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Gesù dice che chi lascerà il padre, madre, moglie, fratello, casa in nome di Cristo riceverà 100 volte da dio e la
vita eterna. Cioè chi abbandona i familiari e ciò che ha riceve concretamente sulla terra 100 volte tanto e inoltre
la vita eterna. Tornano a casa. Il marito si chiede che fare, hanno solo una mucca. La portano al prete. La
giustizia vorrebbe che il sacerdote dicesse che è metaforico ciò che aveva predicato, ma invece prende la mucca,
la lega insieme alla sua mucca, Brunain che essendo la mucca del prete è bella e grassa. Durante la notte la
mucca Blerain ha nostalgia di casa e dei padroni, stacca quindi il legaccio e trascina via con sé anche la mucca del
prete. I due quando si svegliano vedono due mucche, la seconda più bella. Alla fine lui dice vedi che dio rende
bene il doppio e finisce. Fa sorridere ma fa anche pensare.
Un altro di Bodel è uno in cui già il titolo si presta ad una doppia interpretazione:
Fabliau Le souhaitz desvez.
significa sia sogno che desiderio, voglia. Il problema è preso tutto attaccato vuol dire matto,
Souhaitz desvez:
folle. La traduzione data di solito è il folle sogno. Ma se si separa il primo è un articolo e l’altro è il
des vez, la voglia di …
plurale di una parola che è l’organo sessuale maschile. Quindi il titolo potrebbe anche essere /
la voglia matta . Racconta di una signora, moglie di un ricco mercante che va a vendere lontano le mercanzie e
manca da casa da molto; quando lui torna lei gli allestisce un bellissimo banchetto, molto dettagliato, il marito
mangia e beve, i due vanno a letto, la moglie aveva desiderio, ma lui aveva così tanto mangiato che si
addormenta. Lei non ha il coraggio di esprimere la propria voglia, si addormenta e sogna. Sogna di essere al
mercato ma lì si vendono solo organi sessuali maschili. C’è tutta la descrizione, gira nel mercato circondata e
individua quello che fa per lei. Chiede al venditore com’è. Lui risponde che fa un buon lavoro, contrattano sul
prezzo e si battono la mano per concludere l’accordo. Lei dormiva e la manata la dà sulla faccia del marito. Gli
racconta il sogno, lui capisce che era un sogno di compensazione e passano una bella notte.
Jean Bodel scrive però anche una (la canzone dei Sassoni). Scrive anche
Chanson de Geste: la Chanson de Saisne
un’opera teatrale, Questa è la terza opera teatrale di cui si ha conoscenza. Inizia nel
le jeu de Saint Nicholas.
mezzo di una battaglia, con un poema epico. È surreale, non si riconosce bene il luogo. È una battaglia fra
cristiani e saraceni. Siamo nel 1200, Gerusalemme era caduta da poco, si pensa che la battaglia si svolga in terra
santa. La strage è totale, i saraceni stravincono e ammazzano tutti tranne un vecchietto che viene trovato in
mezzo ai morti inginocchiato davanti ad una statuetta di san Nicola. San Nicola era vescovo e quindi lo
presentano col cappello a due punte. Quando lo vedono i musulmani non capiscono che è san Nicola e pensano
sia un idolo cornuto. Lo portano dall’emiro e chiede cosa sia. Lui risponde che è san Nicola, chiede cosa sa fare,
lui risponde che fa trovare e protegge i tesori. L’emiro dice di portare il suo tesoro, metterlo in piazza, metterci
sopra san Nicola e andare tutti a dormire. Se l’indomani nessuno ha rubato il tesoro si sarebbe converto perché
san Nicola è più potente del suo dio. Non è ambientato in terra santa. Ci sono 3 ladri in una caverna e decidono
di cercare bottino in giro. Trovano il tesoro e se lo portano nella caverna, se lo giocano a dadi. Arriva il mattino,
l’emiro vede che il tesoro non c’è più e vuole uccidere il vecchio, che si inginocchia e prega san Nicola, che
risponde fisicamente, apre con un calcio la porta della caverna e obbliga i due a riportare il tesoro. L’emiro si
convince che è vero e si convertono quasi tutti. Quasi perché uno di loro, dice di no e torna nel suo paese, dove
invece delle monete usano macine da mulino e si conclude la storia. C’è un’ironia per san Nicola ma c’è anche il
lieto fine mancato.
L’ultima opera che scrive Bodel è la più innovativa: (i congedi). È la prima opera in volgare in cui il
Congés
protagonista è l’autore con la sua soggettività. Racconta di sé, quando nel 1210 abbandona il mondo. Si congeda
uno ad uno da tutti gli amici (riconosciuti dai fogli di archivio). Racconta come è lui, il dolore di lasciare tutti, il
suo mestiere e la città. Si fa un ritratto impietoso ed è la prima volte che un autore si presenta sul serio, senza
un filtro.
Mentre i riproducono il mondo borghese, urbano, mercantile, un altro sottogenere della narrazione
fabliaux
breve sono i Il termine deriva da che è il termine celtico, bretone. Cosa fosse esattamente non si sa.
lai(s). laid,
L’unica cosa certa è che è qualcosa che ha a che fare con la musica. Sono brevi narrazioni che si dividono come
le materie romanzesche (classica/antica, bretone e realistica) e hanno a che fare con la musica. Ce ne sono
anche in gaelico, non sono in antico francese. Ci sono 3 possibilità:
-Che fossero come le canzoni dei trovatori, cantati, su una musica. Come una ballata.
-Che fossero letti (anche loro in couplet di octosyllabes a rima baciata) con un sottofondo musicale, quindi non
necessariamente cantati.
-Che fossero solo musica con un titolo. Cioè una melodia con un titolo che chiaramente richiamasse alla
memoria dell’uditorio una storia nota a tutti.
Sappiamo solo che avevano un rapporto con la musica. Molti di questi sono anonimi. Quelli di argomento
lais
classico tipo il di Aristotele, racconta come cercava di inculcare ad Alessandro magno, suo allievo, che non
lai
bisogna essere soggiogati dal fascino femminile che distoglie dal conquistare il mondo. Alessandro ci crede e la
moglie così bella circola intorno ad Aristotele e si rende accattivante finché Aristotele si innamora e lei avvisa il
marito. Chiede cosa può fare per averla, Alessandro capisce che quello che dice Aristotele non era vero perché è
nella natura essere soggetti al fascino femminile. Quello di Aristotele cavalcato da una donna è una delle
iconografie molto diffuse.
Quelli di argomento realistico sono come i romanzi: verosimili. Non mettono in scena cose sovrannaturali.
Ricordiamo il (in antico francese = ombra/riflesso nell’acqua). C’è un cavaliere che si innamora di
lai de l’ombre
una dama sposata e lei voleva rimanere fedele al marito. Dopo lunghi tentativi di corteggiamento lei lo rifiuta e
lei dice di andarsene. Si appoggiano sul bordo di un pozzo, che rifletteva l’immagine dei due. Lui tira fuori un
anello e dice che era per lei, ma ha trovato una migliore di lei e glielo regalerà, butta l’anello nel pozzo,
all’immagine. L’immagine che lui si era fatto di lei era superiore a quello che era la donna, l’aveva idealizzata. Lei
capisce che lui l’amava davvero e si concede al suo amore.
Per i di argomento bretone ricordiamo un’autrice femmina importante. Il suo lavoro era tradurre. Sapeva
lais
molte lingue: Maria di Francia. Lei dice di chiamarsi così. In una sua opera dice io mi chiamo Maria e sono di
Francia . Si deduce che mentre lo dice in Francia lei non ci sia. Significa che scrive e vive altrove: nella corte di
Enrico II il plantageneto. Lui in realtà è duca d’Angiò e di Normandia. Ha ereditato il trono della Gran Bretagna
attraverso la madre, lui era figlio di seconde nozze. Sua madre si chiamava Matilde, in prime nozze era sposata
col re d’Inghilterra. Non avevano avuto figli e si apre il problema della successione al trono. Enrico ha la meglio,
si fa chiamare figlio di imperatore . Enrico II, giovane bello e intelligente, conosce molte lingue, ama la caccia,
la sua corte era itinerante, girava sempre il regno al di qua e là della Manica. Ha messo gli occhi su di lui la regina
di Francia, che non andava bene col marito: Eleonora d’Aquitania. Suo nonno era Guglielmo IX d’Aquitania. Lei
da si di giulla i, usica, da ze, a da e a cavallo… u a do a olto fo te che
era meridionale, amava circo
capisce di cose da uomini. Era andata in sposa a Luigi di Francia, perché i suoi possedimenti erano più grandi di
cosa di vesti, usiche, poesie, t ovato i…
quelli del re di Francia. Lui era un bigotto. Non tollerano questa
quando Luigi parte per la crociata ci va anche lei, sembra per vedersi col suo amante. Scoppia lo scandalo e al
ritorno Luigi vuole rompere il matrimonio. Nel frattempo pare che avesse già visto una volta Enrico, molto più
giovane di lei. Quando il matrimonio è rotto si sposa con Enrico II. Lui crea il primo impero , enorme. Sono
entrambi colti. Dal primo matrimonio lei lascia due figli, una è Maria di Champagne. In tutto lei ne ha avuto 11,
non tutti sopravvissuti. È la mamma di Riccardo cuor di Leone. Anche lui principe della cavalleria, morto male.
Era una corte piena di cultura. L’unico che rimane è quello che Enrico II aveva fatto a sua immagine e
somiglianza: Giovanni Senzaterra. Era davvero matto probabilmente. Lui però, cresciuto con le idee del padre,
non era un aquitano, meridionale, ma un anglo bretone, è quello che ha concesso la prima costituzione: la
magna charta libertatum.
Nel momento di massimo fulgore di questa corte c’è Maria di Francia. Non si sa di preciso chi sia. Forse è Maria
de Beaumont, la quale avrebbe sposato forse uno stretto parente dell’esponente più illustre dei giraldini
(dinastia Fitzgerald, capostipite si chiamava Geraldo), chiamato Strongbow (arco forte). Lui era riuscito in quello
che non era riuscito Enrico II, era gallese. Non invade l’Irlanda, ma sposa la figlia del re dell’Irlanda. Maria forse
sposa un parente stretto di Strongbow, il quale gestiva mezza Irlanda. Enrico II voleva l’Irlanda. Aveva dichiarato
che era sua ma era troppo difficile averla. La dà a Giovanni Senzaterra. Era una terra arretrata con caratteristiche
culturali particolari.
Maria scrive 3 opere belle e interessanti. Sono sostanzialmente 3 traduzioni.
1. È la meno studiata, una raccolta di favole. All’epoca si chiamavano e lei lo chiama
Le Fables. Ysopets.
Una raccolta di favole che lei afferma di aver tradotto dal medio inglese (inglese medievale). Solo che la
fonte che lei indica, ovvero Re Alfredo, non ha mai scritto favole. Se un re avesse scritto una raccolta di
favole si saprebbe. Sicuramente una parte di queste favole sono veramente un Ysopets, cioè tratte dalle
favole di Esopo. Sono molto noiose. Un’altra parte, circa 65, non si sa da dove le ha prese. Alcune hanno
protagonisti uomini, non animali, come Esopo che rappresentava le cose incarnate negli animali. Ques