Riassunto esame Filologia italiana, La Metrica italiana, Beltrami, prof. Pancheri
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secondo piede, questa figura si chiama Concatenatio o più
→
frequentemente “chiave”.
Dante raccomanda che gli ultimi due versi della stanza formino un distico
a rima baciata con la figura della Combinatio.
→
Secondo Dante, uno o due versi della sirma possono restare senza rima,
e rimare invece con la posizione corrispondente nelle altre stanze. Verso
di questo tipo è detto da Dante clavis. Questo verso corrispone alla
→
rima estrampa o dissoluta dei provenzali. Questi sono casi rari però. Ciò
che effettivamente si incontra nelle canzoni di Dante è la rima irrelata
vera e propria, residuo di un uso più diffuso nel 1200 e che nel
Canzoniere è del tutto scomparso.
Canzone in stanze indivisibili:
• Nella tradizione italiana il concetto di stanza indivisibile è collegato con
quello della canzone in stanze unissonans in in rime tutte estrampas,
cioè la canzone in cui i versi non rimano tra loro all'interno di ogni
singola stanza, ma trovano corrispondenza di rima in tutte le altre
stanze.
Lo schema più rappresentativo di questa tecnica è La sestina lirica
→
Canzone in stanze di piedi e volte:
• sia la prima che la seconda parte sono divisibili in due parti.
A questo tipo appartiene la canzone di Giacomo da Lentini che apre il più
importante dei tre codici antichi che raccolgono la poesia italiana del
1200, il Vat. Lat. 3793, Madonna, dir vo voglio
I due piedi o le due volte devono risultare uguali nel numero, nel tipo e
nella disposizione dei versi.
Canzone in stanze di fronte e volte
• Canzone in stanze di fronte e sirma:
• Questo tipo di canzone è escluso da Dante per il principio che la
bipartizione della stanza può essere creata solo da una ripetizione di
schema in una delle due parti.
(Riassunto da schemi Alessandra)
Canzone dato musicale contenuto nel nome canto
– →
No testimonianza di questo genere.
Deriva dalla poesia provenzale.
Abbiamo dei manoscritti in cui abbiamo le canzoni con la musica.
Il trovatore è un cantautore e deve essere in grado di comporre sia testi scritti che testi
di musica ( è diverso dal giullare che esegue soltanto).
Causa: solo componimento d'amore.
La canzone è suddivisa in Stanze. Stanze in – fronte e sirma (non
ammessa da Dante)
- piedi e sirma (canzone
petrarchesca,
Divisioni annesse da Dante composta da
endecasillabi e settenari,
usata molto da Dante)
- fronte e volte
- piedi e volte
La Stanza ha: schema di rime costante
in chiusura c'è il Congedo
La Stanza può essere:
Indivisibile (sestina per Dante)
Divisibile (fronte e sirma)
Canzone per Dante melodia, suono, ma si riferisce allo schema
– → metrico.
Genere strofico costituito da unità analoghe
La stanza si può dividere in due e la divisione può avvenire nella
1° parte (stanza in piedi e sirma) o nella 2° parte (stanza in fronte e volte).
Antonio Da Tempo (morto 1339) Non parla di piedi e sirma ma di mutazioni e volta.
– →
La stanza
La stanza isolata, dal punto di vista della struttura metrica, non differisce da
una stanza di canzone. Il genere è vivo nella poesia provenzale (cobla esparsa)
soprattutto per la poesia d'occasione.
Il discordo
è una forma musicale praticata dai provenzali e dai trovieri in lingua d'oil. In
Italia limitata fortuna. È composto da stanze ognuna delle quali presenta forme
di simmetria interna, ma ha uno schema diverso dalle altre.
La sestina lirica
è il caso più illustre di trasformazione di una forma possibile della canzone
provenzale in una forma fissa, grazie all'autorità prima di Dante, poi
soprattutto di Petrarca.
Il primo modello è di Arnaut Daniel strofa di 6 versi. Non vi è nessuna
→ →
rima al suo interno, secondo il meccanismo delle coblas estrampas provenzali,
ogni verso trova il suo corrispondente di rima nelle strofe successive. Nel testi
di Arnaut complicazioni: 1) rime sono tutte parole rime 2) la posizione delle
→
parole rima è ruotata di strofa in strofa secondo uno schema di successione
che si può dire “a retrogradazione incrociata” (ultimo primo penultimo secondo
terzo terzultimo)
Dante vede in Arnaut un modello di stile inimitabile.
→
Ne scrive una “Al poco giorno e al gran cerchio d'ombra”
L'innovazione di Dante, decisiva per la sorte futura della sestina in
Italia, consiste nell'aver pareggiato la misura dei versi della stanza, tutti
endecasillabi (per Dante l'incipit endecasillabico è un segno di stile elevato)
L'esempio della sestina di Dante è ripreso da Petrarca, che trasforma
definitivamente il genere in una forma fissa: “IL canzoniere” ne comprende 9.
Dopo un periodo di offuscamento, la sestina conosce una nuova fortuna per
iniziativa di Leon Battista Alberti e di Giusto de' Conti, ed entra stabilmente nel
repertorio dei poeti petrarchisti della seconda metà del 1400 e del primo 1500.
Si imparenta con la sestina lirica, da cui però è ben distinta, la canzone ciclica
di Dante “Amor, tu vedi ben che questa donna”. Le stanze sono 5, di 12
endecasillabi; le parole rima sono 5.
(Riassunto da schemi di Alessandra)
SESTINA LIRICA
– Componimento articolato in modo particolare
Scritto su due colonne (è l'unico)
Scritto da Dante e Petrarca (Dante ne scrive 1)
Dante ne parla e dice che imita Arnaut Daniel
Per Dante tipo di canzone con stanza indivisibile
→
Versi della stanza tutti endecasillabi
6 Unità di 6 versi + un pezzo di 3 versi
versi senza rima all'interno della stanza
Di stanza in stanza c'è un ritorno di parole-rima
applichiamo questa regola per 6 volte e ci riporta alla 1° stanza
Valore simbolico del 6 = INCOMPIUTEZZA TERRENA
Per Petrarca parliamo di Sestina e non di canzone, 9 sestine nel Canzoniere.
L'ordine delle parole è arbitrario (in Dante e Petrarca c'è la Retrogradatio cruciata )
A F C
B A F
C E D
D B A
E D B
F C E
SESTINA
– Petrarca adotta la sestina come genere metrico e inventa un modo si raffigurare la
sestina.
Schema sestina: retrogradatio degli ultimi 3 e crocefictio dei primi 3 (numeri disposti
come nelle facce del dado -simbologia aspetti terreni-)
1 6
2 1
3 5
4 2
5 4
6 3
Si possono individuare codici descripti nella copia delle sestine vedendo se lo schema
della sestina è alterato in modo uguale.
La terzina lirica
Si collega per il meccanismo alla sestina (ma ebbe vita breve e molto limitata),
lo schema è lo stesso, con la riduzione a 3 dei versi per strofa e quindi delle
parole-rima, e del congedo a un solo verso. I 10 versi, endecasillabi si
dispongono in forma ABC CAB BCA X (dove X contiene le tre parole rima, una
delle quali in uscita di verso.
Forme della canzone antica dopo il Cinquecento
Prime canzoni leopardiane, caratterizzate da stanze ampie, complesse e
– non divisibili, con schemi difficilmente percepibili senza un'attenta analisi,
con rime irrelate che tendono ad aumentare da un testo all'altro.
Con la canzone libera, quella che propriamente si dice canzone
leopardiana, Leopardi immette nella tradizione della canzone, le forme
del discorso libero di endecasillabi e settenari proprie del madrigale
500entesco, del dramma pastorale, del melodramma, dell'idillio.
La canzone petrarchesca regolare è ripresa da Carducci e per ultimo da
– D'annunzio.
Riprese moderne della sestina:
Ungaretti(“Recitativo di Palinuro”) e Fortini.
Il sonetto
sonetto < sonet (provenzale) in originale designa una melodia (diminutivo di
so “suono, melodia”) e quindi un testo atto a essere cantato, o comunque un
testo di minore impegno rispetto alla canzone.
La forma metrica designata con questo nome, tuttavia, nasce in Italia e i soli
tre esempi in provenzale sono opera di poeti italiani (Da Maiano, Lanfranchi di
Pistoia).
L'invenzione si attribuisce a Giacomo da Lentini. (uno dei max esponenti scuola
siciliana)
La forma normale del sonetto: testo di 14 endecasillabi, diviso in due parti, la
prima di 8, la seconda di 6 versi. Il tipo di analisi più moderno divide il sonetto
in 4 parti: due quartine e due terzine.
Dante non ne parla e ne giungono a parlarne Francesco da Barberino e Antonio
da Tempo. Entrambi analizzano la prima parte in 4 distici che da Barberino
chiama pedes e Antonio da Tempo copulae.
Lo schema più antico della 1° parte ABABABAB, più tardi nel corso del 1200
→
e con lo Stil Novo si afferma lo schema ABBA ABBA. Eccezione: Cavalcanti
ABBB BAAA
Lo schema della 2° parte CDE CDE e CDC DCD. Si possono considerare
→
legittime tutte le combinazioni possibili di 2 o 3 rime che non lascino versi
irrelati.
Modernamente:
la prima parte del sonetto si dice ottava o anche ottetto, oppure fronte
– →
la seconda parte si dice sestina o anche sestetto (sempre per evitare
– →
omonimie) o anche sirma.
L'uso antico di variare la struttura del sonetto mostra che esso è sentito come
una stanza: così anche il fatto che del sonetto è possibile un uso come strofa
vera e propria. (Es. nel “Fiore”)
Sonetto ritornellato: si aggiunge un ritornello di un verso in rima con l'ultimo
verso del sonetto. Oppure un ritornello di due: distico a rima baciata, con rima
diversa rispetto a quelle del sonetto.
Sonetto caudato: (innovazione 300esca rispetto al sonetto ritornellato)sonetto
al quale è aggiunta una “coda”, formata da un settenario in rima con l'ultimo
verso del sonetto vero e proprio e da due endecasillabi a rima baciata.
Sonetto comune: sostituzione di alcuni endecasillabi con settenari (“misto”)
Sonetto continuo: tutto sulle stesse rime. ABABABAB ABABAB oppure
ABBAABBA ABABAB
Sonetto doppio: sonetto integrato con l'aggiunta di un settenario dopo i versi
dispari delle quartine e dopo il secondo verso delle terzine. Il settenario è in
rima con il verso che lo precede.
Riassunto schemi di Alessandra
Sonetto i provenzali non lo conoscono
– →
Inventore: Jacopo da Lentini
14 versi divisi in due parti (8+6) ottava + sestina 2a+2t
→
L'ottava (abababcc) rimanda a qualcosa di popolare.
L'ottava colta l'ha inventata Boccaccio ed è stata ripresa dai cantari, l'ottava popolare.
I provenzali usano la stanza isolata di canzone
tenzone di sonetti forma più diffusa del dibattito poetico (riprende la stanza isolata)
→
Dante scrive il 1° sonetto della Vita Nuova e gli risponde Dante da Magnano
La ballata antica
Caratteristica essenziale ballata antica: presenza come introduzione, di un
ritornello detto ripresa, almeno una rima del quale è ripetuta di regola
→ →
alla fine di ogni stanza (o dell'unica stanza)
Se le stanze sono più di una, sono uguali tra loro(come per la canzone).
Nell'esecuzione musicale la ripresa è cantata tra una stanza e l'altra.
La ballata può essere conclusa con una strofa uguale, nella forma, alla ripresa
detta replicazione.
→
I primi maestri sono:
Guittone d'Arezzo e Iacopone da Todi sul versante religioso
– →
Guido Cavalcanti sul versante profano
– →
Come testimoniato da Antonio da Tempo, la stanza della ballata si articola:
-in 2 o (raramente) in 3 mutazioni = corrispondono strutturalmente ai piedi
della stanza della canzone
-in una volta che ha la stessa formula sillabica della ripresa e di questa ha
l'ultima rima.
Quasi obbligatorio è che il primo verso della volta rimi con l'ultimo
→
dell'ultima mutazione.
Mutazioni del 1200 2, 3, 4 versi
→
Mutazioni del 1300 più mutazioni di 2 versi
→
I vari tipi di ballata sono distinti da Antonio da Tempo secondo la dimensione
della ripresa, e di conseguenza anche della volta. Questa classificazione è
ancora in uso, con qualche necessario aggiustamento:
Ballata grande : la sua ripresa è di 4 versi (3 endecasillabi + 1 settenario,
• o 4 endecasillabi) ripresa XYYZ mutazione I AB mutazione II BA volta
ACCZ
Ballata mezzana : (o “media”) la sua ripresa è di 3 endecasillabi, o di 2
• endecasillabi e 2 settenari, o di 2 endecasillabi e 1 settenario.
Ballata minore : la sua ripresa è di 2 versi. XX ABAB BX
• Ballata minima: la sua ripresa è di solo 1 verso
•
Lauda ballata e altre forme della lauda
Alle origini stesse della ballata (e forse anche della lauda ballata) si può citare
l'inizio di una delle laude di Guittone-ballata minore di otto/novenari.
Ripresa: x(x)Y Meraviglioso beato
e coronato – d'onore!
I Mut.: a(a)b Onor sé onor'acresce
a guisa de pesce – in gran mare,
II Mut.:a(a)b e vizio s'asconde e persice
e vertù notrisce – a ben fare,
Volta: bc(c)y sì come certo appare,
per te, Domenico santo,
unde aggio canto – in amore.
La lauda si serve: della forma di ballata in stanze di mutazioni e volta, della
forma zagialesca (ripresa XX e strofe aaax bbbx..) zagial (arabo)
→
Fortuna della ballata antica:
Le forme principali della canzonetta tre-quattrocentesca sono dal punto
– di vista metrico tipi di ballata, con prevalenza di versi brevi.
La barzelletta forma di ballata grande di ottonari pluristrofica
– →
(destinazione prevalentemente musicale), diffusa nel Trecento e
soprattutto nel Quattrocento. Schema fondamentale: xyyx ababbccx.
Il testo più famoso in questa forma metrica è la “Canzona di Bacco” di
Lorenzo de' Medici
Quanto è bella giovinezza,
che si fugge tuttavia!
Chi vuol esser lieto, sia,
di doman non c'è certezza.
Questo è Bacco e Arianna,
belli e l'un dell'altro ardenti:
perché 'l tempo fugge e inganna,
sempre insieme stan contenti.
Queste ninfe e altre genti
sono allegri tuttavia.
Chi vuol esser lieto, sia,
di doman non c'è certezza.
Riprese moderne della ballata antica:
dopo 1400 ballata cade in disuso. Conosce una ripresa con l'interesse per le
→
forme antiche manifestato da poeti dell'Ottocento: Tommaseo
Carducci
Pascoli
D'Annunzio
Caratteristico di Pascoli in “Myricae”: ricorso alla ballata piccola e minima.
→
Particolarità: in “Patria” legamento sintattico tra la ripresa della seconda
→
stanza e la stanza finale della prima. ultimo verso 1° stanza due bianche
spennellate ripresa 2° stanza in tutto il ciel turchino.
Riassunto schemi di Alessandra
Ballata di Petrarca può avere solo una stanza
– → Stanza articolata in piedi e sirma
Concatenatio (ultima rima 1° parte apre la 2°parte)
Ritornello: 4 versi ballata grande
La volta è lunga quanto è lunga la ripresa
Ballata(*²) non ha un corrispettivo nella poesia provenzale
– →
Presente nell'ambito italiano
I siciliani e i provenzali non la conoscono
Componimento con refrain (ritornello)
Usata da Guittone d'Arezzo e Cavalcanti
Lauda poesia paraliturgica
– →
1. Lauda ballata una delle forme più diffuse
→
xx)aa/ax... (distico e una quartina in cui l'ultima rima riprende l'ultima rima della volta).
Due mutazioni.
Concidenza volta con ripresa
Rima costante come la ballata
Concatenatio
Laudario codici che ci trasmettono le laudi
→
Autore: Garzo (bisnonno di Petrarca), Jacopone da Todi
Simile alla cellula generativa
Simile alla poesia mozarabica (lo Zagial poesia profana. Passando da una
→
scaralizzazione della formula del genere metrico)
2. Ballate sacre: autore Guittone d'Arezzo
Ballata (*²)
– Accompagnata sia dall'azione sia dal canto
Aspetto coreografico
Genere minore della canzone
Tipico genere stilnovista
FORME NON LIRICHE:
Lassa
Forma metrica tipica della poesia francese medievale epica (Chansons de
geste) e agiografica.
Il testo non è strofico, ma i versi si raccolgono in gruppi di lunghezza variabile,
accomunati dalla stessa assonanza o dalla stessa rima.
Sebbene la lassa non sia la forma più praticata in Italia, sono comunque in
lasse alcuni fra i più antichi testi in versi italiani: “Ritmo laurenziano” oppure
“Libro” di Uguccione da Lodi.
Fortuna della lassa:
Nel secondo Ottocento D'Annunzio “Notte di Caprera” (in Elettra)
→
Ottocento Carducci modernizza la lassa, abolendo la variabilità della lassa e
→
abolendo anche l'assonanza. La forma della lassa è imitata nel tono e nella
sintassi arcaizzanti, da strofe di 10 endecasillabi sciolti.
Distico
Nella poesia galloromanza la forma tipica del distico a rima baciata è quella in
octosyllabes o hexasyllabes.
In Italia, la poesia didattica sceglie con il “Tesoretto” di Brunetto Latini la forma
del distico di settenari (corrispondente al distico hexasyllabes.) Nelle intenzioni
dichiarate dall'autore, il distico doveva combinarsi con sezioni in prosa in un
“prosimetro” didattico.
Nel 1700 si introduce in Italia il distico di alessandrini a rima baciata, proprio
del teatro classico francese, da parte di Iacopo Martello. La resa
dell'alessandrino è il doppio settenario. Anche Goldoni adopera spesso il verso
martelliano.
Quartina
La quartina monorima di alessandrini si diffonde in Italia nel 1200, dove
diviene metro tipico della poesia didattica settentrionale usata ad esempio da
Giacomino da Verona e da Bovensin del Riva il quale offre anche una
→
variante del metodo in quartine di schema AABB CCDD, che si distinguono da
una serie di distici per l'andamento sintattico e retorico prevalente.
Serventese
Nome dato dalla trattatistica antica a varie forme metriche, per designare
forme di poesia per lo più didattiche, moraleggiante, cronachistica o
“d'occasione”.
Antonio da Tempo distingue ¾ tipi di servertense:
1) Serventesius simplex et cruciatus in quartine di endecasillabi a rima
alterna ABAB CDCD EFEF
2) Deuplex et duatus in distici di endecasillabi a rima baciata (x il distico)
3) Caudatus esemplificato nella forma AAb BBc Ccd in endecasillabi e
quadrisillabi-quinari; il verso breve è detto cauda
4) La terza rima, citata prima dell'esposizione dei tre tipi di serventese
Sirventese caudato = forma di serventese in strofe che oppongono una serie di
versi “lunghi” sulla stessa rima a un verso “breve” su una rima che anticipa
quella dei versi lunghi della strofa successiva. Schema AA...b BB...c CC...d
(maiuscola indica versi lunghi, minuscola versi brevi)
Forma principale del sirventese caudato = quella in strofe do 3 endecasillabi e
1 quinario che corrisponde alla strofa saffica latina.
Sirventese:
Sirventese componimento lirico che parla di temi extraerotici
→
Componimento che si rifà al sirventes provenzale
– Dal punto di vista della struttura non ha niente a che fare con la canzone.
Schema ritmico aaab bbbc cccd
Temi: lotte politiche, scontri
Ogni unità si chiude annunciando la rima dell'unità successiva (schema “infinito”)
Per Antonio Da Tempo Sermontese (perché parla di sermoni)
→
Il capitolo quadernario
è una forma tre-quattrocentesca di sirventese (ignorata da Antonio da
Tempo).
Ha strofe di 4 versi, di cui il terzo settenario e gli altri endecasillabi.
Lo schema delle rime: ABbC CDdE EFfG...
La rima iniziale = irrelata
La chiusa è invece formata in modo da evitare una rima irrelata finale.
La sesta rima
Strofe ABABCC, di endecasillabi o anche di altre misure. È detta da
Gidino da Sommacampagna “sirventese ritornellato”, è nel 3-400 metro
del repertorio laudistico.
La terza rima (o “terzina incatenata” o “terzina dantesca”)
In primis = forma metrica della Divina Commedia: i versi tutti
endecasillabi, sono riuniti in terzine e queste in gruppi più
ampi secondo lo schema ABA BCB CDC DED... YZY Z.
La struttura è quasi sempre in gruppi di terzine (detti canti da Dante, poi
generalmente capitoli) conclusi da un verso isolato.
Nella poesia elegiaca e bucolica 4-500entesca è possibile che il verso
centrale sia saltuariamente un settenario; altre varianti sono state
sperimentate nell'Ottocento ad esempio in decasillabi.
L'ottava rima ( o “ottava rima” o anche “stanza”)
è la strofa di endecasillabi di schema ABABABCC, in uso nella poesia
discorsiva (epica, narrativa, religiosa) e acquista stile elevato grazie a
Boccaccio.
Mentre la forma della terza rima è aperta (vi è collegamento di rima da
una terzina all'altra) quella dell'ottava rima è chiusa.
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