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CANCELLAZIONE
Eliminazione di segmenti vocalici o consonantici
-Aferesi:si ha all’inizio della parola (HISTORIA<storia, ABBATISSA<badessa)
-Sincope: si ha all’interno della parola (OCULUS<oclus, AURICULA<oricla)
-Apocope:si ha alla fine della parola (CITTADE<città, PIETATEM<pietà)
-Metatesi: inversione di due lettere e quindi del suono: FORMATICUM<FROMAGE
Perdita del perfetto semplice
eliminazione della forma sintetica del passato detta perfetto (passato remoto) a vantggio della
forma analitica detta perfetto composto (passato prossimo). Dov’è mantenutoassume un valore
aspettuale diverso. Diverse lingue lo conservano: italiano, spagnolo, portoghese
Futuro in romanzo: infinito+habeo
Prima attestazione di Romanzo/Volgare
Si ha la prima attestazione di romanzo coi Giuramenti di Strasburgo, 842-844. Prima abbiamo le
Glosse di Reichenau e l’Indovinello Veronese, ma in tali testi non si può ancora parlare di vero e
proprio romanzo bensì di tardo latino in cui si iniziano ad evidenziare le prime differenze tra il latino
e il romanzo (es SOVSVO). Di molti secoli precedente (si crede che l’antigrafo risalga al III/IV
secolo) è l’appendix probi. Si tratta di un’appendice, contenuta in un codice, scritta da un maestro
di scuola che tenta di correggere alcuni errori ortografici facendo un elenco di parole giuste VS
parole sbagliate (es. SPECULUM non SPECLUM). Ironicamente ai filologi interessa di più la forma
“errata” in quanto ci aiuta a comprendere meglio alcuni fenomeni del passaggio dal latino classico
al volgare. La prima testimonianza letteraria di romanzo è la Sequenza di Sant’Eulalia.
Fase sommersa
Si inizia ad avere coscienza della netta distizione tra latino e lingue romanze soltanto nel IX secolo.
Nei secoli precedenti il romanzo esisteva già, ma il perdurare dell’uso del latino (diglossia)
impedisce che tra il V e l’VIII secolo il romanzo venga scritto. I primi documenti in romanzo
compaiono nel IX secolo in seguito alle riforme culturali di Carlo Magno. Di 30 anni precendente
(813) ai Giuramenti di Strasburgo è il primo riconoscimento “ufficiale” del romanzo come lingua
diversa dal latino: durante il concilio di Tours i vescovi in diverse deliberazioni affermavano che era
diventato necessario esporre le omelie in “rustica romana lingua”
Spinta definitiva del romanzo (rinascita carolingia)
Carlo Magno nella sua riforma carolingia cerca di riedificare l’impero romano e per farlo, oltre alle
conquiste in campo militare, mette in atto una serie di riforme in campo culturale e scolastico:
promuove la costruzione di scuole e biblioteche, introduce una nuova scrittura (minuscola carolina,
da cui discende il nostro minuscolo) , promuove la restaurazione del latino classico. La riscoperta
del latino classico valorizza automaticamente l’identità del romanzo e quindi la sua “emersione”,
rendendo cioè evidente la divisione tra latino e roman.
Lectio Dificilior
Lectio difficilior potior: La lectio difficilior potior (in latino "la lettura più difficile è la
più forte") è un principio di critica testuale secondo il quale laddove manoscritti differenti di
uno stesso testo sono in conflitto su una determinata parola (o lezione), il termine più insolito è
anche, probabilmente, quello più fedele all'originale. Il presupposto è che per i testi giunti
attraverso la tradizione manoscritta, i copisti sostituissero più spesso le parole e le espressioni
difficili con quelli più correnti e comuni. Il fenomeno contrario, la sostituzione di termini ed
espressioni più ovvie dell'originale con altre di maggior complessità (che autorizzerebbe la lectio
facilior), è ritenuto, secondo questo principio, meno probabile.
Legge di maggioranza
Quando si ha varia lectio in un ramo, si predilige la lezione tràdita dal maggior numero di testimoni
Lectio Dificilior vs Legge di Maggioranza: Se in 15 copie Lancillotto ama Ginevra e in 5 no
quale dobbiamo scegliere? (Livello stemma codicum)
È necessario prima di tutto ricostruire lo stemma codicum. Poi si può applicare la legge di
maggioranza solo a livello basso dello stemma, in alto il bipartitismo non permette di fare scelte
meccaniche. L’editore deve decidere tenendo conto dell’usus scribendi dell’autore, tenendo conto
della lectio difficilior, che spesso viene preferita.
Il filologo francese Joseph Bédier, che nel 1890 aveva approntato una edizione critica del Lai de
l'Ombre (antico testo francese) seguendo il metodo di Lachmann, nel 1928, dopo le critiche al suo
lavoro portate da Gaston Paris, torna a studiare il testo, concludendo poi in primo luogo che il
metodo stemmatico era assai raramente efficace, in quanto spesso la tradizione si bipartiva in due
sole classi: Bédier afferma, a questo proposito, l'esistenza di una forza dicotomica che porta a
poco a poco al raggruppamento dei testimoni in due grandi famiglie. Il risultato di questo era
dunque l'impossibilità di procedere meccanicamente alla scelta della lezione tramite la legge di
maggioranza e, inoltre, che esso portava a produrre inevitabilmente testi compositi, frutto
dell'ingegno emendatore di un filologo ma mai esistiti nella realtà. La soluzione empirica di Bédier
consisteva nello scegliere un bon manuscrit, tra i testimoni realmente posseduti e studiati, secondo
il proprio gusto, e dopo aver corretto solo gli errori più evidenti. Il metodo lachmanniano, fino a quel
momento base insostituibile per l'edizione critica di qualunque testo, entra in crisi.
Agiografia
Testi sulla vita dei Santi, come ad esempio il Sant’Eulalia o il Saint Alexis
Lassa, Strofa, Stanza
Lassa: ha un numero variabile di versi
Strofa: ha numero fisso di versi
Stanza: ha un determinato schema delle rime, tipico nelle canzoni e nei sonetti
Glosse
note. interpretazione di parole oscure (perché ermetiche o cadute in disuso) attraverso altre più
comprensibili, ossia attraverso il linguaggio corrente. In linguistica e filologia le glosse sono dei
termini isolati che compaiono nei testi antichi affiancati da una spiegazione del loro significato
Legge Tobler-Mussafia
Legge per cui all’inizio di una frase, dopo “e” o “ma” e dopo subordinata esplicita è costante
l’enclisi dei pronomi atoni (ciò non si verifica nell’Indovinello Veronese: Se Pareba).
Placito
sentenza, accordo
Sostrato
una lingua non più parlata su un territorio che però prima di sparire ha influenzato quella (o quelle)
da cui è stata soppiantata. È un tipo di interferenza linguistica.
Orazionale Mozarabico
Orazionale: Insieme di preghiere, orazioni.
Mozarabico: risultato dell’incontro tra la cultura araba e quella cristiana, dove la cristiana ha
mantenuto la sua identità. Un Orazionale Mozarabico è contenuto nel manoscritto che contiene
anche l’indovinello veronese. Questo manoscritto essendo prezioso è stato portato dalla catalogna
alla Sardegna, poi a Pisa e poi a Verona. Una volta arrivato a Verona viene apposte queste due
scritte. Questo codice ha segnatura “Verona, Biblioteca Capitolare, 89”.
Antigrafo: manoscritto che è copia diretta di altro manoscritto. Usato anche nel senso opposto, di
manoscritto da cui viene tratta una copia, oppure di copia o esemplare manoscritto preso a
modello da un copista, o genericamente copia.
Apografo: manoscritto non autografo, ma copia diretta dell’originale.
Archètipo: dal lat. archetypum, «primo esemplare» (gr. archétypon): nella critica del testo con
questo nome si suole indicare il capostipite perduto della tradizione superstite, dimostrato
dall’esistenza di almeno un errore significativo di tipo congiuntivo, comune a tutta la tradizione;
con altre parole, per archetipo si suole indicare l’antenato comune all’intera tradizione, la copia non
conservata – distinta dall’originale (vd.), dalla quale si presume che derivi tutta la tradizione
successiva – caratterizzata da errori di un primo copista recepiti da tutti gli altri.
Infatti, ove l’archetipo fosse conservato, sarebbe da eliminare l’intera tradizione da esso derivata;
ove fosse coincidente con l’originale, risulterebbe esente da errori che non siano riconducibili
all’autore stesso.
Assonanza: l’assonanza (da assonare, nel senso di «avere suono simile») è una figura retorica
che consiste nella parziale identità di suoni di due o più versi. Più precisamente si tratta di rima
imperfetta consistente nell’identità delle vocali finali a cominciare dalla vocale accentata, mentre
differiscono le consonanti (decòro e stuòlo). Si distinguono una assonanza semplice, che è
l’uguale terminazione delle sole vocali dei versi (diffidi / audivi; rasone / colore), una assonanza
della sola tonica (pietat / demandava) ed una assonanza atona (limo / toro).
Autografo: dal lat. autogrăphus, «scritto di propria mano»: manoscritto (nell’età moderna anche
dattiloscritto) di mano dell’autore che in genere coincide con l’originale [vd.] (mentre non è
detto che l’originale coincida con l’autografo).
Banalizzazione: fenomeno per cui un testo patisce, per ignoranza di amanuensi o stampatori,
nella lettura prima e trascrizione poi, una semplificazione, banalizzazione appunto o
elementarizzazione in alcune sue componenti sintattiche o espressive (vd. Lectio difficilior/facilior).
Critica del testo o critica testuale o ecdotica: l’attività filologica mirata a ricostruire, nel limiti del
possibile e con applicazione di procedure rigorosamente scientifiche, la lezione originale di un
testo.
Diffrazione: nella critica del testo, si definisce diffrazione la generale discordanza delle
testimonianze in un dato luogo del testo; o, con altre parole, il luogo che, nella tradizione di un
testo, presenta la concorrenza di lezioni tutte diverse l’una dall’altra. Si distingue una diffrazione in
presentia, quando fra le varianti esibite dai testimoni nel passo in questione, una sia quella
genuina; e una diffrazione in absentia (S.Alexis), quando, tra le varianti portate della tradizione,
nessuna sia
quella genuina.
Edizione critica: edizione in cui il testo viene presentato a stampa quale prodotto di un attento e
rigoroso processo di ricostruzione, mirato al recupero della lezione originale – o di una lezione
vicina quanto possibile a quella originale -, in cui il curatore (editore critico) abbia seguito un
metodo scientifico, dando puntualmente conto e ampia documentazione del lavoro compiuto.
Edizione diplomatica: edizione che trascrive il testo con criteri di fedeltà diplomatica, senza che
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