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PARTE DI ECDOTICA:
Come vengono tramandati i manoscritti?
I canzonieri di poeti provenzali (e siciliani) hanno un ordine non deciso dall'autore, ma
da chi commissiona l'opera, che è ricco e può farlo.
Non sempre il manoscritto più moderno è il migliore: può capitare anche che un
editore più recente infatti faccia un lavoro peggiore dei suoi precedenti, specie se
preferisce la scuola Bedieriana. Joseph Bedier era il miglior allievo di Gaston Parìs,
che è stato il primo nel 1872 a pubblicare un'edizione di un testo romanzo,
pluriattestato. Un testo medievale veniva copiato tramite la trascrizione, e ne venivano
prodotte più copie. Quando è dunque attestato da più copie si dice che è pluriattestato.
Quando invece il testo viene copiato una sola volta e ha una copia e basta si dice che
(cosa che succede non di rado) unitestimoniale. Quasi mai le copie antiche di un solo
testo sono una uguale all'altra, e allora l'editore moderno deve cercare di dare un testo
intanto leggibile.
Questo è un manoscritto del primo 300 con 1264 testi dentro in codica, la littera
testualis moderna. Questa è una delle poesie più importanti di Arnaut. I versi sono
scritti seguito separati da un punto; ci sono le parole attaccate e staccate in modo
diverso da quello moderno; non ci sono le maiuscole e le minuscole secondo l'uso
moderno; non c'è la punteggiatura; non c'è la distinzione fra u e v, e quella fra i e j;
va a capo facendo una letterina colorata. Il manoscritto viene messo insieme dai
"copisti-autori", che quando copiano e si accorgono che la poesia c'ha qualcosa la
cambiano completamente, ed il suo dunque non è tentativo di ricostruzione
sorvegliata, ma sarà vero per quanto la ricezione alla sua epoca (che tra l'altro non è
detto che quella sia la sua epoca, perchè magari i contemporanei non l'hanno presa
per buona).
Già da un manoscritto medievale bisogna fare un lavoro di mediazione con la scrittura
moderna, e ancor dipiù ci sarà da fare quando i manoscritti sono tanti.
La musica
In questi manoscritti testo e musica vanno sempre insieme e chi compone il testo
compone compone anche la musica, ma la messa del testo in musica non è andata
sempre insieme, perchè è successo che i contemporanei del manoscritto non
copiassero la musica e trascrivessero solo il testo. Così si sa che chi voleva nel 1300
fare un'antologia delle canzoni dei trovatori, sapendo che erano cantate e scrivendoci
anche la musica, non sempre andava a pescare la musica dallo stesso posto in cui
prendeva i testi. Quando abbiamo testo e musica conservati si ha il sospetto che
vengano da punti diversi, specie se poi le note non tornano, e quindi (es.) abbiamo un
tetragramma (perchè a quel tempo i pentagrammi non erano formati da cinque ma da
quattro righi) con le parole sbagliate.
Metodi filologici
L'editore contemporaneo ha due strade:
Neolacmaniana: Lachmann era un filologo che inventò un metodo meccanico
di classificazione dei manoscritti in base agli arrori significativi in comune (es.
chi copia il manoscritto in un'area diversa da quella di provenienza, quasi
sicuramente altera la lingua -caso emblematico è quello della scuola siciliana, i
cui manoscritti sono toscanizzati- e va a costituire una famiglia precisa
all'interno dello stemma codicum del manoscritto, oppure cambia una parola
che non capisce; o anche il copista che aggiunge una strofa in più ad una poesia
o a un romanzo, cosa frequente nel medioevo se questa aveva successo), non in
base agli errori di copiatura che si possono fare involontariamente mentre si
copia un testo lungo, come ad esempio il sodoeumem (?), cioè l'errore che
prevede di saltare da un rigo ad un altro poichè ci sono in entrambi le due
stesse parole, o l'apografia, il salto di una lettera/sillaba, e la dittografia, la
ripetizione accidentale di sillaba/lettera. Tutti gli automatismi con Lachmann
non funzionano, ma funzionano con Bedier. (-> spiegazione della Manetti)
QUI SI CAPISCE MEGLIO:
Il metodo lachmaniano non considera un solo manoscritto come il migliore e sul
quale ci si deve basare, ma considera una serie di fasi. Queste fasi sono:
recentio (in cui si crea una sorta di lista che mi elenca tutti i manoscritti di
quell'opera con luogo, anno di trascrizione ecc...);
collatio (confronto sistematico parola per parola fra i manoscritti che mi dà
tutte le differenze fra quelli che ho preso in considerazione);
analisi della varia lectio (in cui stabilisco le varianti viziate da errore, cioè in
cui trovo l'errore e stabilisco che tipo di errore sia). La lectio sarebbe la
versione di una parola/frase/parte di testo che propone un manoscritto.
Gli errori sono importantissimi perchè ci permettono di stabilire la parentela fra i
vari manoscritti al fine di creare lo stemma codicum (l'albero genealogico dei
manoscritti; Gli stemmi fatti dalle edizioni critiche sono, come le edizioni critiche
stesse delle ipotesi di lavoro e non è detto che effettivamente sia così. Infatti il filologo
deve dare a chi legge tutte le mappe per ricostruire e decidere se le ha fatte bene. In
uno stemma ci sono le linee che uniscono le famiglie dei manoscritti, ma quando la
linea è tratteggiata vuol dire che la copia è contaminata. Una contaminazione sarebbe
ad esempio il prendere il testo da una parte e la musica da un'altra e poi unirli), e
questi sono classificati in:
errori monogenetici che mi stabiliscono la vera parentela fra i manoscritti e
che di dividono in:
gli errori monogenetici separativi, es. è impossibile che due manoscritti
o facciano parte della stessa famiglia dello stemma se in uno c'è saltato
un rigo di una frase intera ed in un altro è presente = questo errore
separa, ed è chiamato errore separativo perchè separa i due manoscritti
in due famiglie diverse
gli errori monogenetici congiuntivi, es. è possibile invece che due codici
o facciano parte della stessa famiglia se in entrambi è saltata una frase
intera = questi errori uniscono in una famiglia sola
errori poligenetici (gli errori che possono essere compiuti indipendentemente e
che non stabiliscono la parentela).
Bedieriana: la soluzione che va per la maggiore specie in Italia è il Bedierismo.
All'inizio quando si sperimenta il metodo di Lachmann, fu applicato in modo
troppo automatico e con troppa fiducia nelle ricostruzioni formali (che oggi
non si tendono a fare, se infatti faccio un'edizione delle poesie di Da Lentini,
non le traduco in siciliano per ricostruirla, semmai lo faccio in nota). Bedier,
filologo di origine Lachmaniana, inventa questo metodo era dotato di capacità
lodevoli, tanto che riusciva a convincere pure di una cosa che non stava
nemmeno in piedi. Lui disse che era meglio attenersi a qualcosa con
un'esistenza concreta, piuttosto che creare cose composite, e questo è il metodo
filologico adottato in Francia. Se infatti si legge l'edizione critica dei trovatori,
ci si trovano ricopiate o l'edizione A o l'edizione C, perchè sono quelle che
scorrono meglio; in realtà un manoscritto 300esco del genere che scorre così è
ovviamente tutto riaggiustato e quindi lontano dall'originale.
In realtà questo metodo è sbagliato, perchè sceglie il migliore, cioè quello che si
ritiene più vicino all'originale e con meno errori, ma quale sia questo manoscritto non
posso saperlo a priori, perchè posso avere un manoscritto senza errori ma lontano
dall'originale e uno vicino all'originale con tantissimi errori. L'esempio che fece
Bedier fu su un testo francese pluriattestato, "lainde de l'ombre". In un articolo disse
che tutti i suoi metodi funzionavano, quando in realtà è un metodo da buttare nel
cesso.
†
Il metodo corretto è quello Lachmaniano e va usato classificando correttamente i
manoscritti senza usare meccanicamente questo metodo e senza toglierei manoscritti
periferici, come dice Lachmann, perchè come succede per le lingue succede per le
lezioni originali, cioè le tracce originali. Infatti le aree periferiche conservano spesso
delle forme più arcaiche rispetto a quelle centrali e qualche traccia di quella che
poteva essere la lectio originale. Lo conserva non solo perchè è esente dalle varie
influenze, ma anche perchè viene prodotto in un'area distante da quella in cui nasce e
lontana nel tempo e pertanto si tende a lasciare invariata la lectio perchè non si sa
come cambiarla.
La prerogativa dei manoscritti medievali è quella di assassinare i testi che trasmettono
e compito del filologo è quello del filologo, partendo da tutta la tradizione superstite,
di ricostruire un testo il più vicino possibile all’originale con l’edizione critica, che è
solo un’ipotesi di lavoro: ecco perché le edizioni critiche differiscono tra loro, specie
quelle di manoscritti con tradizione complicata, come quelli trobadorici, che
funzionano malissimo con il metodo lachmaniano di ricostruzione, che appunto
prevede la classificazione dei manoscritti tramite gli errori significativi, poiché la
tradizione trobadorica è quasi tutta contaminata, cioè negli scriptoria delle varie parti
di Europa, in cui si copiava, c’erano spesso più esemplari con lezioni diverse, date
dall’integrazione con un altro manoscritto (cioè il copista vedeva che a un manoscritto
mancava una lezione e ci metteva la stessa di un altro manoscritto diverso).
Non è detto che il manoscritto più bello sia quello più buono, infatti quando abbiamo
un manoscritto dobbiamo sì valutare l'aspetto esterno, ma anche quello interno cioè il
contenuto. Il contenuto, cioè le poesie che ci sono dentro a ogni testimone, va diviso e
confrontato, cioè ogni pezzo di tutti i testimoni manoscritti che tramandano quella
canzone/poesia ecc... va confrontato perchè non sono tutti uguali, e infine vanno
classificati uno a uno e vedremo la posizione all'interno di uno stemma codicum, che è
un albero genealogico di tutti i codici per capire che relazione ci sia fra questi e come
si arriva all’originale.
Spesso dei manoscritti antichi non abbiamo la rilegatura originale, ma solo quella
moderna, perchè fra 800 e 900 quasi tutti i manoscritti sono stati rilegati e la rilegatura
vecchia è stata buttata via; oggi, nel caso in cui si restauri un manoscritto con la
vecchia rilegatura, questo viene messo in una scatola cercando di fare la rilegatura
nuova, senza togliere la vecchia rilegatura che può