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Gesù è esattamente l'opposto di un eroe: è un idiota.
Si senta la sua incapacità di intendere una realtà: egli si muove nel giro di cinque o sei concetti da lui prima uditi e a poco a poco capiti (cioè falsamente) - in essi ha la sua esperienza, il suo mondo, la sua verità - il resto li è estraneo. Dice parole che tutti adoperano, ma non li intende come tutti, capisce solo i suoi cinque o sei sfuggenti concetti. Che i veri e propri istinti virili - non solo quelli sessuali, ma anche quelli della lotta, della fierezza, dell'eroismo - non siano mai maturati in lui, che sia un ritardato e sia rimasto infantilmente nell'età puberale: ciò fa parte del tipo di certe nevrosi epilettoidi.
La terapia di Nietzsche, che ci porterebbe alla "grande salute", è però per pochi eletti. Non tutti sono chiamati a scoprire queste verità inconsce ed essere i
"filosofi del futuro". Sideve accettare l'innocenza del divenire, l'eterno ritorno dell'uguale, che in fondo èaccettare una vita infernale, e fare "esperienza" del bene e del male. Questo suppone nonsolo prendere coscienza passivamente della "morte di Dio" ma realizzarla attivamente. Chisopravvive a questo deserto gelido, si trasforma in legislatore, creatore di valori. Come ciòavvenga lo spiega lui stesso, nel IV libro della "Gaia Scienza", come la rivelazione di undemone.Il peso più grande. Che accadrebbe se, un giorno o una notte, un demone strisciassefurtivo nella più solitaria delle solitudini e ti dicesse: "Questa vita, come tu ora la vivi e l'haivissuta, dovrai viverla ancora una volta e ancora innumerevoli volte, e non ci sarà in essamai niente di nuovo, ma ogni dolore e ogni piacere e ogni pensiero e sospiro, e ogni cosaindicibilmente piccola e grande della tua vita"
dovrà fare ritorno a te, e tutte nella stessa sequenza e successione - e così pure questo ragno e questo lume di luna tra gli alberi e così pure questo attimo e io stesso. (...) Non ti rovesceresti a terra, digrignando i denti e maledicendo il demone che così ha parlato? Oppure hai forse vissuto una volta un attimo immane, in cui questa sarebbe stata la tua risposta: "Tu sei un dio, e mai intesi cosa più divina!"
3) Nietzsche e la psicoanalisi
Nietzsche e la psicologia
Come abbiamo detto, il pensiero di Nietzsche è stato molto influente in diversi ambiti della cultura. Uno di questi è stato la psicologia. Noi ci occuperemo qui in particolar modo della psicoanalisi. Ma prima faremo un accenno agli psicologi non psicoanalisti. Fra loro, fortemente influenzati da Nietzsche ci sono, ad esempio, Ludwig Klages, uno dei pionieri della caratterologia tedesca, creatore della grafologia, il quale si riconosce esplicitamente come continuatore di Nietzsche.
A sua volta, furono influenzati da Klages autori molto importanti, come Hans Prinzhorn e Philipp Lersch. Inoltre, molti autori del gruppo di scuole esistenzialistiche e fenomenologiche hanno fortemente recepito l'ispirazione di Nietzsche, in particolare Karl Jaspers e Ludwig Binswanger, i quali lo considerano una delle loro fonti principali. Per quanto riguarda la psicoanalisi, ci occuperemo del suo fondatore, Sigmund Freud, e del disidente Carl G. Jung. Freud e Nietzsche Il rapporto di Freud con Nietzsche si può considerare da due punti di vista fondamentali: storico e dottrinale. a) Dal punto di vista storico, si deve accenare in primo luogo alla relazione di Freud con la filosofia. Diversamente di quanto lo stesso Freud ha detto molte volte, l'influsso della filosofia nella sua formazione intellettuale è stato di capitale importanza. Attraverso il suo epistolario giovanile, sappiamo che ha letto Feuerbach, Strauss e Aristotele, che tradusse Stuart Mill, e chefrequentò i corsi di Brentano. Sotto l'influsso di quest'ultimo, pensò seriamente di iscriversi alla Facoltà di Filosofia e intraprendere il dottorato, ma alla fine questo desiderio non si realizzò.
Nietzsche fu uno dei filosofi letti da Freud, per lo meno sin dall'età di 17 anni. Il suo grande amico, Joseph Paneth, conobbe il filosofo personalmente. Un altro amico, Sigfried Lipiner, fu riconosciuto da Nietzsche esplicitamente come suo discepolo. Con questi due amici, Freud creò un giornale di filosofia d'ispirazione materialistica, che durò però pochi mesi.
Più avanti, nel 1908, quando la psicoanalisi era già stata fondata, La Genealogia della morale e la malattia mentale di Nietzsche furono argomento delle sedute psicoanalitiche del mercoledì. Nel 1911 Alfred Adler, chi considera causa della nevrosi un'eccessiva volontà di potenza, si separò definitivamente da Freud. Nel 1912,
dopo il congresso psicoanalitico tenutosi a Weimar, durante il quale un gruppo fece una visita alla sorella del filosofo, Elisabeth, si avvicinò al movimento psicoanalitico Lou Andreas-Salomé, amica e discepola di Nietzsche. Molti dei seguaci di Freud tentarono di stabilire dei rapporti tra il maestro e il filosofo tedesco (ad esempio il giovane Binswanger, Otto Gross, Otto Rank e Arnold Zweig). Lo stesso Freud presenta qualche volta Nietzsche come precursore intuitivo della psicoanalisi. Dal punto di vista dottrinale, l'influenza di Nietzsche su Freud si può vedere in molti temi, alcuni dei quali abbiamo già accennato (l'inconscio, l'Es, l'origine della coscienza morale, la rimozione, ecc.). Un tema basilare comune a entrambi i pensatori è la derivazione dell'alto dal basso. Tutto quello che sembra nobile e puro, non sarebbe altro che una sublimazione delle pulsioni. Anzi, il cristianesimo e la morale dellaciviltà occidentale sono la causa principale della nevrosi, come afferma chiaramente Freud; si può vedere, ad esempio, La morale sessuale civile e la nervosità moderna (1908). Nelle Cinque conferenze sulla psicoanalisi (1909), si trova questo brano, che ci ricorda la concezione nietzschiana dei cristiani nevrotici ed esauriti: "La nevrosi sostituisce nella nostra epoca il convento nel quale solevano ritirarsi tutte le persone che la vita aveva deluso o che si sentivano troppo deboli per affrontarla." Negli scritti di maturità Freud applica il metodo genealogico di Nietzsche all'analisi della cultura, specialmente della religione. Così, in Totem e Tabù, Freud analizza l'origine della religione cattolica e dell'Eucaristia, e li fa derivare dalla sua celebre ipotesi sull'assassinio del primo padre. Nel mito Cristiano il peccato originale dell'uomo è indubbiamente un'offesa contro Dio Padre. Ora, seCristo libera gli uomini dal peso del peccato originale sacrificando la sua stessa vita, ci costringe a concludere che questo peccato fu un assassinio. Secondo la legge del taglione, profondamente radicata nella sensibilità dell'uomo, un assassinio può essere espiato soltanto col sacrificio di un'altra vita; il sacrificio di sé ci fa risalire alla colpa di avere versato sangue altrui. E se questo sacrificio della propria vita conduce alla riconciliazione col Dio Padre, il crimine da spiare non può essere altro che l'uccisione del padre. In tal modo, nel cristianesimo, gli uomini ammettono, come più apertamente si potrebbe, la colpevole azione commessa nella notte dei tempi, dal momento che la completa espiazione di essa è ora trovata nella morte sacrificale dell'unico Figlio. La riconciliazione con il padre è tanto più profonda perché, contemporaneamente a questo sacrificio, ha luogo la rinuncia totale alla donna.
A causa della quale ci si era ribellati. Ma a questo punto anche la fatalità dell'ambivalenza reclama i sui diritti. Con la medesima azione che offre al padre la massima espiazione possibile anche il figlio raggiunge lo scopo dei suoi desideri contro il padre. Diventa egli stesso Dio accanto, anzi propriamente al posto del padre. La religione del Figlio si sostituisce a quella del Padre. Il segno di questa sostituzione viene richiamato in vita l'antico pasto totemico in forma di Comunione, nella quale la schiera dei fratelli consuma la carne e il sangue del Figlio, non più del Padre, e con questo atto si santifica e identifica con Lui. Il nostro sguardo persegue attraverso il trascendere dei tempi l'identità del pasto totemico col sacrificio degli dei umani incarnati e con l'Eucaristia cristiana e riconosce in tutte queste solennità la conseguenza del crimine che ha tanto oppresso gli uomini e del quale tuttavia essi dovettero andare tanto superbi.
Ma laComunione cristiana è in fondo una nuova eliminazione del padre, una ripetizionedell'azione da espiare.Alla fine della sua vita in L'uomo Mosè e la religione monoteistica, il "maestro di Vienna"riprende questo argomento. Il crimine primigenio, che la tradizione giudeo-cristianamiticamente ha chiamato "peccato originale", tende a ritornare alla coscienza dell'umanità.Il cristianesimo supera come religione il monoteismo giudaico, perché ammette l'uccisionedi Dio.Solo una parte del popolo ebraico accettò la nuova dottrina. Coloro che la rifiutano sichiamano ancor oggi Ebrei. (...) Dalla nuova comunità religiosa, che oltre a Ebrei avevaraccolto Egiziani, Greci, Siriaci, Romani e in fine anche Germani, toccò loro sentirsirivolgere il rimprovero di aver ucciso Dio. Espresso distesamente questo rimproverosuonerebbe: "Non vogliono accettare per vero di aver ucciso Dio, mentre noi loammettiamo.e siamo lavati da questa colpa”. E’ facile vedere quanta verità si nasconde dietro questo rimprovero. Quanto a perché gli Ebrei non riuscirono a prendere parte al progresso implicito nella confessione, per deformata che fosse, del deicidio, la sua spiegazione costituirebbe l’oggetto di un'indagine apposita. Certo, questa confessione dell’uccisione di Dio nel cristianesimo è mascherata, non del tutto svelata. Perciò, invece di manifestarsi chiaramente alla coscienza, appare sotto la forma di sintomi, cioè come nevrosi. Nonostante tutte le approssimazioni e anticipazioni nel mondo circostante, fu nello spirito di un ebreo, Saulo di Tarso, il quale come cittadino romano s’era dato il nome di Paolo, che per la prima volta si fece strada la nozione: “Siamo così infelici perché abbiamo ucciso Dio Padre”. Ed è ben comprensibile che egli non poté cogliere questo frammento di verità che nellasto brano, il testo fornito può essere formattato utilizzando i seguenti tag HTML:veste delirante della nuova novella: Siamo redenti da ogni colpa dacché uno dinoi ha sacrificato la sua vita per assolverci
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