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LIBERTA’

Libertà negativa (sensibile, libertà da) ≠ Libertà positiva (autonomia, autolegislazione della volontà)

Per Kant vi è inoltre un’esigenza epistemologica: fare la rivoluzione copernicana anche all’interno

della ragione pratica così come aveva fatto in quella teoretica: mostrare come il soggetto costituisca

leggi morali con la sola ragione pura, non proveniente dalla sensibilità (ragione teoretica, il sog.

costituisce l’oggetto).

Ci deve essere una legge morale autoprodotta che produca il bene ed il male (morale, gut-bouse ≠

wohl-ubel, fisico)! Con Kant la ragione deve determinare una legge universale (costituita dalla

ragione pura pratica) e quindi valida per tutti, la quale non obbedisce a nessun movente eteronomo.

La ragione è universalizzata e opera grazie a forme a priori oggettive: questo è il bene! La

costruzione della morale deve essere epistemologicamente uguale alla filosofia della conoscenza

↓ 12

DEDUZIONE : Nella ragione pratica non vi sono i dati empirici e la sintesi è immediata non

essendoci bisogno di categorie che medino. La sintesi è immediata tra la ragione e la volontà: la

ragione determina immediatamente la volontà, e la volontà determinata immediatamente dalla

ragione è il bene morale, poiché è volontà autolegislatrice!!! La sintesi è una vera e propria sintesi

ed esprime la conoscenza: la legge morale è un giudizio sintetico, una conoscenza oggettiva!!

Kant pone la libertà al centro della morale perché la possibilità di aderire o meno all’imperativo

categorico dipende dalla libertà. Senza la libertà la morale non potrebbe esistere.

Nella “Fondazione”: la libertà viene asserita ma non è ancora fondata su una dimostrazione di tipo

cognitivo. Nella F. tutto si fonda sulla consapevolezza dell’uomo di appartenere a due mondi, uno

fenomenico e uno dei fini (non sensibile, noumenico); alla base vi è la coscienza di essere liberi. In

13

quanto fenomeno l’uomo fa parte della causalità necessaria e non vi è libertà ma solo

determinismo ≠ Appartenendo al mondo noumenico invece non soggiace alla causalità necessaria e

quindi l’uomo può essere libero: vi è comunque una causalità ma non necessaria, è assoluta,

incondizionata, libera (vi è una causa che è inizio di una serie causale ma non è a sua volta effetto;

la serie causale ha un inizio ed una fine)! La libertà quindi non esclude la causalità (≠ Hume),

poiché la libertà consiste nell’essere causa (autore) di un’azione, ma non esserne causa necessaria!

Nella F. tutto si fondava sulla coscienza di appartenere a due mondi ma questa coscienza non è una

conoscenza (data dalla sintesi a priori!), è solo un punto di vista. La coscienza di appartenere ad un

mondo fenomenico da la coscienza di essere libero; se posso essere libero posso essere morale, se

posso essere morale devo essere morale!!

12 Deduzione = Giustificazione

13 C →E-C →E-C non ha né inizio né fine!

0 1 2 15

Nella “Critica della Ragion Pratica”: Kant ne da la conoscenza, secondo cui l’uomo è un essere

morale e libero, ma ne inverte le dipendenze (F: morale dipende dalla verità ≠ C: libertà dipende

dalla morale) perché bisogna prima mostrare di poter avere una conoscenza oggettiva di essere degli

esseri morali, dopo di che si può recuperare la libertà, poiché senza libertà non vi può essere

moralità. La determinazione della volontà da parte della ragione non deve essere influenzata da

moventi sensibili poiché la morale si ha solo quando la ragione pura determina la volontà!!

La ragione si integra alla volontà con un dato sintetico, la ragione produce immediatamente il

proprio oggetto: è il FATTO della ragione! Vi è quindi la dimostrazione che il giudizio morale sia

costituito poiché è sintetico; è una conoscenza e non più solo una coscienza.

Deduzione della Ragione Pratica → non vi è la giustificazione della legge morale poiché non ve n’è

il bisogno, perché la Legge Morale è un FACTUM della ragione, è un dato di fatto che si giustifica

si per sé. La legge morale così diventa a sua volta un criterio di giustificazione della Libertà: se

siamo morali, allora siamo liberi!

LA LIBERTA’ E’ LA RATIO ESSENDI DELLA LEGGE MORALE

LA LEGGE MORALE E’ LA RATIO CONOSCENDI DELLA LIBERTA’.

FELICITA’

La legge morale deve essere stabilita da una ragione pura, quindi la volontà non deve essere

determinata da moventi materiali, la volontà deve essere autonoma. La Felicità è relativa ed è

materiale (determinata da qualcosa di sensibile) , quindi non può essere un movente della nostra

azione!!

Ciò non vuol dire che non abbia alcun valore, la felicità è comunque un bene (per essere morali non

si deve essere per forza infelici)! Anzi la felicità è distribuita proporzionalmente all’uomo in base

alla virtù (per un senso di giustizia)! Però non deve essere il fine del nostro agire!

14

VIRTU’ – FELICITA’

Stoici: la virtù è la felicità (V=F) ≠ Kant: è un errore far coincidere la contentezza di sé (virtù) con

la felicità poiché è data dal fatto che le cose esterne, indipendenti dall’uomo, vadano sempre bene

per un determinato uomo! Ma essendo indipendenti dall’uomo è impossibile che egli possa

controllarle!

Epicurei: la felicità dà la virtù (F=V) ≠ Kant: se ricerco il piacere non posso essere sempre virtuoso.

Allora necessariamente la virtù e la felicità non sono derivabili analiticamente, volendo le si può

unire solo sinteticamente, non derivandole l’una dall’altra! V || F

15

Bene Supremo : la virtù, tutte le altre, compresa la felicità, sono beni inferiori.

≠ 16

Bene Sommo : è realizzare la sintesi tra virtù e felicità in modo proporzionale! *La giustizia più

elementare vuole che chi è virtuoso sia anche premiato con la felicità in proporzione al suo merito;

ma tale unione proporzionale di virtù e felicità, sommo bene, è problematica: chi vuole essere

virtuoso, realizzando la pura legge del dovere razionale, non può ricercare la felicità , perchè,

avendo natura sensibile, conferirebbe all’azione il carattere della particolarità e la renderebbe

eteronoma + il sommo bene presuppone la possibilità per il soggetto morale di realizzare la virtù

perfetta, la santità, completa adeguazione della volontà alla legge morale, nonché di meritare la

felicità totale, la beatitudine; MA in un essere finit e sensibile la santità è un ideale cui avvicinarsi

indefinitamente e non una realtà praticabile → la soluzione viene data mediante il postulato

14 Locke: felicità è piacere ≠ Kant: la felicità è qualcosa di estrinseco l’uomo, che riguarda la natura.

Leibniz: felicità è piacere dell’anima, il piacere interiore nasce dalle cose più elevate, cioè dalla contemplazione della

perfezione dell’uomo, la felicità è interiore ≠ Kant: la felicità è lo stato esteriore di un uomo al quale in tutta la sua vita

vada tutto bene (K. vive nell’ambiente di Leibniz ma recupera l’idea di felicità di Locke).

15 Bene più alto.

16 Somma di tutti i beni. 16

dell’Immortalità dell’Anima, grazia al quale viene garantita la possibilità di un progresso morale

infinito dopo la morte, avvicinandosi così alla santità.

Ma come si concorda una felicità esteriore ed una virtù (autonomia, interiore)?

POSTULATI

Proposizione che non può essere dimostrata teoreticamente e non ha valore conoscitivo ma pratico,

poiché è richiesto dalla ragione pura pratica per risolvere un concetto fondamentale.

Come si realizza il sommo bene?

1. Dio viene postulato perchè la sintesi tra virtù e felicità non può essere fatta dall’uomo, ma la

fa Dio, un ente onnipotente ed onnisciente! Vi deve essere un ente che controlli La Natura e

che la modifichi in modo che la adatti alla moralità (deve esserne il creatore), e deve

conoscere l’intimità dell’uomo! – Mediante il postulato dell’esistenza di Dio viene

riconosciuta una causa intelligente del mondo, in grado di ordinare la natura, sede e

condizione della felicità, in modo da armonizzarla con l’intenzione morale!

2. Immortalità dell’Anima : per quanto l’uomo possa sforzarsi di essere virtuoso non potrà mai

realizzare la perfezione della virtù. Ma dato che la vita è un fenomeno, nulla ci vieta di

pensare che oltre alla vita fenomenica ve ne sia una noumenica dove viene realizzata una

perfetta virtù (santità) alla quale corrisponde una perfetta felicità (beatitudine).

3. Libertà : pur non potendo mai accertarne la verità teoretica, occorre ammettere la libertà

umana per non contraddire la realtà di fatto della legge morale; poiché se l’uomo non fosse

libero non potrebbe esserci moralità, grazie alla presenza in noi della legge morale come

factum della ragione possiamo giustificare la libertà!

e. Religione

‘La religione entro i limiti della sola ragione’ → La volontà di Dio, che comanda all’uomo quelle

stesse azioni già prescrittegli dalla legge morale, non è arbitraria ma pienamente conforme alla

ragione universalmente legislatrice. La fede religiosa quindi di traduce in Fede Razionale!

Cristo assume un valore esemplare per l’uomo non perchè si presenta come un essere

soprannaturale, ma perché la sua condotta corrisponde all’ideale razionale dell’uomo moralmente

gradito a Dio. Il cristianesimo quindi è la migliore delle religioni poiché in esso il contenuto

rivelativo e scritturale non è contrario ad una fede puramente razionale, ma ne promuove anzi la

realizzazione!

VII. 4. SPINOZA

Nell’Etica la morale sparisce, cadono i concetti di ‘bene’ e di ‘male’. La forma utilizzata è la

forma geometrica, ciò perché essa è l’unica forma adeguata che permette di descrivere la realtà.

Dalla forma geometrica traspare infatti la vera essenza del reale. L’Etica è i

Dettagli
A.A. 2014-2015
23 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/03 Filosofia morale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher DellaFilosofia di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia morale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Ravera Marco.