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RIPRODUCIBILE D ESEMPIO ANTE PENSA LA IVINA OMMEDIA LA SCRIVE LA CORREGGE E

.

INCARICA POI UN CALLIGRAFO

I . D ’

NTERVERRÀ POI LA STAMPA UNQUE L OPERA LETTERARIA VIVE IN UN RETICOLO DI COPIE NON

, ’ ’ . D

TUTTE UGUALI ANZI L UNA DIVERSA DALL ALTRA UNQUE SI TRATTA DI UNA

( )

RIPRODUCIBILITÀ CONDIZIONATA ANCHE SE LA SOSTANZA È LA STESSA

N . L’

ELLE VARIE COPIATURE POSSONO AVVENIRE DELLE ALTERAZIONI OPERA LETTERARIA SI RIGENERA

. E ,

CONTINUAMENTE MA CON VARIAZIONE DI SISTEMI GRAFICI SSA HA PERÒ UN RISCHIO OVVERO AVRÀ

2 :

SEMPRE UN PERCENTUALE DI MUTAZIONI PER RAGIONI

1. F :

ORZE CENTRIFUGHE ERRORE DEL TIPOGRAFO 15

2. F :

ORZE CENTRIPETE DOVUTE AL FATTO CHE OGNI COPISTA È ANCHE FILOLOGO E

DUNQUE È PORTATO AD INNOVARE IL TESTO

L’autore in epoca medievale si chiama anche dittatore, in quanto era diffuso il fatto

che avesse un segretario cui dettare. Dunque la prima copia è già una copia.

Anche se l’autore detta a se stesso, fa una copia, l’originale non esiste

L’edizione critica è dunque un’ennesima copia che cerca di tener conto di

tutte le copie che riesce a raggiungere. L’operazione che precede la critica del

testo è la seguente:

Censimento (raccolta copie)

 Confronto

 R E C E N T I O

Classificazione (definizione rapporti AB)

 Costituzione del testo

Si rappresenta il testo con apparato riferente la VARIA LECTIO, che permette di

ricostruire il percorso del filologo ma anche di contrastarlo totalmente.

TRADIZIONE

Come già detto possiamo avere 2 tipi di tradizioni ovvero insiemi di copie che mi

tramandano quel testo:

- TRADIZIONE DIRETTA:

Documenti autografi e controllati dall’autore: la copia autografa è fatta sì

 dall’autore ma a pulito e non di getto.

Documenti apografi

- TRADIZIONE INDIRETTA: documentazione relativa ad un testo ma che dal

punto di vista formale trasferisce il testo in un’altra forma

Tradizione diretta con documenti autografi (caso più frequente)

A partire da Petrarca abbiamo documentazioni controllate dall’autore. Di Dante non

possediamo nessun documento autografo, però troviamo il “Sonetto della garzella”

in bolognese entro il registro del notaio Errichetto della Querce, è una copia anonima

ma perfetta per il testo e la disposizione, quindi probabilmente dettata da Dante al

notaio.

Come si agisce in questo caso? Prendiamo come esempio l’Alberti, scrittore

in latino e volgare di prose e qualche lirica.

Mirtia (scritta intorno al 1440) è un’elegia e un tentativo di far rinascere in

 volgare il genere elegiaco latino. Usa le terzine dantesche. Di questa elegia 16

abbiamo l’AUTOGRAFO DEL CODICE DELLA BIBLIOTECA RICCARDIANA

2608. L’autografia è stata riconosciuta da Gormi nel 1972.

La tradizione autografa e controllata dall’autore si mescola anche con

documenti non autografi.

L’autografo indicato dal Gormi FR3

F1 codice della Biblioteca Nazionale che raccoglie tutte le opere di L.B.Alberti sotto il

suo controllo. Sono trascritte con varie mani ma con frequenti interventi suoi a

correggere, integrare, cambiare.

Che differenza c’è fra copia autografa e codice con correzioni autografe? Il

margine di errore del copista è più alto

Prendo in considerazione tutti i codici che l’edizione critica riesce a trovare: F12, F10,

V5, Ch, F11, F9 ↓

Dalla recentio per stabilire i rapporti di parentela ci serviamo degli errori.

La classificazione del Gormi perviene a questo albero genealogico: 17

Agilitta altra elegia. Il titolo è un fenomeno moderno, in genere in antichità si

 indicava con il primo verso. È però in epoca umanistica che si cominciano ad

introdurre i titoli.

La tradizione dell’Agilitta è molto più esile:

Il Canzoniere del Petrarca è pervenuto in parte dallo scribano Malpadini,

sotto diretta dettatura del Petrarca, e in parte quando Malpadini se ne andò

è autografa. Dunque il censimento del numero dei testi del Canzoniere non

sono tutte critiche perché non prendono in considerazione tutta la

tradizione, sono dunque critiche di un particolare codice.

Ciò che è pervenuto non è ciò che è esistito: del Canzoniere è pervenuta quella copia

controllata dall’autore, ma niente mi assicura che Petrarca ha preparato solo quella.

Un caso frequente e spinoso è quello è il convivere di testimonianze

redazionali-elaborative autografe e non

Pietro Bembo cura personalmente la raccolta delle Rime del 1530, ne fa dunque una

copia controllata. Nel 1535 Bembo decide di fare un’altra edizione controllata ove

aumenta il numero dei testi e la lezione è ampliata e corretta. Abbiamo poi anche

un’edizione postuma delle Rime.

Anzi nel caso delle rime abbiamo 2 edizioni postume:

- Una fatta a Venezia su materiale ormai superato

- Una fatta a Roma su preciso mandato testamentario e curata da Carlo

Gualteruzzi 18

Il problema testuale ed ectodico è: quando io trovo un mutamento fra le

testimonianze di redazioni autografe e postume come mi comporto e quale

valore do all’edizione postuma?

Nel caso del Bembo è stata fatta una edizione monumentale a cura di Andrea

Donnini. Di fronte alle forti differenze fra redazioni autografe e postume non si potrà

mai avere un quadro preciso. Dunque il Donnini mette a testo il MANOSCRITTO DI

VIENNA come fosse l’edizione più avanzata e controllata prendendo però anche in

considerazione l’edizione di Roma e in parte quella di Venezia.

DIFFERENZE TRA MANOSCRITTO DI VIENNA E EDIZIONE POSTUMA:

1. DIFFERENZA DI LEZIONE (numerate)

2. DIFFERENZE FORMALI, GRAFICHE E ORTOGRAFICHE (importanti)

3. DIFFERENZE STRUTTURALI E ORGANIZZATIVE DEL LIBRO (radicali)

A questo proposito il manoscritto di Vienna ha tale struttura sostanziale:

• R 1535 :

IME GIÀ EDITE NELLA STAMPA DEL CHE ERANO ORGANIZZATE COSÌ

- P C . I B

RIMA UN VERO E PROPRIO ANZONIERE CON RIME PREVALENTEMENTE AMOROSE L EMBO

P ( -3

INIZIA E TERMINA IN MODO ANALOGO AL ETRARCA SONETTO RETROSPETTIVO SONETTI E UNA

)

BALLATA

- 13 SONETTI DI POESIA OCCASIONALE

• I M V

L ANOSCRITTO DI IENNA RIPRENDE QUESTA STRUTTURA E DI SEGUITO AGGIUNGE LE

1535 . Q

RIME SUCCESSIVE AL CHE SONO PREVALENTEMENTE OCCASIONALI UESTE RIME

(“ ”).

OCCASIONALI PARLANO ANCHE DI MORTE MORTE DELLA MOROSINA

Dunque:

- La stampa di Roma postuma riorganizza tutto secondo lo schema delle <<cose

in vita separate da quelle in morte>>. Ha preso tutte le poesie in morte della

donna e del fratello e le ha spostate alla fine ottenendo dunque la seguente

struttura:

Sonetto retrospettivo in apertura

 Sonetti occasionali

 Chiusa in preghiera

Nel canzoniere si legge: <<rime di messer P.Bembo in morte di messer Carlo suo

fratello e di altre persone>>

Dunque l’edizione postuma costituisce non un semplice calco del Petrarca

ma le rime in morte sono di tutti e non costituiscono un sistema. Chi è che

ha fatto questa diversa articolazione? Il Bembo o il Gualteruzzi? Non posso

saperlo.

DELLA CASA

Il Galateo è contenuto nel MANOSCRITTO RICCI PARRACCIANI ulteriore garanzia che

Casa morì in tale

abitazione a Montepulciano. C’è anche una stampa postuma curata dal segretario del

Casa che si intitola 19

“rime e prose”.

Che il codice RICCI PARRACCIANI provenga da lì è molto importante.

Tra Ricci Parracciani e Stampa Postuma

ci sono differenze formali continue, in particolare:

il Galateo è definibile come monologo però dettato da un personaggio

qualificatesi come Vecchio Idiota (semplice) che insegna le buone maniere

ad un giovane (costruito dietro a uno dei nipoti di Casa)

questo vecchio:

- Nella stampa afferma: <<noi fiorentini diciamo>>

- Nel Ricci Parracciani: <<voi fiorentini dite>>>

Fra l’edizione postuma e la versione definitiva ma controllata dall’autore si

privilegia sì quella postuma ma fatta di disposizioni testamentarie

Il caso del galateo è ancora più spinoso perché non risulta da nessun documento che

Della Casa quando morì avesse fatto un testamento. Fra il Manoscritto Ricci

Parracciani e la stampa postuma ci sono diverse differenze:

- DIFFERENZA DI PROVENIENZA DEL VECCHIO IDIOTA, FIORENTINO(POSTUMA)

NON FIORENTINO (R.P)

Il vecchio idiota non parla una lingua qualsiasi, ma una lingua di un vecchio. A

quell’epoca la lingua letteraria non è più quella del tardo ‘400 ed il vecchio idiota parla

un po’ come i latini del Poliziano.

Il Casa dunque si impegna a scrivere in una lingua che non è più quella del suo tempo

e che non conosce perfettamente. Egli aveva perciò qualche titubanza e facendo il

vecchio idiota non fiorentino inserisce tratti che non sono propri di questa lingua.

Nella stampa postuma, lo fa invece diventare fiorentino e supera le sue

titubanze.

Nella stampa postuma si possono osservare elementi di normalizzazione

linguistica tipica della stampa cinquecentesca: la lingua del Galateo ha quella

peculiarità del fiorentino antico, ma difronte a certe varianti:

- <<drieco>> R.P

- <<dietro>> S.P l’edizione critica è più che autorizzata a dire che dietro è un

intervento della tipografia

- <<barbieri>> R.P

- <<barbiere>>S.P normalizzazione

Altre volte succede il contrario:

- <<baciare>> R.P

- <<basciare>> S.P

- <<esercizio>> R.P

- <<essercizio>> S.P 20

- <<Venetia>> R.P

- <<Vinegia>> S.P

Spie di una lingua arcaizzante che troviamo sia in RP che in SP. Bisogna presumere

che Casa lavorò anche su un altro manoscritto che noi non possediamo.

Edizione di opere abbandonate

- Convivium  dovevano essere 14 canzoni invece ne scrive 3 e l’abbandona. Il

Convivium fu ad un certo punto recuperato e si diffuse ampiamente dopo la

morte.

Un altro esempio che però si diffuse immediatamente mentre l’autore era vivo:

- Stanze  cominciate per la Giostra del 1475 vinta da Giuliano de’Medici. Opera

interrotta dopo 1 libro e mezzo. Questa è un’opera palesemente abbandonata

che probabilmente decise di non finire perché nel 1478 ci fu la congiura de’

Pazzi nella quale Giuliano fu ucciso. Fu stampata a Bologna poco prima che

Poliziano morisse, da Sarti. Ci sono pervenuti 7 manos

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
21 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/13 Filologia della letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ancorati di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filologia italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Tanturli Giuliano.