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ARISTOTELE

Le differenze fra Platone e Aristotele sono molte: Aristotele era un medeco

(straniero residente) mentre Platone era un cittadino ateniese di stirpe nobile;

Aristotele era una persona molto semplice, mentre Platone era un saggio più

posato.

Aristotele ha criticato Platone e si distanziava dal maestro soprattutto perché

era convinto che bisognasse studiare i fenomeni e non ridurre tutto ad una

semplice realtà metafisica.

Nell’etica di Comachea, Aristotele, proprio come Platone, afferma che la polis è

un holon. E nel libro chiamato Politica (2° cap. del I libro) narra delle origini

della polis (dal principio).

Origini della polis per Aristotele

_ all’inizio ci sono delle relazioni tra: maschio e femmina (in vista della

riproduzione) e tra padrone e schiavo (in vista della conservazione, questo

perché lo schiavo per natura ha un corpo adatto a lavorare). Queste sono

coppie stabili che danno stabilità al sistema.

Dall’unione di tali relazioni si forma l’oicos, cioè la casa, la famiglia, intesa

come unità potente, alla base della quale ci sono quelle due relazioni. E l’oicos

si prende cura di una serie di esigenze degli esseri umani, ma di alcune non

riesce a prendersene cura, pertanto occorre unire diverse famiglie.

_ il secondo stadio è quello del villaggio, le famiglie naturalmente si uniscono,

ma i villaggi non sono autosufficienti (ad esempio non si riesce ad adempiere

alla difesa dei villaggi).

_ il terzo stadio è l’unione dei villaggi e la conseguente formazione della polis e

qui il processo di ferma, perché esso è perfettamente compiuto (è realizzato),

ha raggiunto la sua pienezza.

tutte le polis si formano in quel modo e quelle che non lo fanno non possono

essere

considerate tali.

Ci sono città che si formano in altri modi, ad esempio le colonie. Queste sono

città con origine diversa perché Aristotele sostiene che solo la polis si forma in

quel modo.

Dopo questo discorso, in realtà Aristotele ci sta dicendo che non dobbiamo

comportarci come se l’origine della polis sia questa (e infatti questa è una polis

senza individui, i componenti costitutivi iniziali sono le relazioni descritte al

primo stadio). Io posso assumerlo come dato che potrei dimostrare: ci sono

delle differenze, si parte dalle differenze e Aristotele ha poi nascosto questa

cosa nel guscio delle relazioni (padrone-schiavo / uomo-donna).

Le relazioni ci sono solo se l’uomo è un essere umano che tende alla socialità

(incline alla socievolezza), ma questo lo pensa Aristotele (ad esempio in

Hobbes c’è l’odio, l’insocievolezza). Se l’uomo è socievole per natura tutto ciò

che è stato predetto è naturale anch’esso.

Padrone e schiavo in Aristotele.

La schiavitù in Grecia non era affatto basata sulla razza, ma su altri principi (ad

esempio chi era catturato in battaglia).

Il fatto che Aristotele spenda tante pagine a giustificare la schiavitù è ambiguo:

essa esiste da secoli e Aristotele è il primo che sente il bisogno di giustificarla,

questo perché lui la vede anche come un problema.

Per Aristotele la schiavitù serve per due motivi:

- perché c’è né bisogno (dice che se i telai battessero da soli non ce ne

sarebbe più bisogno di schiavi; discorso illuminante, perché è proprio con

la Rivoluzione Industriale che si affievolisce il fenomeno della schiavitù)

- perché alcuni soggetti sono portati ad esserlo

Aristotele distingue poi le scienze teoriche, da quelle pratiche:

- scienze teoriche: quelle che ammettono un alto grado di precisione,

come la matematica (è l’oggetto che determina il metodo)

- scienze pratiche: quelle che ammettono una conoscenza per lo più, come

l’economia.

E queste si dividono in due tipi di attività, di tipo tecnico:

_ polietica (del fare) = ha il suo fine fuori da sé stessa (c’è un ente

esterno all’attività). Ad esempio lo scopo del cucinare è il pasto, il

mangiare.

_ prassi = attività che ha il suo fine in sé stessa.

Ad esempio una passeggiata è fatta con il fine di passeggiare.

E l’attività politica? La politica, dice Aristotele, è una prassi, ma ai tempi

del filosofo era di carattere polietico. Infatti, il comune cittadino che vive

male è in grado di dire che il paese è governato male anche se non è un

politico.

Gli strumenti di azione devono essere di proprietà, al contrario quelli di

produzione. MA lo schiavo in questo concetto dove si colloca?

Secondo Aristotele lo schiavo è uno strumento di azione, perché permette al

padrone di avere una buona vita. Ed è per questo che il filosofo accetta la

schiavitù (anche se sente il suo disagio); lo schiavo dunque è un componente

della polis.

Quali sono le componenti necessarie della polis per Aristotele?

Il territorio, la popolazione, la ricchezza, l’esercito, le regole, una religione.

E la giustizia? Per Aristotele la giustizia è l’unica virtù sociale, egli afferma che

bisogna essere almeno in due per parlare di giustizia (e solo essa ha tale

carattere, nessun’altra delle quattro virtù cardinali).

Ogni virtù cardinale si può acquisire con l’abitudine (se manca il coraggio per

fare una certa cosa, ogni giorno compiendo quell’impresa, il soggetto assume

l’Etos cioè il carattere ed il coraggio). Ma per la giustizia non funziona così.

Quando Aristotele parla di giustizia dice che nella polis c’è ne sono di due tipi:

• giustizia per natura (quella che mantiene ovunque la stessa forza)

• giustizia legale (quella per cui si deve pagare un tot di riscatto)

Molti interpreti hanno associato questi due tipi di giustizia al diritto naturale

ed al diritto positivo (che si escludono reciprocamente), MA non è così (non

ci sono norme di diritto naturale in Aristotele).

Aristotele dice che ogni norma ha un aspetto naturale ed uno positivo (per

giusto di natura ci deve essere un culto religioso, ma dobbiamo sacrificare

un capretto o due capretti? questo è l’aspetto legale).

Che differenza strutturale c’è tra il racconto dell’origine della polis ex arches di

Platone e quella di Aristotele? IN ARISTOTELE LA POLIS E’ IL PUNTO DI ARRIVO,

MENTRE IN PLATONE E’ IL PUNTO DI PARTENZA (il contrario).

Quando la polis si forma, questa può essere una qualsiasi polis (bella,

democratica o brutta, oligarchica), ma è comunque una polis con elementi di

giustizia ed ingiustizia. Quando è che una polis avrà una forma di governo

giusta? Ciò avverrà quando il governare è esercitato sia nell’interesse del

governante che in quello dei governanti (è importante non solo chi governa,

ma anche come si governa). Quindi per Aristotele abbiamo 6 opzioni di

governo:

governano pochi /governano male

o governano molti / governano male

o governano pochi / governano bene

o governano molti /governano bene = democrazia

o governa un solo / governa male = dittatura

o governa uno solo / governa bene

o

Aristotele parla di governo della legge sull’uomo (mentre Platone parla di

governo dell’uomo

sulla legge)

Il più grande allievo di Aristotele sarà Alessandro Magno e nessuno meglio di lui

porrà in essere la filosofia del governo della legge sull’uomo.

Aristotele

Era un meteco; non ci sono pervenute opere pubblicate, solo appunti per

lezioni; rispettoso del maestro ma ben disposto a criticarlo, e la sua filosofia si

orgiina da quell’antitesi.

Ex arxès, origine della polis: all’inizio c’è l’unione l’unione tra due tipi di

relazione:

1. uomo-donna per la riproduzione e padone-schiavo per la conservazione,

che consiste il primo stadio, quello della famiglia istituzione sociale

radicata,unione non di individui ma di relazioni (il padrone ha una mente

retta e lo schiavo ha il corpo adatto ad eseguire; schiavo per natura, ma

può succedere anche il contrario). Questo stadio non soddisfa tutte le

esigenze.

2. Gli oikoi, le famiglie si uniscono fra di loro e formano il villaggio, i komai,

che soddisfa più esigenze, ma non tutte (difesa)

3. I villaggi si uniscono nel terzo stadio, dando vita alla polis, teleia(perfetta)

ed autarchica. Perfetta perché è l’ultimo stadio, fine, tutti i bisogni sono

soddisfacibili.

Le colonie non si formano così, e aristotele lo sapeva. Apparentemente è una

ricostruzione asettica e scientifica, ma sostiene le differenze tra schiavo e

padrone, e tra uomo e donna. Inoltre, le istituzioni non si fondano sul consenso

degli individui(assenti), ma sulla natura sociale dell’uomo. Quindi, aristottele

sostiene, con questo argomento, che dobbiamo comportarci come se l’origine

fosse questa.

Gli animali hanno solo la fonè (voce), mentre gli uomini hanno anche il lògos,

perciò possono non solo esprimere piacere e dolore, ma anche discutere su

giusto e sbagliato. La polis sarà quiondi uniforme, perché fondata sui valori

convenuti di giusto e sbagliato, stessi costumi e abitudini. Assunzione di

omogeneità. (alessandro magno ha confutato il suo maestro, creando l’impero,

che per definizione si estende sopra popoli diversi)(la speculazione aristotelica

è quindi come la nottola di minerva, quando descrive la polsi essa sarà già

finita)

Da un punto di vista formale, Platone assume come punto di partenza la polis,

mentre Aristotele la pone al terzo stadio.

Aristotele finisce il terzo stadio collegandosi al diritto e alla giustizia,

apparentemente incoerentemente; sembra tutto scientifico, ma ci sono

posizioni.

Etica nicomachea: Il giusto politico si dive in giusto per natura e giusto

“legale”:

• Diritto naturale: sempre stessa fusis (per natura dev’esserci il modo per

riscattare il prigioniero)

• Diritto legale: cambia (es: una mina come riscatto)

Non sono norme divise, sono parti dello stesso giusto politico. Ogni norm aha

un’aspetto naturale e uno legale.

Quindi, si mette a parlare di diritto dopo la polis perché: aristotele sostiene che

il governo migliore è quello di chi fa il bene comune, saltrimenti degenera. Non

c’è un’unica forma di governo giusta, ma almeno 3. Si contrappone a Platone,

che sosteneva che ci fosse una sola forma di giustizia, sostenenendo che ce ne

sono varie.

In Platone la polis è un maxro anthropos, una grande famiglia. Aristotele invece

sostiene che dipende dal potere:

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A.A. 2016-2017
57 pagine
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SSD Scienze giuridiche IUS/20 Filosofia del diritto

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher iure notes di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia del diritto e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia o del prof Zanetti Gianfrancesco.