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PLASTICITÀ DEL CONTESTO

Il contesto si espande con l'espandersi delle n/ conoscenze e delle n/ domande. Più pensiamo a una data situazione, più si allarga la gamma di elementi potenzialmente rilevanti (con il passare del tempo si esamina un atto comunicativo cercando di immaginare contesti diversi e possibili altre interpretazioni). Pertanto c'è una costante costruzione del contesto e questo crea delle zone dette "zone ombra", cioè si ricordano e si tengono presenti sempre e solo alcune delle possibili dimensioni contestuali che permettono interpretazioni. La scelta è ciò che rende possibile la comunicazione e anche la comprensione del vissuto. Il linguaggio che usiamo è la realizzazione di continue scelte che implicano il riconoscimento di alcuni aspetti dell'esperienza e l'occultamento di altri. Ogni cosa detta presuppone altre cose non dette.

Habitus: un insieme di atteggiamenti imparati tramite la

Socializzazione che aiutano a sviluppare certe sensibilità e a ignorarne delle possibili altre. (E' questo il motivo per cui non è possibile la riproducibilità e validità delle situazioni sperimentali.)

IL PUNTO DI VISTA: Qualsiasi descrizione linguistica richiede l'assunzione di un punto di vista. Ciò viene realizzato con scelte linguistiche. L'uso dei pronomi dimostrativi, ad es. (questo, quello) per riferirsi a persone quando il parlare ha un atteggiamento negativo verso di loro. Es. "questa madre" o "questa suocera" introduce una distanza simbolica che contribuisce a un ritratto negativo del personaggio.

L'analisi della narrativa: mentre si parla non solo si comunica ma si metacomunica, cioè si interpreta la comunicazione.

IL NOME - TITOLO SAMOANO E LA PRATICA (Kundera: "una volta equivale a nessuna volta") Le n/azioni costruiscono significati a partire da situazioni che sono di fatto uniche ma

Che noi possiamo trasferire in tipi o classi tramite somiglianze o generalizzazioni. Ciò vale anche per le persone che ci circondano. A prima vista siamo circondati da persone uniche, entità definite indipendenti dal contesto. Questa prospettiva è sostenuta dal concetto occidentale dei nomi propri. Il nome proprio che indica la persona (sempre uguale a sé stessa sia da piccolo che da adulto o da vecchio) dovrebbe fornirci il contesto costante (ma ciò non è!) mantenendo un'identità di fondo rappresentata dal nome, piuttosto che variabile. Clifford Geertz, parlando del carattere dei balinesi, sostiene che le culture si differenziano, tra l'altro, nel modo in cui gestiscono le identità sociali "persona" e "personaggio" costituendo l'universale che l'individuo rappresenta tramite una classe di comportamenti. Esempio: le maschere del teatro dell'antichità, comiche e tragiche, non individuo particolare.

mauniversale che l'individuo rappresenta tramite una classe di comportamenti (tragici o comici). Stapoi al pubblico rapportare questo ai casi particolar, alla vita della gent, alle propie esperienze. Questo conflitto tra particolare e universale costituisce il rapporto tra soggettivo e intersoggettivo, tra mente del singolo e mente del gruppo cioè il rapporto tra il genere umano. FORME REFERENZIALI: contribuiscono alla costruzione e riproduzione di un contesto. Es. nella pratica SAMOANA il giudizio sull'abilità di un oratore che pronuncia un bellissimo discorso viene dato definendo l'oratore con il nome proprio di una figura storico-mitica di un antenato "IULI", il miglior oratore mai esistito. Cap 5 il sé politico I presupposti culturali non vanno dati per scontati (ad esempio i politici giocano molto sulla loro vita familiare). La costruzione del sé politico non può avvenire nel vuoto interazionale perché il linguaggio nasce dalla.

Tensiona tra le azioni dell'individuo e dei suoi interlocutori. Spesso tocca anche fare i conti con la forza che hanno le parole al di là delle intenzioni: anni di sarcasmo ed ironia in politica, ad esempio, incidono sull'interpretazione dei discorsi dei candidati da parte degli elettori.

PARLANTI, PUBBLICO E LA COSTRUZIONE DEL SE' POLITICO (intenzioni nell'interazione verbale e nell'interpretazione delle azioni sociali)

Il significato delle parole non è mai SOLTANTO dovuto alle intenzioni di un individuo perché il significato, per definizione, nasce sempre da un'interazione in cui l'interlocutore (o più in generale, l'uditorio) è automaticamente coinvolto nell'atto stesso del dire e nella sua interpretazione.

La costruzione narrativa del Sé politico: (Il soggetto dovrà adottare una retorica che gli permetta di presentarsi come un possibile futuro parlamentare tramite particolari strategie)

comunicative). Un es. preso in considerazione dall'autore è quello di un politico americano, professore. Egli con il potere del linguaggio (discorso) si aggiunge una nuova identità, quella di politico. Ciò avviene con strategie discorsive e generi verbali (predomina la narrativa). Nel narrarsi si costruisce mondi possibili, tra cui quello che comprende la vita pubblica nel paese, sulla base di un mondo passato, di esperienza privata: uno di questi è la famiglia. moglie, figli, ecc. "Da molto vive nel loro distretto, i figli sono nati e hanno studiato qui." ecc. ecc. Il candidato ideale garantisce alla comunità la sua appartenenza tramite la costruzione di una biografia, sua e della famiglia, ciò prova una fedeltà al luogo e ai suoi abitanti: II "Sè" politico appare molteplice e distribuito, costruito cioè tramite attributi e azioni di altri (scelta insieme alla moglie di abitare in quel quartiere,

mandarci i figli a scuola pubblica ecc ). Nel suo discorso si può riscontrare:

  1. la realizzazione narrativa di varie trasformazioni: da prof. a padre, da estraneo a concittadino, da concittadino a candidato.
  2. tentativo di rendere rilevanti alcune scelte di vita fatte molti anni prima, ai fini della carriera politica scelta oggi.

La capacità del politico di rappresentarsi in un certo modo deve essere mediata dalla capacità del suo pubblico di accettare alcune possibili interpretazioni del suo discorso. Vorra presentarsi come un candidato diverso, evitando critiche infondate e gli attacchi verbali iperbolici ai suoi avversali. Se poi menziona un candidato contrario, gli risulterà difficile controllare l'interpretazione del suo pubblico che capisce la critica come un tentativo di prendersi gioco dell'avversario (ironia o sarcasmo).

Cap 6. Le intenzioni nostre e degli altri. Le scienze cognitive contemporanee vedono l'intenzionalità come una

facoltà mentaledell’individuo analizzabile tramite l’introspezione. Gli enunciati, quindi, sono visti come larealizzazione di intenzioni individuali, atti comunicativi convenzionali interpretabili tramite codicicondivisi. Tuttavia, a questo concetto di “intenzione” sono state mosse diverse critiche:
a. E’ difficile ricostruire le intenzioni al di fuori di situazioni specifiche
b. Non vengono analizzate le condizioni contestuali per l’uso del termine inglese “intention”,che potrebbe anche non avere un esatto corrispondente in altre lingue.
c. Anche se l’intenzionalità viene messa in causa a proposito di atti comunicativi particolaricome le scuse, le promesse e le richieste, non si tiene conto che questi siano atti moltocomplessi fortemente condizionati dalle aspettative culturali relative al contesto.
d. L’intenzionalità da sola:
a. Non facilita la comprensione degli aspetti interattivi del comunicare
b. Nonapre il discorso verso l'analisi della forza degli strumenti comunicativi. Manca una chiara distinzione tra intenzionalità e agentività. Nell'analisi della comunicazione, la teoria dominante in psicologia è usare le intenzioni individuali per spiegare il significato degli enunciati. Secondo le scienze cognitive e contemporanee, l'intenzionalità è uguale alla facoltà mentale dell'individuo analizzabile tramite l'introspezione, pertanto gli enunciati (i discorsi...) e le azioni umane vanno viste come la realizzazione di interazioni individuali tramite atti comunicativi convenzionali (ovvero interpretabili tramite codici condivisi). Fondamenti epistemologici È difficile ricostruire le intenzioni dei parlanti al di fuori di situazioni specifiche, storiche e culturali. Ad esempio, a proposito di particolari atti comunicativi complessi quali le promesse, le richieste, le scuse, sono fortemente condizionati da aspettative culturali e.

d'uso di un determinato luogo o comunità. La descrizione di quello che gli altri fanno, pensano, credono o sentono presuppone la possibilità di identificarci con essi. L'intersoggettività è necessaria per parlare di interpretazioni. Dunque occorre riesaminare il concetto di intenzionalità, per definire da una parte un livello che possiamo accettare come universale, (pan umano) e dall'altra a chiarire quegli aspetti dell'intenzionalità collegati a particolari interpretazioni (pratiche interpretative e istituzionali). Pertanto: bisogna intendere per intenzioni "agire umano" che comprende sia gli effetti che il giudizio morale ed estetico. L'intenzionalità è una proprietà universale del nostro essere nel mondo ovvero la proprietà dei nostri pensieri, emozioni e azioni di essere avviati verso qualcosa o qualcuno. A partire da ciò si possono costruire altri modi di essere -

conseguenze possono influenzare il mondo esterno e le persone che ci circondano. L'agentività si manifesta attraverso le nostre intenzioni e le azioni che intraprendiamo nel contesto in cui ci troviamo. Queste intenzioni hanno una natura fondamentalmente intersoggettiva, poiché si manifestano nelle relazioni con gli altri e dipendono dal contesto in cui si svolgono. Inoltre, le intenzioni hanno una componente affettiva e morale, poiché sono influenzate dalle emozioni e dai valori che guidano le nostre azioni. In definitiva, il significato delle parole esiste nella relazione tra chi parla e chi ascolta, e non solo nella mente di un singolo individuo. Il significato è il risultato dell'interazione tra parlante e destinatari. Possiamo quindi dire che in questi casi i parlanti si rendono conto dell'efficacia delle parole, che può essere controllata solo fino a un certo punto, a seconda di quanto ci permettono i nostri interlocutori. Capitolo 7: Agentività nel linguaggio L'agentività è la capacità di fare accadere le cose, di intervenire sulla realtà e di esercitare un potere causale. Si tratta del controllo sulle azioni, le cui conseguenze possono influenzare il mondo esterno e le persone che ci circondano.ossiede la capacità di compiere azioni e di influenzare il proprio ambiente. Gli agenti possono essere persone, animali, oggetti o entità astratte. Le azioni degli agenti possono avere conseguenze positive o negative sugli altri e possono essere valutate in base ai loro effetti.
Dettagli
Publisher
A.A. 2004-2005
10 pagine
3 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-DEA/01 Discipline demoetnoantropologiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Sara F di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Etnologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Messina o del prof Geraci Mario.