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Gia a partire dal IX secolo a.c, per poi crescere maggiormente dall' VIII, si regista la nascita di
numerosi agglomerati protourbani (Ardea, Tivoli, Tusculum, Gabii, Praeneste, Roma...).
Non affronteremo la critica sulla storicità dei miti di fondazione romani, ma semplicemente si porrà
l'accento sulle spiccate analogie in questi miti di fondazione, facendo riferimento in particolare a
Roma e Praeneste (Caeculus, mito), osservando le similitudini tra gli eventi di matrimonio per
Ratto, mascheramento delle evidenti migrazioni di altri popoli con il racconto di capostipiti di
nuova provenienza, interventi miracolosi di animali-totem e di divinità, il passaggio di una
condizione di semi barbarie a società precise e regolate da leggi.
Per quanto concerne le testimonianze archeologiche, nella zona di Roma, ansa del tevere,
ritrovamenti ceramici attestano un'assidua frequentazione gia dai secoli XIV e XIII (età del bronzo),
riconosciuta come la “facies Appenninica”, presente in tutta l'italia peninsulare e caratterizzata
dall'economia di tipo pastorale.
La successiva “cultura”, detta appunto Laziale lascia testimonianze più precise, in un area che va da
Roma, la foce del tevere e i colli albani, tra il X e VIII sec (età del ferro), con diverse analogie con
la cultura villanoviana presente in etruria.
Fatta la premessa che, data la deperibilità dei materiali, data la continua frequentazione dei siti, le
tracce risalenti all'età del ferro risultano ovviamente esigui: alle pendici del Palatino, precisamente
presso il Tempio della Magna Mater sono state ritrovati segni di fondazioni di capanne simili ai siti
come Veio, San Gioviale, Lavinio ecc.., impiantati nel tufo, ed una tomba di IX secolo che
rappresenta un eccezione poiché nell'abitato (Corredo: Armi che dimostrano importanza sociale del
defunto, mostrando un inizio di assetto e distinzione sociale). Le capanne erano a pianta ovale (la
più grande 4,90x3,60), con impalcatura in legno e piccolo portichetto, con pali lungo il perimetro e
due maggiori al centro, con un apertura superiore per l'uscita del fumo del fuoco.
La centralità della casa come rifugio della famiglia viene individuata attraverso le riproduzioni fittili
(cinerari), a forma di capanna tra il XII e il X secolo. Nella necropoli dell'Osteria di Osa troviamo,
accanto al cinerario a forma di capanna, importanti corredi maschili, con al suo interno,
miniaturizzazioni di punte di lancia (corredo guerriero) o coltello sacrificale (corredo sacerdote) e di
figure fittili in terracotta che rappresentano, probabilmente, lo stesso defunto eroicizzato, oppure, se
figua femminile, la divinità che lo accoglierà nell'aldilà (oggetto di corredo molto raro, solo nelle
tombe più prestigiose ove presenti i simboli di status di sacerdote, guerriero e pater familias, dunque
del membro più eminente della società, addirittura assimilabile ad un arcaico rex latino).
Con l'inizio dell'VIII secolo i centri dei Colli Albani, che avevano rappresentato il centro della
cultura laziale, vivono un rapido declino, coincidente con la fortuna di centri che assumeranno
grande importanza, come Tivoli, Preneste e la stessa Roma, (fondata 754-753 a.c da sincretismo di
villaggi sparsi sui colli, attestata dall'abbandono delle necropoli sparse per utilizzarne una grande
unica sull'Esquilino).
La tradizione vuole che dal 753 (fondazione) al 509 a.c Roma fosse stata retta da 7 re, affermazione
spesso negata dalla moderna storiografia. Nelle recenti indagini seppur non si possa parlare di verità
storica, si è iniziata ad accettare con maggiore elasticità la veridicità di alcune figure, tra cui la
“mitica” figura di Romolo, fondatore e primo Re: attestata a circa della metà del VIII secolo sono i
resti di un muro di fortificazione che sembrano ripercorrere il percorso del Pomerium (limite oltre
che fisico Sacro della città), che viene descritto minuziosamente da Tacito, nelle fonti; lungo le
pendici del Palatino, databile circa a 770 a.c un vaso in impasto con grafite con incise quattro
lettere greche, ad attestare precoci rapporti con città di formazioni greche, come la tradizione
insegna (Romolo e Remo avrebbero appreso la scrittura nella città di Gabii secondo la tradizione, la
continuazione storica di Osteria di Osa e altri due villaggi).
Roma, adottando un modello urbanistico in uso in Etruria e influenzato dalla città greche coloniali,
riesce a dotarsi, nell'arco di poche generazioni, di tutte le infrastrutture necessarie per la vita di una
società complessa e articolata.
Durante il predominio etrusco di epoca regia, sotto appunto i Tarquini, vediamo la nascita di zone in
cui la popolazione si può riconoscere, come spazzi pubblici, privati, templi e complesse opere
idrauliche e di ingegneria, non dissimili a livello teorico da quello operato in altre città Latine
(Lavinio, Decima, Ardea, Satricum), ma semmai diverso per quantità e soprattutto, secondo le fonti,
malato di un senso di gigantismo dal sapore tirannico sotto Tarquinio il Superbo.
Zone destinate ad attività mercantili, come il Foro Boario, sono le prime zone in cui si interviene,
dotate quasi da subito di edifici di carattere pubblico e di esercizio del potere: gia dal VII secolo
viene regolarizzato da un battuto, mentre le estremità delle piazze divengono la Curia ed il
Comitium (funzione pubblica), mentre lungo la piazza una serie di edifici abitativi per i sovrani,
delle quali conosciamo poco se non attraverso i “palazzi” di altri centri latini come Murlo e
Acquarossa; la “Regia”, tuttavia, potrebbe rappresentare un esempio di antica residenza di re,
utilizzato originariamente dal Rex Sacrorum e connesso simbolicamente e topograficamente al
tempo di Vesta.
Con la fine del periodo Regio (509 a.c primo anno della repubblica) Roma si trova a dominare su
gran parte del Latium Vetus ed ad avere una grossa importanza anche a livello internazionale: il
primo trattato romano-cartaginese, la vittoria del 504 a.c ad Ariccia da Aristodemo di Cuma sugli
etruschi di chiusi alleati dei Tarquini alla ricerca del proprio ritorno egemone su Roma.
Con l'inizio della repubblica non si arresta l'opera edilizia pubblica e soprattutto sacra, infatti è
prorprio ai primi anni del V secolo che su deve la dedica dei templi di Saturno (499), Mercurio
(495) e Cerere, Libero e Libera (493), oltre alla prosecuzione del grande cantiere iniziato dai
Tarquini per il tempio di Giove Ottimo Massimo sul Campidoglio. A livello cultuale si attestano
influenza greche che si notano con l'introduzione del culto dei Dioscuri (484) a Roma e Lavinio e
della costruzione del tempio di Apollo Medico (431-Lavinio, metropoli fondata da Enea secondo la
Tradizione).
Se tante sono le informazioni su roma tra il VII e il V secolo non possiamo dire lo stesso di altre
città del Lazio per questo periodo. E' stato comunque possibile ricostruire i casi di alcuni centri
lungo il basso corso del Tevere, successivamente scomparsi: Ficana, ad esempio, che ha visto la sua
fine a causa delle mire espansionistiche di Roma, mostra un insediamento di tipo protourbano in
cresicita fino agli anni centrali del VII secolo. Uno dei casi più interessanti di questo centro è
rappresentato da un abitazione dalla struttura complessa che non rappresenta l'evoluzione della
semplice struttura a capanna. L'edificio è in posizione dominante nell'abitato ed è protetto da una
copertura di tegole; la grande quantità di vasellame ritrovata al suo interno suggerisce
l'appartenenza all'elite locale.
Altro centro fondamentale di questa parte del Lazio durante VII secolo è Praeneste: la tradizione
riporta la nascita dell'insediamento in epoca antica, ma la fioritura maggiore è di età orientalizzante
(VII secolo), alla quale si attestano gran parte dei materiali rivenuti. Le tombe a camera destinate ad
inumazione portano alla luce ricchissimi corredi, malgrado essi non siano paragonabili a quelli
coevi di altri insediamenti, poiché caratterizzati da maggiore sobrietà. Troviamo una serie di
prodotti d'importazione, quali una coppa di vetro assira, una kotyle d'oro protocorinzia, vasi
d'argento dorati fenici-ciprioti, calderone e patera della stessa origine ecc ecc, (tombaTombe
Bernardini e Barberini), dotate di un repertorio iconografico tipicamente regale di elaborazione del
vicino oriente.
La ricchezza di preneste non si arresta in età arcaica malgrado problemi di natura esterna, quali
l'invasione volsca del V secolo e a causa, soprattutto della pressione di Roma del IV secolo: la
produzione di ciste bronzee utilizzate dalle Dominae è fiorente e attestata fino al III secolo e attesta
dunque la ricchezza della classe aristocratica locale.
L'impianto urbanistico si articola in due parti: città “alta” e “bassa”; la prima cinta muraria, opera
poligonale estesa per oltre 4 km, racchiude l'acropoli della città, ove si trovata il tempio di Iuppiter
Arkanus, ed un sistema di terrazzamenti dove terminava la città alta, limite che si può individuare
dai ritrovamenti che ne individuerebbero l'antico pomerium, seppur pare che la città non terminasse
in quel punto, cosa attestata dalla posizione della necropoli, ben lontana dal sistema di terrazzamenti
della città alta. La mancata corrispondenza tra pomerium ed effettivo abitato non deve stupire
proprio in funzione della corrpondenza con Roma (le mura dette Serviane comprendevano al loro
interno due spazi non compresi dal pomerium).
I monumenti più significativi di Praeneste sono successivi alla guerra annibalica: nel II secolo viene
rinnovata e monumentalizzata la piazza forense nella città Alta; viene creata una piazza forense
ellenizzante nelle città bassa; viene edificato un santuario extraurbano dedicato ad Ercole; viene
edificato il Santuario della Fortuna Primigenia, santuario oracolare di ispirazione ellenistica.
In ultimo la zona del Latium Vetus fu conquistata nella sua totalità da Roma nel corso del IV secolo,
annettendo popolazioni quali o Volci, gli Ernici e gli Ausoni.
2) I Sabini
Le fonti letterarie attribuiscono ai sabiti l'origine di tutti i popoli sabellici, nati attraverso a
migrazioni, letterariamente attribuite al rito della primavera sacra (Ver Sacrorum – dedicare a Marte
tutti i nati di un determinato anno che erano costretti a lasciare entro il ventesimo anno d'età la
popolazione d'origine alla ricerca di una nuova sede sotto la guida di un condottiero o animale
totem, come ad esempio i piceni che prendono il nome dal picchio, glli Irpini dal lupo i Sanniti dal
Toro).
Il ver sacrorum forse non corrisponde tuttavia ad un vero rituale, bensì ad un modello ideologico
per giustificare le numerose migrazioni.