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IL LIBRO MEDIEVALE
i materiali che si usano per scrivere nel medioevo sono tre: tavolette di legno, papiro e pergamena.
Nel mondo germanico è ridotto, ma il papiro è poco e abbiamo solo i papiri ravennati che erano
due, di cui ne è rimasto solo uno e sta a Napoli. I papiri sono usati sia come rotolo che come pagine,
ma il rotolo era la forma più preziosa in quanto presupponeva un papiro di fattura migliore. L'unico
tratto germanico che abbiamo di papiro è legato alla corte di Teodorico.
Il materiale meno raffinato usato sono le tavolette e quella più usata è quella cerata, incisa con gli
stilus che è con una punta da una parte e la palettina dall'altra: quando la tavoletta aveva trasmesso
il messaggio si rimetteva la cera e ci si riscriveva. Sulle tavolette si usava anche l'inchiostro e in
questo caso sono più sottili. Solitamente sono tavolette di frassino. Mentre le cerate sono a due a
due, quelle in inchiostro sono più di una e le abbiamo legate o con brandelli di stoffa, o con pelle o
anelli di metallo. Queste raccolte di tavolette prendono il nome di codex e ne abbiamo svariate. Ne
abbiamo una raccolta che risalgono al mondo vandalico: non sono scritte in vandalo, ma in latino.
Poi ci sono quelle preovenienti dal Lund scritte in latino e in queste aree si sono ritrovati anche i
materiali usati come li stilus.
Le tavolette in cera non sono giunte al mondo germanico.
La pergamena è il materiale più utilizzato, in cui sono stati trascritti tutti i testi. S'intende pergamena
qualunque foglio che abbia origine animale e non vegetale. Eumene inventa la pergamena perché
avevano chiuso il mercato del papiro. (?) la pergamena è di origine ovina, il vello bovina. Nel
mondo imperiale latino non era il materiale scrittorio, lo era il papiro, la pergamena era quella
popolare e spesso era il materiale su cui i primi cristiani copiavano i loro testi. Dal II secolo d C il
cristianesimo si diffonde nelle famiglie aristocratiche e durante Costantino si ha la libertà di credo
grazie al suo editto. Solo con l'editto di tessalonica il cristianesimo diventa la religione dell'impero.
La pergamena era legata alle classi sociali meno abbienti, mentre il papiro si usava per i testi
importanti. Dal iv secolo accanto al papiro cominciano a comparire i primi codici in pergamena
con un carattere più monumentale. Sono codici veri e propri con stessa fattura di un codice in
pergamena. Il nuovo dominio della pergamena è legata a un cambio di società, le classi basse
diventano alte e il cristianesimo diventa pari al paganesimo. La pergamena ha dei vantaggi, come il
fatto che si trova in tutto l'impero, il papiro no. Inoltre ha una fattura molto più semplice perché è
solo un tipo di concia della pelle. Con la fine del vi secolo c'è un altra trasformazione nella fattura
del libro: fino a questo periodo esistono centri culturali che custodiscono la produzione libraria; dal
vi secolo e dalle sue trasformazioni (scomparsa impero romano occidente, nascita imperi romanico
barbarici) questi centri culturali laici scompaiono e tutta la produzione libraria passa sotto la
custodia della chiesa. La produzione dei codici avviene nello scriptorium: prima della riforma gli
scriptoria erano posti in cui si lavorava collettivamente; con la riforma i monaci vivono nelle
proprie celle e quindi nascono scriptori singoli nelle loro celle. Questa situazione dura fino al
mondo carolingio, con Carlo Magno rinascono scriptoria laici, in cui si scrive indipendentemente
dalla vita di monastero. Con la nascita dell'università cambia tutto perché loro hanno le loro
scriptoria. Con l'uni nasce il codice smembrato, suddiviso in fascicoli.
Il monaco si crea la sua penna, poi si concia la pelle, dopo aver levato i residui di pelo e pelle ci si
stende una sorta di gesso, con lo stilo si indica lo specchio e la rigatura e poi si rilega.
Preparazione del libro: l'elemento primario è il fascicolo che hanno diversi nomi a seconda di
quante pagine contengono. La pelle si piega in due e poi in quattro e così si fa il bifolio. Ci sono due
modi di rilegare i libri: continentali è vis a vis: le facce che si aprono sono sempre le stesse, mentre
nel mondo anglosassone non conta. Al concia tra i due mondi è diversa. Il fogli va rigato una volta
piegato e anche qui cambia tra i due mondi: nel continentale si segna sia lo specchio che la rigatura
prima che la pergamena venga chiusa, nel continentale prima si piega e poi si puntano i fogli: per
forare era necessario prima col puntorium fare dei fori, con la pergamena aperta foro solo ai due lati
e creo tutti gli specchi, se invece è piegato vanno bucati tutti i lati.quella insulare rischia di essere
meno precisa. Inizialmente la rigatura è fatta solo col puntorium, poi con l'inchiostro e non si usa
quello nero della scrittura, ma inchiostri violacei o rossi. Bisogna sapere prima di piegare il foglio
se ci va fatta l illuminazione e quindi prima si progetta il testo.
La concia si fa bagnando con ossido di calcio. In molti casi questi bagni si susseguivano, poi la
raschiatura con il lunellum e levigatura fatta con la pietra pomice. Dopo si tratta con allume e gesso
e infine si stende su un telaio, tirata, per essiccare. Nel mondo insulare dopo averla stesa e seccata si
ripete l'azione della levigatura e del gesso in quanto usano pelli non preziose e hanno bisogno di più
lavorazione: questo doppio passaggio le rende grigie. Il mondo continentale non ripete il passaggio,
quindi la pergamena è più gialla.
I codex rescriptus: si mettono nel latte che tolgono l'inchiostro, quindi si usa la farina, si pressa e
poi si raschia di nuovo e levigato con la pomice.
Tecniche di legatura: ce ne sono vari tipi. I fascicoli sono fatti da un solo foglio di pergamena
piegati in 4 o 8. Questi si uniscono con vari tipi di cuciture: il più banale era forare il fascicolo e
farci passare una cordicella, ma nella cucitura bisognava inserirvi anche la copertina e molto spesso
si rafforzavano i punti di cucitura anche dall'esterno tramite l'uso di pezzi di pergamena. La
copertina non può legarsi solo con la legatura altrimenti sarebbe debole, quindi ci sono dei fogli di
guardia che s'incollano al testo: sono fogli bianchi incollati alla copertina, su cui spesso troviamo
scritte o testi secondari come il Muspilli, il Georgslied e le formule magiche di Merseburg. Sono
formule molto importanti perché nel mondo antico alto tedesco abbiamo una cristianizzazione
capillare quindi anche la censura diventa fitta: abbiamo molte formule magiche che però non sono
in contraddizione col cristianesimo, l'importante è che chi fa la magia sia Dio o la madonna; quelle
di Merseburg sono diverse perché sono pagane: ci trasmettono la tipologia di formula magica
tradizionale: prima si racconta l'episodio in cui è coinvolta la divinità, poi invocazione e poi
forumla.
Per scrivere non si usa solo l'inchiostro ma anche con li stilus diversi da quelli per la cera, sono fatti
di materiali puri (bronzo ferro avorio) e con questi si scrivono le glosse in quanto la glossa rovina il
manoscritto. La spatola serviva a grattare la pelle in modo da togliere la glossatura sbagliata.
La scrittura in inchiostro è fatta col calamo. L'inchiostro è fatto con sostante naturali tipo nerofumo
e gomma e si formava il grigio, oppure noce di galla e metallo.
26-03-13
Inchiostro: di due tipi. Uno è tra nerofumo e gomma e carbone, l'altro, quello più comune, noce di
galla in una soluzione di acido con solfato di ferro e ne esce una colorazione marrone a cui si
aggiungono polveri di metallo. I due inchiostri diventano neri per fenomeno d'ossidazione. Sono
trasparenti ma a contatto con l'aria fa reazione e si scurisce. Ci sono tipi d'inchiostri diversi e la
diversità sta nella polvere che viene utilizzata: la base è comune, come la noce d galla o la gomma,
a cui si aggiungono i colori: dorato o argento polvere d'oro o d'argento, per i colori invece si usano
pietre preziose come lapislazzuli. Ci sono anche sostanze naturali che danno la colorazione, come i
rossi, usando le cortecce degli alberi. I rossi sono di vari tipi e vengono principalmente usati per le
lineature. Il Brasile versino è preso da una pianta che si trovava in Brasile. Il bianco si ottiene col
piombo.
Molto spesso nei codici, nella copertina esterna, troviamo gli e libris dove si trova il nome del
proprietario o della biblioteca. La copertina era fatta o con carta pressata, legno al quale spesso
veniva aggiunto un rivestimento di pelle o di metallo e pietre preziose. I pezzi di legnosi chiamano
casse. All'interno della pagina, dove si scrive, si chiama specchio. Sono solitamente legati tra loro
con fibbie o fermagli o cinghie. Il codice ha una testa(parte più alta) e un piede (parte più bassa
della costola). Dietro la costola ci sono le cuciture, quegli spaghi che legano la copertina ai
fascicoli. La fessura in cui lo spago passa sulla cassa di legno si chiama grecaggio. La pelle alla
cassa si legava incollandola e quindi troviamo la bandella o risvolto. La costola si chiama costola o
dorso. Dall'esterno abbiamo il fronte, dove ora c'è il titolo, ma nei codici abbiamo ad esempio la
figura della madonna e pietre preziose. La fibbia con morsetto e il rinforzo per non far usurare lo
spigolo, che può essere di metallo o di pelle. La costola può essere fatta anche solo di due strisce di
pelle che unisca le due parti. Esiste il segnalibro, striscia leggera di pelle, legata alla testa: era
esterna quando il codice non veniva usato, altrimenti veniva inserita dentro.
I monaci scribi facevano un lavoro abbastanza duro o così raccontano. Il primo verso dice: ci non lo
sa può pensare che scrivere sia di poca fatica, tre dita scrivono ma tutto il corpo lavora. Gli
amanuensi scrivevano inizialmente tenendo i codici sulle gambe, affaticando la schiena. Anche in
quei monasteri in cui si stabilizza l'uso del leggio, gli amanuensi non possono toccare la pergamena
con le mani perché l'inchiostro deve prima ossidare e seccare: da un lato avevano uno strumento che
poggiavano sulla pergamena, ma non potevano pressare e dall'altro il calamo. Gli inchiostri sono
velenosi, in quanto fatti di acidi o solfati e quindi dovevano evitare il contatto. I monaci lavoravano
dall'alba al tramonto e d'inverno si aiutavano con le candele. Questo lavoro prevedeva la lettura o
l'ascolto di testi sacri, quindi erano esenti da alcune ore di preghiera. Ci sono tre termini per definire
l'amanuense: scriba, amanuense, menante. Quando si parla di mani, queste coincidono col tipo di
calligrafia con cui il manuale è stato scritto.
Nel mondo medievale scribere voleva dire copiare, ed esistevano tre figure: scribi professionisti,
scribi mercanti e i monaci. I primi non sono legati a un centro ecclesiastico