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Quindi questo sistema di regole deve essere il più possibile uguale per tutte le banche. E non solo
per tutte le banche Europee perché le banche europee a loro volta operano e scambiano con
banche americane, Giapponesi, asiatiche e di tanti paesi. Quindi il più possibile questo sistema di
regole che impone una prudenza nella gestione deve essere uguale a livello mondiale. Le autorità
se ne sono accorte, tutti gli operatori se ne sono accorti, e quindi hanno cercato progressivamente
di mettere a punto un sistema di regole il più possibile uniforme. Questo sistema di regole è stato
disegnato da un organismo che si è venuto a creare a fine anni ’70, e rappresenta un comitato di
tutte le autorità di vigilanza dei principali paesi del mondo, più di 20 paesi sono coinvolti tra cui non
solo ovviamente paesi europei ma anche Stati Uniti Giappone Svizzera. Questo organismo si
chiama comitato di Basilea per la vigilanza bancaria perché si ritrova a Basilea. Questo comitato è
un comitato che non ha potere di fare le regole, ma ha un potere forte di dare degli indirizzi.
Effettivamente questi indirizzi sono poi stati tutti tradotti in nuove regole, in regolamentazioni, e
hanno definito un nuovo modello di vigilanza prudenziale, cioè un modello di vigilanza basta su
delle regole prudenziali che devono essere applicate nella gestione delle banche. Se non applicate
interviene la vigilanza come arbitro. Un primo sistema di regole è stato prodotto nel 1988. Siamo
un anno prima della seconda direttiva ma molto dopo la prima che aveva stabilito la necessità di
definire queste regole comuni. Questo accordo dell’88 oggi lo chiamiamo Basilea 1. Perché col
tempo ne sono stati prodotti altri man mano che la gestione diventava più complessa, man mano
che venivano alla luce nuovi rischi che le banche dovevano gestire, o nuovi banconi di debolezza
che potevano compromettere la stabilità del sistema bancario. Quindi il primo accordo di Basilea
dell’88 è stato poi rivisto nel secondo accordo di Basilea del 2004. E non è che in questi anni le
autorità sono rimaste li guardare, hanno continuato a riunirsi, hanno continuato a studiare
l’andamento della gestione delle banche, hanno continuato a studiare nuovi metodi e nuove regole
di gestione. Quindi tra l’accordo di Basilea 1 e l’accordo di Basilea 2 ci sono stati dei cambiamenti
enormi delle regole. Poi c’è stata la crisi. La crisi ha di nuovo messo in discussione il sistema di
regole, e quindi dopo la crisi, nel 2013 il comitato Basilea ha prodotto un nuovo sistema di regole
chiamato oggi Basilea 3 che sta entrando ancora in vigore. Sta entrando ancora in vigore e il
comitato sta già studiano Basilea 4, si sta già discutendo del nuovo accordo. Quindi regole
prudenziali di gestione che vengono adattate nel corso del tempo in base all’evoluzione dell’attività
bancaria e all’evoluzione dello scenari. Queste regole sono state progressivamente tradotte in
direttive europee chiamate direttive europee chiamate direttive sui requisiti di capitale perché
vedremo che queste regole si basano su misure di rischio rapportate al capitale, quindi sono state
tradotte in altrettante direttive, la 1 la 2 la 3 e la 4, e la direttiva 4 recepisce l’accordo di Basilea 3, è
l’ultima. Queste direttive sono state direttive nel testo unico che è del ’93 ma è stato
progressivamente aggiornato, e sono state descritte in una normativa secondaria prodotta alla
banca italiana. Quindi questo sistema di regole, che chi lavora in banca deve conoscere (a
seconda dei ruoli ovviamente), che rappresentano un regolamento interno della gestione della
banca, sono state definite a livello internazionale e progressivamente tradotte in direttive europee
e in normativa nazionale. Ovviamente l’Europa si è allineata al 100% agli accordi di Basilea, altri
paesi no. Ad esempio gli Stati Uniti non si sono allineati al 100%. Nel sistema bancario americano
solo le prime dieci banche sono perfettamente allineate, le banche più piccole invece hanno regole
meno stringenti, e la stessa cosa vale per la svizzera ad esempio. Quindi i paesi diversi da quelli
europei hanno fatto delle scelte autonome, pur riconoscendo il valore di questi accordi
internazionali, hanno fatto delle scelte autonome sulla base di considerazioni di convenienza a
livello nazionale. Per certi versi, ovviamente, hanno avuto dei vantaggi, per altri versi hanno subito
poi danni per effetto di queste minori o più leggere regolamentazioni. Oltre al recepimento di
queste regole di gestione la creazione del mercato unico europeo ha portato di recente ad un
intervento ancora più radicale sulla struttura del sistema con la creazione della vigilanza unica
nell’unione bancaria. Quindi dal ‘77, prima direttiva, si è arrivati, a partire dal 2014, a una quasi
completa integrazione del sistema bancario europeo. Quindi da queste regole di allineamento ai
principi della concorrenza e del libero mercato, e della prudente gestione, si è continuato a
lavorare fino ad arrivare ad un’integrazione molto forte, molto strutturale, nel sistema bancario
europeo. Perché intanto c’è stata la crisi, la crisi finanziaria è vero che è scoppiato con il fallimento
della Lehman, però ha prodotto i suoi effetti in tutto il mondo. Si è visto che nonostante gli accordi
di Basilea e nonostante le direttive comunitarie le regole erano ancora troppo diverse tra paesi, ma
soprattutto l’applicazione delle regole era molto diversa, cioè il controllo sull’applicazione delle
regole. (Analogia : sia in Italia che in svizzera superare il limite di velocità in automobile è vietato
ma ha effetti diversi : in Svizzera la probabilità di prendere una multa, dato il metodo di
applicazione della regola, è pari al 100%; in Italia la probabilità di prendere una multa se si supera
il limite di velocità è statisticamente più basso. Questo è un esempio di regole uguali ma con
controlli sull’applicazione della regola diversi). Quindi si è visto che le regole magari erano più o
meno le stesse, ma che cambiava molto il meccanismo di applicazione di queste regole. Cioè le
autorità di controllo die vari paesi erano abbastanza libere nel come far rispettare le regole. Quindi
anche se le regole fossero state identiche per tutti, rimanevano degli ampi margini di libertà delle
autorità nazionali nel modo di farle rispettare. E forse le stesse autorità avevano delle competenze
diverse e vedevano rischi e problemi in modo diverso. Quindi si è capito che bisognava uniformare
molto di più allineare molto di più non solo le regole, ma anche lo stile della vigilanza, lo stile del
controllo, perché ormai il mondo finanziario è talmente interconnesso, gli scambi tra pesi sono
traente rilevanti che a crisi di una banca di un pese può generare un effetto sistemico, cioè può
generare il fallimento di tutte le altre e di tutti gli altri paesi anche lontani, come è stato nel caso di
Lehman Brothers che ha scatenato una crisi globale. Quindi vale la pena di affrontare la gestione e
il controllo e soprattutto la gestione della crisi delle banche in modo particolare e diverso. C’è un
altro problema, chi paga se una banca fallisce? Chi paga per evitare il dilagare di una crisi
sistemica? Sempre lo Stato ma lo Stato siamo noi quindi paghiamo noi, quindi il fallimento di
Lehman lo abbiamo pagato noi anche se non avevamo comprato titoli della Lehman. La crisi degli
anni ’30 l’abbiamo pagata tutta noi, i nostri nonni ecc. Non può essere così. Questo è uno
statement, un’affermazione, un principio che i governi e le autorità hanno riconosciuto, non può più
essere così. Perché se Tizio aveva comprato un’obbligazione della Lehman che aveva reso il 7 %
per 5 anni poi non può non esser lui a dover rimborsare qualcosa nel momento in cui la banca è in
difficoltà o fallisce ed essere invece Caio che aveva tirato la cinghia per tutto quel tempo. Quindi
non è giusto, non può più essere il denaro dei cittadini, dei contribuenti dello Stato, a risolvere il
problema delle crisi finanziarie. Quindi da un lato regole più uguali per tutti, modelli di applicazione
delle regole sempre più uguali per tutti e dall’altro basta salvataggi con soldi dei cittadini. Questi
sono stati i principi condivisi. Anche perché la crisi delle banche trascina con se inevitabilmente la
crisi degli Stati. Succede anche il contrario : uno Stato che si indebita troppo come il nostro
determina anche una crisi delle banche perché le banche hanno in bilancio i titoli di stato e quindi il
valore dei titoli di stato si riduce e si riduce anche il valore degli attivi. Quindi c’era un circolo
vizioso fra banche e stato che andava spezzato. E si decide quindi di accelerare l’integrazione del
sistema bancario europeo —> quindi la creazione dell’unione bancaria, di accelerare notevolmente
introducendo nuove regole ma anche nuovi meccanismi di controllo accentrati, sul rispetto delle
regole, e di introdurre nuovi strumenti di gestione delle crisi bancarie volti a minimizzare o evitare
del tutto l’intervento di denaro pubblico, cioè a evitare che il salvataggio venga fatto dall’esterno
(BAIL OUT) cioè che si salvi una banca dall’esterno, la si tiri fuori dalla crisi con denaro pubblico,
per far si che questa banca impari a salvarsi da solo (BAIL IN) a salvarsi dall’interno. Oggi
sentiamo molto parlare del bail-in che è proprio un meccanismo di salvataggio dall’interno, di auto-
salvataggio che si contrappone al meccanismo di salvataggio dall’esterno che di fatto poi richiede
soldi pubblici, perché nessun privato di propria volontà va a salvare una banca.
Il Consiglio Europeo decide nel giugno 2012 di accelerare. Ci metterà solo un anno e mezzo a
completare il disegno dell’unione bancaria. Che diventa effettiva nel 2014.
Come funziona? L’Unione bancaria è considerata l’indispensabile completamento dell’Unione
Monetaria e Economica europea. Un tassello che c’è sempre stato nel porgete ma che non era
mai stato realizzato. Viene realizzato con urgenza alla luce dell’evidenza della crisi e per evitare
una nuova crisi. Di fatto l’Unione europea armonizza le attività di vigilanza e di gestione delle crisi,
e armonizza ancora di più rispetto al passato le regole, quindi accentra il controllo (armonizza ma
in realtà è un accentramento del controllo), sul rispetto delle regole che vengono ridefinite, e in più
accentra le decisioni che riguardano la gestione delle crisi. È vero lo Stato è entrato nel capitale
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