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La sua area geografica occupa una vasta zona del Mezzoggiorno della Gallia
e non è vincolata a una nazionalità, uno stato o entità politica poichè il suo
fuoco principale si trova diviso in signorie più o meno indipendenti; la lingua
dei trovatori però offre un’evidente omogeneità: è una sorta di koiné che tiene
forse come base la varietà linguistica di Tolosa e presenta numerose
alternative dando una certa libertà al poeta.
Le poesie dei trovatori sono giunte fino a noi tramite i canzonieri compilati nei
sec. XIII e XIV. I canzonieri si possono dividere in quelli di mano italiana,
linguadociana, catalana o provenzale.
Grober scopre l’esistenza del Liederblatter, fogli volanti con le parole e la
musica delle poesie trobadoriche il cui fine era trasmettere il testo composto
in primo luogo ai giullari affinché lo imparassero a memoria. Postula poi un
secondo stadio: Liederbucher, collezioni di composizione di un solo poeta
raccolte dal trovatore stesso o da un appassionato.
Lo strofismo e le melodie dell'arte liturgica medievale e la inventio della
retorica latina non solo spiegano le parole trobar e trobador, ma segnano le
due correnti culturali più dominanti che convergono nel fenomeno della
poesia trobadorica.
I trovatori furono di condizione sociale molto diversa e sicuramente li strinsero
anche le crociate a cui molti di loro partecipavano. Si dividono in
professionisti, quelli che vivono della loro arte; e quelli per cui l’arte è un
ornamento o un arma. Di coloro che furono re o grandi signori si hanno
notizie più o meno abbondanti, non appena si scende a gradi inferiori –tra cui
la maggioranza dei professionisti- i dati storici sono di solito scarsi o nulli. Si
hanno però per un centinaio di trovatori, dei testi in prosa che narrano le loro
biografie: le Vidas. Hanno di solito un modello comune che prevede il luogo di
nascita, precisando la signoria o la diocesi, la condizione familiare, gli studi o
gli inizi della sua carriera, le corti che visitò, i signori e le dame che celebrò
nelle sue poesie.
Le razos invece cercano di definire le circostanze e i motivi che spinsero un
trovatore a scrivere un determinata poesia, di spiegare eventi storici in essa
allusi e di identificare i personaggi citati. E’ possibile affermare che le Vidas
erano redatte per introdurre un’antologia scritta delle opere di un trovatore e
che le razos a volte erano citate da un giullare prima di cantare la canzone in
essa commentata. Compaiono in esse elementi leggendari o che si rivelano
inverosimili e altri che si contraddicono con ciò che realmente si sa per
mezzo di fonti sicure.
Si deve distinguere tra il giullare di gesta e il giullare di lirica. Il primo è più
popolare e espone una materia episodica e lunga nella quale è lecito
introdurre cambiamenti e può supplire alla mancanza di memoria con
l’improvvisazione. Il secondo invece era obbligato ad essere fedelissimo ad
un testo che a volte presenta grandi complicazioni ritmiche e metriche.
Agli inizi del sec. XIII compaiono i primi trattati in provenzale evidentemente a
imitazione delle retoriche delle arti poetiche latine, destinati a colui che vuole
scrivere versi correttamente ed elegantemente; i primi due trattati sono diretti
agli appassionati della poesia che, nati fuori dall’area linguistica provenzale,
vogliono scrivere come fanno i trovatori provenzali propriamente detti. Il primo
trattatista è Raimon Vidal de Besalù che scrisse una grammatica dal titolo
Razòs de trobar che non copriva però gli aspetti versificatori e letterari, si
aggiunge perciò in seguito una Doctrina de compondre dictas che classifica e
definisce i generi letterari. Un Faidit scrisse in Italia per l’uso degli italiani il
trattato Donatz proensals costituito da una grammatica e un esteso dizionario
delle rime, dove le parole sono accompagnate dalla traduzione latina. Il
canzoniere di Ripoll contiene due brevi trattatelli sui generi e sulle
combinazioni strofiche. Berenguer d’Anoya scrisse un Mirall de trobar
contenente esempi di buoni trovatori. Las leys d’amors redatte dal giurista
Moliner costituiscono il più esteso dei trattati, di grande ricchezza nelle sue
parti versificatorie, grammaticali, retoriche e stilistiche esistono tre edizioni: la
prima in prosa composta tra 1328-1337, la seconda in versi tra il 1337-1343,
la terza in prosa datata 1355. I trattatisti che verranno dopo ad eccezione del
canzoniere di Ripoll e di Berenguer d’Anoya si baseranno sulla dottrina delle
Leys d’amors.
La poesia provenzale si basa sul numero di sillabe del verso e sulla rima. Il
verso ne Las leys d’amors viene chiamato bordò e non deve essere chiamato
vers perché questo nome identificava un tipo di composizione (i primi
trovatori lo usavano per le loro opere sebbene esse siano molto diverse nella
metrica e nel tema, ma nel sec. XIII passa a indicare composizioni di tipo
morale). La rima è nella poetica provenzale, rigorosamente perfetta, con
completa identità di vocali e consonanti a partire dall’accento. Ne Las leys
d’amors il Mot tornat è ripetere la stessa parola per fare rima ed è un errore di
imperfezione. Il mot equivoc non è un difetto è consiste in parole tra loro
graficamente identiche che possono rimare perché hanno significato o
sfumatura differente. Rimas caras sono rime rare definite nel trattato di Ripoll.
Coblas unissonans: le stesse rime si ripetono in tutte le strofe
Coblas dissolutas: ogni verso della strofa è di rima diversa
Coblas singulars: le rime cambiano in ciascuna delle strofe.
Per imporre l’ordine strofico e dare un aiuto mnemonico si giullari usavano
alcuni metodi:
Coblas doblas: le stesse rime nella prima e seconda strofa ma diverse nella
terza e quarta.
Strofe alternate: le pari presentano sempre le stesse rime e le dispari sempre
altre. Possono presentare il meccanismo delle Coblas retrogradadas che
consiste nella ripetizione, in ordine inverso, delle rime degli ultimi versi di una
strofa nei primi della seguente.
Coblas capfinidas: una parola dell’ultimo verso della strofa appare nel primo
della seguente uguale o leggermente cambiata.
Le tornadas sono poste alla fine di alcune poesie e devono ricalcare
obbligatoriamente le rime degli ultimi versi della strofa precedente; in esse di
solito si fanno considerazioni generali e conclusive sul tema trattato, ed
hanno il carattere di dediche un protettore, una dama, un amico.
Il refranh è un insieme di versi che si ripetono in un posto fisso di ogni strofa:
ritornello.
Balada (in fr. rondel): schema AAbAbaAA
Dansa: strofe e ritornello non si mescolano.
Altri generi dipendono dalla melodia: estampida, retroencha. Il descort
“disaccordo” ha strofe ognuna con una forma metrica distinta.
La cansò va prendendo il posto del vers che era difficile ed incomprensibile
per i non esperti. Nel trattato di Ripoll si afferma che deve avere da 5 a 7
Coblas è una tornada. Si insiste sulla dignità della cansò, genere
esclusivamente amoroso nel suo concetto più puro, nella quale bisogna
cercare che le idee si sviluppino ordinatamente e senza deviazioni. Può
rivestire diverse modalità catalogate come generi poetici secondari:
escondich “difesa dalle accuse”; mala cansò, in cui si rinnegava l’amore o si
parlava male di una dama; salut d’amor, epistola amorosa in versi.
L’ira, il rimprovero, la polemica letteraria, il discorso moralizzatore vengono
espressi nel genere chiamato sirventese: si canta con la melodia di una
cansò già esistente perché deve essere attuale e spesso comporre una
nuova melodie richiedeva tempo
e perchè vuole una divulgazione molto estesa e doveva quasi essere
imparato a memoria dagli ascoltatori. 4 gruppi: