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BARTOLOMEO PERAZZINI
Bartolomeo Perazzini intervenne sul testo della Commedia nel 1775 con le sue Correctiones ed adnotationes
in Dantis Comoediam seguendo le indicazioni di chi si occupava di filologia biblica, il Perazzini sosteneva
la necessità di procedere a un confronto sistematico dei codici, di adottare con rigore il criterio della
lectio difficilior, di localizzare i testimoni e studiarne le particolarità linguistiche; pur senza trarne
conseguenze definitive, dimostrava di aver chiaro il concetto che un gruppo numeroso di codici di
comune ascendenza non ha maggiore autorità di un testimone isolato e indipendente. Le considerazioni
del Perazzini suscitarono qualche reazione polemica, ma di fatto non ebbero seguito: del testo della
Commedia ci si incomincerà a occupare seriamente più tardi e non per merito di studiosi italiani.
VII. IL PRIMO OTTOCENTO
I PURISTI. RITARDO DELLA FILOLOGIA ITALIANA
I primi decenni del XIX sec non furono felici per la nostra filologia, che accumulò un ritardo grave
rispetto ai più avanzati paesi stranieri. La tradizione erudita settecentesca ebbe pochi eredi e la cura
delle edizioni di letteratura antica e moderna fu spesso assunta da volenterosi ma sprovveduti dilettanti.
È compito dei puristi perseverare nella ricerca e nella pubblicazione di testi antichi, anche se al merito
di recuperare testi sconosciuti questi difensori e propugnatori della lingua dell' aureo Trecento non
uniscono quasi mai quello di pubblicarli in modo corretto. Per tali edizioni si ricorre spesso a codici, ma
la mancanza di cataloghi sufficienti ( anche la codicologia e la catalogazione dei manoscritti sono in crisi
è l'esempio del Baldini non ha seguito, almeno per le grandi biblioteche) impedisce indagini
sull'effettiva consistenza della tradizione; anche quando si conoscono più testimoni, il confronto è
condotto in modo sommario e si finisce di solito per adottarne uno, correggendolo qua e là con lezioni
di altri e intervenendo spesso senza neppure avvertire, con congetture e interpolazioni. Le scarse
cognizioni paleografiche e l'abitudine di affidare ad altre persone ( bibliotecari, scrivani, corrispondenti)
la consultazione e la trascrizione di testimoni lontani producono frequenti errori di lettura e infortuni
di vario genere. Spesso venivano divulgate opere incomplete e imperfette sui quali i curatori
intervenivano per aggiungere parti mancanti costruendo strutture che l'autore non aveva realizzato e
chiaramente concepito. Il caso più noto è quello dell'edizione postuma del Giorno di Parini in cui
Francesco Reina provvide a dare forma compiuta ad un'opera che era tale soltanto per la prima parte.
Continuano a proliferarsi falsi difficili da smascherare. Uno degli esempi più noti è quello delle 17
famigerate Carte d' Arborea, manoscritti di misteriosa provenienza, il cui contenuto avrebbe dovuto
documentare l'attività poetica di un gruppo di rimatori sardi del XII sec.
L' inganno fu denunciato da una commissione di esperti berlinesi ma per molti anni numerosi studiosi
italiani si ostinarono a difendere l'autenticità di quelle carte, sedotti dall'idea che grazie a a quella scuola
di Sardegna l'Italia avesse annullato il vergognoso ritardo rispetto alla poesia provenzale francese. La
nozione dell'autografia petrarchesca del codice Vat, Lat 3195, che sopravviveva ancora all'inizio del
XVIII sec fosse scomparsa all'inizio dell' Ottocento, fu riscoperta negli anni 80 da un filologo francese
Pierre de Nolhac. Il maggior filologo dantesco in questi anni è il tedesco Karl Witte (1800-1883) che
pubblica nel 1862 una importante edizione della Commedia : il testo risultato di una vasta indagine sulla
tradizione della collazione di quattro codici trecenteschi è molto più sicuro e attendibile di quello
affermatosi con l' Aldina del 1502. Ed è italiano di nascita , ma lavora e pubblica in Inghilterra, l'esule
Antonio Panizzi che nel 1830-1831 stampa l' Orlando innamorato nella versione autentica del Boiardo, da
secoli abbandonata in favore del rifacimento bernesco. Meriti analoghi non può vantare invece nel
campo della filologia Ugo Foscolo esule in quegli anni in Inghilterra: modesto è il contributo delle sue
riflessioni alla Commedia e l'edizione delle opere di Raimondo Montecuccoli risulta inquinata da vari
arbitri.
VIII. IL SECONDO OTTOCENTO E LA SCUOLA STORICA
LA NUOVA SCUOLA: D'ANCONA E CARDUCCI
Negli anni 60 del secolo si viene delineando una nuovo indirizzo denominato
" scuola storica". In opposizione sempre più netta alla critica estetica, che aveva avuto il suo massimo
esponente in Francesco De Sanctis e che ebbe il più memorabile prodotto nella Storia della letteratura
italiana del 1870, la nuova scuola indicava nella ricostruzione, oggettivamente documentata del quadro
storico il compito primario dello studioso.
LA COMMISSIONE PER I TESTI DI LINGUA
Il 1860 può essere indicato come l'anno di svolta, per la concomitanza di avvertimenti in vario modo
determinanti. La nascita dello stato italiano promuove un rinnovamento della politica culturale che pur,
fra le immense difficoltà di ordine organizzativo ed economico, si sforza di restituire prestigio alle
diverse istituzioni, alla scuola e all' Università. Segno di questo rinnovamento è la nomina appunto nel
1860 di due venticinquenni toscani Giosuè Carducci e Alessandro D' Ancona sulle cattedre di
Letteratura italiana delle Università di Bologna e di Pisa. La Commissione per i Testi di Lingua fondata
a Bologna nel 1860 e affidata alla presidenza di un purista faentino Francesco Zambrini ( 1810-1887) con
la collaborazione di Carducci e D' Ancona aveva il compito di ricercare e pubblicare testi letterari dei
primi secoli, giovandosi della disponibilità di molte biblioteche. È importante segnalare che Carducci e
i suoi allievi non confluirono mai nella scuola storica e neanche che possedettero gli strumenti del
metodo di Lachmann, tuttavia non c'è dubbio che la sua attività editoriale, soprattutto nell'ambito della
poesia antica riveli considerevoli interessi e competenze di ordine filologico. Nelle imprese in cui il
problema della definizione del testo era essenziale ( pensiamo all'edizione delle Cantilene e Ballate,
strambotti e madrigali dei secoli XIII e XIV, delle Rime dei memoriali bolognesi, delle Poesie di Cino da Pistoia,
delle Rime del Poliziano, ed altri.. Carducci lavorò su materiale di prima mano, su manoscritti soprattutto
fiorentini dimostrando notevoli qualità nel giudicarne la correttezza , vagliando con acume le varianti,
proponendo correzioni giudiziose. 18
LA FILOLOGIA DI D' ANCONA E 3793
L' EDIZIONE DEL CANZONIERE VAT. LAT.
D'Ancona caposcuola del metodo storico risultava ancora meno esperto di Carducci in quanto
autodidatta ciò nonostante si presentava come un eccellente comparatista è uno studioso di letteratura
popolare. Ignorante in linguistica disciplina che si stava diffondendo per merito di Graziadio Isaia
Ascoli ( 1829-1907) apprese qualche nozione di filologia presso Adolfo Mussafia della scuola Tedesca e
Gaston Paris, primo romanista di Francia. D'Ancona collaborò alla prima impresa di grande rilievo
filologico portata a compimento dalla scuola storica: l'edizione interpretativa del grande canzoniere
delle origini, il codice Vaticano Latino 3793. Collaborò inizialmente con Zambrini ma poi si associò a
Tommaso Casini giovane filologo assai più preparato di lui e la prima opera il cui primo volume era
uscito nel 1875 giunse in porto con il quinto alla fine del 1888. Gli errori e le incertezze non devono far
dimenticare che il principale merito di D'Ancona fu quello di creare una scuola straordinaria, i cui
esponenti capaci e geniali portarono ad un progresso decisivo le discipline filologiche e linguistiche.
GIORNALE STORICO DELLA LETTERATURA ITALIANA
Agli inizi degli anni 80 al fianco dei primi maestri è già attivo un gruppo di giovani formatisi alle scuole
bolognese e pisana ma anche a quella Fiorentina di Bartoli ( 1833-1894), a quella torinese di Graf
( 1848-1913) e a quella romana di Monaci ( 1844-1918), concordi pur da posizioni non sempre
coincidenti, nel sostenere il nuovo metodo di studi. Due di costoro Francesco Novati ( 1859-1915) e
Rodolfo Renier ( 1857-1915) insieme a Graf che avrà peraltro nell'impresa un ruolo secondario, fondano
nel 1883 il " Giornale Storico della Letteratura Italiana",
Periodico destinato a diventare in breve l'organo ufficiale della scuola storica. Mentre il " Propugnatore"
perde progressivamente il suo ruolo e Novati ottiene un risultato migliore nella filologia umanistica con
la monumentale edizione dell'epistolario di Coluccio Salutati ma il volume che avrebbe dovuto mostrare
i criteri adottati nella ricostruzione del testo non fu mai pubblicato. Mentre Renier nella massiccia e
criticata edizione delle Liriche Edite e inedite di Fazio degli Uberti (1883) mostra l'incapacità di
distinzione tra fenomeni grafici e fonetici, a rilevare ciò è Tommaso Casini, allievo di Carducci e Bartoli
che si distingue tra tutti per la sua conoscenza di lirica antica. Negli stessi anni ottanta si registrano
altre edizioni non definibili ancora come critiche come le due delle rime cavalcantiane allestite da
Nicola Arnone 1881 e Pietro Ercole (1885), mentre un progresso è già evidente in quella dei Reali di
Francia di Andrea da Barberino, curata da Giuseppe Vandelli (1892-1900). Il passaggio decisivo , nel
senso di una ricostruzione del testo che si fonda sul confronto e sulla classificazione dei testimoni e sul
ricorso allo stemma codicum per la discriminazione tra le varianti adiafore ( in altre parole sul metodo di
Lachmann ), avviene a opera non degli italianisti, ma dei filologi romanzi, attingendo alla scuola tedesca
che riconosceva come fondatore Friederich Diez ( 1794-1876) e come maggior esponenti Tobler
( 1835-1910) e Mussafia (1834-1905) e alla scuola francese di Gaston Paris (1839-1903) e Paul Meyer
(1840-1917), i filologi romanzi applicano quel metodo anche nella letteratura forti di quella competenza
nella glottologia e nella linguistica romanza che difettava per lo più agli italianisti.
PIO RAJNA : " IL RIGORE DEL METODO"
Pio Rajina ( 1847-1930) fondatore in Italia di filologia romanza. Allievo di D'Ancona che gli fece
pubblicare presso l la Commissione bolognese i suoi primi studi, con il favore di Ascoli, ottenne all'
Accademia scientifico- letteraria milanese la prima cattedra di Letterature romanze (1874); passato a
Firenze, tenne fino al 1922 l'insegnamento di Lingue e letterature neolatine. Pubblicò opere
fondamentali per la letteratura romanza ( Le origini dell'epopea francese) e italiana ( Le fonti dell' " Orlando
Furioso"