
scelti e devono essere obbligatoriamente eseguiti. I segnali di cui parla
Zahavi costituiscono comportamenti specie-specifici soprattutto perché sono
profanazione diretta di vincoli biologici che condizionano uso e funzione. Un
segnale costoso permette risparmio di risorse. Zahavi non mette mai in
dubbio la capacità di un animale di comprendere le qualità di un altro animale
appartenente ad un’altra specie e questa idea della comunicazione
interspecifica è quasi del tutto estranea alle attuali discipline cognitive.
L’innovatività della proposta di Zahavi sta proprio nell’aver individuato un
livello di interazione quasi del tutto negletto,almeno negli studi sulla
cognizione animale,quello interspecifico. Ritiene interessante lo studi