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ALBA PRATALIA ARABA:
ARABA→ mantenimento della bilabiale, caduta della -T desinenziale e il verbo è alla
fine della frase come in latino.
ALBA: (tendenzialmente noi utilizziamo BIANCO) manteniamo noi ALBO in alcune
soluzioni come ALBA (“chiarore mattutino”), ALBORE, ALBUME e in molti casi,
ALBUS, ALBA, ALBUM è stato sostituito da una parola germanica che è BLANK
ed è una soluzione panromanza perché l’abbiamo ovunque.
PRATALIA: in latino esiste PRATUM NEUTRO che al plurale da PRATA. Però, qui
abbiamo PRATALIA e non sappiamo neanche se è diventato femminile o se è ancora
neutro del latino. Sappiamo che c’è l’aggiunta di un suffisso che è -ALIA che si usa
nel nord, soprattutto all’interno dei toponimi (ad esempio, nomi di luoghi come
SENIGALLIA). L e Jod hanno palatalizzato. È ancora un latino plurale? O è già un
femminile? Non lo sappiamo.
VERSORIUM: termine usato per indicare l’aratro in Veneto, particolarmente nel
veronese. PAREBA: il metaplasmo di PARABA in PAREBA riporta al veronese.
SEMINABA: cade la -t finale e si mantiene la bilabiale del latino. SEMEN: latinismo
puro.
NEGRO: in latino significa Nero (è adesso che si utilizza come termine
dispregiativo). Siamo già in una questione di latino volgare molto avanzata perché a
posto di Negro, avremmo dovuto trovare il latino NIGRUM (la -M cade, la -U breve
finale atona diventa O, e la I breve diventa E chiusa.)
- In francese, tutte le vocali finali cadono tranne la A. In provenzale, la A rimane
A e in francese, la A diventa E evanescente (se troviamo una E di un termine
maschile, non è una E evanescente ma una E che abbiamo collocato per
rendere pronunciabile il suono ed è una E d’appoggio).
- In italiano la U breve finale evolve in O e sarà l’uscita del singolare maschile.
Il vocalismo tonico porta le soluzioni latine che sono 10 a 7. Nella lingua
italiana, si hanno sette vocali toniche. Nel vocalismo atono, ci sono cinque
vocali e non si hanno le distinzioni tra aperte e chiuse: la ha soltanto nei casi di
parole tronche così chiamate perché hanno perso tutto ciò che viene dopo la
parte tonica (MERCEDE, ad esempio, che diventerà MERCE’).
LEZIONE 9
Il nominativo serve al soggetto. Il genitivo al complemento di specificazione. Il
dativo rimanda al complemento di termine. L’accusativo è il complemento diretto,
oggetto. Il vocativo è l’esclamazione e l’ablativo rimanda a complementi
vari…presenta valore strumentale. La prima declinazione raccoglie per eccellenza i
nomi femminili anche se, radunava due generi: maschili e femminili.
Nel latino c’è la quinta declinazione che raduna molti termini femminili e alcuni
termini, vengono riportati nella prima declinazione. Il termine FACIES viene
rigrammaticalizzato e riportato ad una prima declinazione ma soprattutto, viene
riportato all’interno di un corpus di nomi femminili. In questa fusione, predomina il
genere. I nomi che terminano in -A sono quasi tutti femminili.
La stessa cosa può succedere per la quarta declinazione (con molti termini omografi,
seppur con differenze tra brevi e lunghe con diverse uscite in -US) e molti termini
entrano a far parte della seconda declinazione (ad esempio, i nomi delle piante). La
quarta declinazione viene ricollocata nella seconda declinazione. L’italiano nasce
dall’accusativo: LUPUS…cade la S e la U breve atona evolve in O.
Rimangono due declinazioni che si basano soprattutto sul genere. Per quanto riguarda
la terza declinazione, raduna nomi sia maschili che femminili che hanno l’uscita
dell’accusativo in -EM. Il neutro scompare nell’italiano anche se rimangono delle
tracce di neutro nei doppi plurali per esempio (DIGITUM diventa DITO che il doppio
plurale -DITA, -DITI che si usa quando c’è la specificazione successiva come I DITI
MIGNOLI).
Nell’italiano abbiamo un plurale femminile che dipende dal nominativo plurale.
MONTE→ il singolare deriva direttamente dall’accusativo singolare…e il plurale è
in -I e non si sa dipenda dalla seconda declinazione.
- Nel latino classico l’ordine abituale degli elementi nella frase è il seguente→
soggetto, complimenti indiretti, oggetti e predicato.
- Nelle lingue romanze (e test post-classici), l’ordine abituale degli elementi
nella frase è il seguente→ soggetto, predicato, oggetto, complementi indiretti.
(Nel francese, c’è l’obbligo di utilizzare il pronome)
|Le prime vere e proprie proposizioni articolate le abbiamo tardi|.
Viene privilegiato un luogo della parola dove si valorizza la battuta. La maggior parte
delle parole italiane sono piane: l’accento cade sulla penultima sillaba. Le parole
sdrucciole: l’accento cade sulla terz’ultima sillaba. Le parole tronche: l’accento cade
sull’ultima sillaba.
Nel francese cadono tutte le vocali finali che non siano A e anche le consonanti:
questo significa che in francese si ha la sensazione di avere continuamente termini
accentati sull’ultima, semplicemente perché è caduto ciò che veniva dopo (l’accento
non si è spostato).
CATTUM latino diventa GATTO in italiano, in francese diventa CHAT; nella zona
gallo romanza, prima che palatalizza, prima evolve in affricata e poi in
fricativa…cade la M, cade la U e rimane CHAT…nel maschile la T neanche la
pronuncio e nel femminile si. In francese, la tonica produce un forte indebolimento
della post tonica. Quindi, in francese, l’accento non si sposta…si sposta soltanto in
situazioni ridotte. Nella lingua francese, questa situazione di ossitonia è legata al fatto
che ciò che viene dopo, è caduto ma non c’è stata nessuna retrazione dell’accento.
Ci sono 4 forme di vocalismo: vocalismo maggioritario, vocalismo sardo, vocalismo
asimmetrico, vocalismo siciliano (vengono meno le vocali chiuse), vocalismo
convergente sulle vocali mediane.
Quando parliamo di rima siciliana→ quando si andava a versificare, c’erano uscite
che erano O per i toscani ma per loro erano U.
LEZIONE 10
Con il metodo storico comparativo, confrontiamo gli esiti e vediamo che in una stessa
lingua, una situazione fonetica evolve nelle stesse condizioni.
Nel caso di BENE, in italiano non si sviluppa il dittongo perché si ipotizza che abbia
prevalso il sintagma: si ha un’eccezione, dunque. A volte queste eccezioni creano una
sotto regola.
Quando trovo due -TT, in una parola, devo capire se questa consonante intensa
dipende sempre dalla stessa soluzione iniziale. L’assimilazione è uno dei fenomeni
importanti perché nel latino abbiamo molti nessi consonantici dovuti all’utilizzo di un
prefisso con un termine.
ADRIPARE: si mette in atto il fenomeno dell’assimilazione. L’assimilazione
comporta anche una consonante per lo più intensa→ si ha una soluzione intensa che è
così forte soprattutto nel centro meridione che a volte, raggiunge e tocca questo
nostro parlare di seguito.
AD ROMAM: la soluzione intensa è forte nel centro meridione (forse ha prevalso un
sostrato ma non si hanno certezze al riguardo)→ A RROMA. Il copista potrebbe
vivere in una zona dove è utilizzato il raddoppiamento fonosintattico.
L’assimilazione è un fenomeno che continua nel nostro parlare e non ha
toccato soltanto il passaggio dal latino alle lingue romanze ma ha toccato anche le
parlate locali di queste lingue romanze. ANDIAMO a Roma è reso come ANNAMO
(si ha l’assimilazione della prima consonante rispetto alla seconda). Assimilazione
vuol dire “far diventare simile. C’è l’assimilazione regressiva o progressiva. A Roma
si dice “ANNAMO” o “NNAMO” e in quest’ultimo caso entriamo in un mondo
diverso. NNAMO→ è avvenuta una cancellazione di una parte della parola.
APOCOPE: cancellazione dell’ultima parte della parola. SINCOPE: cancellazione
della parte centrale della parola. AFERESI: nel caso in cui venga meno la parte
iniziale.
Si possono avere anche delle riduzioni interne: ABBIAMO che diventa AVEMO.
INSERZIONE: ci sono tre situazioni.
- PROSTESI: inserzione di un suono all’inizio di una parola quando la parola
inizia con un fonema scomodo, di difficile pronuncia che lascia la possibilità di
pronunciare qualcosa prima (quasi sempre la vocale E…definita E prostetica):
in italiano abbiamo meno casi, rispetto allo spagnolo e al francese→ STELLA
in francese diventa ETUAL.
- Si ha un fenomeno di inserzione all’interno di parola e si chiama EPENTESI e
serve a rendere più facile la pronuncia: SIMI (cade la post tonica I) LA (A
tonica in francese diventa E) RE (cade la E finale perché non è A) è verbo
latino che in francese è reso come SE(la I breve è diventata E)MLER ma
siccome è difficile pronunciare ciò, si aggiunge una consonante omorganica( si
mette una labiale…Una consonante che riesco a pronunciare nello stesso
posto) e si ottiene SEMBLER.
- Si ha l’EPITESI (quando si aggiunge qualcosa su qui mi posso appoggiare
quando pronuncio che poi diventa grammaticalizzato.). L’epitesi non è detto
che sia necessaria.
C’è la metatesi che riguarda l’inversione consonantica quando ci troviamo di fronte a
una liquida) e la metafonesi è un cambiamento di più alto livello.
--
GIURAMENTI DI STRASBURGO
CARLO MAGNO diventa imperatore la notte di Natale dell’800 ed è incoronato da
Leone III. Ha un impero molto vasto e molto variegato perché si erano venute a
creare molte situazioni locali quasi autonome. Ha bisogno di riformare l’aspetto
linguistico e aveva proposto l’impiego del latino classico grammaticale anche per
evitare ogni forma di corruzione. Nel 813, si ha il codicillo del codice del concilio di
Tour e vengono invitati i vescovi a tradurre: si sa che la lingua romanza esiste ma non
si hanno delle attestazioni reali, organizzate, costituite (si ha sempre qualcosa di
avventizio) e strutturate.
Carlo muore nell’814 e lascia il suo intero impero a suo figlio Ludovico il Pio, il
quale non riesce a mantenere l’integrità dell’impero (ha figli maschi e ha diverse
mogli) e il primogenito non riesce a ereditare l’impero. (In questo periodo, nasce il
mondo dei cadetti). Ludovico il Pio non può mantenere unico l’impero e lo divide per
i tre figli: Lotario, Carlo il Calvo e Ludovico il Germanico. A Carlo il Calvo lascia la
parte della Francia suppergiù (diciamo così perché i confini non sono quelli
attuali…prima la Francia comprendeva anche alcune zone del nord della