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La tristezza, la perdita e l’ abbandono: La situazione di anomalia crea una sensazione di tristezza

nel bambino. Quando si trasforma e vola via lascia una sensazione di perdita e abbandono nella

sorella. Le situazioni di solitudine sono immaginate dai kaluli solo nei momenti di maggiore

sconforto, poiché essere soli per loro è motivo di depressione.

Gli uccelli: Per i kaluli la solitudine è morte. Allo stesso tempo per loro gli uccelli per loro sono gli

spiriti dei defunti. Quindi il bambino sentendosi ignorato dalla sorella si sente solo, quindi come

morto. L’ analogia porta quindi porta il bambino a sentirsi nello stato d’ uccello. L’uccello muni tra

l’ altro è associato alle anime dei bambini defunti.

Il lamento: quando il bambino diventa uccello muni, prima fa un lamento rapido e isterico poi, uno

più melodico e lento. Il lamento nel contesto sociale kaluli rispecchia questa variazione. I kaluli

reagiscono così in caso di perdita e abbandono. Il lamento maschile e femminile sono molto

diversi tra loro: mentre nel primo caso ci sono picchi di emotività che sale e scema velocemente,

nel secondo caso si tratta di un lamento isterico passando poi via via a quello più lungo e

melodico.

Poetica: La poetica è integrata alla canzone e non esiste separata da essa. Il linguaggio usato è

quello quotidiano, anche se ci sono parole tipo ADELOMA che sono atipica. Anche se

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linguisticamente è corretto, non è mai usato nel linguaggio usato. Ade= fratelli, Loma= senza. Il

linguaggio poetico è associato al linguaggio degli uccelli.

Canzone:Nel Bosavi esistono 6 tipi di canzone, ma i kaluli ne hanno inventata solo una gisalo. È un

tipo di canzone che viene recitata solamente nelle sedute medianiche e solamente in spazi chiusi e

al buio. Le cerimonie con queste canzoni hanno come scopo quello di far piangere gli spettatori.

Per fare ciòsi fa un uso pieno e drammatico di tutte le risorse poetiche possibili.

Cap 2: Per te sono uccelli, per me sono voci nella foresta

Steven Feld, quando arrivò nel Bosavi, capì subito l’importanza che avevano gli uccelli nel mondo

kaluli. Proprio per questo voleva capire bene come fossero concettualizzati nelle menti delle

popolazioni locali. Dopo diverse domande che aveva posto a un kaluli, Jubi, questo gli rispose: “Per

te sono uccelli, per me sono voci nella foresta”. Questa risposta è stata illuminante per Feld

perché ha capito che lui imponeva la sua cultura alla visione degli uccelli. Per capire bene avrebbe

dovuto passare il suo tempo libero con i kaluli nella foresta.

La logica generale di classificazione si basa sulle somiglianze di becchi e piedi. Il gruppo è quello

degli uccelli che si dividono in terricoli e arboricoli. La ramificazione seguente suddivide in 2

famiglie il primo gruppo e in 5 il secondo. Queste si suddividono a loro volta in altre piccole

famiglie che prendono il nome dall’esemplare più grande che vi appartiene.

Stagioni tempo e spazio: Anche le stagioni sono scandite dagli uccelli. L’arrivo del Gruccione Coda

Azzura per esempio sancisce l’inizio della stagione Ten (da Aprile a Settembre). Gli uccelli

scandiscono la loro vita, si svegliano quando gli uccelli cantano e dormono quando gli uccelli

dormono. I richiami sono ascoltati con attenzione e la caccia non viene mai effettuata in

prossimità del villaggio.

Tabù, modi di dire e incantesimi: Ci sono delle credenze circa alcuni uccelli. Ad esempio si evita di

dare da mangiare ai bambini carne di tacchini, colombe terricole e simili, perché si pensa che li

facciano crescere ritardati. Le donne invece non possono mangiare carne di uccelli dalle piume

rosse perché porterebbero loro dei cicli mestruali troppo forti.

Nomi propri: I nomi propri adottati dai kaluli sono prevalentemente del mondo naturale. I nomi di

uccelli sono molto comuni.

Mito, colore, genere e bellezza: i kaluli considerano sia gli esemplari femminili degli uccelli sia

quelli umani molto più attraenti di quelli maschili. Gli uccelli ritenuti femmine hanno le piume

nere, rosse e bianche più sgargianti degli esemplari maschili. Gli uomini si fanno belli adornandosi

delle piume degli uccelli femmine. Il moto dondolante delle donne nubili ricorda il casuario,

mentre e gonne jowa ricordano la Paradisea sull’albero. 2 uccelli hanno le piume bianche: il

cacatua ciuffo giallo (che rappresenta le donne anziane) e il Bucero di Blyth (rappresentante

l’uomo). La storia dice che l’uomo (bucero) diventa più bello portando le penne della donna

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(cacatua); allo stesso modo gli uomini nelle cerimonie indossano piume di uccelli simbolicamente

femmine per rendersi più belli. L’uso delle penne è suddiviso in tre categorie: 1- piume nere e

rosse prese da uccelli femmine per cerimoniali degli uomini; 2- penne bianche sia di femmine

(cacatua) che di maschi (bucero), qui però il fattore maschile viene neutralizzato dal fatto che si

racconta che in origine il bucero avesse rubato le penne al cacatua; 3- piume di uccelli sia maschi

che femmine per occasioni pubbliche meno significative.

Suono: L’ ambito del suono evidenzia il profondo legame che c’è tra la classificazione e la metafora

degli uccelli. I kaluli categorizzano e interpretano le esperienze degli uccelli prevalentemente in

base ai suoni. L’identificazione degli uccelli tramite le loro espressioni sonore è immediata. Gli

uccelli sono classificati in 7 gruppi in base al suono da essi prodotto:

1- Quelli che dicono il nome: è il gruppo più grande e contiene quasi la metà degli uccelli. Non

esiste alcun mito che racconti poiché gli uccelli hanno iniziato a dire il proprio nome;

2- Quelli che fanno rumore: sono tutti quelli uccelli che fanno un verso che se prodotto da un

umano diremmo nasale. Anche se non in tono offensivo i kaluli dicono di questi che hanno

una brutta voce;

3- Quelli che producono solo suono: questi uccelli producono suono più con il corpo che con

la bocca. I membri di questo gruppo non dicono parole. Si pensa che sia una sorta di

linguaggio che comprendono solo gli uccelli tra di loro e i medium ovviamente;

4- Quelli che parlano il Bosavi: sono 7 gli uccelli che dicono frasi in lingua bosavi. Secondo i

kaluli questi non hanno voce di uccello ma di persona. Tutti gli uccelli capiscono questa

lingua anche se non si esprimono con essa;

5- Quelli che fischiano: questi uccelli fischiano e si dice che abbiano una lingua umana. Sono

considerati spiriti. C’è un’ ulteriore divisione tra quelli che fischiano in modo felice e quelli

che lo fanno in modo triste. I suoni fischiati hanno un equivalente simbolico nel parlato;

6- Quelli che piangono: In questo gruppo c’è sia il cacatua che l’uccello muni. L’uccello muni

rappresenta un bambino che piange, Iyeu invece è un adulto che piange;

7- Quelli che cantano Gisalo: questi uccelli danno origine alla canzone nello stesso modo in

cui muni dà origine alla canzone nel mito.

Cap 3: Il lamento che suscita canzone nelle donne

La differenza tra gisalo e il lamento funebre è che quest’ultimo è in registro più grave e iniziava

con una ripetizione continua della melodia piangente. Nei lamenti funebri ci sono delle vere e

proprie melodie che sono accompagnate da testi molto lunghi che rispettano i ritmo cadente. A

livello generale una ricerca psicologica e cross culturale ha rivelato che il pianto è l’atteggiamento

più comune tra le persone in lutto. Il pianto ha un carattere rituale globale e serve per minimizzare

la frustrazione. Le “affermazioni piangenti” delle donne sono messaggi verbali di intonazione

piangente, enunciate mentre si versano lacrime in situazioni sociali specifiche, per esempio

quando una donna si sposa e lascia il suo villaggio per quello del marito.

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La terminologia: un modo per entrare nel dominio sociale e semantico del pianto kaluli è mediante

il lessico, in cui dimensioni di contrasto demarcano esplicitamente un termine e cinque termini

specifici tesi a definire le varietà modellizzate di suoni di suoni de lamento. Una rapida escursione

nell’ etimologia etnografica ci fornirà le basi per capire le correlazioni tra i codici dei lamenti che

hanno un nome e gli attori e i contrasti che ad essi appartengono.

Contesti funebri e luttuosi: per i kaluli la cristianizzazione ha apportato dei cambiamenti molto

evidenti nei rituali funerari. Quando una persona muore viene fatta mettere vicino la porta d’

ingresso. Il cadavere è attorniato da 5-6 donne, le più strette al defunto. Le donne fanno dei pianti

accompagnati da testi, mentre gli uomini vanno dietro, sulla veranda e si lasciano andare a brevi

pianti. Solitamente le donne intorno al cadavere hanno dei mazzi di foglie lunghe per allontanare

eventuali mosche dal cadavere. Anche dopo settimane dalla morte del defunto e anche in

completa solitudine è possibile che, ricordando quest’ ultimo per aspetti della vita quotidiana, i

membri della comunità si lascino andare a pianti incondizionati.

Forma e codici esecutivi: il sistema tonale di tutti i lamenti (anche detti sa-yelab) include 4 note in

relazione tra loro, gli intervalli usati sono la seconda minore e la terza maggiore e il centro tonale è

la nota più bassa. I sa yelab sono monostrofici e solistici, tuttavia ne possono essere intonati

diversi simultaneamente. Il tipo di produzione vocale è di gola. L’andatura tende ad essere

regolare dall’ inizio alla fine, quindi non di può definire a ritmo libero anche se è un testo

improvvisato e spontaneo. La durata della frase va dai 7 agi 8 secondi e in ogni minuto ci sono

circa 120 battiti. Nel lamento funebre la frase è impostata oggetto + soggetto + verbo, per dare

maggiore rilievo al soggetto. Ci sono spesso domande che aggiungono alla fine della frase –ili, per

dare il senso della domanda retorica. I testi del lamento però sono articolati secondo il parlato

abituale. Il sa –yelab inizia e finisce automaticamente e spontaneamente.

Sa-yelab di Hane Solo: Questo sa-yelabHane o ha fatto per il suo defunto cugino. Rimprovera i figli,

uno perché diventato cristiano provocando così un senso di abbandono nel padre, l’altro perché

torna solo nei week-end studiando altrove. Questo testo ha molti dei codici linguistici del sa-

yelab:

- Forma domanda retorica con ili alla fine;

- Citazioni che mettono le parole in bocca al defunto;

- Frase con oggetto + soggetto + verbo per enfatizzare il soggetto;

- Mappa dei luoghi condivisi;

- Grado di parentela che apre e chiude le frasi.

Anche i codici sonoro del sa-yelab ci sono tutti:

- Pianto che accompagna tutto il lamento;

- Uso di 4 note;

- Unità melodica e ritmica;

- Struttura sillabica con versi densi a met

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
7 pagine
3 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/07 Musicologia e storia della musica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher bs1990 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Etnomusicologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Giuriati Giovanni.