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2.3.1.1.IL VISSUTO PSICOPATOLOGICO E LA PSICHIATRIA
FILOSOFICA: la prospettiva epistemologica aperta dalla psichiatria
filosofica conduce ad un cambio di paradigma nell’interpretazione
delle manifestazioni linguistiche degli psicotici:modalità alterate
dell’esperienza vissuta. Binswanger fissa l’identificazione tra
modalità linguistica e modalità di esistenza,distinguendo la
modalità psicotica come una delle possibilità che si danno di
“essere nel mondo”. Per operare tale identificazione è necessario
basarsi sul principio fenomenologico dell’astensione dai riferimenti
naturali. L’approccio fenomenologico tende quindi a far rivivere il
significato delle parole stesse al soggetto che le ha pronunciate.
L’esperienza schizofrenica viene considerata come una delle
espressioni dei “mondi possibili” in senso husserliano. Il delirio
caratterizzante la schizofrenia viene concepito nell’antropoanalisi
come particolare modalità di esistenza in cui si manifesta
l’impossibilità del soggetto a progettare ed eseguire i propri
comportamenti in maniera libera. Il soggetto schizofrenico ha perso
il fondamento ontologico delle sue azioni,diventando incapace a
regolare armonicamente le sue attività linguistico-relazionali.
Linguaggio innaturale nel senso fenomenologico di
pragmaticamente impropri alle diverse situazioni della vita sociale.
Cercano espedienti per restaurare l’ordine turbato. Secondo
Binswanger possiedono un loro specifico linguaggio attraverso il
quale riflettono l’essere. La schizofrenia secondo il paradigma
antropoanalitico-filosofico non si presta ad interpretazioni
organicistiche perché la potenza generativo-linguistica appare
maggiore rispetto alla norma,mentre il problema sembra riguardare
la costruzione linguistica dell’esperienza. Binswanger ripone
l’essenza della psicopatologia nel problema dell’illimitatezza
semiotica,che in contrapposizione alla libertà linguistica,intesa
come schiavitù liberante,impedisce la realizzazione della
consequenziale naturalità dell’esperienza. Lo schizofrenico resiste
all’accordo linguistico-esperienziale con la realtà che rifiuta. La
psichiatria filosofica di tradizione bergsoniana condivide con
l’antropoanalisi alcuni assunti di base che ne caratterizzano
impostazione metodologica e teoretica(il fatto che la libertà degli
atti psichici venga determinata dall’integrazione armonica con
l’ambiente ad es.). L’indirizzo psichiatrico-filosofico adottato da
Minkowski considera l’esistenza delirante turbata nella sua
dimensione spazio-temporale. Lo spazio e il tempo vengono
considerati nella loro dimensione vissuta e riflettono lo slancio che
ogni individuo mostra proiettandosi verso il futuro. Lo schizofrenico
invece perde ogni slancio vitale e ogni possibilità di proiettarsi
nell’avvenire. Secondo Minkowski la vita cognitiva dell’individuo si
realizza attraverso un principio di omeostasi compensativa tra 2
estremi:sintonia e schizoidia. Caratterizzano la fisiologia
mentale,mentre gli stati della cognitività umana intrattengono una
specifica relazione complementare:stati schizoidi mitigati dai
sintonici che impediscono l’estraniazione dal reale. Gli schizofrenici
soffrono la privazione dell’equilibrio schizo-sintonico. Per Minkowski
l’unica soluzione all’indeterminatezza dei limiti discorsivi è
l’intuizione che riconduce il soggetto al contatto vitale con la realtà.
Il linguaggio è prima corporificazione del pensiero che racconta le
varie istanze del vissuto di ogni individuo. L’annullamento del
contatto col reale si fonda sul concetto dell’identificazione di
linguaggio e azione(Janet). Secondo Janet il processo evolutivo
risulta segnato da un progressivo movimento ascendente
dell’organizzazione del sistema mentale,costituito da 5 livelli
disposti gerarchicamente,in un sistema di interrelazioni gestite dalla
coscienza. Funzione del reale: operazioni mentali che risiedono nella
capacità di un individuo di agire su oggetti del reale in vista di una
sua modificazione. Nella psicopatologia perde questa capacità e
subisce processo di involuzione in cui viene meno la funzione del
reale. I soggetti malati di mente soffrono di sostanziale riduzione
della complessità dei fenomeni psicologici determinata da
mancanza di cooperazione tra la rappresentazione
interiore,individuale e sempre intatta e la rappresentazione
esteriore,dipendente dall’interazione con la collettività e sempre
disturbata. 2.3.1.2.LO STATO DELL’ARTE: Lo sviluppo di tecniche di
indagine neuroanatomica e psicofisiologica ha eliminato ogni
dubbio sulla possibile correlazione tra psicopatologie e deficit
organici. Le analisi condotte con la tecnica dei potenziali evocati
hanno dimostrato come nei soggetti schizofrenici non si possano
evidenziare alterazioni nel processo percettivo,elaborativo e di
decodifica dell’input linguistico: se di deficit si parla,quello
schizofrenico riguarda i livelli più alti della componente semantica.
Anche gli studi basati su tecniche di neuro immagine
tridimensionale non sono arrivati alle cause delle manifestazioni
linguistiche psicopatologiche. In campo neuro anatomico 2 ipotesi:
una attribuirebbe la schizofrenia ad un’alterazione dei ventricoli
cerebrali anteriori,la seconda alla cesura delle fibre del corpo
calloso. Entrambe criticate(anomalie nei ventricoli non sistematiche
nella schizofrenia, mentre lo studio neuro scientifico non può fornire
risposte chiare all’eziologia della S). Edelman: processo di
specializzazione morfogenetica è dovuto all’esistenza di un sistema
di trasmissione e ricezione dei segnali che permette ai
raggruppamenti sempre più macroscopici di cellule di riconoscere e
sviluppare le proprie affinità funzionali. E’ in questa selezione che si
verifica l’anomalia schizofrenica. Stevens e Price(psichiatria sociale)
affermano che la S sia il prezzo che l’uomo paga alla
differenziazione sociale e alla nascita dei vari gruppi che hanno
prodotto culture differenti. La S sarebbe retaggio evolutivo della
tendenza differenziale(singolo che tende ad assumere leadership in
situazione di stasi in un gruppo ponendosi al pari del leader).
Psichiatria evoluzionista considera schizofrenia come prezzo che
l’uomo paga al linguaggio in quanto instanzi azione della
lateralizzazione. 2.3.2. I CORRELATI LINGUISTICI DEI DISTURBI
SCHIZOFRENICI: Pur in assenza di qualsiasi certezza
eziologica,anche negativa, il sistema diagnostico kraepeliniano
collegava i sintomi tipici della schizofrenia a fatti eminentemente
linguistici. La linguisticità del disturbo schizofrenico è definita
all’interno di un quadro fisiologico in cui non si riscontrano
anormalità specifiche e/o caratterizzanti,eppure la stranezza del
parlare schizofrenico è il timbro indelebile attraverso cui psichiatri e
psicopatologi individuano i pazienti(caratterizzazione disturbo
schizofrenico dichiarata anche nei DSM). Il limite maggiore del
paradigma clinico consiste nel valutare il linguaggio senza adeguata
analisi morfologica,sintattica e semantica. Dall’analisi di Pennisi
(1998)risulta che l’attività semantico-lessicale rimane inalterata.
Rispetto ai soggetti afasici la produzione schizofrenica non si
distingue da quella normale per carenze lessicali. Il tipo di termini
utilizzati dipende dal grado di istruzione del soggetto. Gli afasici in
base all’estensione della lesione cerebrale possono anche non
produrre linguaggio. Quando la produzione linguistica viene
impedita da difficoltà motorie l’impossibilità di articolare parole
viene ovviata da ripetizioni stereotipate che possono intervallarsi
alla normale produzione frasale o sostituire completamente tutta la
varietà produttiva linguistica(necessità biologica di continuare
discorso). Ai testi dei soggetti psicotici sono stati applicati 2 tipi di
analisi:quantitativa basata sul rapporto type/token(numero totale
parole testo/forme usate) e sul rapporto tra classi
aperte(nomi,verbi) e chiuse(articoli,ecc); qualitativa che indaga
l’informatività del discorso. Analisi quantitativa dimostra che
schizofrenico usa maggiormente classi di parole aperte,paranoico
classi di parole chiuse. Le classi di parole impiegate dai soggetti
psicotici non possono essere utilizzate come indice della
patologia(lessi schizofrenico comparato con poesie,lettere è come
tendenza stilistica). In base alla distribuzione di parole aperte e
chiuse non è possibile distinguere tra normali e psicopatologici.
Discorso delirante schizofrenico risulta caratterizzato da convessità
esagerata di preposizioni in periodi lunghi funzionalizzato alla fuga
delle idee con uso corretto delle strutture sintattiche.
L’argomentatività paranoide modera l’elaborazione sintattica
utilizzando in misura monore le componenti predicative per evitare
l’indebolimento dell’incisività del suo discorso. Type/token:ripetizioni
elevate dei lemmi nella saggistica dimostrano necessità di definirne
meglio i contorni semantici(anche qua si analizza indice
stilistico,non cognitivo). A caratterizzare disturbo schizofrenico
sembra l’attività generativo-sintattica come tendenza di produrre
neoinformazioni. In generale il soggetto schizofrenico impiega i suoi
neologismi e le sue parafrasie in maniera costante e seguendo una
logica solo in apparenza incomprensibile:nuovo vocabolo acquisisce
significato chiaro anche se non condivisibile. Lo sforzo di
comprensione che è necessario applicare per l’analisi dei discorsi
psicotici è determinato dal fatto che essi si riferiscono ad una
semantica differente da quella condivisa che spinge il soggetto
psicotico ad inventare significati nuovi. La capacità del soggetto di
articolare e complessificare la struttura degli enunciati in periodi
lunghi rende evidente il fatto che il deficit schizofrenico non risiede
a livello della costruzione di strutture di superficie. Quando
utilizziamo una parola ci riferiamo ad un insieme di esperienze e
rapporti cui sono connesse(piani metalinguistici non vengono
utilizzati contemporaneamente,non negli schizofrenici che li
confondono e li mescolano). Il significato delle costruzioni
linguistiche schizofreniche si aggancia ad un sistema di
rappresentazioni che si riferisce ad una esclusiva realtà
linguistico-ontologica. La sovrabbondante costruzione sintattica
nasconde l’impoverimento semantico dovuto all’impossibilità di
applicarla a campi esperienziali differenti. Secondo Luce Irigaray lo
schizofrenico gioca co