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FUNZIONE+ARGOMENTO

Gli enunciati, concepiti come asserzioni, designano un valore di verità: vero o falso. (è un modo per

distinguere una porzione della realtà).

Per Wittgenstein esiste una quantità infinita di proposizioni elementari; le proposizioni composte

sono generate dalla congiunzione o disgiunzione di due o più proposizioni elementari.

Per Wittgenstein, con la proposizione sei spiega come ogni proposizione sia esclusoria, ovvero

esclude tutto il resto, e ci permette quindi di dominare l’intero linguaggio.

Nel Tractatus vi è una proposta interessante sulla naturalezza del linguaggio, ovvero un modo

astratto per affrontare il problema del linguaggio.

1-Wittgenstein diceva che non è possibile prendere un elemento isolatamente, poichè è impossibile

non avere nulla attorno. Tutte le cose sono ciò che sono anche in base a ciò che hanno attorno.

Il mondo è l’insieme di tutti quanti i fatti che avvengono. Se venissero elencati tutti quanti i fatti,

verrebbero indicati anche tutti quanti i non fatti. Il mondo è la totalità dei fatti, ovvero degli

avvenimenti. “L’indipendenza dei fatti” è un errore di cui Wittgenstein si accorse.

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2-Gli stati di cose sono composti da oggetti, che sono semplici e nelle proposizioni sono indicati da

nomi. Una proposizione è una configurazione di oggetti, che è quello che rende la proposizione

un’immagine dello stato di cose. Non vi è una somiglianza diretta tra il nome e oggetto bensì vi è

una somiglianza diretta tra la configurazione della cosa e l’immagine mentale. Idea di rapporto tra

stato di cose che si danno e proposizioni. Combinando i nomi possiamo quasi rappresentare ogni

cosa. Nel ‘900 ci sono ancora le stesse problematiche trattate da Platone nel Cratilo, semplicemente

con soluzioni differenti.

David Luis

Noi come italiani abbiamo un’istituzione, ovvero l’Accademia della Crusca, che vigila sulla lingua

italiana corretta. Esiste un’idea normativa d’italiano corretto, e ci è stata insegnata a scuola per cui

possiamo standardizzare la lingua italiana. Durante la Prima Guerra Mondiale si sviluppa l’italiano

fra i soldati per la necessità di comprendersi tra commilitoni di provenienza differente. La Radio

negli anni ‘2o aumenta molto la diffusione dell’italiano. Chi vince la battaglia nella diffusione

dell’italiano è la televisione.

Teoria dei giochi: io parlo, e una mia necessità è di essere compreso.

Una regolarità R nel comportamento dei membri di una popolazione P. quando essi sono agenti in

una situazione ricorrente S. è una convenzione se e solo se è vero che, e in P. è conoscenza comune

che in qualche esempio di S fra i membri di P.

(1) quasi tutti si conformano a R;

(2)quasi tutti si aspettano che quasi tutti gli altri si conformino a R:

(3) quasi tutti hanno pressappoco le stesse preferenze riguardo a tutte le combinazioni possibili di

azioni;

(4)quasi tutti preferiscono che chiunque altro si conformi a R, a condizione che quasi tutti si

conformino a R;

(5) quasi tutti preferirebbero che chiunque altro si conformasse a R’. , a condizione che quasi tutti si

conformassero a R’, dove R’ è una qualche regolarità possibile del comportamento dei membri di

P in S tale che quasi nessuno, in quasi ogni esempio di esse fra i membri di P, potrebbe

conformarsi sia a R’ che a R.

Nel 1905 Bertrand Russell pubblica su Mind un testo estremamente importante in cui affronta

soprattutto il tema delle descrizioni indefinite: possiamo descrivere in diversi modi uno stesso

individuo. Secondo Russell ad esempio Sergio Mattarella è un nome proprio, mentre il Presidente

della Repubblica Italiana non è un nome. Russell propone una riscrittura di tutti gli enunciati che

contengono descrizioni indefinite. Nel modello di Russell è implicita la base semantica di tutte le

lingue. La lingua deve essere un modello che esprime le sensazioni comuni a tutti. Per un

fenomenologista ciò che vediamo sarebbero solamente macchie.

Una lingua perfetta dovrebbe andare ad indicare gli elementi costitutivi di ciò che sarebbe la nostra

percezione e nominare gli elementi fondamentali riassemblandoli

Alla base della lingua ci sono un insieme di lemmi che poi verranno composti per comunicare.

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Filosofia del linguaggio

Temi nel Cratilo nella parte finale

Uno dei temi trattati da Platone nella parte finale del Cratilo è la veridicità dei nomi: l’idea di

Cratilo è che i nomi in qualche maniera assomiglino a ciò che rappresentano. Un ritratto può essere

più o meno pertinente a ciò che raffigura. Esistono ritratti somiglianti e ritratti non somiglianti; i

nomi non somiglianti non li diciamo scorretti ma falsi. In ciò però aggiunge che i nomi falsi li

definiamo falsi, e quelli veri li avvaloriamo come veri.

Cratilo si oppone dicendo che se aggiungiamo una lettera a un vocabolo questi cambia, ma Socrate

spiega come cambiando una cifra a un numero questo effettivamente cambierebbe.

Viene poi toccata la questione di come la somiglianza fonetica non sia poi affidabile: ad esempio il

termine “durezza”, sklerotes per i ateniesi e skleroter per gli atreiesi. Qui non ci affidiamo al suono

della parola, ma ci si intende per abitudine. Allora Socrate lo attacca dicendo che non vi è alcuna

differenza tra l’abitudine e la convenzione. Vi è poi un asserzione secondo come noi conosciamo le

cose; Cratilo ritiene importante la natura delle cose come specchio della realtà; l’idea dei nomi che

ha Cratilo viene smontata da Socrate.

Possiamo scandagliare la figura del nomoteta in due livelli:

(1) questi non ha una sua lingua; se i nomi sono lo strumento per conoscere le cose, chi doveva

conoscere le cose non aveva lo strumento per farlo.

(2)potendo essere i nomi scorretti, il legislatore poteva incappare in errore e dare il nome scorretto.

Cratilo allora spiega come il nomoteta dovrebbe essere una creatura sovrumana, ma Socrate rifiuta

la natura divina della lingua, la quale è una costruzione umana.

Per dare dei nomi corretti alle cose, bisogna studiare direttamente le cose. Studiare le cose ha un

riflesso immediato sulla lingua: conoscendo più aspetti del reale dobbiamo dare nomi più specifici.

Frege

Frege fu un logico-matematico (1848-1925), “idiografia”, ovvero una scrittura per concetti. Scrive i

“Fondamenti dell’Aritmetica” in cui cerca di spiegare la matematica attraverso la logica.

Secondo Frege bisogna costruire una lingua che permetta di comprendere immediatamente il

significato delle cose, ovvero una lingua formale.

Leibnitz invece fu convinto della possibilità umana di creare una lingua universale per conoscere

ogni sapere e comprendersi più facilmente.

L’idea di Frege è che esista il pensiero, che ha una priorità sulla lingua, e quindi è necessario avere

una lingua che permetta di esprimere il pensiero. La sua idea dovrebbe poter portare a controllare

un ragionamento formale.

Esistono due principi di verità analitica: ogni nome esprime un senso e ha un significato.

Tutto il naturalismo che abbiamo visto in Cratilo assomiglia a quella di Frege: qui c’è un pensiero,

una categorizzazione dell’oggetto, il pensiero coglie una caratterizzazione e la lingua esprime questo

concetto. Il fatto che ci sia una priorità del pensiero sulla lingua è accettata dalla maggior parte degli

studiosi. Noi diamo voce al pensiero.

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Come va trattato un vero enunciato? Non una descrizione, ma bensì un enunciato (una frase con

predicato). Frege pensa che un enunciato esprime un senso compiuto che può avere un senso vero

oppure falso. Ci si concentra su un individuo e lo possiamo individuare in tantissimi modi,

analogamente possiamo individuare come stanno le cose in un numero infinito di enunciati. Dire il

vero significa cogliere nella maniera corretta le cose. L’Idea di Frege è di cercare di portare la sua

analisi su ogni aspetto dell’espressione: Frege tratta il nome e l’enunciato.

Frege inoltre tratta le eccezioni: in particolar modo i “contesti obliqui”. Questi possono essere

differenti; ad esempio mettendo una frase fra virgolette si ferma il significato della frase.

“Frege crede che la matematica fosse riducibile alla logica”, in questo caso gli assetti non sono veri o

falsi; “Frege crede che..” è un enunciato vero ma poi l’enunciato seguente “la matematica fosse

riducibile alla logica” è falso.

Parlando dei personaggi fittizi, virtuali, come ad esempio Madame Bovary, secondo Frege non

sono ne enunciati veri ne falsi, sono entità vuote.

Frege è convinto che non ci siano differenze tra nomi primi e nomi ultimi, sono tutti nomi primi.

Tutti i nomi propri vengono trattati come descrizioni.

1902: Russell fa notare a Frege che nel suo quinto concetto c’è un paradosso: da ciò Frege non si

riprese mai più. Nel 1918 Frege diviene decisamente platonico.

Dal lavoro di Frege nasce ciò che nel ‘900 diverrà la Filosofia analitica (sorta in Austria e Germania)

e l’Ermeneutica (di matrice più europea).

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Filosofia del linguaggio

Filosofi contemporanei: Frege

Frege non distingue tra nomi primi e nomi ultimi, per lui esistono i nomi propri (i nostri nomi

propri genuini, come Platone) oppure le terminologie indirette (“il primo grande filosofo della storia”

per riferirsi sempre a Platone).

Segno e Significato: il senso individua qualcosa dagli altri individui quello che è stato indicato.

L’Idea dell’interpretazione è legata a un concetto cognitivo, come noi riconosciamo quel segno, ed

ha anche un valore metafisico: è un aspetto di fatto, non di relazioni cognitive.

Questa proprietà è ciò che avvicina Frege a Platone. Nell’articolo del 1918 i sensi vengono descritti

come entità del terzo mondo, immutabili come l’iperuranio platonico.

Frege si distingue per una concezione diversa per la teoria delle funzioni matematiche: possiamo ad

esempio esprime il 4 come differenti derivazioni del due.

Frege dà un valore al predicato applicandovi i due valori di vero e falso. L’applicazione della

matematica alla lingue e alla filosofia ha un grande apprezzamento lungo tutto l’arco del ‘

Dettagli
Publisher
A.A. 2015-2016
23 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/05 Filosofia e teoria dei linguaggi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher edoambroggi di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia del linguaggio e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Leonardi Paolo.