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MACROECONOMIA

Obietti della macroeconomia sono:

1. analizzare la crescita economica di un paese;

2. studiare inflazione e deflazione, svalutazione e sottovalutazione generalizzata del livello medio dei prezzi;

3. come i principali fattori della produzione a livello aggregato sono impiegati. Particolare attenzione è posta al

fattore produttivo lavoro nell’analisi dell’occupazione e disoccupazione.

Esistono diversi indicatori economici della ricchezza di un paese, in cui la ricchezza è la somma di tutti i beni

posseduti dall’individuo moneta inclusa :

 Ricchezza patrimonio. Consiste nell’insieme di tutto il patrimonio posseduto dall’individuo: case,

appartamenti quindi soprattutto beni immobili o anche ricchezze accumulate nel tempo anche sotto

forma di capitale indifferenziato

 Ricchezza reddito. la sommatoria di tutti i beni posseduti dall’individuo inclusa la moneta

accumulati in un certo periodo di riferimento generalmente l’anno solare.

Un indicatore della ricchezza della nazione è il PRODOTTO INTERNO LORDO PIL. Questo si può definire come la

somma del valore di tutti i beni e servizi finali di nuova produzione in un determinato paese ed in un determinato

periodo di tempo generalmente coincidente con l’anno solare. Per valore di beni e servizi finali si vuole intendere che

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l’unità di misura è l’euro. Parliamo inoltre di prodotto interno perché fa riferimento a quei beni prodotti dai residenti

in Italia più quei beni e servizi prodotti dagli stranieri in Italia escludendo però il valore dei beni e servizi prodotti

dagli italiani all’estero. Parliamo poi di prodotto interno lordo e per lordo si intende che sono inclusi gli ammortamenti

dove per quest’ultimi intendiamo le quote di reintegrazione della matematica finanziaria, cioè nel calcolo del PIL si

tiene conto della svalutazione che il capitale subisce nel tempo. Infine per beni e servizi finali si intende che non nel

calcolo del PIL non si considerano i beni intermedi ma solo i beni finali. Esempio. Nel calcolo del PIL dell’Italia non

vengono conteggiate quelle ruote che le imprese producono ma direttamente quelle che poi vengono montate sulle

automobili, quindi si conteggia solo quella ruota che viene venduta al di fuori ad esempio come ruota di scorta ma se

la ruota viene montata sull’automobile si conteggia direttamente l’auto completa e non l’auto più la ruota evitando

ripetizioni. Lo stesso vale per le materie prime. Se per produrre bicchieri di vetro ho bisogno di silicio è naturale che

non vado a conteggiare il valore del silicio ma direttamente quello del bicchiere o meglio considero il valore del silicio

più quello del bicchiere meno il costo di produzione del silicio. Nella definizione di PIL abbiamo parlato di beni di

nuova produzione, cioè prodotti in un determinato anno. Nel mercato delle auto usate viene considerato solo il costo di

transazione e non il valore dell’auto. Abbiamo due tipologie di PIL:

 PIL NOMINALE. E’ a lordo dell’inflazione, cioè tiene conto dell’inflazione ovvero della

svalutazione che la moneta subisce nel tempo.

 PIL REALE. E’ al netto dell’inflazione, cioè non tiene conto della svalutazione che la moneta subisce

nel tempo.

Esiste anche un prodotto interno netto PIN e si ha quando non consideriamo gli ammortamenti. Sia il PIL che il PIN

possono essere espressi in termine pro capite quindi possiamo avere il:

 PIL PRO CAPITE. Si ha quando si divide il PIL per la popolazione italiana considerando anche però

quella parte di popolazione non italiana che però producono in Italia.

 PIN PRO CAPITE. Lo stesso vale anche qui.

Abbiamo anche il così detto prodotto nazionale lordo PNL e anch’esso può essere nominale o reale a seconda se

consideriamo o meno il fenomeno dell’inflazione:

 PNL NOMINALE.

 PNL REALE.

Per PNL consideriamo la somma del valore di tutti quei beni e servizi prodotti dagli italiani in Italia ma anche dagli

Italiani all’estero ed escludiamo invece quelli prodotti dagli stranieri in Italia. Esiste anche un prodotto nazionale netto

PNL quando non consideriamo gli ammortamenti. Lo stesso possiamo parlare di:

 PNL PRO CAPITE. Si ha quando consideriamo il PNL diviso il numero di residenti e imprese in

Italia più quelli che producono beni e servizi all’estero escludendo gli stranieri in Italia.

 PNN PRO CAPITE.

TEORIA DELLA CRESCITA ECONOMICA DI LUNGO PERIODO

Afferma che il PIL NOMINALE tende sempre a crescere nel lungo periodo.

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Sull’asse delle x c’è il tempo (anni) e sulle ordinate il PIL (euro). Il PIL viene calcolato a partire da un dato periodo

cioè ad esempio dall’unità d’Italia in poi però ovviamente ci andiamo a concentrare solo nell’intervallo che ci

interessa. In tale periodo il PIL nominale tende ad aumentare nel tempo. Se consideriamo la retta di interpolazione del

PIL nominale tale retta prende il nome di PIL POTENZIALE. Quindi la teoria dice che nel lungo periodo aumenta il

PIL potenziale. Questo perché il PIL potenziale è funzione della così detta OFFERTA AGGREGATA. Questa è

l’offerta che dipende da tre fattori:

 Capitale C. si intende l'insieme di tutti gli impianti, le fabbriche presenti in Italia, ma anche di capitale

finanziario presente in Italia.

 Lavoro L. tutte le attività intellettuali e manuali realizzate dall’uomo.

 Tecnologia T. l’insieme delle telecomunicazioni, dei software, delle imprese presenti sul territorio nazionale.

Come è possibile fare in modo che il PIL POTENZIALE e di conseguenza anche il PIL NOMINALE crescano nel

tempo? Lo stato deve investire in capitale, lavoro e tecnologie.

TEORIA DELLA FLUTTUAZIONE DI BREVE PERIODO

Andiamo a fare un ingrandimento del grafico precedente. Il PIL NOMINALE può aumentare, poi diminuisce, poi

aumenta poi diminuisce e abbiamo quindi nel breve periodo delle oscillazioni (fluttuazioni). In particolare si parla di

recessione quando il PIL REALE diminuisce per due trimestri consecutivi. La recessione è una tipica forma di crisi

che è successo nel 2007 a livello mondiale. Quando però il PIL scende per molti periodi passiamo dalla recessione alla

depressione (Avvenuta nel 1929). Comunque abbiamo nel breve periodo queste fluttuazioni perché queste dipendono

dalla domanda aggregata. La domanda aggregata dipende dalle seguenti classi:

- Famiglie (consumatori); 57

- Imprese;

- Pubblica Amministrazione;

- Stranieri.

Queste 4 classi di soggetti economici richiedono diverse quantità di beni e servizi a seconda delle loro necessità e

quelle che sono le peculiarità di quel periodo di riferimento. Se la domanda aggregata aumenta le imprese aumentano

l’acquisto delle materie prime e degli altri fattori della produzione, assumono operai e quant’altro. E quindi si ha un

aumento del PIL NOMINALE del breve periodo. Si ha invece una fase calante quando diminuisce la domanda

aggregata. Ritornando un attimo alla politica economica attraverso provvedimenti di politica economica si può

influenzare sia l’andamento del PIL POTENZIALE del lungo periodo ma sia ridurre le fluttuazioni negative. Se nel

lungo periodo attraverso la politica fiscale in governo decide di dare dei sussidi alle imprese in maniera tale da

aumentare quello che è il capitale o la tecnologia a loro disposizione aumentiamo il PIL POTENZIALE. Allo stesso

modo attraverso delle agevolazioni fiscali o comunque attraverso dei meccanismi agevolativi si può fare in modo che

le imprese pagando meno tasse abbiano più soldi a disposizione da impiegare. Nel lungo periodo attraverso

provvedimenti di politica fiscale si può fare in modo che aumenti l’investimento delle imprese in capitale, lavoro e

tecnologie. Attraverso invece meccanismi di politica monetaria è possibile intervenire sui tassi di interesse, sia quelli

della banca centrale sia quelli interbancari sia quelli bancari, in maniera tale da gestire l’inflazione. In tal modo si va

ad intervenire direttamente attraverso questi strumenti al fine di incrementare il PIL POTENZIALE nel lungo periodo.

Lo stesso si può fare anche nel breve periodo per limitare le

fluttuazioni.

Come è possibile differenziare il PIL NOMINALE dal PIL

REALE.

E’ possibile calcolare il PIL REALE dal PIL NOMINALE

attraverso un coefficiente definito deflatore del PIL

), che piò essere tabellato anno per anno:

(D PIL

PIL NOMINALE PIL NOMINALE

D = PIL REALE =

PIL PIL REALE D

PIL

D si calcola andando a considerare un anno base (2009) e per quest’anno si impone che il PIL REALE=PIL

PIL

NOMINLALE. Noto quest’ultimo nel tempo è facile stabilire il PIL REALE che avrà un andamento come in figura.

Quindi per un anno precedente al 2009 per conoscere il PIL REALE basta moltiplicare il PIL NOMINALE per un

)

coefficiente(1/D >1. Invece per anni successivi al 2009 per calcolare il PIL REALE basta moltiplicare il PIL

PIL D che sia <1.

NOMINALE per un valore pari all’inverso di PIL

CONTABILITA’ NAZIONALE

Ha tre obiettivi:

- Determinare il livello di ricchezza di una nazione;

- Come il reddito nazionale viene distribuito ai vari macro gruppi di attori economici quali le famiglie, le

imprese, Pubblica Amministrazione e stranieri;

- Capire come ciascuna classe utilizza il proprio reddito.

Esistono tre metodi per calcolare il PIL: 58

- Metodo della spesa;

- Metodo del reddito;

- Metodo della produzione.

METODO DELLA SPESA

Considera il PIL come la somma del valore di tutti quei beni e quei servizi acquistati da diverse classi di attori

economici. Possiamo perciò distinguere:

 La spesa per consumi C. si intende la somma del valore di tutti quei beni e servizi acquistati dalle famiglie.

 La spesa per investimenti I. possiamo avere tre tipo di spesa per investimenti:

 fissi delle imprese. Riguardano tutti quegli investimenti delle imprese necessarie per l’acquisto

di impianti, capannoni ecc. (in micro sono i costi fissi).

 in scorte. Riguardano il valore di quei beni e servizi non ancora venduti o assemblati in forma

finale per essere destinati alla vendita. Sono quindi quei beni che ritroviamo nei magazzini, sugli

scaffali dei negozi.

 Immobiliari o in abitazione. Si differenziamo: nel caso delle prime due tipologie di investimento

i soggetti economici che investono sono le imprese. Quando parliamo di investimenti

immobiliari ci riferiamo sia alle imprese che alle famiglie.

 Acquisti pubblici G. E’ la somma di tutti quei beni e servizi acquistati dallo Stato: gli stipendi, le spese per la

costruzione di strade, per l’istruzione, per la difesa. Gli acquisti pubblici non contemplano i trasferimenti

pubblici: le pensioni, l’assistenza agli inval

Dettagli
A.A. 2017-2018
101 pagine
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SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/01 Economia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher IngegneriaSalerno di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Estimo ed economia ambientale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Salerno o del prof De Mare Gianluigi.