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Per determinare le diverse forme cooperative è importante il livello di sviluppo
delle abilità cognitive. Alcuni biologi, come Dugatkin, Mac Kinnon e Fuentes
collegano il significato di cooperazione a quello di altruismo. Per Bekoff,
invece, è un comportamento di collaborazione per raggiungere un obiettivo
comune.
In qualunque caso la cooperazione ha principalmente il vantaggio di
aumentare le probabilità di sopravvivenza e di offrire dei risultati che, agendo
da soli, sarebbero impensabili.
Le cause più comuni per i quali gli animali cooperano sono:
Cooperative foraging, per il cibo;
Cooperative hunting, per la caccia di gruppo. Questa è un’importante
strategia praticata da molte specie carnivori (leoni, iene e lupi) in
quanto è una fondamentale risorsa per ottenere risultati che con la
caccia solitaria sarebbero irraggiungibili: il successo sta nell’attaccare
contemporaneamente da diverse postazioni.
~ 3 ~
Ma, oltre ai comportamenti legati alla difesa, al nutrimento e alla riproduzione
altri comportamenti cooperativi sono:
Grooming, è l’attività di pulizia dai parassiti che serve a cementificare i
rapporti sociali e a mantenere l’armonia tra i membri del gruppo;
Cleaning, si rimuovono a vicenda i parassiti;
Attività ludica, alla base vi è la cooperazione, poiché senza di essa il
gioco non può essere praticato con successo.
Non è facile spiegare la cooperazione nei primati non umani perché non c’è
uniformità nei pattern comportamentali, ma potremmo analizzare la
cooperazione in alcuni animali:
Scimpanzé e bonobo, si alleano, cooperano principalmente per
eliminare il maschio alfa, ma anche per la difesa del territorio, ma
non per la condivisione del cibo;
Macachi e babbuini, non cooperano per eliminare il dominante, ma
cooperano soltanto contro gli individui di rango inferiore;
Cebi cappuccini, cooperano soltanto con le donne del gruppo in cui
vogliono farne parte.
Gli insetti soprattutto gli imenotteri, ape, vespa e formica sono gli animali
conosciuti per il loro altissimo livello di funzionalità cooperativa e per la loro
capacità di interagire laborosiamente.
Wilson definì le condizioni affinchè gli individui possano essere definiti
eusociali; egli crede che ci siano 7 stati sociali a partire dal pre-sociale per
finire all’eusociale. Esiste, ovviamente, una suddivisione in caste.
L’ape regina e il fuco appartengono ad un elevato livello di eusocialità perché
si riproducono. Essa può essere di due tipi:
Facoltativa, è in grado di riprodursi senza l’aiuto di altre caste;
Obbligatoria, è necessaria la presenza di altre caste.
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Il ciclo di vita delle colonie di imenotteri prevede dei passaggi standard;
innanzitutto è necessario che una regina si occupi di fondare un nuovo nido,
gli individui, quindi, discendono tutti dalla stessa madre. Tutto ha inizio con un
uovo destinato a diventare regina, trasformandosi in larva e poi pupa fino ad
arrivare allo stato adulto in cui la regina può lasciare il nido. Durante il tragitto
la regina si accoppia con uno o più maschi conservandone gli spermatozoi
per il resto della vita, razionandoli nel tempo per la fecondazione delle uova.
Trovato il luogo adatto la regina depositerà le prime uova che andranno a
formare la caste dei lavoratori. Il sistema di comunicazione è basato su
segnali chimici in cui vengono rilasciali dei feromoni, strani odori. La regina,
popi, deporrà altre uova, quelle non fertilizzate produrranno fuchi (maschi per
l’accoppiamento), quelle fertilizzate produrranno lavoratrici o future regine a
seconda del tipo di alimentazione che riceveranno. Le regine a questo punto
potranno abbandonare il nido per fondarne uno nuovo.
La danza delle api è un movimento con il quale le api comunicano per
informare le compagne di aver trovato una fonte di cibo, se la distanza è
minima basterà portare piccoli assaggi all’alveare in modo tale che le altre
api, seguendo l’olfatto potranno raggiungere il nutrimento, mentre se la
distanza supera i 100 mt non resta che danzare.
L’ape muore solitamente dopo aver punto perché il pungiglione è composto
da piccole lamette che spesso rimangono incastrate nella pelle della vittima.
L’altruismo delle api, però, non è solo la difesa della colonia; altro esempio
può essere la casta operaia che si occupa dei lavori piuttosto che della
riproduzione. La ritualizzazione è una
forma di altruismo in quanto uno dei due animali si sente sottomesso.
In sociobiologia si parla di un altruismo diverso, il vantaggio riproduttivo deve
essere paragonato alla fitness riproduttiva che indica il numero di figli che in
media un soggetto produce in base alle caratteristiche fisiche e
comportamentali. L’unica differenza tra fitness riproduttiva e genetica sono i
figli che sono sostituiti con i geni. ~ 5 ~
Modelli etologici
del comportamento altruistico
L’altruismo è stato fin dal principio oggetto di studio del panorama
sociobiologico, ma diversamente dalla cooperazione l’altruismo riguarda solo
un individuo e può essere:
Altruismo psicologico:
motivazioni del comportamento;
o significato di altruismo: ragione etiche per cui si agisce;
o riguarda le emozioni, i pensieri;
o si attua soltanto a coloro che hanno una mente;
o
Altruismo evoluzionistico:
descrive gli effetti del comportamento;
o aumento di fitness;
o si attua a ogni organismo e favorisce la riproduzione dei figli
o degli altri rispetto ai propri;
è preceduto però da quello psicologico in quanto tratta le
o motivazioni.
Perché gli altruisti non si sono estinti?
All’interno degli studi di Hamilton e Smith troviamo la risposta. Il principio di
selezione di parentela tratta del processo tramite il quale una caratteristica
viene stabilizzata in virtù degli effetti positivi sulla sopravvivenza.
~ 6 ~
Il modello di Hamilton è una sorta di formula matematica, basato sul
coefficiente di parentela e sul fatto che l’altruista e gli individui con cui
interagisce colpisce solo mediante un processo a ritroso; dai genitori si parte
dal 50%, dai nonni dal 25% e così via.
Hamilton quindi afferma che l’altruista e gli individui con cui interagisce sano
imparentati e per capire se ci siano legami di parentela Wright teorizza un
coefficiente di parentela con una serie di passaggi, ovviamente gli animali
altruisti non effettuano calcoli ma riescono a riconoscersi grazie ai fattori
contestuali, utilizzano informazioni relative al contesto, spaziali o temporali, e
ai fattori fenotipici ovvero: familiarità diretta, identificano i consanguinei
tramite associazioni fatte durante i primi giorni di vita, e familiarità indiretta,
subito dopo la nascita vengono individuate alcune caratteristiche fenotipiche
degli individui con cui ci si trova.
ALTRUISMO RECIPROCO: C’è uno scambio che avviene in un secondo
momento e che non deve essere scambiato dalla cooperazione. Gli altruisti si
aiutano a vicenda per poi essere ricambiati, in futuro, l’un l’altro.
In questo caso la domanda è: la specie umana è altruista?
Una delle principali critiche mosse al paradigma sociobiologico riguarda il
tentativo di applicare gli stessi modelli derivati dalle anomalie del
comportamento animale a quello umano. Il rischio eras quello di far passare
l’equivalenza secondo cui le altre specie animali sono naturalmente egoiste
allora lo è anche l’uomo.
Etica umana e animale
Nella discussione etica riguardante la specie umana è di fondamentale
importanza il problema del libero arbitrio. In epoche passate questa
questione riguardava la ricerca di una possibile conciliazione tra la libertà
umana e Dio, nel nostro tempo la questione è secolarizzata e riguarda il
tentativo di conciliare il libero arbitrio con la nostra conoscenza scientifica del
mondo. ~ 7 ~
Un’efficiente teoria del libero arbitrio deve rispettare delle condizioni: purché
sia libero arbitrio è necessario che il soggetto abbia la possibilità di fare
altrimenti, scegliere tra diverse alternative, inoltre, è necessario che egli abbia
il controllo sulle proprie azioni, ovvero l’autodeterminazione, la scelta di
compiere un’azione deve dipendere esclusivamente dal soggetto, quindi,
deve scegliere autonomamente.
Quando si intraprende la questione della libertà umana è impossibile non
parlare di determinismo e indeterminismo, ma è palese che le due teorie non
camminano su file parallele, poiché se una è vera l’altra è falsa, se una
descrive il mondo governato dalla necessità, l’altra descrive il modo
governato dal caso, ma in nessuno dei due quadri teoretici trova collocazione
la libertà umana.
Una classificazione delle teorie del libero arbitrio divide:
i compatibilisti, affermano che il libero arbitrio sia compatibile con il
determinismo;
dagli incompatibilisti che invece affermano che il libero arbitrio sia
incompatibile con il determinismo e possono essere suddivisi in:
libertari, sostengono che il libero arbitrio esista e nel pianeta vi è
o anche l’indeterminismo;
antilibertari, negano l’esistenza della libertà perché il mondo è
o deterministico;
scettici, affermano che la libertà umana sia incompatibile sia con il
o determinismo sia con l’indeterminismo, traendo la conclusione che
la libertà umana è soltanto un’illusione.
Nel mondo indeterministico, quindi, il futuro è aperto, il soggetto ha la
possibilità di scegliere quale azione compiere perché gli eventi non
dipendono da ciò che è avvenuto in precedenza e quindi niente è
determinato. ~ 8 ~