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Il "PENSARE" e il "CONOSCERE"

Il "PENSARE" è la sede della libertà costitutiva dell'uomo: possiamo pensare ciò che vogliamo. Il "CONOSCERE" ha sede nell'intelletto e si basa sull'esperienza e sull'elaborazione dei dati raccolti.

Noi possiamo pensare l'essenza (il Noumeno), che però rimane al di fuori della capacità conoscitiva dell'uomo: Kant incentra il discorso sul tema della LIBERTÀ. Essa anzitutto è da intendersi ad un doppio livello, teoretico e pratico.

A LIVELLO TEORETICO la libertà è un attributo dell'anima e coincide con la soggettività. In questa dimensione la libertà è assoluta ed è inconoscibile, ma solo pensabile. Solo così l'uomo può essere pensato: libero.

Sempre a livello teoretico la libertà è incondizionata, agisce senza condizionamenti esterni e libera da ogni utilità di scopo. A livello pratico

Però non si può dire che la libertà sia assoluta capacità di volere perché così si negherebbe la possibilità dell'altro. Pensare che la libertà sia assoluta è un passo verso l'universalizzazione, ci permette di dire che se ogni uomo è come me, ogni uomo è libero. Si riconosce insomma "l'alterità" ma questa non è un limite, serve solo a dare un diverso contenuto alla mia azione. Io so di avere un progetto e se tu sei come me, anche tu hai un progetto. Quindi se nel teoretico la libertà è incondizionata, è agire senza limiti, nella vita pratica è capacità di agire in modo critico e diventa regola da seguire. Si giunge ad un processo di universalizzazione: a nessuno può essere impedito di essere libero. Da qui l'IMPERATIVO CATEGORICO: "agisci secondo una massima che possa valere al tempo stesso come legge universale."

Cioè la mia azione deve rispettare l'altro senza condizionarne la vita, deve rispettarne la pari libertà. Solo così l'azione è morale. E solo all'uomo come essere finito si pone il problema perché può agire scegliendo tra diverse possibilità d'azione. Nella Metafisica dei costumi, il tema principale è il CONFLITTO e parte dalla considerazione del rapporto tra desiderio e conflitto. Desiderio è il potere dell'essere causa degli oggetti della rappresentazione per mezzo delle stesse. È in rapporto con il conflitto perché quando il desiderio di ognuno converge sullo stesso oggetto, si genera il conflitto: ma come risolverlo? In merito, vi sono diverse posizioni: Hobbes riteneva che vi è un soggetto più forte rispetto ad altri che ha il potere di comando, di giudizio e di sanzione: il SOVRANO che è legibus solutus, quindi anche al di sopra della stessa legge che lui.

detta.Locke riteneva che esiste un sovrano che detta la legge, ma è un soggetto terzo che la applica e il sovrano è dentro il conflitto.

Rousseau riteneva il conflitto come prodotto sociale e per risolverlo bisognava ristabilire l'eguaglianza sociale, pensare a regole che regolino il conflitto e ad un modello che si fondi su base consociativa dove ognuno mette a disposizione i suoi beni.

Kant evidenzia un rapporto tra desiderio e sentimento. Ogni uomo dà un significato agli oggetti delle sue rappresentazioni, desiderandolo. Passa poi alla determinazione concreta di avere l'oggetto: volontà come autodeterminazione, arbitrio. Nasce dunque il problema morale inteso come tensione tra l'influenza dei condizionamenti e la tendenza verso ciò che è buono in sé. Kant ricostruisce in un certo senso il percorso verso il bene: so che il bene esiste, ma solo con la esperienza quotidiana sono spinto ad agire sempre meglio.

Par 3Nella

Metafisica dei costumi, Kant definisce il giuridico e l'etico. Egli parte dalla distinzione tra leggi morali e leggi della natura, sottolineando ancora una volta la differenza tra il determinismo naturalistico e gli atti umani. Ogni atto che promana dal soggetto contiene una decisione che è ATTO DI LIBERTÀ e costituisce l'ambito morale che però non coincide con l'etica. Se le leggi riguardano azioni esterne si chiamano giuridiche ma se sono principi che regolano l'azione allora sono leggi etiche. La conformità a queste si chiama moralità, quella alle leggi giuridiche si chiama legalità.

Il riferimento ai COSTUMI indica i comportamenti tenuti dai consociati per la sopravvivenza nella società. Il costume è espressione dell'identità di un popolo come soggetto storico e il DIRITTO appartiene all'esperienza dei comportamento sociali. La domanda di Kant non è tanto "cosa è il

diritto" con riferimento all'ordinamento positivo, ma cosa è nella sua origine razionale pura, cioè il QUID IUS. In effetti il diritto, pur essendo autonomo formalmente dall'etica, in realtà deve condividerne le risoluzioni, laddove sono in gioco la libertà del soggetto e il rispetto per l'alterità. Si pensi ad esempio, ad argomenti particolarmente incidenti sulla concezione dell'uomo: il trapianto, l'aborto, la pena di morte. Il diritto positivo diventa un punto di partenza e di approdo storico di un percorso dell'uomo che vuole dare contenuto storico alla struttura relazionale della società. Kant invita i giusperiti a non fermarsi all'aspetto fenomenico delle norme. Nella Metafisica egli dice: 1) il diritto è l'insieme delle condizioni per mezzo delle quali l'arbitrio dell'uno può accordarsi con l'arbitrio dell'altro secondo una legge universale dilibertà.2) Il diritto stretto si fonda sulla coscienza dell'obbligazione di ognuno di conformarsi alla legge. Vi sono differenze significative tra le due proposizioni, perché il diritto nel suo concetto puro è l'esplicazione normativa della relazionalità e può anche intendersi come mezzo di composizione di diversi interessi, attraverso un "dialogo" in rispetto della reciprocità delle dimensioni soggettive. Con il dialogo si dicono delle cose che l'altro capisce dando voce alla parità ontologica. Ma dato che l'uomo non può vivere fenomenicamente la sua intersoggettività noumenica, ecco che il diritto diventa da dialogo, costrizione della volontà. Se ne suo concetto puro è la capacità dell'uomo di agire materialmente nel rispetto della parità, sul piano storico subisce il difetto della natura umana. Così da regola relazionale diventa NORMA esterna che opera.come limite all'agire individualistico. Così la legge è al di sopra degli individui, è opera del Legislatore e bisogna chiedersi il perché della sua autorevolezza. Per Kant la legittimazione del Sovrano si fonda sulla coerenza tra sopraordinazione empirica ai sudditi e la parità ontologica. Per Kant l'unico diritto è quello posto formalmente dal legislatore. Dunque, esiste un livello noumenico in cui è iscritta la parità ontologica dell'uomo e i cui profili sono la dimensione intersoggettiva e la dimensione universale della libertà. Il livello fenomenico rilegge quello noumenico - esistenziale così: la parità è dovere di non strumentalizzare l'altro ai propri fini, la struttura intersoggettiva è il dovere di vivere in società. Il diritto diventa capacità di coercizione statale, volto a garantire il corretto comportamento verso gli altri. Il concetto di norma si

La morale si fonda sulla soggettività nel relazionarsi con gli altri e nel tempo.

Capitolo 3

Il valore dell'azione morale è estraneo a qualsiasi valutazione di utilità, ma ciò non significa che essa debba necessariamente essere inutile. La volontà in questi termini ha un valore assoluto, ed in questa idea si annida il rapporto tra la volontà egoistica e la scelta.

L'azione morale viene compiuta per dovere, anche secondo Kant, che associa il dovere alla volontà libera, pura e incondizionata. Ma perché? Cosa succede quando noi vogliamo compiere un atto morale?

Anche se comunemente si pensa che si fa per dovere qualcosa che non si vuole, in realtà l'uomo compie sempre ciò che vuole: vi possono essere dei "motivi" che spingono la volontà, ma l'atto di volontà è pur sempre libero. La volontà ha due aspetti: autodeterminazione (io voglio perché voglio) e determinazione.

dell'oggetto esterno (iovoglio questa cosa). Per il primo aspetto ci si chiede se vi è razionalità nella volizione: da un lato la volontà sembra essere incondizionata. Dall'altro il volere implica la consapevolezza che "volere è bene". Si manifesta la consapevolezza razionale della capacità di esistere dell'uomo.

Per il secondo aspetto, voglio A, l'uomo vuole A perché sa che quella cosa lo soddisfa. Nasce a questo punto un problema: il problema etico del valore universale della scelta. Se io voglio A, sottraggo lo stesso oggetto ad altri? Ogni atto decisionale è attraversato da atti cognitivi che permettono di individuare il migliore tra tanti possibili, fino a selezionarne uno. Se l'elemento di universalizzazione fosse nell'affermazione "voglio A perché lo voglio, sarebbe universalizzabile solo la capacità di volere, ma è un'ipotesi contraddittoria, dato che la

possibilità di dire in astratto voglio A, renderebbe impossibile agli altri di affermare lo stesso, perché A gli verrebbe sottratto. Ciò comporta che il processo di universalizzazione non può prescindere dalla relazionalità: ciò che individua il valore dell'oggetto, non è l'oggetto in quanto tale, ma la qualificazione che proviene dal sistema di relazioni che i soggetti tessono attorno a quell'oggetto. La questione è invece: se io voglio, voglio perché sono influenzato da qualcosa o la mia ragione ha già svolto una purificazione critica, prendendo distanza dall'utilità personale? La criticità sta nella soglia tra il rincorrere la purezza e la consapevolezza di non potersi sottrarre al contingente. Se ognuno di noi compie l'azione che vuole, gli elementi che la condizionano sono metabolizzati durante tutto il processo formativo, di tipo cognitivo: modificare una scelta per far piacere.nale può costringerlo a fare qualcosa contro la sua volontà. Tuttavia, l'influenza di un amico può indirizzare la sua scelta in una direzione specifica.
Dettagli
Publisher
A.A. 2008-2009
7 pagine
3 download
SSD Scienze giuridiche IUS/20 Filosofia del diritto

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Ectoplasmon di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia del diritto e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Montanari Bruno.