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LE OSSERVAZIONI DEI GRAMMATICI LATINI
La pronuncia delle parole latine in altre lingue
L'acquisizione di parole latine da parte di altre lingue ci hanno consentito di comprendere alcuni elementi della pronuncia. Ad esempio: la testimonianza che la /c/ in latino aveva una pronuncia velare, cioè /k/, perché da quello che noi pronunciamo Cesare è arrivato Kaiser. La stessa cosa succede con il termine latino cellarius (cantiniere) che in tedesco è stato acquisito come Keller.
Nell'alfabeto latino la /u/ e la /v/ corrispondono, cioè pronunciavano sempre /u/ e la conferma arriva dall'uso in altre lingue, da vallum deriva wall. Su questo abbiamo anche una notazione di un grammatico in quanto viene osservato come la parola vagitum è onomatopeica = quando una parola riproduce un suono, quindi se vagitum è onomatopeico doveva essere per forza wagitum.
Antonomasia: figura retorica per cui il nome di un personaggio passa ad essere comune.
Ad esempio: Cesare, Mecenate, ecc. → Le scritture esposte Le scritture si chiamano tecnicamente scritture esposte tutte quelle cose scritte in luoghi che siano visibili a tutti. Le scritture esposte possono essere di due tipi: estemporaneo oppure possono avere una valenza di tipo ufficiale, come le targhe delle vie, ecc. Questo tipo di scritture sono state raccolte in un corpus, una serie di volumi che possiedono tutte le biblioteche, e si chiama CIL (Corpus Inscriptionum Latinarum), ovvero il corpo, l'insieme delle iscrizioni latine. È composto di molti volumi e questi volumi sono dedicati ciascuno ad un'area geografica, alla Gallia, alla Catalogna, all'Illiria, ecc. E grazie a questo corpus noi riusciamo a capire il latino volgare. Il corpus contiene tutte le iscrizioni, sia quelle ufficiali che temporanee. Ma quelle ufficiali non ci interessano perché riflettono il latino ufficiale. A noi interessano di più invece le scritture di persone che nonsapendo scrivere ma che nella loro scrittura riflettevano il loro parlato, come ad esempio gli scalpellini privati. Nel volume dedicato alla Gallia c'è un'iscrizione che ci interessa e riporta queste parole: "FERACOMERA". Significa COM FERA ERA "Con la feroce Era" = la divinità degli Inferi, dei morti. Ma a noi interessa soprattutto perché CUM era già diventato COM, che per noi è diventato COME e per i francesi COMME. Ma l'aspetto più interessante del CIL è rappresentato dal volume intero dedicato a Pompei. Sappiamo che nel 79 d.C. il Vesuvio ha eruttato. Fu un'eruzione disastrosa, violenta e rapida, per cui tutto quello che si è trovato sotto la lava è rimasto intatto. Quell'area lì fu abbandonata, fu costruita Neapolis e a nessuno interessava sotto. Dobbiamo arrivare alla fine del 1700, quando un po' per caso e poi per interesse del re di Napoli si.Iniziò a vedere cosa ci fosse là sotto. In quel tempo passava da Napoli un grandissimo storico dell'arte, Winckelmann, e lui fu la prima persona colta che attraversò il cunicolo scavato, ma riuscì a litigare con il re di Napoli a farsi cacciare e quindi a noi è rimasta solo quest'unica annotazione che dice di aver visto i resti di Pompei. Pian piano gli scavi si ampliano tanto da poter riuscire a recuperare un mondo di parole, perché quelle che sono state trovate a Pompei sono tutte espressioni linguistiche del latino volgare e questo ci ha consentito di retrodatare molti termini che prima ritenevamo essere utilizzati solamente a partire dal III secolo. Per esempio equus non compare mai mentre caballus in continuazione.
Le opere letterarie ci servono solo se hanno delle caratteristiche particolari, ad esempio dove opere letterarie riproducono il sermo familiaris, le epistolari. Un esempio è l'Epistulae ad familiares di Cicerone.
Da queste epistole scopriamo aneddoti della vita ma soprattutto l'uso della lingua che facevano. Un altro gruppo di opere molto importanti sono le opere letterarie che usano un linguaggio mimetico, cioè dove l'autore usa un linguaggio che vuole imitare il linguaggio della propria gente. Chiaramente non usa proprio quel linguaggio lì ma qualcosa che ci si avvicina. Non recentissimo ma recente il tentativo di Verga.
Il mondo latino ci ha lasciato diversi testi molto interessanti, come le commedie di Plauto, le quali ci sono rimaste ma sono state scoperte solo nell'Umanesimo, e lui mette in scena tutto un modo un po' losco e corrotto, e la capacità di Plauto è quella di mettere in bocca ai personaggi una lingua molto vicina alla loro effettiva collocazione sociale. E proprio grazie a Plauto scopriamo come certe selezioni linguistiche ormai erano di uso frequente nel popolo. L'altra opera letteraria di alto livello è il Satyricon.
di Petronio, che per noi è un problema perché probabilmente composto di dodici libri di cui a noi ce n'è arrivato uno e mezzo perché conservato nella biblioteca di Durazzo. Che cosa fosse il Satyricon è difficile da dire perché molti lo ritengono un antenato di un romanzo, ma ci è rimasto così poco che ci è difficile da un libro comprendere il tenore di un'opera. Quello che c'è rimasto è la famosa cena di Trimalcione, un liberto (ex schiavo, poi arricchito) greco che dà questa cena in cui lui dà sfoggio della sua ricchezza in modo poco elegante. Ci viene trasmessa per la prima volta, come racconto, la figura di quello che diventerà il lupo mannaro medievale. Ma non solamente questi testi sono importanti per la dimostrazione del latino volgare. Le osservazioni dei grammatici latini. Un testo in particolare ci aiuta moltissimo, anche se non è propriamente un testo, sono.posso fare altro che immaginare il nome, ma sicuramente era un insegnante di grammatica che aveva a cuore l'apprendimento dei suoi studenti. Le annotazioni che ha scritto sono preziose perché ci permettono di capire quali fossero gli errori più comuni commessi dagli studenti dell'epoca. Questo ci dà un'idea di quali fossero le difficoltà che incontravano nell'apprendimento della grammatica latina. Le annotazioni sono state scritte su pagine bianche che erano rimaste alla fine del manoscritto. Questo significa che il maestro aveva a disposizione abbastanza spazio per scrivere le sue osservazioni. È interessante notare che queste pagine bianche sono state utilizzate proprio per questo scopo, dimostrando l'importanza che veniva data all'insegnamento della grammatica. Questo manoscritto, che contiene l'opera di Probo insieme alle annotazioni del maestro del III secolo, è un documento prezioso per gli studiosi di linguistica e di storia dell'educazione. Ci permette di avere un'idea più precisa di come veniva insegnata la grammatica latina in quel periodo e di quali fossero le difficoltà che gli studenti dovevano affrontare. In conclusione, l'APPENDIX PROBI non è opera di Probo, ma è un'appendice scritta da un maestro di grammatica che ha annotato gli errori più comuni degli studenti nel III secolo. Questo documento ci offre preziose informazioni sull'insegnamento della grammatica latina e sulle difficoltà che gli studenti dovevano affrontare.Sappiamo nulla. L'unica cosa che possiamo immaginare è che fosse o di Roma o di Cartagine perché queste due città, nel III secolo, erano sedi delle più importanti scuole grammaticali. Quindi, un maestro o romano o cartaginese nel III secolo, due secoli dopo la datazione del testo di Probo, nelle pagine rimaste bianche, annota una serie di 227 parole. Scrive ad esempio così: CALIDA non CALDA, scrive la parola corretta seguita da un non e poi l'errore che evidentemente facevano i suoi errori. Dopo essere stato copiato ancora e ancora arriviamo al nostro codice, copiato nel monastero di Bobbio e risalente all'VIII d.C. (Rimase lì fino attorno alla metà del 1400, quando venne scoperto dai comunisti. A questo punto non si sa bene come e perché, probabilmente Parrasio, uno di essi lo sottrae e lo porta a Napoli, fino al 1700 e passa, fino a quando gli austriaci non se ne ritornarono in Austria rubando tutto quello che potevano.
Il manoscritto si trasferisce quindi a Vienna, ma dopo la prima guerra mondiale sono costretti a restituirlo, insieme a tutti i manoscritti che avevano rubato. Il manoscritto non torna a Bobbio ma se ne va a Napoli, dove viene conservato nella Biblioteca Nazionale di Napoli come Napoletano 1.Vocalismo e consonantismo
Vocalismo – o La sincope = caduta della vocale atona post-tonica
Si dice CALIDA non CALDA, VIRIDIS non VIRDIS.
L’accento tonico è l’unica cosa che si conserva nella quasi totalità dei casi nel passaggio dal latino alle lingue romanze. Il problema sorge quando le parole sono brevi AVIS che in latino vuol dire “uccello”, se cade la post-tonica rimane A, La lingua reagisce ai problemi utilizzando le risorse che ha già. La soluzione è un diminutivo o un vezzeggiativo. Dunque da AVICELLUM AUGELLO UCCELLO.
La lingua italiana è una lingua che tendenzialmente è parossitonica: le parole hanno l’accento
acuto sullapenultima sillaba. Quindi per noi è più facile conservare, mentre è un po' più difficile per i francesi che se lamangiano. Si dice VETERUS non VETRUS, AURIS → (au protonico diventa o) ORIS → (caduta di i) ORICULAM → (sincope) ORICLAM → (il gruppo -cl e -tl diventa -k velare) ORECCHIA. Il passaggio di u breve a oIl latino è una lingua che ha un vocalismo quantitativo, le vocali hanno una lunghezza, mentre noi abbiamoun vocalismo qualitativo, le vocali possono essere aperte o chiuse. Il latino aveva 10 vocali ognuna dellequali era declinata in forma breve o lunga. Le vocali lunghe avevano la doppia durata della vocale breve. Infatti ci sono delle parole che sono distinte (lat. populuus e populus "popolo" e "pioppo"). Quindi le vocali brevi erano pronunciate in maniera un po' più aperta. Si dice COLUMNA non COLONNA. Il passaggio di au protonica a oSi dice AURIS non ORICLA.creazione dello IOD, ovvero quando una consonante è seguita da una vocale anteriore, cioè e o i, e poi da un'altra vocale si produce il fenomeno di IOD, cioè di semivocale. Si dice VINEA non VINIA da cui "vigna".
Consonantismo
Il latino prevede molte consonanti finali, le consonanti finali sono difficili foneticamente a essere.
La caduta della -m finale
Si dice NUMQUAM non NUNCA.
La perdita di consistenza sonora della -h
I latini pronunciavano la -h leggermente aspirata come il tedesco oggi. Questa -h lentamente cessa di essere pronunciata, cioè perde consistenza fonica. Si dice ADHUC non ADUC.
Il passaggio da ns a s
Si dice MENSA non MESA.
La perdita di v intervocalica davanti a vocali posteriori o e u
Si dice RIVUS non RIUS.
La confusione tra b e v
Si dice CABALLUS non CAVALLUS.
L'alternanza di scempie (una consonate sola) e geminate (le doppie)
Si dice AQUA non ACQUA.
Il latino è una lingua declinata.
lmente sono le più importanti, sono la prima e la seconda declinazione. Queste declinazioni includono sostantivi e aggettivi che terminano in -a nella forma nominativa singolare. Ad esempio, il sostantivo "puella" (ragazza) e l'aggettivo "magnus" (grande) appartengono alla prima declinazione. La terza declinazione è la più numerosa e comprende sostantivi e aggettivi con varie terminazioni nella forma nominativa singolare. Ad esempio, il sostantivo "rex" (re) e l'aggettivo "fortis" (forte) appartengono alla terza declinazione. La quarta declinazione è meno comune e include sostantivi e aggettivi che terminano in -us nella forma nominativa singolare. Ad esempio, il sostantivo "dominus" (signore) e l'aggettivo "gravis" (pesante) appartengono alla quarta declinazione. Infine, la quinta declinazione è la meno numerosa e comprende sostantivi e aggettivi che terminano in -es nella forma nominativa singolare. Ad esempio, il sostantivo "res" (cosa) e l'aggettivo "dives" (ricco) appartengono alla quinta declinazione. Queste declinazioni sono fondamentali per la corretta declinazione dei sostantivi e degli aggettivi in latino.