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Estratto del documento

A TRADIZIONE

La tradizione dell’epistola è relativa a otto manoscritti di cui una doppia (in uno stesso manoscritto ricorre

due volte) e l’editio princeps, piuttosto tarda e del 1700, apparsa nella rivista La galleria di Minerva e curata

da Girolamo Baruffardi, inserita nel novero dei testimoni perché fondata su un codice di cui non abbiamo

più traccia.

Nel complesso la tradizione è molto tarda perché abbiamo tre codici del XV secolo (i più antichi) che

contengono solo la prima parte dell’epistola, gli altri che invece contengono tutto il testo sono del XVI

secolo e in qualche caso già settecenteschi.

Il vuoto dei testimoni trecenteschi è colmato però dalla tradizione indiretta (i testi che parlano di questo

testo), in particolare dagli antichi commentatori della Commedia, un’opera che ha avuto non solo

grandissima fortuna ma che necessita di competenza commentuaria. Già nei manoscritti trecenteschi la

Commedia è quasi sempre affiancata da dei commenti: molto spesso i commentatori si avvalgono di

quest’epistola sebbene avvallandosi della sola prima parte e non citando, spesso, il nome di Dante, non

riconoscendo di fatto tale paternità. Tra i commentatori figura anche uno dei figli di Dante e il nome del

padre non è citato. ❖ Andrea Lancia

Significativo però è il caso delle chiose di Andrea Lancia, fiorentino noto agli studi, notaio ma in particolare

volgarizzatore di testi latini e traduttore degli statuti di Firenze, un traduttore ben noto e “quotato”. Le sue

chiose, databili tra il 1341 e il 1343 è riportata l’epistola tredicesima, riprodotta integralmente e

complessiva di attribuzione dantesca. Sappiamo quindi che nel 1300 l’epistola era nota nella sua interezza e

assegnata a Dante. ❖ L’ E C

EDIZIONE CRITICA DI NZO ECCHINI

file:///C:/Users/Giorgia/Downloads/Testo_Cangrande1.pdf

Questo stemma bipartito riporta

a. un ramo α di tre codici, i parziali quattrocenteschi. 1

b. Il ramo beta con i codici parziali e quelli che riportano l’epistola intera. Bar è l’editio princeps. Ma e

2

Ma sono a Firenze nel fondo Machiavelliano. Il codice V è veronese e Ri è il fondo palatino e le

carte Rinucci e Me è a Firenze presso l’Archivio di Stato (Carte Strozzi)

c. Abbiamo un archetipo ben identificato dal Cecchini come particolarmente deteriorato, ricco di

errori e lacune ❖ La critica

Una delle questioni fondamentali oltre l’attribuzione dantesca, quasi unanime per la prima parte della

lettera, è relativa alla datazione dell’epistola che secondo varie ipotesi oscilla tra il 1316 e il 1321, gli ultimi

anni della vita di Dante.

Soffermiamoci sulla salutatio

Nominato quindi prima è il destinatario, di estrazione sociale più alta.

Abbiamo il cursus nelle due grandi pause della salutatio, tra il destinatario e il mittente (o in chiusura di

periodo o in divisioni forti dello stesso) qui in Vicario generali (velox) e perpetum incrementum (velox).

Non moribus cioè “non di costumi” si riferisce all’esilio dantesco.

Gli elementi che possono dirci qualcosa sulla datazione sono quel Vicario generali¸ termine post quem

relativo al 12 Febbraio 1312, quando Cangrande è nominato Vicario generale di Vicenza (oltre che di

Verona) da Arrigo VII. La data non è significativa perché la cantica del Paradiso non era già avviata,

cerchiamo quindi datazioni posteriori il 1316.

Qualcuno si è concentrato su quel victorioso per individuare una datazione ante quem (entro il quale

sarebbe stata scritta prima) relativa al 25 Agosto 1320, data in cui Cangrande fu sconfitto a Padova (dopo

quella data non si poteva definire vittorioso). In realtà siamo nella salutatio e spesso le formule come

victorioso non sono relative alla contemporaneità o agli eventi ma sia solo formulare. Victorioso è inoltre

nei trattati riferibile agli imperatori, qui a un condottiero comunque.

La critica si divide tra chi la avvicina al 1316 e chi la sposta verso il 1320 e 1321:

a. Coloro che la ritengono vicina al 1316 lo fanno perché ritengono che l’epistola debba essere stata

scritta a Verona perché è inammissibile che egli elogi il signore di Verona alla corte Ravennese di

Guido da Polenta

b. Quelli che spostano la datazione vicina il 1321 lo fanno perché ritengono inconcepibile che dante

consegnasse al dedicatario un’opera incompleta del Paradiso

Lettura dal paragrafo 9

Vobis inquierens è in cursus: moltissimi sono i cursus e la mancanza nell’accessus cioè nella seconda parte

dell’epistola questi spesso mancano (motivo di non paternità per alcuni critici).

Munuscula mea è il topos della modestia.

È stato discusso il termine sublimem riferito a canticam, un termine raro in Dante tanto che qualcuno ha

proposto di correggere con ultimam perché Dante nel Paradiso I,13 parla di “ultimo lavoro” e perché

ultimum canticam ripristinerebbe un cursus anche se non necessario perché non in corrispondenza di una

cantica e questa affermazione non ha grande fondamento.

Vobis ascribo, vobis offero, vobis denique recommendo: a fronte di una affermazione di questo tipo è

difficile pensare che Dante non abbia allegato una copia completa della Terza cantica.

Quest’ultima frase fondamentalmente sostiene l’autenticità della II seconda parte poiché essa è

svolgimento di ciò che preannunciano queste ultime righe.

Per quanto riguarda la questione della datazione Bellomo l’ha collocata negli ultimissimi anni di vita di

Dante e in effetti essa potrebbe non essere nemmeno stata spedita e a giudicare dalla tradizione

manoscritta che comprende moltissimi errori d’archetipo sembrerebbe possibile ipotizzare una vera e

propria deteriorazione dell’autografo e un’ipotesi così tarda bene si sposa con la completezza della cantica,

pur cozzando con il victorioso della salutatio. 28/02/19

Ci eravamo fermati alle questioni legate alla datazione, chi la colloca prima, verso il 1316 o poco dopo e chi

la sposta agli ultimi anni della sua stessa vita (1321).

❖ Questioni attributive

La tradizione manoscritta è molto tarda ma abbiamo una circolazione intera dell’epistola già nel 1300. I

principali dubbi attributivi nascono dalla forte diversità tra la I e la II parte, la I un’epistola di dedica nella

quale Dante magnifica Cangrande e la II parte è costituito dell’accessus e dal commento letterale dei primi

versi del Paradiso. Le obiezioni per quanto riguarda l’attribuzione del testo sono venute soprattutto da ci è

rimasto un po’ deluso dall’autocommento, banale e talvolta fuorviante rispetto ad un’interpretazione

corretta della Commedia. In linea di massima tutti sono concordi sull’attribuzione di almeno la I parte a

Dante mentre sulla II c’è chi sostiene che sarebbe un’aggiunta di altro autore anche se come abbiamo visto

in realtà nell’epistola i codici che contengono la I parte contengono l’ultima frase che anticiperebbe la

presenza di un commento.

Nel caso in cui la II porzione non si pensasse autentica si dovrebbe presumere la presenza di un falsario:

quest’ipotesi, non impossibile, è comunque onerosa perché coinvolge almeno tre persone a questo

punto.min.08

Ovviamente considerando che la filologia deve basarsi su ipotesi economiche questa sarebbe molto

onerosa e quest’operazione di rimontaggio dovrebbe essere avvenuta in tempi molto stretti perché già

Andrea Lancia conosce quest’epistola già assegnata a Dante negli anni ’40 del ‘300.

Come è stato fatto notare in quest’epistola, uscita nella Salerno che sta ripubblicando delle opere

dantesche e anche l’epistola XIII è stata sottoposta a commento da Luca Zetta, ed è stato ftato notare che i

compilatori della parte pseudo-dantesca avrebbe dovuto avere una grande conoscenza non solo delle

opere dantesche ma anche della lingua dantesca tant’è che si notano elementi lessicali presenti solo in

accezioni specifiche, solo nel Paradiso. ❖ Contro l’attribuzione dantesca

Cominciamo a vedere le posizioni che contrastano l’autenticità dell’epistola e quali sono state le risposte

per inficiare il valore probatorio di queste prove contrarie all’autenticità.

o La prima questione riguarda il fatto che il commento della II parte modifichi stile e uso del cursus

assente del tutto o presente solo in parte. questo aspetto è in realtà giustificabile perché il

commento non richiede l’ornatus (quel lavoro stilistico comprensivo del cursus che è tipico

dell’epistola) e il fatto che ci siano delle differenze in questo senso può essere giustificato.

o Ha suscitato qualche perplessità qualche richiamo che Dante fa alle sue questioni familiari e alla

sua condizione di inclinazione economica. Questo ha destato sospetto perché un po’ fuori luogo e

un po’ perché questa lamentela sarebbe stata compiuta da Dante mentre era ospite del signore di

Ravenna: qui possiamo dire che quello che uno scrittore dice di sé non sempre coincide con la

realtà biografica e non sappiamo nemmeno di quei rapporti che intercorrevano con Guido da

Polenta. (Par. [88])

Alcuni hanno letto in queste righe il riferimento alla De Monarchia, un accenno che riguarderebbe

quindi questo interesse pubblico della politica trattato nel De Monarchia.

o La terza obiezione riguarda il fatto che nell’epistola il subiectum presente nell’accessus sarebbe

lo stato delle anime dopo la morte, laddove il soggetto dell’opera sarebbe stato

opportunamente identificato nel viaggio di Dante nel regno dei morti: se consideriamo che il

viaggio di dante è metafora dello stile, di innalzamento dello stesso, il soggetto del poema

potrebbe essere tranquillamento lo stato delle anime (par. [23], [25])

Qui si riferisce ad un duplice soggetto (min.27) parla inoltre di due significati, uno letterale e quello

allegorico.

Questo è quello che si dice nell’epistola a riguardo del soggetto dell’opera.

o Altra questione si lega a quello che si dice del titolo: il titolo che si dà nell’epistola è Comedia, e

se ne dà anche spiegazione, dicendo che indica un tipo di narrazione che “comincia male e

termina bene” contrapponendosi quindi alla tragedia (il contrario) e questeo a sollevato

obiezioni perché questa affermazione sembra contrastare con Inferno, XX, 113 dove afferma

che l’Eneide virgiliana L’alta mia Tragedia in alcun loco: nella Commedia si farebbe riferimento

solo allo stile (min34)

Qui riprende la salutatio per identificarsi e notiamo qui che, per inciso, nessun manoscritto di quelli noti

della Com

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Publisher
A.A. 2018-2019
99 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/09 Filologia e linguistica romanza

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Giorgiabuso di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filologia italiana specialistica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi Ca' Foscari di Venezia o del prof Lorenzi Cristiano.