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Introduzione al concetto di reintegro dei costi
Ci sono dei materiali che, a causa dell'usura parziale, devono essere reintegrati tramite le quote annue. Questo concetto è strettamente legato all'ammortamento. In teoria, alla fine delle quote, abbiamo reintegrato i costi del materiale. Tuttavia, anche se le quote vanno considerate come spese per poter reintegrare l'ammortamento, non danno mai una soddisfazione totale, in quanto rappresentano un capitale investito.
Alle quote si associano anche le tasse che vanno pagate allo stato. Inoltre, vanno pagati i tributi ai benefici dipendenti che partecipano all'impresa. Tra i fattori per la definizione del costo totale, va considerato anche il fondo fondiario che dovrebbe remunerare il proprietario del terreno su cui si svolge la produzione. Il beneficio fondiario si lega a ciò che il fattore terra è in grado di rendere. L'imprenditore puro, quindi, nella valutazione del costo deve tener conto, come abbiamo già visto, delle quote, delle spese varie, delle tasse, dei salari, degli stipendi, dei benefici fondiari e anche del proprio tornaconto.
Oggi l'imprenditore unico è molto raro, perché subentrano vari partner. Per vedere il costo totale bisogna definire il profitto dell'imprenditore.
Reale: si assume altri ruoli, tra cui l'organizzazione, il rischio, la sorveglianza ecc.. Innanzi tutto per definire il costo totale di produzione bisogna guardare sia le spese dirette che quelle indirette. Quindi si considera anche chi solleva l'imprenditore da uno dei ruoli che lui può svolgere.
Quando si parla dei beni che fanno riferimento all'impresa, bisogna considerare anche i fabbricati, le aree, le merci, cioè l'azienda, il complesso di beni annessi all'impresa. Questo complesso statico dell'impresa prende il nome di Unità Tecniche Organizzative, che hanno una loro funzione.
Quando parliamo di impresa vera e propria subentra una realtà soggettiva. L'imprenditore attiva una corrente, cioè l'imprenditore sintetizza la funzione
Tipica dell'impresa che parla di acquisto, produzione e distribuzione di beni. L'imprenditore fa quel che vuole, perché se comunque arriva alla produzione e all'esercizio, questa viene capitale circolante distribuita. Questa è la funzione tipica di impresa. Alla gestione corrente corrisponde il capitale circolante. E' quella massa di denaro in cui si alimenta l'esercizio dell'impresa. E' l'ammontare di risorse che compongono e finanziano l'attività operativa di una azienda ed è un indicatore utilizzato allo scopo di verificare l'equilibrio finanziario dell'impresa nel breve termine. Poi vi è il capitale fisso, costituito da quella parte di beni durevoli che costituiscono una fonte redditizia nello svolgimento di un'attività produttiva, nel lungo termine. L'imprenditore deve assumersi i rischi della produzione. I rischi sono rappresentati dal fatto che le spese sono certe mentre i ricavi possono essere incerti.
I fattori nella definizione di costo totale: - Beni naturali: (terra) sono generalmente definiti come fattore terra. Si parla di risorse naturali, terreni destinati all'agricoltura, cave, abitati, ambienti naturali in genere, clima, pendenze, ecc.. Un bene può valere di più per un fattore naturale, o perché esistono più soggetti che danno valore a quella cosa, quindi per motivi soggettivi e personali. I beni naturali (terreni destinati all'agricoltura; terreni urbani edificabili; terreni industriali; ambiente naturale; acque; pendenza; paesaggio, ecc..) generano degli effetti e al momento della progettazione, secondo la personalità economica, si devono fare delle scelte progettuali meno rischiose e più economiche. - Lavoro: Oggi è difficile che vi sia un passaggio di scala tra i vari lavori. L'aumento dei costi di vita non genera aumento del lavoro. - Capitale: si distingue in capitale circolante e capitale fisso. Sotto ilprofilo tecnico, il capitale verrebbe differenziato in base all’esercizio. Sotto il profilo del capitale, gli immobili si legano a quello che è impossibile da rimuovere senza infficienza produttiva. Sono la somma di beni immobili e del fattore area. Il manufatto si svaluta nel tempo, il terreno sotto si rivaluta. Diciamo che il capitale si compra e si vende e comporta delle spese. Si deve anche valutare il tempo, per cui si parla di interessi e vedremo in seguito come va remunerato.
- Impresa: e tutti i costi relativi ad essa, tra cui il pagamento delle quote e dei dipendenti, oltre che delle spese varie. L’impresa non è un elemento fisso. Ci sono imprenditori che non risultano a capo ma solo come voci di costo.
- Stato: tasse da pagare allo stato
Questi sono tutti fattori che vanno retribuiti. La somma di questi genera la nozione di costo totale. Per cui il costo totale di produzione si definisce come:
Kot = Bf + Sa + St + I + Q + T + Tr(salari) (stipendi)
(interessi) (tributi)
Dal concetto di costo si ricavano il Prodotto netto e il Prodotto Lordo.
3. Le Quote di Reintegrazione dei capitali
Le Q si dividono in quota di reintegrazione, di manutenzione e di assicurazione. La reintegrazione è quella che serve per reintegrare la cifra di acquisizione del bene ed è questa che ci interessa.
L'ammortamento è dato da: Q/dep = (Vi - Vf)/η = Qre
Dove Vi = valore iniziale; Vf = valore finale; η = anni stimati di durata di un bene
29 Settembre 2017
Parlare di produzione ci permette di capire la genesi del concetto di costo. Al riguardo, si è parlato della necessità di creare maggiore utilità, attraverso la trasformazione della materia in beni economici che possano rispondere ad un qualche bisogno. Dal concetto di produzione abbiamo definito il concetto di consumo. Poi abbiamo detto che, una volta attivato un processo produttivo efficace, si apre la possibilità di introdurre investimento. una prima
nozione di Infatti, ciò che deriva da una sapiente produzione ci permette di investire in impossibilità di attivare nuovi cicli produttivi per poter migliorare il fattore produttivo e ottenere altri beni. Abbiamo detto che se parliamo di impresa non possiamo parlarne in termini di impresa collettiva, perché il codice affronta solo la figura dell'imprenditore puro e reale. Il termine puro connota una figura esistente in una dimensione astratta, concepita solo teoricamente a livello economico. Il codice dice che l'imprenditore puro organizza i mezzi, assumendosene i rischi (organizzazione + rischio). Ma l'imprenditore, a livello pratico, non fa solo questo, e abbiamo visto che organizza, sorveglia, prende decisioni ecc.. In termini puri, comunque, fa tre cose:- Reintegra i capitali
- Paga lo stato: lo stato è un fattore della produzione poiché è un sistema di garanzia. Infatti conia la moneta, definisce le leggi e stabilisce le
regole di produzione. Quindi va remunerato anch'esso con i tributi. Paga chi partecipa alla produzione, cioè il proprietario terriero, il salariato, il proprio tornaconto, ecc..•Questi costi fissi incidono sul calcolo del costo.Quando parliamo di imprenditore concreto, definiamo le spese dirette e le spese indirette. Sostanzialmente, per megliodistinguere le due cose, definiamo il concetto organizzativo, cioè l'azienda. L'azienda è il complesso dei beni che fannocapo all'impresa. L'impresa svolge la sua funzione tipica, cioè acquisisce la materia prima, la trasforma e distribuisce. A5capitale circolante. gestione corrente,queste azioni corrisponde il Il capitale circolante fa parte della cioè acquisto-trasformazione-distribuzione (cioè le spese dirette; diverso dal concetto di investimento).Oltre questa funzione tipica, si introduce il concetto di investimento.Il problema di fare un investimento al di fuori
tecnico: Il rischio tecnico è legato al dimensionamento, in sostanza. Ad un impiego di determinate quantità, non è detto che corrisponda la prevista quantità e qualità di prodotti previsti. rischio economico: Il rischio economico è legato alla possibilità che l'impresa non riesca a generare un flusso di cassa sufficiente a coprire i costi e ottenere un profitto. L'imprenditore concreto, quindi, coordina e gestisce questi fattori, oltre ad assumersene i rischi. Il rischio c'è sempre. Non può essere assicurato, a differenza dell'errore.economico:Il a fronte di spese sempre certe, non è detto che corrispondano ricavi certi o consistenti.•Relazione tra produzione e costo
Quindi, il costo totale è la somma delle spese che un imprenditore deve sostenere per realizzare un certo prodotto.
costo totale
Alcune voci di costo rimangono fondamentali, altre variano in continuazione. Abbiamo così il concetto di che va articolato in due tipologie:
Costi fissi: rimangono costanti al variare della quantità prodotta. Per esempio, l'affitto è un costo fisso.
• Costi variabili: variano al variare del volume prodotto. In modo più o meno proporzionale aumentano con il crescere della produzione. (Diciamo "più o meno" perché nella relazione tra produzione e costo, le certezze non sono assolute.)
Dividendo il costo totale per il numero delle unità prodotte, otteniamo un costo medio unitario:
Costo medio unitario = Kot / n° unità prodotte
Ilcosto medio unitario diminuisce se aumenta la produzione totale oppure se diminuisce l'ammontare dei costi fissi. Il problema, tuttavia, non si riduce a questo: il vero interesse dell'imprenditore è orientarsi verso una produzione di maggior convenienza, per cui le cose si complicano. Innanzi tutto, il massimo tornaconto (ovvero una produzione a massima convenienza) non si ottiene nel perseguire la massima produzione possibile. Questo significa che la massima produzione possibile può generare aspetti che hanno poco a che fare con il maggiore tornaconto. Infatti, di un'unità prodotta, possiamo osservare un ricavo medio; se il ricavo medio = costo medio unitario minimo, non conviene, perché avremmo un regime di sopravvivenza. Siamo nel regime di azienda marginale, ai margini della sopravvivenza. Il massimo tornaconto si ottiene nel raggiungere quell'unità di prodotto in cui il costo marginale = prezzo di vendita. Questo significa che noi
dimensioniamo la produzione in base alle possibilità per produrre un tot di pezzi al giorno. Il costo marginale è quello legato alla produzione