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GLOSSE.
1) GLOSSE LATINO-LATINO (classico – parlato);
2) GLOSSE BILINGUE: latino – lingua romanza // latino – lingua non
romanza La conoscenza e la diffusione del Latino classico in epoca
tardo-antica era divenuta ovviamente sempre più labile a causa
degli ormai inarrestabili mutamenti linguistici, e anche testi cristiani
del IV e V secolo come la Vulgata, cominciavano a necessitare di un
qualche commento linguistico che li potesse rendere intellegibili ai
vari lettori e studenti. Questa sorta di commento a partire dal VII
secolo si presenta sotto forma di glossa, cioè un’annotazione
marginale o interlineare con cui un termine difficile era spiegato da
un altro termine o addirittura da un’intera frase. Queste glosse
riunite generalmente per opera di qualche chierico e ordinate in
ordine (più o meno) alfabetico, vanno a formare un glossario, una
sorta di rudimentale dizionario.
1) GLOSSARIO DI REICHENAU -> più famoso glossario medievale,
scritto nell'area della Piccardìa (Francia del Nord). -> testimonia il
passaggio dal latino alle lingue romanze; -> è contenuto in un
manoscritto alto-medievale conservato a Karlsruhe, ma proveniente
dalla biblioteca dell'Abbazia benedettina di Reichenau, sul lago di
Costanza, anche se non è stato copiato in questo scriptorium; -> è
una raccolta di circa 5.000 parole, accompagnate dalle relative
"spiegazioni" e divise in due sezioni. Il manoscritto che attualmente
è conservato a Karlsruhe proviene appunto dall’abbazia di
Reichenau, un’istituzione monastica fondata dai benedettini nel
724, ma elementi interni al testo suggeriscono che questo glossario
sia stato scritto in Gallia settentrionale. La raccolta scritta in
funzione della Vulgata è divisa in due parti: – una serie di note che
seguono l’ordine del testo; – un riepilogo alfabetico di esse.
Le parole riportate tuttavia, sono attinte non solo dalla Bibbia ma
anche da varie vite di santi e da altri scritti religiosi, questo
suggerisce che sia stata concepita come opera parzialmente
autonoma. Inoltre secondo gli studi questo testo appartiene ad una
sola mano e ulteriori indagini paleografiche fanno risalire la grafia
come appartenente al territorio della Francia settentrionale e
databile intorno all’800. Il glossario mostra con chiarezza quanto del
lessico latino fosse scomparso nel gallo-romanzo dell’VIII secolo e
quanto continuasse a vivere nella tradizione orale, ma per la prima
volta manifesta le differenti scelte lessicali nelle varie regioni. Alcuni
termini infatti sono glossati per esempio in questo modo:
arenam>sabulo; uvas>racemos ; caseum>formaticum. Come
possiamo notare parole come "arena", "uva", "cacio" erano e sono
tuttora correnti in Spagna e in Italia, e questo ci suggerisce, insieme
ad altre caratteristiche linguistiche specificatamente galliche,
l’origine francese di questa raccolta. La prima parte raggruppa
parole in ordine di apparizione (cronologico) seguendo i fatti della
Bibbia; nella seconda parte i lemmi sono in ordine alfabetico. -> il
codice che è giunto a noi è stato cucito male (inizia con la Genesi e
segue in ordine tutti i libri fino al "I° libro dei MACCABEI" e si
interrompe; poi ricomincia in ordine alfabetico fino al Nuovo
Testamento [l'antico testamento inizia con la genesi e finisce con i
Vangeli]. -> è stato dettato da un monaco originario della Piccardìa
e redatto nell'Abbazia di Reichenau, ma presenta un'anomalia:
L'AUTORE E’FRANCOFONO E NON DI ORIGINE GERMANICA (come è
dimostrato dal fatto che vi sono parole che solo un francofono
avrebbe glossato in quel modo).
UVA > RACEMOS (fr. Raisin)
ARENA > SABULA (fr. Sable)
VESPERTILLONES (vipistrelli - pipistrelli) > CALVASORICES (fr.
Chauvesouris) ° La radice "chauve" < KAVA indicava un uccello
notturno (chouette) Altri esempi di glosse: ° pulchra > bella (fr.
Belle) ° ludebant > iocabant (fr. Jouaient) ° caseum > formaticum
(fr. Fromage) ° Gallia > Frantia
3) GLOSSARIO DI KASSEL -> databile tra l'VIII e il IX secolo. ->
glosse simili a un dizionario bilingue: BAVARESE – LATINO (non
ancora volgare ma fortemente implicato di elementi volgari) ->
retoromanzo -> le glosse non hanno a che fare con la
religione; -> sono state scritte da un bavarese, sotto dettatura
(lo conferma per esempio la confusione b > p , budella >
pudella ) Presenta una serie di vocaboli inerenti alle parti del
corpo, oggetti di casa, elementi naturali, cose concrete e un
piccolo prontuario di frasi fatte. Queste glosse sono state
scritte probabilmente da una madrelingua bavarese che non
vede la parola scritta (INTERLOCUTORE) = sotto dettatura. Il
manoscritto proviene dal monastero benedettino di Fulda,
nella regione tedesca di HesseNassau. Questa raccolta è
considerata l’antenato medioevale dell’odierno manuale di
lingue di fraseologia ad uso dei turisti. La prima parte del testo
è articolata in sei sezioni: parti del corpo, animali domestici,
parti della casa, abbigliamento, utensili, altri settori e contiene
180 voci con termini del tipo:
HOMO > man
CAPUT > haupit (ingl. Head ; ted. Kopf)
PEDES > foozi (ingl. Foot ; ted. Füße)
PECUNIA > fihu (ted. Vieh)
BOUES > ohsun
CALLUS > hano La seconda parte del testo è invece una sorta
di manuale di conversazione che comprende altre 65 voci. Qui
il latino è molto più corretto che nella prima parte e perciò di
minore interesse. Sembra quasi certo che le parole siano state
scritte da un bavarese; infatti alcuni termini presentano dei
“barbarismi” quali callus (lat. GALLUS) o putell (lat. BOTELLUM)
che presentano l’assordamento delle consonanti sonore,
caratteristiche fonetiche sconosciute alla Gallia ma abituali alla
regione bavarese. Sulle origini del testo molti sono ancora i
dubbi ma un’ipotesi suggestiva e sulla quale gli studiosi hanno
trovato una certa convergenza è quella secondo la quale un
monaco della Bavaria, incuriosito dal linguaggio di soldati
stabilitisi nella sua regione ma provenienti dalla Gallia, abbia
annotato in latino alcune parole e latinizzato delle altre, dando
così origine a degli ambigui effetti fonetici fonte di dibattiti e
controversie. Incertezze a parte, le Glosse di Kassel riportando
vocaboli di peculiarità foneticamente romanza, ci mostra come
alcune di queste siano quasi identici ai loro equivalenti nel
francese moderno. Questo sta anche a dimostrare che la
proliferazione di glosse nelle varie regioni manifesta la
comparsa di testi scritti nella parlata locale.
3) GLOSSE SILENSI e GLOSSE EMILIANENSI -> glosse
contenenti testo latino con spiegazione in lingua romanza. Le
Glosse Silensi sono state redatte nel Convento di Santo
Domingo di Silos. Le Glosse Emilianensi nel convento di San
Millan de la Cogolla. Sono entrambe datate X – IX secolo e
rappresentano le più antiche testimonianze esplicite
dell'esistenza dell'antico castigliano: si tratta di annotazioni
aggiunte ai testi latini da monaci Benedettini dei monasteri di
San Millàn de la Cogolla o di Suso. -> Si tratta di glosse legate
alla liturgia. NON esistono gloassari latino – francese per
ragioni soprattutto politiche: la regione Franca ha origine con
Carlo Magno (primo che tornò a identificarsi col titolo di
"imperatore" del Sacro Romano Impero), uomo impegnato
nell'esercito e nella politica. Nel mondo germanico i
possedimenti terrieri erano personali, quando il fratello
CARLOMANNO muore, Carlo (Magno) ereditò tutti i
possedimenti del padre. Carlo e Carlomanno non andarono mai
d'accordo e sposarono due principesse sorelle. Nel 769
Carlomanno sposò Gerberga, figlia del Re dei Longobardi, ma
quando Carlomanno si ammala lei viene mandata a fare la
vedova in un convento. Carlo, rimasto l'unico erede, ripudia la
moglie e la manda nello stesso convento della sorella e sposa
una donna di origine franca e invade la Longobardia. Carlo
riuscì nelle sue imprese con l'aiuto del Papa Leone III, che lo
incoronò imperatore la notte di Natale dell'800. Carlo Magno
volle creare un sistema di rapide vie di comunicazione e volle
uniformare la grafia (restaurò il palatino). -> istituisce i MISSI
DOMINICI, ufficiali statali i quali dovevano portare i bandi da
una parte all'altra dell'Impero => questo provocò
incomprensione tra le genti; Carlo fa in modo di restaurare il
latino nelle sue forme classiche impiantando la Scuola Palatina
(capitanata da Alquinio da York e che ospitava anche Carlo
Diacono).
UNIFORMAZIONE DEL LATINO => attuata in modo che tutti
potessero capirsi fra loro, esistendo troppe varietà volgari. La
scrittura palatina post-carolingia diventò poi gotica.
GRAFIA:
1) DINASTIA MEROVINGIA (447 – 768 d.C.) -> l'ultimo sovrano fu
Pipino il Breve, padre di Carlo Magno. Durante questa dinastia la
grafia era di difficile comprensione;
2) IMPERO CAROLINGIO (768 – 850 c.a. d.C.) -> scrittura palatina:
lettere piccole,
tondeggianti e nettamente separate. In questa epoca si attuò il
ripristino del latino nella sua forma classica più corretta.
SCUOLA PALATINA:
– comprendeva intellettuali provenienti da ogni parte dell'Impero
carolingio;
– fu fondata da Alquinio di York, Eginardo e Paolo Diacono;
– si riuniva attorno all'imperatore presso la corte di Carlo Magno ad
Aquisgrana;
– le personalità più importanti furono Paolino di Aquileia (friulano),
Angilberto (franco),
Teodulfo di Orleans (ispano-visigoto), Adelardo di Corbie (franco,
cugino di Carlo Magno);
– fu la prima scuola aperta alle donne, ne faceva parte per esempio
Berta, figlia di Carlo Magno. Berta, frequentando questa scuola si
invaghì di un professore (tale Angilberto) ed ebbero un figlio che
chiamarono Nitardo. Nitardo stava a Carlo Magno come nipote. ->
tutte le persone colte in pochi anni impararono il latino nella sua
forma classica e perdono quello volgare. La Scuola Palatina
determinò la reintroduzione del latino classico. -> varietà volgare:
senza più freni si modificò più liberamente.
800: nascita scuola palatina, introduzione delle regole che
innalzarono il latino classico come lingua ufficiale.
813: attestazione ufficiale della nascita delle lingue romanze,
durante il Concilio di Tours. Nella disposizione diciassettesima la
Chiesa fa obbligo ai sacerdoti di pronunziare il sermone in
"RUSTICAM ROMANAM LINGUAM AM TEOTI