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Alhaji spiega così come funzionano i tamburi e dunque mostra come la continuità tra
parlare, suonare e cantare sia fondamentale in tale società basata su una lingua
tonale, la “dagbani”, dove il significato delle parole dipende dal tono in cui vengono
pronunciate; dunque gli strumenti musicali devono saper riprodurre il suono del
parlato così da parlare loro stessi. Tra i principali strumenti parlanti dell’Africa
occidentale ci sono i “balafon” che hanno una struttura scalare ed i tamburi di varie
forme e dimensioni; tra questi ultimi si ricorda la “atumpan”,tamburo a calice diffuso
tra gli Ashanti, che viene suonato prevalentemente in coppia oltre al diffuso “lunga”
ovvero il lunna per i Dagomba (tamburo a clessidra in pelle e con la membrana e le
estremità in pelle di capra e collegate con cinghie in pelle d antilope) che viene
percosso da un bastone curvo (“lunna duelé”) tenuto sotto un braccio che altera la
tensione della pelle con la propria pressione. Questo è considerato il tamburo parlante
per eccellenza per questa capacità di cambiare il tono. Suonando in gruppo si usano
lunna diversi dove vi è uno principale ed altri che gli rispondono; i lunsi utilizzano, oltre
al lunna, un altro tamburo che è il “gunguon” che è un tamburo di pelle cilindrico
fissato con una cinghia al corpo del suonatore e percosso con un bastone curvo
(“gunguon duelé”): tale strumento non parla, ma svolge la funzione di
accompagnamento tanto che ne vengono usato due per un contrappunto ritmico. I
lunsi, per le loro competenze ed implicazioni sociali che esse comportano, hanno il
potere che è favorito dalla chiusura rigida del loro clan: essi sono conservatori di
saperi che esprimono nei loro canti di cui sono i detentori in senso assoluto (hanno
dunque un ruolo centrale nella trasmissione della memoria storica dei Dagbon e delle
vicende di famiglia. Anche la proprietà e la costruzione degli strumenti spetta a loro ed
il tramandare avviene dai padri ai figli maschi. Si impara a suonare soltanto attraverso
l’imitazione dei figli verso i padri, dunque serve essere membro della famiglia dei lunsi
o diventarlo in quanto un eventuale allievo
diventa come un figlio con tutte le
complicazioni che questo comporta come il
lavorare nei campi per il sostentamento di
tutto il gruppo famigliare.
Alhaji è morto nel 2008 all’età di 72 anni; la
sua famiglia comprendeva 5 mogli e 27 figli,
15 maschi e 12 femmine, di cui il maggiore
aveva 37 anni ed il più piccolo 3 e molti con
famiglia propria. Era analfabeta, ma parla
un ottimo inglese grazie ai suoi rapporti con gli studiosi occidentali. Fu attivo come
membro della “Ghana Folkloric Company” prima di stabilirsi a vivere a Temale con la
sua famiglia e dunque alternando l’attività di musicista, scolta all’esterno soprattutto
in USA che gli fruttava un cospicuo reddito, e di agricoltore. La corte della sua famiglia
presenta la struttura tipica presente in Dagbon: al centro vi è il pozzo ed intorno le
case dei membri della famiglia; le case sono ambienti monocellulari a pianta circolare
costruite in fango e soffitto di paglia; vi è tra queste la “professor room” destinata a
Loke ed agli ospiti stranieri. Il soggiorno a Tamale è durato una settimana. Il suo primo
incontro con Loke lo descrive come una venuta messianica. Oltre ai momenti di
condivisione della vita quotidiana con raccolta di informazioni per ricostruire il piano
genealogico con l’aiuto del figlio Saheed, si sono fatte riprese e registrazioni musicali.
La prima ripresa è il giorno d’arrivo con la riunione di tutta la famiglia dove i maschi
erano impegnati nella manutenzione dei tamburi, le donne nei lavori domestici ed
Alhaji intratteneva gli ospiti; organizzò alla fine una performance musicale con tutti i
figli maggiori per l’esecuzione di musiche del loro repertorio rituale. Una lunga
intervista, accompagnata dalle musiche, ha presentato varie spiegazioni del significato
della musica nella sua comunità. La sua è una figura di confine a cavallo tra due
realtà, quella degli studiosi internazionali e quella dei Dagomba. Gli strumenti possono
essere venduti a stranieri e studenti americani.
La “professor room” traccia delle barriere con il resto della famiglia così che. Contatti
non siano troppo stretti da sfuggire al controllo d Alhaji.
Il mito della fondazione del tamburo Alhaji lo fa risalire ad un suo antenato e l’origine
dello strumento si ricollega ad una dimensione religiosa. Il contatto con gli USA gli
permette di affermare di fare quel che gli occidentali chiamano musica; inoltre
distingue la musica occidentale, che è legata alla percezione e dunque fruizione
emotiva, ed i suoni del tamburo che invece hanno valore semantico.si tratta dunque di
una musica comprensibile mentre quella occidentale è senza senso.
“Quando ho deciso di fondare la chiesa sono partito proprio dalla musica”.
Ritratto di William Thomas Cheetam
In un edificio di Korlegonno ad Accra, ogni domenica i fedeli si riuniscono sotto la guida
di Cheetam, fondatore negli anni Novanta e vescovo di una comunità
carismatico-pentecostale denominata “Salvation Outreach MinistryInt”; anche i
componenti della sua famiglia ne fanno parte: la moglie Rebecca è una delle officianti
del culto, il figlio Richmond è tastierista, il figlio Johnatan è percussionista e la figlia
Gloria è una delle cantanti principali.
La celebrazione dura circa 4 ore e gli eventi strettamente musicali occupano quasi i
die terzi tra cui spiccano le danze che durano anche un’ora. Un orologio appeso al
centro della sala scandisce la durata di un’ora e fornisce un orientamento ai musicisti.
La sua chiesa si distingue per l’alta qualità della musica praticata. Nii Otoo Annan tutte
le domeniche suona la chitarra col gruppo di musicisti professionisti. Grazie a
Richmond si è potuto far riprese durante le preghiere di esclusiva penitenza femminile
e l’intervista col padre.
Negli ultimi decenni i movimenti religiosi pentecostali hanno avuto una gran crescita;
in Ghana il fenomeno è iniziato circa negli anni Venti in seguito al proselitismo dei
missionari occidentali; si sono inoltre moltiplicate le comunità carismatiche soprattutto
a sud dove prevale la religione cristiana, mentre a nord prevale l’islam. Un punto
cruciale dell’attività di tali comunità è il circuito economico che è alimentato dalle
offerte dei fedeli che sono effettuate in modo molto vistoso durante i giri di danza e
che servono anche a pagare i musicisti o ad acquistare gli strumenti musicali. La
musica e la creazione di gruppi di preghiera servono anche a non far andare i fedeli
verso altre comunità che esercitano una maggior attrazione; la musica è la principale
fonte di reddito dei musicisti di Accra.
Parlando della comunità di Cheetam, la musica è la chiave di essa stessa in quanto fin
da subito il fondatore ha attribuito alle pratiche musicali una funzione d perno della
stessa vita comunitaria.
La lingua utilizzata prevalentemente durante le celebrazioni è il Ga ed i discorsi
vengono tradotti in linguaggi locali; l’inglese vi è solo in alcuni canti di derivazione
coloniale. Tra i punti più forti della cerimonia co sono i “momenti glossolalia” dove ogni
fedele parla direttamente con Dio (=inner-self) ed è il momento più autentico
dell’esperienza religiosa. Singolare è anche il momento in cui avviene una sorta di
esorcismo nei confronti di una delle figlie del vescovo che è una delle cantanti
principali. Nei momenti musicali canta anche lo stesso Cheetam. Il mercoledì sera vi è
un momento di preghiera esclusivamente femminile e l’unico strumento musicale è un
“sistro” ed è utilizzato dalla donna che guida il culto: si tratta di una cornice di plastica
con sonagli che ha una forte valenza simbolica in quanto primo strumento musicale di
culto e collegato all’episodio biblico del passaggio del Mar Rosso; tale strumento serve
a guidare i momenti della glossolalia di tali incontri e si alterna ai medley di canti
corali senza accompagnamento.
Evidente è l’importanza della musica come preghiera e come mezzo per entrare in
contatto col divino e dunque è evidente la consapevolezza del vescovo della centralità
della musica così come quella della danza e della performance corporea come
momento di preghiera. La partecipazione comunitaria, come abbiam visto, ruota
attorno ad una dimensione famigliare e la famiglia di Cheetam costituisce il “buon
esempio”.
Ricerca sul campo e montaggio: aspetti tecnici e metodologici
Il prodotto filmico costituisce una forma di scrittura dotata di proprie specificità; le
dinamiche performative sono state catturate anche attraverso la registrazione del
suono dell’ambiente/della comunità. Dunque la componente tecnologica interagisce
con la ricerca sul campo anche dal punto di vista metodologico.
Elisa Piria ha collaborato alla ricerca sul campo e Tommaso Vitali al montaggio dei
materiali. Le attrezzature per il lavoro sul campo
di Elisa Piria
Ghana e Burkina Faso sono paesi con clima tropicale, caldo e umido; il periodo pensato
per il montaggio coincideva con la stagione delle piogge e questo era un problema per
l’uso delle attrezzature. Le aree di ricerca sono piuttosto distanti tra loro, circa 1000km
da Accra in Ghana e Bobo Dioulasso in Burkina Faso. Dunque la scelta delle
attrezzature è dipesa dalla loro compattezza ed adattabilità a condizioni climatiche
estreme ed in secondo luogo alla loro grande versatilità soprattutto per le riprese
audio.
Nel caso della comunità religiosa di Accra la musica ha una funzione inclusiva in
quanto rafforza la coesione comunitaria e permette la partecipazione collettiva al
rituale attraverso il canto e la danza. Le pratiche musicali Dagomba e Lobi invece
svolgono contemporaneamente una funzione inclusiva ed esclusiva in quanto parlano
e cantano attraverso strumenti musicali che, riproducendo suoni dei linguaggi tonali,
veicolano significati definiti. La qualità della luca naturale ed il contrasto con le pelli
scure rendono difficilmente leggibili le espressioni facciali e per tale motivo è stata
utilizzata dell’attrezzature con determinate caratteristiche: per la registrazione in spazi
aperti era in grado di registrare anche i suoni laterali ed aveva un ampio range
dinamico necessario per la registrazione degli strumenti a percussione per un gran
livello di pressione sonora. Note sul montaggio
di Tommaso Vitali
È avvenuto un percorso di postproduzione